Le prime erano necessarie, d'accordo, ma
Gentili dottori, vorrei chiedervi un chiarimento non per me ma per mio nonno di 83 anni, per il quale sono molto preoccupata. Godeva di piena salute fino al 25 maggio di quest'anno, giorno in cui è stato investito, con conseguente trauma cranico. È riuscito fortunatamente a sopravvivere, ma il trauma gli ha lasciato (tra le altre cose) un igroma subdurale non eccessivamente compromettente, visto che clinicamente non dava manifestazioni, anche se in questi mesi il suo stato cognitivo ha sempre oscillato tra alti e bassi, anche quando l'igroma non era ancora aumentato (si pensa per i danni rilevati ad alcune zone cerebrali frontali). Sono davvero molto preoccupata perché oltre ai danni arrecati dall'incidente, nel corso dei 7 mesi intercorsi dal 25 maggio fino ad oggi, se ne aggiungono altri: è stato sottoposto a ben 14 tac al cervello, di cui le prime erano necessarie, d'accordo, ma per quello che ho visto le altre sono state effettuate con gran leggerezza (senza avere scrupolo viste le tante tac pregresse) nei momenti in cui cognitivamente era confuso (ma non più di quanto non lo fosse già stato inizialmente). Aggiungo che alcune sono state davvero molto ravvicinate (a pochi giorni di distanza). Di solito si dice, riferendosi a un numero di tac più ragionevole, che aumentano il rischio di tumori nell'arco di parecchi anni, ma non trovando informazioni sulle conseguenze di un numero così assurdo di tac ravvicinate, un dubbio mi tormenta: per i danni cumulativi che le cellule hanno subito, aver assorbito tante radiazioni può essere mortale nel breve tempo? Mi scuso per essere stata prolissa e vi ringrazio per l'attenzione.
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Gentile utente,
i colleghi hanno agito correttamente.
Si è trattato infatti di gestire un bilancio costo-beneficio, che da una parte vedeva la necessità di accertare, con ragionevole anticipo per rendere efficace un eventuale intervento chirurgico, l'ipotesi attuale, concreta e probabile, di un sanguinamento o risanguinamento, dall'altra la probabilità non prevedibile e molto probabilmente non effettiva, di incrementare il quinto o sesto decimale del rischio di provocare un danno neoplasiogeno dopo molti anni.
La necrosi radioindotta a cui lei fa riferimento accade per dosi di entità assolutamente diverse rispetto a quella assorbita in questo caso, con ordini di grandezza incommensurabilmente superiori.
i colleghi hanno agito correttamente.
Si è trattato infatti di gestire un bilancio costo-beneficio, che da una parte vedeva la necessità di accertare, con ragionevole anticipo per rendere efficace un eventuale intervento chirurgico, l'ipotesi attuale, concreta e probabile, di un sanguinamento o risanguinamento, dall'altra la probabilità non prevedibile e molto probabilmente non effettiva, di incrementare il quinto o sesto decimale del rischio di provocare un danno neoplasiogeno dopo molti anni.
La necrosi radioindotta a cui lei fa riferimento accade per dosi di entità assolutamente diverse rispetto a quella assorbita in questo caso, con ordini di grandezza incommensurabilmente superiori.
Dr. salvatore pappalardo
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 1.5k visite dal 27/12/2016.
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