I neuroni ricrescono?
Buongiorno, da tempo a causa di un passato da fumatore sporadico in adolescenza, e a causa di un peggioramento cognitivo, sono abbastanza ossessionato sul capire una cosa... I neuroni persi possono essere sostituiti?
Leggo spesso di articoli, alcuni a favore, altri che favoreggiano solo la ricrescita delle sinapsi senza il neurone... vorrei capire qual e' la verita'.
I neuroni ricrescono?
Ricrescono solo le sinapsi?
Gradirei una risposta chiara, grazie
Leggo spesso di articoli, alcuni a favore, altri che favoreggiano solo la ricrescita delle sinapsi senza il neurone... vorrei capire qual e' la verita'.
I neuroni ricrescono?
Ricrescono solo le sinapsi?
Gradirei una risposta chiara, grazie
[#1]
Recenti studi hanno evidenziato una rigenerazione neuronale in età adulta ad originare in particolare dalle regioni limbico-ippocampali.
Al contrario di quel che la scienza ha creduto sinora, il cervello continua a rigenerarsi anche negli individui adulti ricevendo ogni giorno una nuova provvista di migliaia di cellule nervose appena formate. La scoperta, annunciata oggi su "Science" da due neurobiologi di Princeton, Elizabeth Gould e Charles Gross, costituisce una vera e propria rivoluzione delle teorie correnti sul cervello ed apre la strada ad un modo completamente nuovo di spiegare il funzionamento della mente, oltre a presentare nuove opportunità per combattere malattie degenerative come il morbo di Parkinson o di Alzheimer.
I due scienziati americani hanno scoperto che un flusso di nuove cellule ancora indifferenziate migra quotidianamente da una zona al centro del cervello e si dirige, con un viaggio che dura alcuni giorni, verso l'area più esterna del cervello, la corteccia cerebrale, la regione più recente e complessa, da cui dipendono le funzioni intellettuali superiori e che è cruciale nella formazione delle memorie, del pensiero e dell'identità personale.
Nel corso del viaggio, i neuroni maturano, e una volta giunti nella corteccia creano nuove connessioni con le altre cellule del cervello. Il quale, di conseguenza, "cresce" e si modifica giorno dopo giorno, anziché rimanere con gli stessi neuroni per tutta la fase adulta della vita.
Gli esperimenti di Gould e Gross sono stati effettuati su un gruppo di macachi adulti, ma poiché le scimmie e gli esseri umani hanno strutture cerebrali fondamentalmente simili, la scoperta ha forti implicazioni anche per il nostro cervello.
E smentisce, tanto per cominciare, l'idea che lo sviluppo cerebrale avvenga solo dalla nascita ai tre anni di età, dopo i quali i giochi sarebbero fatti. Al contrario, anche le esperienze dell'adolescenza e dell'età adulta avrebbero un'influenza diretta sulla struttura fisica del cervello, la cui interazione plastica con l'ambiente rimarrebbe quindi intatta per tutta la vita.
Cordialmente.
Al contrario di quel che la scienza ha creduto sinora, il cervello continua a rigenerarsi anche negli individui adulti ricevendo ogni giorno una nuova provvista di migliaia di cellule nervose appena formate. La scoperta, annunciata oggi su "Science" da due neurobiologi di Princeton, Elizabeth Gould e Charles Gross, costituisce una vera e propria rivoluzione delle teorie correnti sul cervello ed apre la strada ad un modo completamente nuovo di spiegare il funzionamento della mente, oltre a presentare nuove opportunità per combattere malattie degenerative come il morbo di Parkinson o di Alzheimer.
I due scienziati americani hanno scoperto che un flusso di nuove cellule ancora indifferenziate migra quotidianamente da una zona al centro del cervello e si dirige, con un viaggio che dura alcuni giorni, verso l'area più esterna del cervello, la corteccia cerebrale, la regione più recente e complessa, da cui dipendono le funzioni intellettuali superiori e che è cruciale nella formazione delle memorie, del pensiero e dell'identità personale.
Nel corso del viaggio, i neuroni maturano, e una volta giunti nella corteccia creano nuove connessioni con le altre cellule del cervello. Il quale, di conseguenza, "cresce" e si modifica giorno dopo giorno, anziché rimanere con gli stessi neuroni per tutta la fase adulta della vita.
Gli esperimenti di Gould e Gross sono stati effettuati su un gruppo di macachi adulti, ma poiché le scimmie e gli esseri umani hanno strutture cerebrali fondamentalmente simili, la scoperta ha forti implicazioni anche per il nostro cervello.
E smentisce, tanto per cominciare, l'idea che lo sviluppo cerebrale avvenga solo dalla nascita ai tre anni di età, dopo i quali i giochi sarebbero fatti. Al contrario, anche le esperienze dell'adolescenza e dell'età adulta avrebbero un'influenza diretta sulla struttura fisica del cervello, la cui interazione plastica con l'ambiente rimarrebbe quindi intatta per tutta la vita.
Cordialmente.
Dr. Otello Poli, MD
Neurologo-Algologo-Esperto in Medicina del Sonno
email: otellopoli@gmail.com
[#2]
Riporto anche questo recentissimo studio che almeno in parte mette in dubbio quanto riportato nel precedente intervento.
Il che significa come la questione scientifica sia da considerarsi ancora un argomento aperto alla discussione ed ad ulteriori studi.
Nuovi neuroni crescono anche nel cervello adulto
Nuovi neuroni crescono anche nel cervello adulto
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Uno studio appena pubblicato aggiunge altre prove alla nascita di nuovi neuroni nel cervello umano adulto anche in età avanzata, suggerendo che la perdita di questa capacità possa essere un indicatore precoce della malattia di Alzheimerdi Karen Weintraub/Scientific American
neuroscienzememoriadisturbi mentali
Se il centro della memoria del cervello umano potesse far crescere nuove cellule, sarebbe in grado di aiutare le persone a riprendersi dalla depressione e dal disturbo da stress post traumatico (PTSD), ritardare l'insorgenza dell'Alzheimer, approfondire la nostra comprensione dell'epilessia e offrire nuove conoscenze sulla memoria e sull'apprendimento. Altrimenti, beh, è solo un'altra cosa in cui le persone sono diverse dai roditori e dagli uccelli.
Per decenni, gli scienziati hanno discusso sulla possibilità della nascita di nuovi neuroni chiamata neurogenesi in un'area del cervello responsabile dell'apprendimento, della memoria e della regolazione dell'umore. Un numero crescente di ricerche ha suggerito questa possibilità, ma poi l'anno scorso un articolo su "Nature" aveva sollevato alcuni dubbi.
Nuovi neuroni crescono anche nel cervello adulto
Illustrazione di neuroni interconnessi (Science Photo Library RF/AGF)
Ora, un nuovo studio pubblicato nei giorni scorsi su "Nature Medicine", riporta l'equilibrio verso il sì. Alla luce di nuovi dati, "direi che c'è una prova schiacciante della neurogenesi lungo tutta la vita negli esseri umani , ha scritto in una e-mail Jonas Frisén, professore del Karolinska Institute, in Svezia, che firma con altri un commento allo studio sull’ultimo numero della stessa rivista.
Non tutti sono rimasti convinti. Arturo Alvarez-Buylla era l'autore senior dell'articolo di "Nature" dell'anno scorso che ha messo in dubbio l'esistenza della neurogenesi. Alvarez-Buylla, professore di neurochirurgia dell'Università della California a San Francisco, dichiara di dubitare ancora che dopo l'infanzia nell'ippocampo
si sviluppino nuovi neuroni.
"Non penso che questo risolva tutto", dice. "Ho studiato la neurogenesi adulta per tutta la vita. Vorrei poter trovare negli esseri umani un posto dove avvenga in modo convincente".
Alcuni ricercatori hanno pensato per decenni che i circuiti cerebrali dei primati, esseri umani compresi, sarebbero rimasti troppo sconvolti dalla crescita di un numero considerevole di nuovi neuroni. Alvarez-Buylla ritiene che il dibattito scientifico sull'esistenza della neurogenesi dovrebbe continuare. "La conoscenza di base è fondamentale. Il solo sapere se i neuroni adulti vengono sostituiti è un problema fondamentale e affascinante", ha detto.
Le nuove tecnologie in grado di localizzare le cellule nel cervello vivente e misurare l'attività individuale delle cellule, nessuna delle quali è stata utilizzata nello studio di Nature Medicine , potrebbero porre fine a qualsiasi domanda ancora aperta.
Un certo numero di ricercatori ha elogiato il nuovo studio come ponderato e condotto in modo attento. È un "tour de force tecnico" e affronta le questioni sollevate dall'articolo dell'anno scorso, afferma Michael Bonaguidi, assistente professore alla Keck School of Medicine della University of Southern California.
I ricercatori spagnoli hanno testato vari di metodi per conservare il tessuto cerebrale prelevato da 58 persone appena decedute, scoprendo che metodi di conservazione diversi portavano a conclusioni differenti sul possibile sviluppo di nuovi neuroni nel cervello adulto e in età avanzata.
Il tessuto cerebrale deve iniziare il processo di conservazione entro poche ore dopo la morte e per preservarlo occorre utilizzare specifiche sostanze chimiche, altrimenti le proteine che identificano le cellule appena sviluppate andranno distrutte, spiega Maria Llorens-Martin, autore senior dell'articolo. Altri ricercatori hanno perso la presenza di queste cellule, perché il loro tessuto cerebrale non era conservato accuratamente, dice Llorens-Martin, neuroscienziato dell'Università Autonoma di Madrid in Spagna.
Jenny Hsieh, professore all'Università del Texas di San Antonio che non era coinvolta nella nuova ricerca, ha detto che lo studio fornisce una lezione a tutti gli scienziati che si affidano alla generosità delle donazioni cerebrali. "Se e quando andiamo a osservare qualcosa postmortem in un essere umano, dobbiamo essere molto attenti a questi problemi tecnici".
Nuovi neuroni crescono anche nel cervello adulto
Localizzazione nell'ippocampo nel cervello umano (Science Photo Library RF/AGF)
Llorens-Martin ha detto di aver iniziato a raccogliere e conservare con cura i campioni di cervello nel 2010, quando si è resa conto che molti cervelli conservati nelle banche del cervello non erano stati preservati adeguatamente per quel tipo di ricerca.
Nel loro studio, lei e i suoi colleghi hanno esaminato il cervello di persone che sono morte con la loro memoria intatta e quello di persone decedute in diversi stadi della malattia di Alzheimer. Hanno scoperto che il cervello delle persone con Alzheimer mostrava pochi o nessun segno di nuovi neuroni nell'ippocampo, con sempre meno segni via via che le persone erano avanti nella progressione della malattia. Questo suggerisce che la perdita di nuovi neuroni se potesse essere rilevata nel cervello vivente sarebbe un indicatore precoce dell'insorgenza dell'Alzheimer e che promuovere nuova crescita neuronale potrebbe ritardare o prevenire la malattia.
Rusty Gage, presidente del Salk Institute for Biological Studies dove è anche neuroscienziato e docente, afferma di essere rimasto colpito dall'attenzione ai dettagli dei ricercatori. "Dal punto di vista metodologico, la ricerca fissa gli standard per gli studi futuri", dice Gage, che non era coinvolto nella nuova ricerca, ma nel 1998 era l'autore senior di un articolo che ha trovato le prime prove della neurogenesi.
Gage dice che questo nuovo studio risponde alle questioni sollevate dalla ricerca di Alvarez-Buylla. "Dal mio punto di vista, questo mette a tacere quel contrattempo che si è verificato", dice. "Questo articolo, in modo molto bello... valuta sistematicamente tutti i problemi universalmente considerati molto importanti."
La neurogenesi nell'ippocampo è importante, dice Gage, perché le prove negli animali dimostrano che è essenziale per la separazione dei pattern, "consentendo a un animale di distinguere tra due eventi strettamente associati l'uno all'altro . Negli esseri umani, aggiunge, l'incapacità di distinguere tra due eventi simili potrebbe spiegare perché i pazienti con sindrome da stress post traumatico continuano a rivivere le stesse esperienze, anche se le circostanze sono cambiate. Inoltre, molti deficit osservati nelle prime fasi del declino cognitivo sono simili a quelli osservati negli animali la cui neurogenesi è stata fermata, dice.
In animali sani, la neurogenesi promuove la capacità di recupero in situazioni stressanti, dice Gage. Anche i disturbi dell'umore, inclusa la depressione, sono stati collegati alla neurogenesi.
Nuovi neuroni crescono anche nel cervello adulto
Microfotografia in fluorescenza di neuroni dell'ippocampo (Science Photo Library RF/AGF)
Hsieh afferma che la sua ricerca sull'epilessia ha scoperto che i neuroni appena formati si interconnettono in modo scorretto, interrompendo i circuiti cerebrali e causando convulsioni e potenziali perdite di memoria. Nei roditori con epilessia, i ricercatori prevengono le convulsioni se impediscono la crescita anormale di nuovi neuroni, dice Hsieh, il che le dà speranza che qualcosa di simile possa un giorno aiutare i pazienti umani. L'epilessia aumenta il rischio di Alzheimer, depressione e ansia in alcuni casi, dice. "Quindi, è tutto collegato in qualche modo. Crediamo che i nuovi neuroni svolgano un ruolo vitale nel collegare tutti questi pezzi".
Nei topi e nei ratti, i ricercatori possono stimolare la crescita di nuovi neuroni facendo in modo che i roditori facciano più esercizio o fornendo loro ambienti più stimolanti dal punto di vista cognitivo e sociale, dice Llorens-Martin. "Questo non potrebbe essere applicato a stadi avanzati della malattia di Alzheimer. Ma se potessimo agire in fasi precedenti in cui la mobilità non è ancora compromessa", dice," chissà, forse potremmo rallentare o prevenire parte della perdita di plasticità del cervello".
(L'originale di questo articolo è stato pubblicato su "Scientific American" il 25 marzo 2019. Traduzione ed editing a cura di Le Scienze. Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati.)
Il che significa come la questione scientifica sia da considerarsi ancora un argomento aperto alla discussione ed ad ulteriori studi.
Nuovi neuroni crescono anche nel cervello adulto
Nuovi neuroni crescono anche nel cervello adulto
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Uno studio appena pubblicato aggiunge altre prove alla nascita di nuovi neuroni nel cervello umano adulto anche in età avanzata, suggerendo che la perdita di questa capacità possa essere un indicatore precoce della malattia di Alzheimerdi Karen Weintraub/Scientific American
neuroscienzememoriadisturbi mentali
Se il centro della memoria del cervello umano potesse far crescere nuove cellule, sarebbe in grado di aiutare le persone a riprendersi dalla depressione e dal disturbo da stress post traumatico (PTSD), ritardare l'insorgenza dell'Alzheimer, approfondire la nostra comprensione dell'epilessia e offrire nuove conoscenze sulla memoria e sull'apprendimento. Altrimenti, beh, è solo un'altra cosa in cui le persone sono diverse dai roditori e dagli uccelli.
Per decenni, gli scienziati hanno discusso sulla possibilità della nascita di nuovi neuroni chiamata neurogenesi in un'area del cervello responsabile dell'apprendimento, della memoria e della regolazione dell'umore. Un numero crescente di ricerche ha suggerito questa possibilità, ma poi l'anno scorso un articolo su "Nature" aveva sollevato alcuni dubbi.
Nuovi neuroni crescono anche nel cervello adulto
Illustrazione di neuroni interconnessi (Science Photo Library RF/AGF)
Ora, un nuovo studio pubblicato nei giorni scorsi su "Nature Medicine", riporta l'equilibrio verso il sì. Alla luce di nuovi dati, "direi che c'è una prova schiacciante della neurogenesi lungo tutta la vita negli esseri umani , ha scritto in una e-mail Jonas Frisén, professore del Karolinska Institute, in Svezia, che firma con altri un commento allo studio sull’ultimo numero della stessa rivista.
Non tutti sono rimasti convinti. Arturo Alvarez-Buylla era l'autore senior dell'articolo di "Nature" dell'anno scorso che ha messo in dubbio l'esistenza della neurogenesi. Alvarez-Buylla, professore di neurochirurgia dell'Università della California a San Francisco, dichiara di dubitare ancora che dopo l'infanzia nell'ippocampo
si sviluppino nuovi neuroni.
"Non penso che questo risolva tutto", dice. "Ho studiato la neurogenesi adulta per tutta la vita. Vorrei poter trovare negli esseri umani un posto dove avvenga in modo convincente".
Alcuni ricercatori hanno pensato per decenni che i circuiti cerebrali dei primati, esseri umani compresi, sarebbero rimasti troppo sconvolti dalla crescita di un numero considerevole di nuovi neuroni. Alvarez-Buylla ritiene che il dibattito scientifico sull'esistenza della neurogenesi dovrebbe continuare. "La conoscenza di base è fondamentale. Il solo sapere se i neuroni adulti vengono sostituiti è un problema fondamentale e affascinante", ha detto.
Le nuove tecnologie in grado di localizzare le cellule nel cervello vivente e misurare l'attività individuale delle cellule, nessuna delle quali è stata utilizzata nello studio di Nature Medicine , potrebbero porre fine a qualsiasi domanda ancora aperta.
Un certo numero di ricercatori ha elogiato il nuovo studio come ponderato e condotto in modo attento. È un "tour de force tecnico" e affronta le questioni sollevate dall'articolo dell'anno scorso, afferma Michael Bonaguidi, assistente professore alla Keck School of Medicine della University of Southern California.
I ricercatori spagnoli hanno testato vari di metodi per conservare il tessuto cerebrale prelevato da 58 persone appena decedute, scoprendo che metodi di conservazione diversi portavano a conclusioni differenti sul possibile sviluppo di nuovi neuroni nel cervello adulto e in età avanzata.
Il tessuto cerebrale deve iniziare il processo di conservazione entro poche ore dopo la morte e per preservarlo occorre utilizzare specifiche sostanze chimiche, altrimenti le proteine che identificano le cellule appena sviluppate andranno distrutte, spiega Maria Llorens-Martin, autore senior dell'articolo. Altri ricercatori hanno perso la presenza di queste cellule, perché il loro tessuto cerebrale non era conservato accuratamente, dice Llorens-Martin, neuroscienziato dell'Università Autonoma di Madrid in Spagna.
Jenny Hsieh, professore all'Università del Texas di San Antonio che non era coinvolta nella nuova ricerca, ha detto che lo studio fornisce una lezione a tutti gli scienziati che si affidano alla generosità delle donazioni cerebrali. "Se e quando andiamo a osservare qualcosa postmortem in un essere umano, dobbiamo essere molto attenti a questi problemi tecnici".
Nuovi neuroni crescono anche nel cervello adulto
Localizzazione nell'ippocampo nel cervello umano (Science Photo Library RF/AGF)
Llorens-Martin ha detto di aver iniziato a raccogliere e conservare con cura i campioni di cervello nel 2010, quando si è resa conto che molti cervelli conservati nelle banche del cervello non erano stati preservati adeguatamente per quel tipo di ricerca.
Nel loro studio, lei e i suoi colleghi hanno esaminato il cervello di persone che sono morte con la loro memoria intatta e quello di persone decedute in diversi stadi della malattia di Alzheimer. Hanno scoperto che il cervello delle persone con Alzheimer mostrava pochi o nessun segno di nuovi neuroni nell'ippocampo, con sempre meno segni via via che le persone erano avanti nella progressione della malattia. Questo suggerisce che la perdita di nuovi neuroni se potesse essere rilevata nel cervello vivente sarebbe un indicatore precoce dell'insorgenza dell'Alzheimer e che promuovere nuova crescita neuronale potrebbe ritardare o prevenire la malattia.
Rusty Gage, presidente del Salk Institute for Biological Studies dove è anche neuroscienziato e docente, afferma di essere rimasto colpito dall'attenzione ai dettagli dei ricercatori. "Dal punto di vista metodologico, la ricerca fissa gli standard per gli studi futuri", dice Gage, che non era coinvolto nella nuova ricerca, ma nel 1998 era l'autore senior di un articolo che ha trovato le prime prove della neurogenesi.
Gage dice che questo nuovo studio risponde alle questioni sollevate dalla ricerca di Alvarez-Buylla. "Dal mio punto di vista, questo mette a tacere quel contrattempo che si è verificato", dice. "Questo articolo, in modo molto bello... valuta sistematicamente tutti i problemi universalmente considerati molto importanti."
La neurogenesi nell'ippocampo è importante, dice Gage, perché le prove negli animali dimostrano che è essenziale per la separazione dei pattern, "consentendo a un animale di distinguere tra due eventi strettamente associati l'uno all'altro . Negli esseri umani, aggiunge, l'incapacità di distinguere tra due eventi simili potrebbe spiegare perché i pazienti con sindrome da stress post traumatico continuano a rivivere le stesse esperienze, anche se le circostanze sono cambiate. Inoltre, molti deficit osservati nelle prime fasi del declino cognitivo sono simili a quelli osservati negli animali la cui neurogenesi è stata fermata, dice.
In animali sani, la neurogenesi promuove la capacità di recupero in situazioni stressanti, dice Gage. Anche i disturbi dell'umore, inclusa la depressione, sono stati collegati alla neurogenesi.
Nuovi neuroni crescono anche nel cervello adulto
Microfotografia in fluorescenza di neuroni dell'ippocampo (Science Photo Library RF/AGF)
Hsieh afferma che la sua ricerca sull'epilessia ha scoperto che i neuroni appena formati si interconnettono in modo scorretto, interrompendo i circuiti cerebrali e causando convulsioni e potenziali perdite di memoria. Nei roditori con epilessia, i ricercatori prevengono le convulsioni se impediscono la crescita anormale di nuovi neuroni, dice Hsieh, il che le dà speranza che qualcosa di simile possa un giorno aiutare i pazienti umani. L'epilessia aumenta il rischio di Alzheimer, depressione e ansia in alcuni casi, dice. "Quindi, è tutto collegato in qualche modo. Crediamo che i nuovi neuroni svolgano un ruolo vitale nel collegare tutti questi pezzi".
Nei topi e nei ratti, i ricercatori possono stimolare la crescita di nuovi neuroni facendo in modo che i roditori facciano più esercizio o fornendo loro ambienti più stimolanti dal punto di vista cognitivo e sociale, dice Llorens-Martin. "Questo non potrebbe essere applicato a stadi avanzati della malattia di Alzheimer. Ma se potessimo agire in fasi precedenti in cui la mobilità non è ancora compromessa", dice," chissà, forse potremmo rallentare o prevenire parte della perdita di plasticità del cervello".
(L'originale di questo articolo è stato pubblicato su "Scientific American" il 25 marzo 2019. Traduzione ed editing a cura di Le Scienze. Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati.)
[#3]
Utente
I neuroni che nascono dall'ippocampo poi si estendono lungo tutto il cervello se ho capito bene andando poi a "posizionarsi" nelle altre aree... quindi con attivita'/cibi/abitudini/tecniche/qualsiasi cosa che stimola l'ippocampo si potrebbe favoreggiare/accelerare tutto questo? (sempre su base teorica)
Da un preciso giorno mi sono spaventato perche' sono cambiate parecchie cose del mio quotidiano, capacita' mentali, immaginazione e percezione sensoriale, riflessi, come se fosse tutto peggiorato, ancora a distanza di due anni, questo dopo avere appunto fumato una canna per l'ultima volta... Oltretutto, anche se e' sempre stato sporadico e a bassi dosaggi, ero adolescente e questo mi spaventa ancora di piu a causa degli altricoli che girano sulla riduzione del QI e su una malcrescita del cervello(insomma cose simili)...
Facendo una RME e' uscito solo "areole iperintense in sequenza t2 negli spazi di virchow robin"... che e' comunque tutto positivo. Pero' ogni giorno continuo ad avere la paura del "ho perso irreparabilmente qualcosa in testa" a causa proprio di queste sensazioni giornaliere e delle difficolta' che ho rispetto a prima (la paura ha una radice vera), e temo sempre l'irreparabilita'... Rimanendo qui nell'ambito nelle neuroscienze, senza svoltare su psicoterapia o altro(che gia' faccio) cosa mi potrebbe dire a riguardo della mia situazione? Cosa potrei fare di piu' per migliorare la situazione?
Da un preciso giorno mi sono spaventato perche' sono cambiate parecchie cose del mio quotidiano, capacita' mentali, immaginazione e percezione sensoriale, riflessi, come se fosse tutto peggiorato, ancora a distanza di due anni, questo dopo avere appunto fumato una canna per l'ultima volta... Oltretutto, anche se e' sempre stato sporadico e a bassi dosaggi, ero adolescente e questo mi spaventa ancora di piu a causa degli altricoli che girano sulla riduzione del QI e su una malcrescita del cervello(insomma cose simili)...
Facendo una RME e' uscito solo "areole iperintense in sequenza t2 negli spazi di virchow robin"... che e' comunque tutto positivo. Pero' ogni giorno continuo ad avere la paura del "ho perso irreparabilmente qualcosa in testa" a causa proprio di queste sensazioni giornaliere e delle difficolta' che ho rispetto a prima (la paura ha una radice vera), e temo sempre l'irreparabilita'... Rimanendo qui nell'ambito nelle neuroscienze, senza svoltare su psicoterapia o altro(che gia' faccio) cosa mi potrebbe dire a riguardo della mia situazione? Cosa potrei fare di piu' per migliorare la situazione?
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 10.2k visite dal 16/11/2020.
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Approfondimento su Malattia di Alzheimer
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