Lo psicologo nella gestione dell'ansia quale comorbilità nella sindrome di tourette è utile o inutil
Gentilissimi,
ho un figlio di 8 anni e mezzo diagnosticato turettico dall'età di 3 anni e mezzo, con comorbilità riguardanti disturbi di ansia generalizzata.
Attualmente convive molto bene con il disturbo, poiché negli anni si è generalmente involuto e stabilizzato, anche se alcuni periodi dell'anno i tic sono maggiori come frequenza e numerosità, ma generalmente convive con uno o due tic sporadici e poco fastidiosi.
In questi anni abbiamo seguito alcune terapie "border-line" in riferimento all'ipotesi P.A.N.D.A.S come eziologia del disturbo, e rieducazione senso-motoria ispirata al metodo Delacato, e pur non sapendo se effettivamente sono servite per la gestione della sindrome, per lo meno ci danno speranza.
Assieme a ciò abbiamo affiancato a nostro figlio una psicologa per la gestione dell'ansia e per guidarlo un po' nella crescita con questo disturbo.
Dopo un anno e mezzo di terapie settimanali, però, il piccolo non sembra averne tratto alcun beneficio.
La mia domanda quindi è: essendo questa terapia una spesa notevole per una famiglia, la psicologa è utile in questo caso? O l'ansia endogena originata dalla SdT è invincibile con terapie che non siano farmacologiche?
Grazie.
ho un figlio di 8 anni e mezzo diagnosticato turettico dall'età di 3 anni e mezzo, con comorbilità riguardanti disturbi di ansia generalizzata.
Attualmente convive molto bene con il disturbo, poiché negli anni si è generalmente involuto e stabilizzato, anche se alcuni periodi dell'anno i tic sono maggiori come frequenza e numerosità, ma generalmente convive con uno o due tic sporadici e poco fastidiosi.
In questi anni abbiamo seguito alcune terapie "border-line" in riferimento all'ipotesi P.A.N.D.A.S come eziologia del disturbo, e rieducazione senso-motoria ispirata al metodo Delacato, e pur non sapendo se effettivamente sono servite per la gestione della sindrome, per lo meno ci danno speranza.
Assieme a ciò abbiamo affiancato a nostro figlio una psicologa per la gestione dell'ansia e per guidarlo un po' nella crescita con questo disturbo.
Dopo un anno e mezzo di terapie settimanali, però, il piccolo non sembra averne tratto alcun beneficio.
La mia domanda quindi è: essendo questa terapia una spesa notevole per una famiglia, la psicologa è utile in questo caso? O l'ansia endogena originata dalla SdT è invincibile con terapie che non siano farmacologiche?
Grazie.
[#1]
gentile Utente, la sindrome di Gilles de la Tourette presenta, dal punto di vista clinico e psicopatologico, senza dubbio, aspetti non completamente esplorati. Tuttavia un intervento psicologico focalizzato su un bambino di 8 anni per la gestione dell'ansia potrebbe risultare, alla fine, un intervento aleatorio. Probabilmente potrebbe essere valutabile l'utilità di un supporto per tutta la famiglia, ovvero focalizzato sull'intero nucleo familiare.
Cordiali Saluti
dr Giovanni Ronzani
[#2]
E' possibile che lei abbia sottratto suo figlio a terapia farmacologiche per qualche motivo non noto.
La gestione dei tic ha un trattamento farmacologico mirato per dose all'età ed ai disturbi del bambino anche per evitare che possano poi svilupparsi sintomi secondari in quanto la sindrome stessa ha la caratteristica di non poter gestire i tic in modo efficace con le conseguenze che penso siano visibili in suo figlio.
Dr. F. S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
La gestione dei tic ha un trattamento farmacologico mirato per dose all'età ed ai disturbi del bambino anche per evitare che possano poi svilupparsi sintomi secondari in quanto la sindrome stessa ha la caratteristica di non poter gestire i tic in modo efficace con le conseguenze che penso siano visibili in suo figlio.
Dr. F. S. Ruggiero
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https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
[#3]
Utente
Grazie gentili Dottori.
Per quanto riguarda il supporto psicologico, specifico che agli esordi, e per i primi 2 anni e mezzo, il bimbo era stato preso in carico in una struttura no-profit, dove era seguito abbastanza regolarmente da una neuropsichiatra infantile e una psicologa, con sedute di consueling familiare anche per i genitori. Visto però che con la crescita la situazione era migliorata (il bimbo non aveva problemi di carattere cognitivo - anzi è molto dotato - ne di altro genere) e considerato che i tic erano calati molto rispetto agli esordi, la struttura ha deciso di terminare la persa in carico dopo, appunto, circa 2 anni e mezzo.
Abbiamo quindi intrapreso un percorso in regime privato, da qui i dubbi che ho riportato in questo quesito.
Per quanto riguarda l'intervento farmacologico: seppur non contrari a priori, penso che anche un medico capirà bene che un genitore, prima di somministrare farmaci neurolettici e simili ai propri figli, ci pensa molto bene. Ci avevamo dato quindi uno "standard" raggiunto il quale avremmo intrapreso un percorso farmacologico, standard che però, ad oggi, non abbiamo mai raggiunto.
Il nostro bimbo, infatti, per il momento soffre di tic e stati ansiosi in maniera estremamente altalenante: dopo 5 anni possiamo affermare che i momenti peggiori vanno da ottobre a metà dicembre, e da febbraio a aprile circa. In tutti gli altri mesi, la sintomatologia scompare del tutto o quasi. Per fare un esempio: ogni estate passata in questa vita è stata perfetta e meravigliosa, senza nessun tipo di sintomo ticcoso, e con l'ansia molto ridotta (penso che comunque, al di la della forma patologica, soffrendone di sovente sia entrata a far parte della sua personalità).
Inoltre, nei periodi peggiori, i tic sono sempre stati semplici (blinking, sniffing, tosse nervosa, movimenti repentini del collo o del capo); il problema più che altro è data dalla frequenza che nei giorni peggiori arriva anche a 30 tic al minuto, ma questi "rush" durano solitamente solo qualche giorno.
Insomma, per queste ragioni al momento pensiamo che interventi farmacologici non siano la scelta migliore se analizziamo costi e benefici in termini di salute: per questo pensiamo/pensavamo che un intervento psicoterapeutico potesse aiutare ad allontanare il bisogno dei farmaci.
Certo questa è una nostra opinione ma siamo sempre aperti ai pareri dei medici, ovviamente. La questione di fondo, che penso tocchi tutti i genitori, è la paura che un farmaco possa intervenire sul naturale sviluppo cerebrale del bimbo, con effetti che possono portare fino all'assuefazione ai farmaci o alla dipendenza; senza parlare poi degli effetti collaterali tipici (tipo l'aumento di peso del risperidone, ecc..).
Ringrazio ancora per le Vostre autorevoli opinioni, a quanto pare mi pare di intendere che concordiate che la psicoterapia sia poco o per nulla utile
Per quanto riguarda il supporto psicologico, specifico che agli esordi, e per i primi 2 anni e mezzo, il bimbo era stato preso in carico in una struttura no-profit, dove era seguito abbastanza regolarmente da una neuropsichiatra infantile e una psicologa, con sedute di consueling familiare anche per i genitori. Visto però che con la crescita la situazione era migliorata (il bimbo non aveva problemi di carattere cognitivo - anzi è molto dotato - ne di altro genere) e considerato che i tic erano calati molto rispetto agli esordi, la struttura ha deciso di terminare la persa in carico dopo, appunto, circa 2 anni e mezzo.
Abbiamo quindi intrapreso un percorso in regime privato, da qui i dubbi che ho riportato in questo quesito.
Per quanto riguarda l'intervento farmacologico: seppur non contrari a priori, penso che anche un medico capirà bene che un genitore, prima di somministrare farmaci neurolettici e simili ai propri figli, ci pensa molto bene. Ci avevamo dato quindi uno "standard" raggiunto il quale avremmo intrapreso un percorso farmacologico, standard che però, ad oggi, non abbiamo mai raggiunto.
Il nostro bimbo, infatti, per il momento soffre di tic e stati ansiosi in maniera estremamente altalenante: dopo 5 anni possiamo affermare che i momenti peggiori vanno da ottobre a metà dicembre, e da febbraio a aprile circa. In tutti gli altri mesi, la sintomatologia scompare del tutto o quasi. Per fare un esempio: ogni estate passata in questa vita è stata perfetta e meravigliosa, senza nessun tipo di sintomo ticcoso, e con l'ansia molto ridotta (penso che comunque, al di la della forma patologica, soffrendone di sovente sia entrata a far parte della sua personalità).
Inoltre, nei periodi peggiori, i tic sono sempre stati semplici (blinking, sniffing, tosse nervosa, movimenti repentini del collo o del capo); il problema più che altro è data dalla frequenza che nei giorni peggiori arriva anche a 30 tic al minuto, ma questi "rush" durano solitamente solo qualche giorno.
Insomma, per queste ragioni al momento pensiamo che interventi farmacologici non siano la scelta migliore se analizziamo costi e benefici in termini di salute: per questo pensiamo/pensavamo che un intervento psicoterapeutico potesse aiutare ad allontanare il bisogno dei farmaci.
Certo questa è una nostra opinione ma siamo sempre aperti ai pareri dei medici, ovviamente. La questione di fondo, che penso tocchi tutti i genitori, è la paura che un farmaco possa intervenire sul naturale sviluppo cerebrale del bimbo, con effetti che possono portare fino all'assuefazione ai farmaci o alla dipendenza; senza parlare poi degli effetti collaterali tipici (tipo l'aumento di peso del risperidone, ecc..).
Ringrazio ancora per le Vostre autorevoli opinioni, a quanto pare mi pare di intendere che concordiate che la psicoterapia sia poco o per nulla utile
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.2k visite dal 06/10/2017.
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