Crisi comiziale o attacco di panico
Il 2/06/2018 ho avuto per la prima volta una paresi totale di arti superiori e inferiori e della mandibola. Liquidata al p. s come attacco di panico non si è più ripresentato. Il 2/11/2019, ho iniziato a percepire un torpore dietro la nuca e dopo qualche minuto, ero di nuovo paralizzata. Parametri perfetti, pressione 123/72, pulsazion i 80, saturazione ossigeno 100%, sempre vigile, cosciente, collaborattiva. il 118 con medico a bordo mi ha somministrato 30 gtc di benzodiazepine. Dopo 2 minuti ero tornata normale. Tenuta in osservazione una notte in ospedale, effettuati esami del sangue, emogas venoso, tac, rm encefslo e colonna, con contrasti elettrocardiogramma, visita neurologica, visita psichiatrica, vengo dimessa. Dopo un giorno, stessa storia, 10 gtc di En e ritorno normale. Finalmente decidono di darmi terapia. 15 gtc divise in tre volte e psicoanalisi. Ma il medico di famiglia chiede un elettroencefalogramma per sospetta sindrome comiziale. E mi chiede di interrompere, gradatamente, la terapia. Siccome mi fido molto di lui, vorrei capire cosa fare. Sono una donna di 42 anni, sana, in ottima salute. Vi prego di darmi un secondo parere. Grazie
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Gentile Utente, i sintomi descritti corrispondono a somatizzazioni d'ansia, se gli ansiolitici fanno regredire gli stessi appare altrettanto probabile la diagnosi di partenza. Gli accertamenti effettuati in ospedale appaiono abbastanza completi, se fosse sorto un dubbio al neurologo che l'ha visitata probabilmente avrebbe prescritto lui l'EEG . E' vero che gli ansiolitici di norma si prescrivono per un periodo limitato, in quanto nel tempo perdono efficacia, è però altrettanto vero che a volte occorrono necessariamente per lungo tempo. Per ultimo c'è da considerare che potrebbe essere non indicato il variare una terapia farmacologica prescritta da uno specialista, che immagino la stia seguendo.
Cordiali Saluti
dr Giovanni Ronzani
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Utente
Ho, per cosi dire, voluto accontentare il mio medico di famiglia, prenottando un elettroencefalogramma per il 27 novembre. Non ho interrotto il diazepam, prescritto dal neurologo e dallo psichiatra, solo che ho timore a rientrare al lavoro. Faccio un lavoro di cassiera in pizzeria. Lavoro sei ore in piedi e oltre alla concentrazione il mio lavoro è anche manuale. Carico vasche di mozzarella da 6/7 kg e con l'aiuto di un solo collega ripulisco tutto a fine serata. Ho chiesto una settimana di malattia, l'unica in 10 anni di servizio, e il titolare non l'ha presa bene. Per questo, ora che so la causa del mio male, ovvero il panico, temo che questa situazione non sia il massimo per me. Grazie per la sua risposta.
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Utente
Le gtc non sono tante. 15 al giorno, divise in 5 la mattina, 5 al pomeriggio e 5 prima di dormire, sono davvero poche, ma un po' mi stordiscono e a volte mi rendono inapettente. La cosa poi che mi indispone è che se avessi avuto un cancro, una sclerosi multipla ci sarebbero state più comprensioni. L'attacco di panico è visto dagli altri come una tua debolezza e credono che basti dire, rialzati e stai tranquilla. Io sono una roccia, e sono la persona più tranquilla del mondo. Queste crisi non le voglio e non le provoco volontariamente.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.7k visite dal 07/11/2019.
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