Perdita memoria e deterioramento cognitivo
Buonasera,
sono un pz psichiatrico abbastanza grave.
Ho girato molti specialistici.
La diagnosi è un disturbo di personalità non altrimenti specificato, che dà come sintomi doc con sintomi psicotici e depressione.
Prendo psicofarmaci dal 1997, cioè da quando avevo 20 anni, e adesso ne ho 45.
Il problema è che negli ultimi mesi ho constatato un vero e proprio crollo cognitivo, che mi porta a faticare moltissimo sul lavoro, dove sono richieste concentrazione, intelligenza e memoria.
Infatti sono un insegnante e ultimamente non riesco più a fare lezione.
Il massimo del deterioramento lo riscontro a livello di memoria: nomi dimenticati, una melodia che suonavo a mente sul flauto addirittura completamente dimenticata, e ancora mille esempi, tipo che non mi ricordo la partita vista ieri sera o cosa ho mangiato.
Fatico anche un po' col linguaggio (lessico meno ricercato e assenza di sinonimi) e sono diventato più lento in tutto.
Prima scrivevo molto bene, con una prosa elegante, mentre adesso fatico a buttare giù due righe.
Nella logica e nella matematica invece sono ancora abbastanza saldo.
Lo psichiatra che mi segue sostiene che non sia il caso di fare accertamenti neurologici, perché il deficit cognitivo sarebbe un prodotto della grave situazione psichiatrica sottostante, che mi ha spinto a tornare a vivere coi genitori e per una spirale di vergogna e eventi negativi ritirarmi dal mondo, non cercando più amici e non essendo più interessato alla vita, ma solo a stare al caldo sotto le coperte.
Quindi secondo lui anche eventuali test rileverebbero il deterioramento che egli non nega, ma non ci direbbero nulla sulle cause. Mi chiedo se una malattia psichiatrica può causare sintomi così invalidanti a livello cognitivo, che mi obbligherebbero a perdere il lavoro con un mutuo da pagare.
Io ho paura che invece siano i farmaci stessi a causare la sintomatologia cognitiva.
La mia tp attuale: Fluoxetina 40 mg, Bupropione 300 mg, al mattino, Serenase 4 gocce, Tavor 1mg + 1/2 la sera
Volevo sapere il vostro parere a proposito, anche perché io ho assunto benzodiazepine per 25 anni e adesso le sto assumendo, anche se a dosaggi inferiori al passato. In passato ho preso anche 4 tavor al giorno: era una dipendenza. Se le sospendessi, sarebbe reversibile l'effetto cognitivo oppure ormai c'è un danno cerebrale?
Vorrei riprendere in mano la mia vita. Vi ringrazio per la disponibilità e professionalità,
sono un pz psichiatrico abbastanza grave.
Ho girato molti specialistici.
La diagnosi è un disturbo di personalità non altrimenti specificato, che dà come sintomi doc con sintomi psicotici e depressione.
Prendo psicofarmaci dal 1997, cioè da quando avevo 20 anni, e adesso ne ho 45.
Il problema è che negli ultimi mesi ho constatato un vero e proprio crollo cognitivo, che mi porta a faticare moltissimo sul lavoro, dove sono richieste concentrazione, intelligenza e memoria.
Infatti sono un insegnante e ultimamente non riesco più a fare lezione.
Il massimo del deterioramento lo riscontro a livello di memoria: nomi dimenticati, una melodia che suonavo a mente sul flauto addirittura completamente dimenticata, e ancora mille esempi, tipo che non mi ricordo la partita vista ieri sera o cosa ho mangiato.
Fatico anche un po' col linguaggio (lessico meno ricercato e assenza di sinonimi) e sono diventato più lento in tutto.
Prima scrivevo molto bene, con una prosa elegante, mentre adesso fatico a buttare giù due righe.
Nella logica e nella matematica invece sono ancora abbastanza saldo.
Lo psichiatra che mi segue sostiene che non sia il caso di fare accertamenti neurologici, perché il deficit cognitivo sarebbe un prodotto della grave situazione psichiatrica sottostante, che mi ha spinto a tornare a vivere coi genitori e per una spirale di vergogna e eventi negativi ritirarmi dal mondo, non cercando più amici e non essendo più interessato alla vita, ma solo a stare al caldo sotto le coperte.
Quindi secondo lui anche eventuali test rileverebbero il deterioramento che egli non nega, ma non ci direbbero nulla sulle cause. Mi chiedo se una malattia psichiatrica può causare sintomi così invalidanti a livello cognitivo, che mi obbligherebbero a perdere il lavoro con un mutuo da pagare.
Io ho paura che invece siano i farmaci stessi a causare la sintomatologia cognitiva.
La mia tp attuale: Fluoxetina 40 mg, Bupropione 300 mg, al mattino, Serenase 4 gocce, Tavor 1mg + 1/2 la sera
Volevo sapere il vostro parere a proposito, anche perché io ho assunto benzodiazepine per 25 anni e adesso le sto assumendo, anche se a dosaggi inferiori al passato. In passato ho preso anche 4 tavor al giorno: era una dipendenza. Se le sospendessi, sarebbe reversibile l'effetto cognitivo oppure ormai c'è un danno cerebrale?
Vorrei riprendere in mano la mia vita. Vi ringrazio per la disponibilità e professionalità,
[#1]
Buongiorno,
pur essendo specializzata nel trattare anziani, ho una buona conoscenza dei farmaci che assume, in quanto li utilizzo nei miei pazienti quando hanno disturbi del comportamento.
Quello che posso dirle è che, sicuramente, la riduzione dell'assunzione delle benzodiazepine è già un ottimo passo in avanti; possono causare decifit cognitivi (specie confusione mentale) quando assunti ad alte dosi e per un lungo periodo. Tuttavia specifico che il danno non è definitivo, basta ridurre (in modo graduale, cosa fondamentale) l'assunzione, per avere una regressione della sintomatologia.
Tra i farmaci che lei attualmente assume, quello che maggiormente può incidere sulla cognitività è sicuramente il Serenase (antipsicotico di 1 generazione); potrebbe valutare con lo specialista psichiatra la sostituzione con un antipsicotico di nuova generazione, che possiede meno effetti collaterali (ne esistono molti, non sapendo la sua storia clinica ovviamente non sta a me consigliarne uno). Specifico comunque, anche in questo caso, che il deficit non è permanente, ma è reversibile alla sospensione del farmaco; questo a meno che tale farmaco sia assunto per un lungo periodo di tempo (numerosi decenni).
Distinti saluti,
pur essendo specializzata nel trattare anziani, ho una buona conoscenza dei farmaci che assume, in quanto li utilizzo nei miei pazienti quando hanno disturbi del comportamento.
Quello che posso dirle è che, sicuramente, la riduzione dell'assunzione delle benzodiazepine è già un ottimo passo in avanti; possono causare decifit cognitivi (specie confusione mentale) quando assunti ad alte dosi e per un lungo periodo. Tuttavia specifico che il danno non è definitivo, basta ridurre (in modo graduale, cosa fondamentale) l'assunzione, per avere una regressione della sintomatologia.
Tra i farmaci che lei attualmente assume, quello che maggiormente può incidere sulla cognitività è sicuramente il Serenase (antipsicotico di 1 generazione); potrebbe valutare con lo specialista psichiatra la sostituzione con un antipsicotico di nuova generazione, che possiede meno effetti collaterali (ne esistono molti, non sapendo la sua storia clinica ovviamente non sta a me consigliarne uno). Specifico comunque, anche in questo caso, che il deficit non è permanente, ma è reversibile alla sospensione del farmaco; questo a meno che tale farmaco sia assunto per un lungo periodo di tempo (numerosi decenni).
Distinti saluti,
Dott.ssa Lucrezia Maggioni
Specialista in Geriatria
[#2]
Ex utente
La ringrazio per la risposta. Il Serenase l'abbiamo diminuito a 3 gocce con l'intenzione di toglierlo.
Comunque ho prenotato privatamente una visita neurologica. Purtroppo sul lavoro non sta andando bene, soprattutto per la memoria.
Se può gentilmente farmi sapere se anche una dose di 3 gocce di Serenase può causare sintomi cognitivi.
Grazie e cordiali saluti,
Comunque ho prenotato privatamente una visita neurologica. Purtroppo sul lavoro non sta andando bene, soprattutto per la memoria.
Se può gentilmente farmi sapere se anche una dose di 3 gocce di Serenase può causare sintomi cognitivi.
Grazie e cordiali saluti,
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 3.3k visite dal 08/12/2022.
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