Presunto ictus emorragico: non si può proprio fare nulla?
Buongiorno.
La mia prozia di 88 anni il 30 gennaio non è stata bene. Lei vive ancora da sola e noi la sera ci siamo accorti che risultava molto rallentata nella comprensione e nel linguaggio, quindi abbiamo chiamato l'ambulanza. Lei non ha mai avuto alcun problema di salute, non prendeva alcuna pastiglia e non aveva problemi di ipertensione o altro. Comunque è stata portata subito in ospedale e dalla TAC sono risultate due ampie lesioni cerebrali in una zona a detta dei medici atipica e inoperabile, con un'emorragia grande quanto una pallina da tennis. I danni riportati interessano la zona cognitiva, causando alternanza di momenti di lucidità e momenti di delirio, sonno frequente, perdita della vista periferica e dell'udito da un orecchio. A quanto sappiamo l'unica cosa da fare è aspettare e sperare che l'emorragia si riassorba. I medici non le hanno somministrato alcun farmaco, nonostante abbia avuto in alcuni momenti la pressione sanguigna alta, la frequenza cardiaca alta e la saturazione dell'ossigeno bassa. E' stata soltanto tenuta a letto e idratata. I primi giorni aveva anche l'ossigeno che poi le è stato tolto. E' stata anche fatta una risonanza, da quanto abbiamo capito per escludere una neoplasia all'origine del problema. Noi abbiamo supposto che si sia trattato di un ictus emorragico, anche se nessuno ci ha mai detto esplicitamente questo. Comunque le condizioni e i parametri sono rimasti stabili, quindi è stato previsto un trasferimento in un'altra struttura per la riabilitazione. Ci è stato detto che i problemi ora presenti sarebbero rimasti e che dovevano essere controllate anche le funzioni motorie.
Io mi stavo pertanto chiedendo:
- E' comprensibile che l'intervento sia rischioso vista la zona colpita e l'età, ma è normale non somministrare nemmeno alcun farmaco? E' vero che il protocollo in caso di emorragia prevede questo?
- Immagino che l'emorragia comprima alcune zone del cervello vista la sua dimensione. Se dovesse riassorbirsi, non potrebbero ridursi i danni causati dalla compressione?
In ogni caso stamattina il trasferimento è stato rimandato a causa di un innalzamento della frequenza cardiaca.
Noi ci sentiamo davvero inermi e, non avendo conoscenze in materia, non sappiamo come agire.
Spero che qualcuno possa darci qualche informazione ed aiutarci a comprendere meglio.
Vi ringrazio per il tempo che ci dedicherete.
La mia prozia di 88 anni il 30 gennaio non è stata bene. Lei vive ancora da sola e noi la sera ci siamo accorti che risultava molto rallentata nella comprensione e nel linguaggio, quindi abbiamo chiamato l'ambulanza. Lei non ha mai avuto alcun problema di salute, non prendeva alcuna pastiglia e non aveva problemi di ipertensione o altro. Comunque è stata portata subito in ospedale e dalla TAC sono risultate due ampie lesioni cerebrali in una zona a detta dei medici atipica e inoperabile, con un'emorragia grande quanto una pallina da tennis. I danni riportati interessano la zona cognitiva, causando alternanza di momenti di lucidità e momenti di delirio, sonno frequente, perdita della vista periferica e dell'udito da un orecchio. A quanto sappiamo l'unica cosa da fare è aspettare e sperare che l'emorragia si riassorba. I medici non le hanno somministrato alcun farmaco, nonostante abbia avuto in alcuni momenti la pressione sanguigna alta, la frequenza cardiaca alta e la saturazione dell'ossigeno bassa. E' stata soltanto tenuta a letto e idratata. I primi giorni aveva anche l'ossigeno che poi le è stato tolto. E' stata anche fatta una risonanza, da quanto abbiamo capito per escludere una neoplasia all'origine del problema. Noi abbiamo supposto che si sia trattato di un ictus emorragico, anche se nessuno ci ha mai detto esplicitamente questo. Comunque le condizioni e i parametri sono rimasti stabili, quindi è stato previsto un trasferimento in un'altra struttura per la riabilitazione. Ci è stato detto che i problemi ora presenti sarebbero rimasti e che dovevano essere controllate anche le funzioni motorie.
Io mi stavo pertanto chiedendo:
- E' comprensibile che l'intervento sia rischioso vista la zona colpita e l'età, ma è normale non somministrare nemmeno alcun farmaco? E' vero che il protocollo in caso di emorragia prevede questo?
- Immagino che l'emorragia comprima alcune zone del cervello vista la sua dimensione. Se dovesse riassorbirsi, non potrebbero ridursi i danni causati dalla compressione?
In ogni caso stamattina il trasferimento è stato rimandato a causa di un innalzamento della frequenza cardiaca.
Noi ci sentiamo davvero inermi e, non avendo conoscenze in materia, non sappiamo come agire.
Spero che qualcuno possa darci qualche informazione ed aiutarci a comprendere meglio.
Vi ringrazio per il tempo che ci dedicherete.
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Gentile Utente,
in effetti in caso di emorragia cerebrale in una regione non operabile, oltre l'età della Signora, l'unica opzione possibile è l'attesa che lo spandimento ematico possa riassorbirsi o ridursi.
Ovviamente è possibile trattare eventuali situazioni che possano di volta in volta presentarsi, se ritenuti trattabili farmacologicamente in base a vari parametri che non è possibile valutare da questa postazione (tipologia, entità, durata, ecc.). Se la compressione delle strutture adiacenti o le lesioni in sede di emorragia si prolungano le possibilità di recupero si riducono molto potendo diventare gli esiti irreversibili.
Pertanto mi pare che il comportamento dei colleghi che seguono la zia sia estremamente corretto.
Un grosso in bocca al lupo.
Cordiali saluti
in effetti in caso di emorragia cerebrale in una regione non operabile, oltre l'età della Signora, l'unica opzione possibile è l'attesa che lo spandimento ematico possa riassorbirsi o ridursi.
Ovviamente è possibile trattare eventuali situazioni che possano di volta in volta presentarsi, se ritenuti trattabili farmacologicamente in base a vari parametri che non è possibile valutare da questa postazione (tipologia, entità, durata, ecc.). Se la compressione delle strutture adiacenti o le lesioni in sede di emorragia si prolungano le possibilità di recupero si riducono molto potendo diventare gli esiti irreversibili.
Pertanto mi pare che il comportamento dei colleghi che seguono la zia sia estremamente corretto.
Un grosso in bocca al lupo.
Cordiali saluti
Dr. Antonio Ferraloro
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 11k visite dal 08/02/2018.
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