Aggressività e capricci

Buongiorno.
Sono la nonna di un bimbo di 3 anni dal carattere molto intraprendente, vivace e testardo. Da parecchi mesi ormai, attraversa momenti della giornata con atteggiamenti aggressivi, che manifesta lanciando oggetti e urlando. Questi atteggiamenti li ha quasi esclusivamente in presenza del padre; in quei momenti è anche ingestibile, nel senso che non si fa lavare, vestire e preparare dalla mamma per andare all'asilo, dove peraltro sta volentieri. E' una lotta quotidiana, tanto che la mamma chiede al papà di non essere presente nei momenti in cui deve accudire il bimbo. A volte quando lo si riprende per qualcosa ed il papà non c'è, lui lo invoca come fosse la sua salvezza. La mamma è veramente sfinita, anche per via della seconda gravidanza in corso. Secondo le maestre dell'asilo si tratta di una richiesta di attenzioni nei confronti del padre. Per come la vedo io il padre stravede per il figlio, lo vede poco tempo nella giornata e lo coccola spesso, senza però riprenderlo nei momenti dei capricci.
Gradirei un parere, grazie.
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Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119
Gentile Signora,
a questa età del bimbo si potrebbe aspettare anche fisiologicamente un maggior livello di attività, ma anche una maggiore tendenza al protesto, e, nel processo di educazione al comportamento collaborante e ordinato questi anni sono forse i più critici. E' dunque importante come queste problematiche vengono affrontate proprio in questo periodo: con quale atteggiamento educativo.., ma anche.. - con quale atteggiamento affettivo-relazionale (vedi oltre).

Penso che a livello del contesto relazionale intorno al bimbo ci sono più elementi da considerare, e non è detto che sappiamo o ci rendiamo conto di tutti.

Conta sicuramente l'atteggiamento e lo stato d'animo di entrambi i genitori, ma anche la relazione fra di loro e in generale l'atmosfera emotiva in famiglia.

Per quanto riguarda il padre, visto che tali comportamenti del bimbo tendono a manifestarsi di più in presenza di lui, come se nel contesto relazionale con il padre ci fosse qualcosa che li provocasse (anche se non intenzionalmente), avrebbe forse senso che il padre stesso ci scrivesse, e che trovasse un momento per conferire con le maestre d'asilo e con uno specialista (psicologo, pediatra, o neuropsichiatra infantile) dal vivo.

però assolutamente non perché è lui il "colpevole" (vedi oltre).

Per quanto riguarda la madre del bimbo, sebbene in presenza di lei sola il bambino sembra di essere più collaborante, abbiamo comunque un elemento importante che riguarda la madre in particolare, e cioè che lei sta aspettando un nuovo bambino... E, in realtà, lo sta aspettando non solo lei, ma un po' tutta la famiglia, e anche se al primo figlio questo non è stato detto (o forse lo è stato spiegato?), lui comunque lo potrebbe sentire: potrebbe sentire che in qualche modo non potrà più avere le stesse attenzioni di prima dedicate unicamente a lui... o potrebbe sentire che lo stato d'animo della madre è cambiato...

Dunque, l'ipotesi che il bimbo vuole più attenzioni da parte del padre potrebbe essere discutibile, nel senso che quasi di sicuro le vorrebbe anche dalla madre, ma è probabile che il carattere della madre, l'atteggiamento educativo di lei e lo stato psicofisico di lei non permette al bimbo di manifestarlo allo stesso modo come in presenza del padre.

Per quanto riguarda il contesto d'asilo, non sappiamo tutto. Quali sono le relazioni con gli altri bambini ? Come si comportano gli altri bambini nei confronti di lui e lui - nei confronti di loro ? Che ruolo sociale ha lui in mezzo agli altri ? E' possibile che alcuni dei nuovi comportamenti siano appresi dagli altri bambini ? E' possibile, ad esempio, che li lui si trova apparentemente bene, anche perché la socializzazione con gli altri bimbi può essere un fattore positivo; ma nel contempo può mantenere alcuni vissuti che non può esprimere nel contesto d'asilo a causa della disciplina.

Il padre potrebbe essere quella figura, la quale (siccome sta meno in casa) costituisce per il bimbo un qualcuno più neutro rispetto al suddetto conflitto, e al quale si può "lamentarsi". In altre parole, il del bimbo potrebbe sfogare con il suo comportamento davanti al padre quello che in realtà non si riferisce unicamente al contesto paterno.

In sintesi, questa età è un periodo critico nel processo di educazione, ma in questo caso la situazione si complica anche con la nuova gravidanza e con la vita probabilmente un po' difficile della famiglia in questo momento (il padre lavora, la madre è "occupata" dalla gravidanza e forse anche da diversi lavori domestici..) + il contesto d'asilo.

Il padre potrebbe essere in questa situazione senz'altro una risorsa, e bisognerebbe capire come meglio lui lo può essere.

Magari è il caso che ci scriva lui.

Tenete conto che tutto quello che ho scritto sono solamente le ipotesi, gli spunti, e, per affrontare la situazione seriamente, non si può prescindere del parlare dal vivo anche con uno specialista (psicologo, pediatra o neuropsichiatra infantile) che conosca più da vicino il caso.

Dr. Alex Aleksey Gukov

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