Paresi piedi
Buongiorno. Mia figlia, 13 anni (ma forse anche di più, in quanto lei è stata adottata in Etiopia dove non esiste l'anagrafe), sospetta ipocondroplasia, ha fatto a fine ottobre a Lecco un'operazione di allungamento bilaterale delle tibie con fissatore Ilizarov. Dopo un allungamento di 5 cm (1,5 millimetri al giorno), e dopo circa un mese in cui era riuscita a deambulare con le stampelle sia pure con fatica, ha cominciato ad avere forti dolori ai piedi, i piedi equini e le ginocchia flesse e le faceva malissimo anche stare in piedi.Il chirurgo ha detto che era necessaria un'operazione di allungamento dei tendini di Achille, e l'applicazione di due cosciali per tenere le ginocchia estese. Mia figlia è stata operata il 17 dicembre scorso ai tendini e le sono stati applicati i cosciali per 24 ore (tutto il giorno dell'operazione e la notte successiva, sotto morfina). La mattina del 18 dicembre mia figlia si è svegliata con i piedi in totale paralisi (nessun movimento e nessuna sensibilità). L'insensibilità coinvolge anche la zona delle caviglie esterna. Mentre all'interno del polpaccio c'è sensibilità. Dal ginocchio in su è tutto normale. Effettuata dopo 20 giorni una elettromiografia. Risultato: "L'esame evidenzia l'ineccitabilità dei nervi Peroneo e Tibiale posteriore, bilateralmente"... "Dati compatibili con una neuroaprassia dei nn Peroneo e Tibiale posteriore, bilateralmente". Ora c'è subito un primo dubbio: l'elettromiografia mi pare dica solo se il nervo funziona o no, mentre non mi pare dica nulla sulla causa e sul tipo di danno. Il fatto che si dica che può essere una neuroaprassia (che sarebbe lo stadio meno grave della lesione neurologica periferica) da cosa viene dedotto? Solo dal fatto che presumibilmente non c'è stata recisione del nervo? E non può essere assonotmesi? Secondo dubbio: nessuno tra neurologi e ortopedici (compreso il chirurgo che l'ha operata) mi ha dato una spiegazione univoca e precisa di quanto accaduto. C'è chi dice compressione da gambali, oppure stiramento durante la seconda operazione (ma il chirurgo nega) e c'è chi dice che la seconda operazione può non essere la causa e che si può essere determinato uno stiramento proprio durante la fase di allungamento delle tibie, quindi precedentemente, anche se dopo la prima operazione non c'è stato alcun fenomeno di paresi. Martedì prossimo cerchiamo di farle fare un'ecografia con il metodo degli ultrasuoni al Genelli per capire meglio il danno. A un mese e dieci giorni circa dalla paresi mia figlia continua a sentire delle costanti fitte a entrambi i piedi ma senza miglioramenti nè nel movimento nè nella sensibilità. I neurologi finora interpellati dicono che il recupero dovrebbe esserci spontaneamente ma che può essere molto lungo, da 2 a 6-7 mesi. Se è così, come sarà? Graduale o no? E se invece non ci sarà, c'è qualche neurochirurgo che se la sente di operare bilateralmente sui due nervi? Infine mi è venuto anche un altro dubbio: e se mia figlia fosse geneticamente predisposta alla paresi da compressione? Ma in questo caso forse si sarebbero dovuti manifestare episodi simili anche prima. O no? In attesa di notizie vi ringrazio anticipatamente.
[#1]
Deve attendere, come già consigliato dai colleghi, alcuni mesi la rigenerazione nervosa che avviene , per i nervi interessati, in media alla velocità di circa 1mm o poco meno al giorno. Per quanto attiene le cause ,tutte già sono state elencate (predisposizione genetica, stiramento nervo e compressione da gambali) ed hanno agito in modo sinergico determinando sfortunatamente un significativo disturbo di trofismo vascolare ai nervi. Nel frattempo utile terapia neurotrofica per la ricrescita assonale e ricostituzione della mielina.
Dr. Antonio Zingale
[#2]
Utente
Grazie molte, dottor Zingale. Volevo solo comuncarle che ho fatto fare a mia figlia un'ecografia ed elettromiografia al Gemelli di Roma, ed è venuto fuori che in entrambe le gambe la lesione è sia allo sciatico a livello dei glutei sia all'altezza del ginocchio. Il dottor Padua mi ha detto che dovrebbe trattarsi di assonotmesi e che il recupero dovrebbe esserci ma sarà lungo e per uno dei due piedi potrebbe arrivare anche dopo otto o dieci mesi. Nel frattempo ha predisposto una riabilitazione fisioterapica e delle elettrostimolazioni. Cosa intendeva per "terapia neurotrofica"? E anche nell'assonotmesi (e non semplice neuroaprassia) c'è la riscescita spontanea del nervo? Grazie
[#3]
Anche nell'assonotmesi (=interruzione del solo assone ma non di tutta la fibre nervosa) vi è la crescita dell'assone in quanto la continuità della fibra nervosa è mantenuta. Ci vorranno forse più di dieci mesi ed in questo tempo bisognerà contrastare la tendenza all'anchilosi delle articolazioni e la atrofia muscolare e la decalcificazione ossea (con tutti i presidi fisiatrici a nostra disposizione) che nel frattempo si instaurano. Vitamine del complesso B e acido lipoico possono sostenere ed aiutare (ma non accelerare) la ricrescita assonale e la riformazione della mielina. La giovane età di per sè, dà buone speranze di recupero.Al Gemelli è in ottime mani.
[#4]
Utente
Scusi ancora una cosa, dottor Zingale: al Gemelli di Roma Padua sta predisponendo per mia figlia una riabilitazione al Don Gnocchi di Roma che prevede anche delle elettrostimolazioni. All'Università-Policlinico dove mia figlia sta momentaneamente facendo fisioterapia mi hanno detto invece che le elettrostimolazioni non si fanno in questo caso e che potrebbero persino essere dannose. Mi dà un consiglio? Grazie
[#5]
Il trattamanto e la cura dei muscoli denervati in attesa di reinnervazione mira al mantenimento di un adeguato flusso ematico agli stessi ed alla preservazione delle singole fibre muscolari dal freddo e dai traumi meccanici oltre che alla preservazione del movimento a livello articolare. Massaggi, movimento passivo, esposizione al calore in qualunque forma erogato, eventuale bendaggio per limitare la congestione venosa e linfatica e l'elettroterapia sono i presidi a nostra disposizione a tale scopo e dovrebbere esser tutti utilizzati. Per l'elettroterapia l'efficacia sembra controversa e ,dagli studi sperimentali e clinici disponibili, se ne evince un ruolo soltanto nel rallentare l'instaurarsi dell'atrofia muscolare. Purtuttavia se eseguita con una certa frequenza e per una certa durata e con stimoli di forma e frequenza specifica, evitando fenomeni di affaticamento muscolare e su muscoli che non sono già completamente atrofici, non sono descritti effetti negativi rilevanti e pertanto andrebbe utilizzata alla stessa stregua degli altri presidi su stretto controllo di esperti.
[#6]
Utente
nella malaugurata ipotesi che passati i mesi richiesti per la rigenerazione dei nervi, ciò non avvenisse o avvenisse solo in minima parte, esiste nel caso di mia figlia la possibilità di un intervento chirurgico, tenuto conto che la lesione ha interessato più punti e bilateralmente? E nell'eventualità, quali sono in Europa o in America i centri migliori e soprattutto i chirurghi migliori in questo tipo di cose? grazie
[#7]
Soltanto se non vi sono segni clinici e EMG di rigenerazione nervosa a fronte di un intervallo di tempo previsto e già trascorso può essere indicato , a giudizio del chirurgo, un intervento esplorativo per evidenziare e trattare, sebbene da quanto descritto sia altamente improbabile, possibile neurotmesi cioè una discontinuità dei nervi. Può rivolgersi ad una delle neurochirurgie della sua città per avere indicazioni in merito.
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 4.5k visite dal 25/01/2009.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.