Macro adenoma ipofisario.
Mio suocero nel Gennaio dell'anno 2003 é stato operato presso l'Ospedale di Roma S. Filippo Neri per l'asportazione di un macro adenoma ipofisario; l'operazione, che fu eseguita per via transnasale, ebbe un esito favorevole ma, dopo tale intervento,non gli fu consigliata nessuna terapia se non il consulto con un endocrinologo. Dopo quattro anni e più precisamnete in questi giorni, avendo accusato un improvviso abbassamento della vista, si é sttoposto ad una risonanza magnetica al cranio che ha evidenziato che il macro adenoma ipofisario si era riformato nuovamente.
Vorremmo cortesemente sapere quale sia un centro in Italia all'avanguardia per tale patologia e, subito dopo l'intervento, quale sia la terapia da rispettare per evitare il riformarsi di tale formazione benigna; ho letto, infatti, che la tecnica utilizzata per l'asportazione di tale formazione benigna necessita di uno staff abituato a svolgere tali interventi in quanto l'operazione in sé appare di elevata difficoltà.
Ringraziando sin d'ora per i preziosi consigli si saluta distintamente.
Vorremmo cortesemente sapere quale sia un centro in Italia all'avanguardia per tale patologia e, subito dopo l'intervento, quale sia la terapia da rispettare per evitare il riformarsi di tale formazione benigna; ho letto, infatti, che la tecnica utilizzata per l'asportazione di tale formazione benigna necessita di uno staff abituato a svolgere tali interventi in quanto l'operazione in sé appare di elevata difficoltà.
Ringraziando sin d'ora per i preziosi consigli si saluta distintamente.
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Cara Utente,
la rimozione dei macroadenomi è praticata quasi sempre per via transfenoidale, cioè con accesso endonasale. questa metodica è scevra di rischi di mortalità periperatoria. Altra modalità di approccio chirurgico è la via transfrontale, più rischiosa e dipendente dall'esperienza dell'equipe chirurgica. Comunque nei macroadenomi la chirurgia, quale essa sia, non sempre è un trattamento radicale e infatti molto spesso(circa 60%dei casi) il tumore residua.
Per tale motivo trova indicazione in fase post-operatoria, dopo chirurgia incompleta, o alla ricomparsa dell'adenoma o alla sua riespansione, la radioterapia.
Il trattamento con radiazioni è più indicato ed efficace per masse residue < a 1,5cm ed è effettuabile in più dosi(alcune settimane) con acceleratori lineari ad alte energie, o con il Gamma-Knife. Questo ultimo utilizza un casco stereotassico fissato in modo cruento nel cranio e si espleta con una unica seduta. Entrambe le tecniche sono efficaci nel trattamento dell'adenoma ipofisario, anche se, rispetto alla chirurgia, i risultati non sono immediati ma necessitano spesso tempi più lunghi.
In relazione alla sintomatologia visiva di suo suocero, ipotizzo che la recidiva del tumore locale comprima le vie ottiche e pertanto necessiti un trattamento. In funzione di ciò scritto sopra, decida quale trattamento intraprendere. In considerazione dell'età e delle condizioni generali, nonchè delle patologie concomitanti, sicuramente il suo neurochirurgo potrà suggerire la terapia locale da adottare.
In ogni caso rimango a disposizione per ogni ulterire chiarimento.
Dr.Filippo Alongi
la rimozione dei macroadenomi è praticata quasi sempre per via transfenoidale, cioè con accesso endonasale. questa metodica è scevra di rischi di mortalità periperatoria. Altra modalità di approccio chirurgico è la via transfrontale, più rischiosa e dipendente dall'esperienza dell'equipe chirurgica. Comunque nei macroadenomi la chirurgia, quale essa sia, non sempre è un trattamento radicale e infatti molto spesso(circa 60%dei casi) il tumore residua.
Per tale motivo trova indicazione in fase post-operatoria, dopo chirurgia incompleta, o alla ricomparsa dell'adenoma o alla sua riespansione, la radioterapia.
Il trattamento con radiazioni è più indicato ed efficace per masse residue < a 1,5cm ed è effettuabile in più dosi(alcune settimane) con acceleratori lineari ad alte energie, o con il Gamma-Knife. Questo ultimo utilizza un casco stereotassico fissato in modo cruento nel cranio e si espleta con una unica seduta. Entrambe le tecniche sono efficaci nel trattamento dell'adenoma ipofisario, anche se, rispetto alla chirurgia, i risultati non sono immediati ma necessitano spesso tempi più lunghi.
In relazione alla sintomatologia visiva di suo suocero, ipotizzo che la recidiva del tumore locale comprima le vie ottiche e pertanto necessiti un trattamento. In funzione di ciò scritto sopra, decida quale trattamento intraprendere. In considerazione dell'età e delle condizioni generali, nonchè delle patologie concomitanti, sicuramente il suo neurochirurgo potrà suggerire la terapia locale da adottare.
In ogni caso rimango a disposizione per ogni ulterire chiarimento.
Dr.Filippo Alongi
Prof. Filippo Alongi
Professore ordinario di Radioterapia
Direttore Dipartimento di Radioterapia Oncologica Avanzata, IRCCS Negrar(Verona)
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La terapia del macroadenoma ipofisario è quasi sempre medica, poi chirurgica e poi nuovamente medica. Nei casi ostinati si rende necessaria la radioterapia. In genere la terapia chirurgica si fa precedere dalla terapia medica con somatostatina ad azione prolungata per ridurre le dimensioni della neoplasia e rendere l'intervento più agevole e per ridurre la produzione di ormoni ipofisari se l'adenoma è secernente. Anche dopo l'intervento tale terapia è indicata in presenza di un residuo. Se per abbassamento della vista intende una perdita della visione ai lati del campo visivo (emianopsia laterale), certamente l'adenoma ha raggiunto notevoli dimensioni e va trattato con premura. Certamente presso l'Università dell'Aquila vi sono medici qualificati per il suo caso. Come chirurgo specializzato in questo specifico campo ed ampia competenza sulla chirurgia dell'ipofisi mi sento di potervi indicare il Prof. Paolo Cappabianca dell'Università di Napoli Federico II.
Prof. Mario Vitale
Università di Napoli
Primario "Diagnosi, terapia e Follow-up dei tumori tiroidei"
[#3]
caro utente,
e cari colleghi,
La gestione degli adenomi ipofisari deve essere una valutazione ponderata e possibilmente multidisciplinare. In ogni caso il controllo di queste patologie può essere lusinghiero. Per i microadenomi chirurgia e radioterapia sembrano avere risultati sovrapponibili. Per i macroadenomi è indicato il trattamento chirurgico seguito da radioterapia postoperatoria, in particolare per elevati livelli ormonali o resezioni incomplete o ancora per tumori invasivi(come avevo già accennato). Bromocriptina e somatostatina(o analoghi)vengono usati per pazienti con acromegalia. Diversi studi scientifici in letteratura dimostrano che, sebbene la radioterapia da sola è efficace solo in ALCUNI CASI, LA DECOMPRESSIONE CHIRURGICA+ LA RADIOTERAPIA offre ottimi risultati, specialmente in pazienti con moderati deficit del visus. Quindi in realtà non è così semplice relegare la radioterapia al fallimento del trattamento chirurgico(in primis) e/o farmacologico(quando esso è realmente efficace, per le indicazioni di cui sopra).
sarebbe pertanto oppotuno sapere di più sul paziente, sui sintomi(da eventuale attività secernente), sull'aspetto di immagine alla RMN.
Sono sicuro che il collega chirurgo, che vi è stato indicato sapientemente dal Prof.Vitale saprà considerare con competenza la possiblità di un trattamento radiante(qualora sia realmente necessario).
Cordialità
Filippo alongi
e cari colleghi,
La gestione degli adenomi ipofisari deve essere una valutazione ponderata e possibilmente multidisciplinare. In ogni caso il controllo di queste patologie può essere lusinghiero. Per i microadenomi chirurgia e radioterapia sembrano avere risultati sovrapponibili. Per i macroadenomi è indicato il trattamento chirurgico seguito da radioterapia postoperatoria, in particolare per elevati livelli ormonali o resezioni incomplete o ancora per tumori invasivi(come avevo già accennato). Bromocriptina e somatostatina(o analoghi)vengono usati per pazienti con acromegalia. Diversi studi scientifici in letteratura dimostrano che, sebbene la radioterapia da sola è efficace solo in ALCUNI CASI, LA DECOMPRESSIONE CHIRURGICA+ LA RADIOTERAPIA offre ottimi risultati, specialmente in pazienti con moderati deficit del visus. Quindi in realtà non è così semplice relegare la radioterapia al fallimento del trattamento chirurgico(in primis) e/o farmacologico(quando esso è realmente efficace, per le indicazioni di cui sopra).
sarebbe pertanto oppotuno sapere di più sul paziente, sui sintomi(da eventuale attività secernente), sull'aspetto di immagine alla RMN.
Sono sicuro che il collega chirurgo, che vi è stato indicato sapientemente dal Prof.Vitale saprà considerare con competenza la possiblità di un trattamento radiante(qualora sia realmente necessario).
Cordialità
Filippo alongi
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 40.8k visite dal 10/01/2007.
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