Possibili effetti violenza assistita
Buongiorno, scrivo perchè sono preoccupata per il mio bimbo di due anni e mezzo che purtroppo è stato vittima dalla nascita fino ai due anni circa (dopo mia denuncia) di violenza assistita per maltrattamenti del padre nei miei confronti. L'avevo già portato a numerose consulenze che non hanno rilevato alcun disturbo, peraltro il bimbo è sempre stato tranquillo, buono, dolce , assenti disturbi del sonno o dell'alimentazione. Al nido nessun problema, rilevano solamente un po' di timidezza ma anche quella col tempo si è risolta. Premetto che il fratello (figlio di primo matrimonio del padre), di 13 anni è in cura dall'età di 5 per ADHD, poi per disturbi della condotta e oppositivo provocatorio proprio per gli effetti di numerosi anni di violenze (anche della madre purtroppo). Ultimamente il mio piccolo (solo a casa non fuori) è un po' cambiato. Se non accontentato diventa aggressivo, anche con me, mi picchia, morde, da calci, sbatte le porte, urla "nooooooo" in modo aggressivo e rabbioso ( che mi ricorda quello che faceva il padre) , poi si calma ma magari dopo un'ora lo rifà. Dice spesso "papà brutto" (il padre è in terapia psicologica da mesi e seguito dalle assistenti sociali e si comporta abbastanza bene salvo rari episodi di rabbia ovviamente segnalati), vuole solo me, raramente vuole fare qualcosa col padre, lo manda via se prova a prenderlo in braccio,eppure picchia me!!!!! Noto che se sente cambiare i toni di voce (è successo con mia mamma discutevamo in maniera normale ma comunque c'era divergenza di opinioni) lui si mette a gridare e fa scenate. Fuori casa si comporta tendenzialmente bene, è solo molto capriccioso se non ottiene ció che vuole ma questo purtroppo è stato un mio errore perchè vista la situazione vissuta sono stata troppo permissiva per la paura di traumatizzarlo in qualche modo e l'ho un po' viziato. So anche che vista l'età è in fase oppositiva ma ho paura che comunque qualche trauma ci sia stato. Ho chiamato il neuropsichiatra di fiducia ma purtroppo ha tempi di attesa molto lunghi (2 mesi) e quindi nel frattempo scrivo qui sperando in una risposta utile. Grazie di cuore
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Gent. Signora, è perfettamente probabile che il suo bambino abbia risentito delle scenate cui è stato esposto (se ho ben capito) fino a due anni, così come potrebbe aver assorbito qualcosa dall'esposizione (se c'è stata) al fratello di 13 anni. In quell'età i bambini sono paragonabili a delle spugne, che possono assorbire quanto "acquisito" da chi li circonda, senza tuttavia replicarlo se non quando si ripresentano particolari condizioni.
Tuttavia, se questa è per lei una cattiva notizia, tenga presente che: a) il bambino non ha subito una vera e propria violenza, ma solo assistito a quella che ha subito lei (da quanto ho capito), quindi può eventualmente aver temuto di perdere la mamma, b) questa esperienza (minaccia di perdita), seppur c'è stata, per quanto angosciosa, da quanto lei scrive non è stata seguita da un disturbo dell'attaccamento, piuttosto invece da comportamenti aggressivi verso di lei. Non sembra perciò che sia presente un'ansia da separazione, come spesso capita in questi casi, e sembra potersi escludere la presenza di un "trauma" di questo tipo.
Queste aggressioni verso di lei e solo in casa, invece, sono facilmente spiegabili come comportamenti imitativi, che il bambino potrebbe aver assorbito dall'aver osservato il padre. Importante è che non cominci a farne uso per attirare l'attenzione su di sé, oppure per interrompere i litigi tra gli adulti, perché questo li stabilizzerebbe. Così come importante è che lei abbandoni gli atteggiamenti iperprotettivi che, quelli sì, potrebbero diventare molto dannosi. A fronte delle sue esplosioni di rabbia può essere utile rimanere impassibile, e solo in un secondo momento, quando tutto è passato, avvicinarsi con affetto.
Si tratta comunque di un'età ancora molto precoce, quindi qualunque danno ci fosse può essere completamente riparato se viene assicurato al bambino un ambiente relazionale sereno e magari ricco di esempi positivi (ad es. figure maschili affettuose).
Tuttavia, se questa è per lei una cattiva notizia, tenga presente che: a) il bambino non ha subito una vera e propria violenza, ma solo assistito a quella che ha subito lei (da quanto ho capito), quindi può eventualmente aver temuto di perdere la mamma, b) questa esperienza (minaccia di perdita), seppur c'è stata, per quanto angosciosa, da quanto lei scrive non è stata seguita da un disturbo dell'attaccamento, piuttosto invece da comportamenti aggressivi verso di lei. Non sembra perciò che sia presente un'ansia da separazione, come spesso capita in questi casi, e sembra potersi escludere la presenza di un "trauma" di questo tipo.
Queste aggressioni verso di lei e solo in casa, invece, sono facilmente spiegabili come comportamenti imitativi, che il bambino potrebbe aver assorbito dall'aver osservato il padre. Importante è che non cominci a farne uso per attirare l'attenzione su di sé, oppure per interrompere i litigi tra gli adulti, perché questo li stabilizzerebbe. Così come importante è che lei abbandoni gli atteggiamenti iperprotettivi che, quelli sì, potrebbero diventare molto dannosi. A fronte delle sue esplosioni di rabbia può essere utile rimanere impassibile, e solo in un secondo momento, quando tutto è passato, avvicinarsi con affetto.
Si tratta comunque di un'età ancora molto precoce, quindi qualunque danno ci fosse può essere completamente riparato se viene assicurato al bambino un ambiente relazionale sereno e magari ricco di esempi positivi (ad es. figure maschili affettuose).
Prof. Lucio Sibilia
[#2]
Utente
Gentile Prof. Sibilia,
La ringrazio della sua cortese e utilissima risposta. In effetti nel frattempo ho portato il mio bimbo da una neuropsichiatra infantile che mi ha sostanzialmente detto le stesse cose. Presumo quindi di aver commesso degli errori anche io con questo atteggiamento iperprotettivo, anche la neuropsichiatra mi ha detto di non ritenere ogni comportamento negativo necessariamente connesso a ció che ha vissuto il piccolo perché molti atteggiamenti possono far parte del consueto iter di crescita oppure a semplici "errori" di educazione. Cercherò di fare del mio meglio per crescerlo con serenità e per "disintossicarlo" da quanto puó essere stato negativo o traumatico.
La ringrazio ancora sentitamente
Distinti saluti
Federica
La ringrazio della sua cortese e utilissima risposta. In effetti nel frattempo ho portato il mio bimbo da una neuropsichiatra infantile che mi ha sostanzialmente detto le stesse cose. Presumo quindi di aver commesso degli errori anche io con questo atteggiamento iperprotettivo, anche la neuropsichiatra mi ha detto di non ritenere ogni comportamento negativo necessariamente connesso a ció che ha vissuto il piccolo perché molti atteggiamenti possono far parte del consueto iter di crescita oppure a semplici "errori" di educazione. Cercherò di fare del mio meglio per crescerlo con serenità e per "disintossicarlo" da quanto puó essere stato negativo o traumatico.
La ringrazio ancora sentitamente
Distinti saluti
Federica
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 2.2k visite dal 26/04/2016.
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