Involuzione cognitiva post depressione
Buongiorno a tutti.
nel 2014 mio padre, 66 anni ora, in seguito ad un evento improvviso (stomia post perforazione diverticolo) cade in una recidiva depressiva (eventi precedenti a metà dei 30 anni).
Inizia un odissea (alternanza casa/ricoveri in struttura) che dura fino circa al 2018 dopo di che la situazione si stabilizza.
Nel corso degli anni ha seguito le terapie più disparate, dai triciclici agli Imao, con abbinati Litio, seroquel, bdz.
Ora da due anni il morale è stabile/buono.
Ultimamente c e stato persino un calo posologico dell' ssri (paroxetina) con lo specialista.
Abbiamo notato, anche se già prima presente, una minore loquacità, coinvolgimento nella quotidianità e capacità critica di valutazione di fronte ad eventi oltre che numerose dimenticanze mnemoniche.
Era stata notata con esame un paio di anni fa l assottigliamento della corteccia, fenomeno che ci riferirono essere "fisiologico" dopo traumi di origine depressive.
È il caso secondo voi di una rivalutazione di carattere neurologico?
Se sì vi sono margini/farmaci che agevolano una ripresa cognitiva?
grazie mille
nel 2014 mio padre, 66 anni ora, in seguito ad un evento improvviso (stomia post perforazione diverticolo) cade in una recidiva depressiva (eventi precedenti a metà dei 30 anni).
Inizia un odissea (alternanza casa/ricoveri in struttura) che dura fino circa al 2018 dopo di che la situazione si stabilizza.
Nel corso degli anni ha seguito le terapie più disparate, dai triciclici agli Imao, con abbinati Litio, seroquel, bdz.
Ora da due anni il morale è stabile/buono.
Ultimamente c e stato persino un calo posologico dell' ssri (paroxetina) con lo specialista.
Abbiamo notato, anche se già prima presente, una minore loquacità, coinvolgimento nella quotidianità e capacità critica di valutazione di fronte ad eventi oltre che numerose dimenticanze mnemoniche.
Era stata notata con esame un paio di anni fa l assottigliamento della corteccia, fenomeno che ci riferirono essere "fisiologico" dopo traumi di origine depressive.
È il caso secondo voi di una rivalutazione di carattere neurologico?
Se sì vi sono margini/farmaci che agevolano una ripresa cognitiva?
grazie mille
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Egregio Utente,
dalla sua descrizione appare alquanto evidente la presenza di un declino cognitivo in forma iniziale che potrebbe anche prescindere dalla preesistenza del disturbo depressivo. Accade piuttosto l'inverso, ossia si verifica costantemente che nel soggetto con declino cognitivo si instauri un coinvolgimento distimico oppure una tendenza psicotica, sotto forma di deliri e allucinazioni. L'iter diagnostico prevede che il paziente esegua una Risonanza Magnetica dell'encefalo ed una PET con Flutemetamolo (18F) [Vizamyl] e sulla scorta dei risultati un inquadramento neuro-psicologico.
Cordialmente
dalla sua descrizione appare alquanto evidente la presenza di un declino cognitivo in forma iniziale che potrebbe anche prescindere dalla preesistenza del disturbo depressivo. Accade piuttosto l'inverso, ossia si verifica costantemente che nel soggetto con declino cognitivo si instauri un coinvolgimento distimico oppure una tendenza psicotica, sotto forma di deliri e allucinazioni. L'iter diagnostico prevede che il paziente esegua una Risonanza Magnetica dell'encefalo ed una PET con Flutemetamolo (18F) [Vizamyl] e sulla scorta dei risultati un inquadramento neuro-psicologico.
Cordialmente
Dott. Mauro Colangelo, Neurochirurgo/Neurologo
maurocolang@gmail.com
www.colangeloneurologo.it
[#3]
L'indagine PET con flutemetamolo evidenzia la presenza di beta-amiloide nelle aree cerebrali responsabili dell'elaborazione e conservazione mnemonica, consentendo pertanto la diagnosi di malattia di Alzheimer, nel qual caso iniziare la terapia con i farmaci attualmente disponibili per rallentare l'evoluzione del processo neurodegenerativo.
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 2k visite dal 25/01/2021.
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