Possibile disturbo del linguaggio

Gentili dottori, ho deciso di riformulare la mia richiesta di consulto dal momento che la precedente non ha ricevuto risposta.
Sono un ragazzo di quasi 22 anni e da circa un mese si è palesato un problema piuttosto invalidante che investe l'uso della parola, tanto sul versante del pensiero quanto su quello espressivo: i significati di termini che ho sempre adoperato cominciano a parermi ignoti o, comunque, inconsueti.
Sento pronunciare vocaboli anche elementari che ho quasi l'impressione di non aver mai incontrato nel corso della mia esistenza.
Nel migliore dei casi non dimentico il carico semantico, però sono incerto in merito alla sua correttezza e ossessivamente mi catapulto sul dizionario per accertarmi che il significato che avevo in mente io corrisponda a quello presente sul volume.
È come se il mio cervello stesse regredendo, come se io fossi vittima di un analfabetismo di ritorno causato da fattori ignoti.
È possibile che l'area del cervello deputata al mantenimento delle nozioni (inclusi lnguaggio, parole e significati) divenga carente e inefficiente?
Non so cosa mi stia accadendo, però ciò si riverbera anche sui rapporti che intrattengo con gli altri: il fatto che io fatichi a richiamare le parole e i loro significati mi rende insicuro ed evito di parlare per il timore di incorrere in errori plateali.
A quale disturbo si potrebbe ascrivere questo deficit?

Vi ringrazio
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Dr. Mauro Colangelo Neurologo, Neurochirurgo 6.6k 358
Egregio Paziente,
a giudicare dalla correttezza sintattica nonché dall'eleganza formale del suo resoconto anamnestico, nessun neurologo potrebbe mai immaginare di trovarsi in presenza di un disturbo del potenziale cognitivo, di cui il versante espressivo è elemento costitutivo. Tuttavia, se nell'eloquio fluente incontra qualche difficoltà e vuole indagare sull'integrità delle funzioni noetiche si sottoponga a dei test neuro-psicologici.
Cordialmente

Dott. Mauro Colangelo, Neurochirurgo/Neurologo
maurocolang@gmail.com
www.colangeloneurologo.it

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Utente
Utente
Buonasera dottore, vorrei iniziare col ringraziarla per la celere risposta e per le gentili parole riguardanti il mio eloquio. Lei ha pienamente ragione quando dice di fugare dubbi attraverso l'esecuzione di test neuropsicologici, anche perché in questo momento io mi trovo dietro uno schermo dal quale scrivo e l'atto scrittorio in un certo senso è più facile da controllare e maneggiare rispetto al discorso verbale, che invece richiede risposte e reazioni immediate da parte del cervello. Vorrei chiederle se possibile quali siano le cause per cui alla mia età si incorre in questo genere di problemi del linguaggio, nella fattispecie in quelli relativi all'aspetto semantico; le pongo questa domanda perché sono una persona assai ansiosa di natura: ho preso in considerazione il fatto che all'origine della questione vi possa essere questa mia condizione, però al contempo mi pare che l'ansia sia troppo blanda per influire in questo modo sul cervello e sulla memoria enciclopedica. La ringrazio anticipatamente per la risposta
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Dr. Mauro Colangelo Neurologo, Neurochirurgo 6.6k 358
Nella forma specifica di ansia sociale l'effetto perturbante si estrinseca particolarmente nella modalità che lei ha descritto. Nell'esecuzione dei test psicologici si prendono in esame tutte le funzioni relative alla performance del linguaggio del soggetto in esame.
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Dr. Mauro Colangelo Neurologo, Neurochirurgo 6.6k 358
La ringrazio della cortese recensione. Se desidera in futuro informarmi dell'evoluzione di questa sua problematica, non esiti a farlo.
Cordialmente
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Utente
Utente
Si figuri, era doveroso. Certamente, la terrò informata. A presto
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Dr. Mauro Colangelo Neurologo, Neurochirurgo 6.6k 358
Resto in attesa.
Cordialmente
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Utente
Utente
Buonasera dottore,
Le scrivo poiché la scorsa scorsa ho omesso un dettaglio più o meno rilevante: qualche mese fa, girandomi di scatto, ho urtato violentemente una delle due tempie (non ricordo se si tratti della destra o della sinistra) contro uno spigolo piuttosto acuminato. In un primo momento ho avvertito un dolore lancinante dileguatosi nell'arco di qualche minuto, mentre sul versante oftalmico mi è parso di osservare una repentina folgore con conseguente perdita del campo visivo, ripristinatosi tuttavia nel giro di una frazione di secondo. All'epoca non ho dato molto peso alle possibili ripercussioni dell'urto, visti e considerati i celeri tempi di ripresa a seguito di esso, però adesso mi sto chiedendo se la collisione non possa avermi invece arrecato dei danni a lungo termine rimasti fino ad ora latenti. Per lei la distanza temporale che mi separa dall'avvenimento in questione è sufficiente ad escludere possibili e perniciosi traumi oppure dovrei effettuare degli esami per sincerarmi delle mie condizioni neurologiche? Se dovesse avere una qualche utilità ai fini della valutazione del mio stato psicofisico, la informo del fatto che a gennaio di quest'anno ho eseguito delle analisi del sangue che non hanno evidenziato alcuna anomalia se non delle lievi alterazioni (in eccesso) nei livelli dei linfociti (43.5% e 3.3), dei granulociti eosinofili (0.3%) e del ferro (173). Inoltre ho dovuto effettuare -per motivazioni di carattere sportivo- ECG ed ecocolordoppler che non hanno rilevato alcun deficit cardiaco.
Mi perdoni per il disturbo e grazie nuovamente
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Dr. Mauro Colangelo Neurologo, Neurochirurgo 6.6k 358
Sia tranquillo perché quando un trauma nella regione temporale è di una certa entità causa un ematoma extradurale da effrazione dell'arteria meningea media e, se non viene asportato entro poche ore, causa coma ed exitus.