Faccio fatica a parlare e mi stanco presto . cosa posso fare?

Buongiorno premetto di aver avuto nel 2011 un linfoma e una brutta recidiva nel 2014 con conseguente trapianto di midollo osseo molto sofferto.
Da allora ho sempre tachicardia e fatico a fare sforzi e non ho più le energie di prima.
Fatta una visita cardiologica mi hanno suggerito di assumere un betabloccante che però non ho iniziato a prendere pensando che la causa sia lo stress.
Infatti quando sono in vacanza dopo un po’ di giorni questo sintomo scompare.
Premetto anche che alla spirometria i miei polmoni sono risultati con un 30% di funzionalità in meno a causa della radioterapia.
Faccio sport ma ginnastica dolce perché appunto ho il cuore che batte troppo forte e respiro con fatica.
Ora ho mio padre che non sta bene e anche lui sta facendo la chemio peraltro in questo periodo di emergenza sanitaria non mi è possibile andare con lui in ospedale e poter star vicino durante le cure.
Fatte queste credo doverose premesse sono impensierita dal fatto che sono mesi che fatico a parlare meno parlo meglio sto.
Purtroppo faccio la libera professione e dovrei stare ad ascoltare i clienti in continuazione e sto delegando i miei collaboratori perché solo il pensiero di ascoltare e parlare per ore non resisto più.
Mi faccio passare solo coloro che non posso delegare.
Non vado quasi mai alle riunioni con altri professionisti perché torno che sono distrutta per la stanchezza e per lo spostamento.
Ultimamente specialmente verso sera fatico anche a respirare.
Insomma fatico di più a fare qualsiasi cosa e noto anche che non ho più la memoria di prima.
Il mio impegno anche a scrivere è maggiore e riesco a farlo solo nel completo silenzio, e non come prima che se sentivo parlare o ascoltavo musica riuscivo comunque e facevo più cose contestualmente.
Non capisco più se è un fattore fisico o psichico.
In tutto questo faccio fatica a dormire e ho spesso incubi.
Grazie
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Dr. Mauro Colangelo Neurologo, Neurochirurgo 6.6k 358
Gentile Paziente,
leggendo il suo resoconto anamnestico non si riesce ad individuare una condizione clinica ascrivibile ad un problema di natura neurologica, ma quel che prevale è l'impressione che la fenomenologia descritta possa essere in connessione con l'insufficienza respiratoria relativa da cui lei risulta affetta. Ovviamente, uno stato di tensione emotiva amplifica qualunque sintomatologia a prescindere dalla sua patogenesi. Le suggerirei di consultare uno pneumologo in prima istanza e solo successivamente un Neurologo.
Cordialmente

Dott. Mauro Colangelo, Neurochirurgo/Neurologo
maurocolang@gmail.com
www.colangeloneurologo.it