Demenza improvvisa
Buonasera dottori, vi scrivo per un improvviso peggioramento della salute mentale di mia madre.
Premessa- Circa 2 anni, nella fase acuta di una BPO non diagnosticata dal medico curante, mia madre ha presentato forte difficoltà a saturare ossigeno il che le ha provocato uno scompenso cardiaco che la stava portando alla morte. Trasportata al pronto soccorso è stata salvata per un pelo. E' stata una forte fumatrice ed ha 75 anni. Da allora per vivere deve inalare ossigeno per 6/7 ore al giorno.
Circa 9 mesi fa, a causa di una caduta, si è rotta tibia e perone ed è stata operata 2 volte per ricomporre la frattura (la prima non era andata bene). Ricoverata in post acuzie non è riuscita a recuperare la mobilità e rimettersi in piedi, i medici hanno attribuito la cosa alla sua non collaborazione nel fare fisioterapia.
Dal mese di luglio, visto che era allettata, l'abbiamo fatta andare in una casa di riposo riabilitativa, sempre nella speranza che si rimettesse in piedi.
Vengo al dunque.
Mia madre è entrata in questa struttura che era in grado di ragionare e ricordare (fare telefonate) normalmente.
Il medico curante, poco tempo dopo che era entrata in RSA, in accordo con la struttura, ha prescritto a mia madre dei sonniferi per farle stabilizzare la fase di sonno e di veglia (visto l'allettamento mi hanno detto che dormiva in modo disordinato non rispettando i normali orari veglia/sonno) e vista la resistenza a collaborare nella fisioterapia, le hanno prescritto dei psicofarmaci pensando fosse depressa. I medicinali sono Depakin e Seroquel.
Infine, lei stava seguendo una terapia farmacologica prescritta in ospedale (oramai 6 mesi fa), questa terapia comprendeva anche l'assunzione di un diuretico.
Il risultato è che è insorta improvvisamente quel che lo stesso medico curante ha definito demenza senile dovuta ad arteriosclerosi causata da fumo e alimentazione sbagliata. Da circa un mese sta presentando un importante deficit cognitivo e di memoria (non riesce ad individuare il tasto per rispondere al cellulare, men che meno a cercare un numero di telefono nella rubrica del cellulare).
Ho espresso loro le mie forti perplessità nel vedere mia madre peggiorare a fronte di una terapia farmacologica che avrebbe dovuto farla star meglio.
Pochi giorni fa, a seguito delle analisi del sangue, è emerso uno scompenso elettrolitico, potassio basso (quindi anche se non me l'hanno detto presumo pressione bassa), fibrillazione atriale. Il tutto provocato dal diuretico (a loro dire assunte da mia madre a dosi eccessive per colpa della prescrizione dei medici dell'ospedale).
Domanda: questa demenza insorta all'improvviso può essere stata provocata (o accelerata) per la scarsa ossigenazione dovuta allo scompenso elettrolitico e pressione bassa (da diverse settimane avevo, tra l'altro, notato che i battiti di mia madre erano sotto i 40 al minuto)?
La contemporanea somministrazione di sonniferi e psicofarmaci possono aver provocato il danno?
Grazie.
Cordiali saluti
Premessa- Circa 2 anni, nella fase acuta di una BPO non diagnosticata dal medico curante, mia madre ha presentato forte difficoltà a saturare ossigeno il che le ha provocato uno scompenso cardiaco che la stava portando alla morte. Trasportata al pronto soccorso è stata salvata per un pelo. E' stata una forte fumatrice ed ha 75 anni. Da allora per vivere deve inalare ossigeno per 6/7 ore al giorno.
Circa 9 mesi fa, a causa di una caduta, si è rotta tibia e perone ed è stata operata 2 volte per ricomporre la frattura (la prima non era andata bene). Ricoverata in post acuzie non è riuscita a recuperare la mobilità e rimettersi in piedi, i medici hanno attribuito la cosa alla sua non collaborazione nel fare fisioterapia.
Dal mese di luglio, visto che era allettata, l'abbiamo fatta andare in una casa di riposo riabilitativa, sempre nella speranza che si rimettesse in piedi.
Vengo al dunque.
Mia madre è entrata in questa struttura che era in grado di ragionare e ricordare (fare telefonate) normalmente.
Il medico curante, poco tempo dopo che era entrata in RSA, in accordo con la struttura, ha prescritto a mia madre dei sonniferi per farle stabilizzare la fase di sonno e di veglia (visto l'allettamento mi hanno detto che dormiva in modo disordinato non rispettando i normali orari veglia/sonno) e vista la resistenza a collaborare nella fisioterapia, le hanno prescritto dei psicofarmaci pensando fosse depressa. I medicinali sono Depakin e Seroquel.
Infine, lei stava seguendo una terapia farmacologica prescritta in ospedale (oramai 6 mesi fa), questa terapia comprendeva anche l'assunzione di un diuretico.
Il risultato è che è insorta improvvisamente quel che lo stesso medico curante ha definito demenza senile dovuta ad arteriosclerosi causata da fumo e alimentazione sbagliata. Da circa un mese sta presentando un importante deficit cognitivo e di memoria (non riesce ad individuare il tasto per rispondere al cellulare, men che meno a cercare un numero di telefono nella rubrica del cellulare).
Ho espresso loro le mie forti perplessità nel vedere mia madre peggiorare a fronte di una terapia farmacologica che avrebbe dovuto farla star meglio.
Pochi giorni fa, a seguito delle analisi del sangue, è emerso uno scompenso elettrolitico, potassio basso (quindi anche se non me l'hanno detto presumo pressione bassa), fibrillazione atriale. Il tutto provocato dal diuretico (a loro dire assunte da mia madre a dosi eccessive per colpa della prescrizione dei medici dell'ospedale).
Domanda: questa demenza insorta all'improvviso può essere stata provocata (o accelerata) per la scarsa ossigenazione dovuta allo scompenso elettrolitico e pressione bassa (da diverse settimane avevo, tra l'altro, notato che i battiti di mia madre erano sotto i 40 al minuto)?
La contemporanea somministrazione di sonniferi e psicofarmaci possono aver provocato il danno?
Grazie.
Cordiali saluti
[#1]
Egregio Utente,
sento di poterla tranquillizzare per il fatto che la demenza, sia a patogenesi vascolare (come l'hanno definita i medici su base aterosclerotica) che quella degenerativa (Alzheimer, Lewy, etc.) hanno un esordio subdolo ed un decorso molto lento ma progressivo. In altri termini, non si realizzano dall'oggi al domani. Questo può accadere solo per grave danno al cervello a seguito di un imponente accidente vascolare o traumatico. Ciò che mi sembra di poter dedurre nella sua mamma e che, su una condizione di fondo non eccellente del circolo cerebrale, aggravata dalla ipo-ossigenazione cronica da BPCO, si è aggiunta l'azione della Quetiapina (Seroquel) che, come tutti gli anti-psicotici atipici, ha un effetto amplificato nella popolazione anziana ed induce sonnolenza. La sua associazione con il Valproato (Depakin) può talora creare un potenziamento dell'effetto da interazione per sommazione. Comunque, non si dovrebbe trattare di danno irreversibile quanto piuttosto di una condizione transitoria passibile di regredire attraverso una regolazione della terapia.
Se è interessato a saperne di più sull'argomento, può leggere questo mio articolo sulle demenze, di cui le accludo il link:
https://www.medicitalia.it/salute/neurochirurgia/138-demenze.html
Se vuole, mi riferisca pure del decorso successivo della paziente.
Cordialmente
sento di poterla tranquillizzare per il fatto che la demenza, sia a patogenesi vascolare (come l'hanno definita i medici su base aterosclerotica) che quella degenerativa (Alzheimer, Lewy, etc.) hanno un esordio subdolo ed un decorso molto lento ma progressivo. In altri termini, non si realizzano dall'oggi al domani. Questo può accadere solo per grave danno al cervello a seguito di un imponente accidente vascolare o traumatico. Ciò che mi sembra di poter dedurre nella sua mamma e che, su una condizione di fondo non eccellente del circolo cerebrale, aggravata dalla ipo-ossigenazione cronica da BPCO, si è aggiunta l'azione della Quetiapina (Seroquel) che, come tutti gli anti-psicotici atipici, ha un effetto amplificato nella popolazione anziana ed induce sonnolenza. La sua associazione con il Valproato (Depakin) può talora creare un potenziamento dell'effetto da interazione per sommazione. Comunque, non si dovrebbe trattare di danno irreversibile quanto piuttosto di una condizione transitoria passibile di regredire attraverso una regolazione della terapia.
Se è interessato a saperne di più sull'argomento, può leggere questo mio articolo sulle demenze, di cui le accludo il link:
https://www.medicitalia.it/salute/neurochirurgia/138-demenze.html
Se vuole, mi riferisca pure del decorso successivo della paziente.
Cordialmente
Dott. Mauro Colangelo, Neurochirurgo/Neurologo
maurocolang@gmail.com
www.colangeloneurologo.it
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 10.6k visite dal 09/12/2018.
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