Morbo di parkinson
Spett.li dottori,
mio padre, 71 anni, è sotto controllo da due anni presso un neurologo per un sospetto morbo di Parkinson. Vi scrivo perché, dato il suo carattere, tende a non dirmi/omettere informazioni con l'obiettivo di non farmi preoccupare (in genere ottenendo l'effetto contrario).
La storia è questa. Due anni fa decise di farsi visitare a causa di un tremore alla mano destra, che in realtà ha da decenni a causa di un piccolo incidente che gli provocò una cosa che mi pare si chiami tromboflebite al braccio. Il neurologo gli fece scrivere un paio di frasi per verificare la scrittura, e gli disse che l'unico modo per sapere se si trattasse o meno di Parkinson era la scintigrafia, che mio padre scelse di non fare, sapendo che in ogni caso dal Parkinson non si guarisce. Il medico - questo almeno mi ha riferito - assecondò la sua scelta, gli prescrisse un farmaco di cui non ricordo il nome (so solo che è un farmaco da banco), che lui prende con regolarità, e l'ha rivisto l'anno successivo, facendogli ripetere la scrittura delle frasi e trovando la situazione pressoché inalterata.
Nelle ultime settimane il tremore alla mano mi sembra leggermente aumentato (va anche detto che ha avuto un periodo un po' stressante). Fra i segnali che si leggono su internet (e che quindi riporto ben conoscendo i limiti del mezzo in fatto di informazione), posso dire che ha la pelle grassa (anche questo, però, da sempre), che effettivamente negli anni sembra essersi un po' "ringobbito", richiuso, che non ha disturbi dell'umore o ansia e che comunque rimane (come è sempre stato) energico e attivo.
Non vi chiedo, ovviamente, di emettere diagnosi che non ha potuto emettere neanche il medico che lo ha in cura. Vi chiedo però se, da familiare, ci possono essere dei segnali da poter cogliere da un non addetto ai lavori per i quali allarmarsi. Vi chiedo inoltre - se esiste un dato del genere - per quanti anni la vita con il Parkinson rimane "vivibile". Come avrete capito, è piuttosto complicato parlare del tema con lui, sia per il motivo che ho detto prima, sia per il fatto che quando provo ad affrontare l'argomento mi dice di stare tranquillo io e di lasciare tranquillo lui, perché non ha nessuna voglia di pensarci, e di non guardargli la mano che trema perché lo irrita.
Ringraziandovi vi auguro buon lavoro
mio padre, 71 anni, è sotto controllo da due anni presso un neurologo per un sospetto morbo di Parkinson. Vi scrivo perché, dato il suo carattere, tende a non dirmi/omettere informazioni con l'obiettivo di non farmi preoccupare (in genere ottenendo l'effetto contrario).
La storia è questa. Due anni fa decise di farsi visitare a causa di un tremore alla mano destra, che in realtà ha da decenni a causa di un piccolo incidente che gli provocò una cosa che mi pare si chiami tromboflebite al braccio. Il neurologo gli fece scrivere un paio di frasi per verificare la scrittura, e gli disse che l'unico modo per sapere se si trattasse o meno di Parkinson era la scintigrafia, che mio padre scelse di non fare, sapendo che in ogni caso dal Parkinson non si guarisce. Il medico - questo almeno mi ha riferito - assecondò la sua scelta, gli prescrisse un farmaco di cui non ricordo il nome (so solo che è un farmaco da banco), che lui prende con regolarità, e l'ha rivisto l'anno successivo, facendogli ripetere la scrittura delle frasi e trovando la situazione pressoché inalterata.
Nelle ultime settimane il tremore alla mano mi sembra leggermente aumentato (va anche detto che ha avuto un periodo un po' stressante). Fra i segnali che si leggono su internet (e che quindi riporto ben conoscendo i limiti del mezzo in fatto di informazione), posso dire che ha la pelle grassa (anche questo, però, da sempre), che effettivamente negli anni sembra essersi un po' "ringobbito", richiuso, che non ha disturbi dell'umore o ansia e che comunque rimane (come è sempre stato) energico e attivo.
Non vi chiedo, ovviamente, di emettere diagnosi che non ha potuto emettere neanche il medico che lo ha in cura. Vi chiedo però se, da familiare, ci possono essere dei segnali da poter cogliere da un non addetto ai lavori per i quali allarmarsi. Vi chiedo inoltre - se esiste un dato del genere - per quanti anni la vita con il Parkinson rimane "vivibile". Come avrete capito, è piuttosto complicato parlare del tema con lui, sia per il motivo che ho detto prima, sia per il fatto che quando provo ad affrontare l'argomento mi dice di stare tranquillo io e di lasciare tranquillo lui, perché non ha nessuna voglia di pensarci, e di non guardargli la mano che trema perché lo irrita.
Ringraziandovi vi auguro buon lavoro
[#1]
Gentile Utente,
dalla Sua descrizione mi pare che le condizioni di Suo padre siano buone, a parte il lieve tremore alla mano sinistra.
Lo stesso neurologo che ha prescritto solo un farmaco da banco (quale, se potrà saperlo?) non ha chiara la diagnosi.
Quale l'aspettativa di "vita vivibile"? Varia molto da soggetto a soggetto e non esiste una regola generale.
Di solito le forme diagnosticate dopo i 65-70 anni hanno una prognosi migliore "quoad valetudinem" rispetto alle forme giovanili ma ci sono parecchie eccezioni.
Cosa attenzionare? Eventuale rallentamento psicomotorio, iniziale rigidità degli arti, tremore anche nell'altra mano, disturbi del sonno, riduzione dell'olfatto, depressione dell'umore, ecc.
Cordiali saluti
dalla Sua descrizione mi pare che le condizioni di Suo padre siano buone, a parte il lieve tremore alla mano sinistra.
Lo stesso neurologo che ha prescritto solo un farmaco da banco (quale, se potrà saperlo?) non ha chiara la diagnosi.
Quale l'aspettativa di "vita vivibile"? Varia molto da soggetto a soggetto e non esiste una regola generale.
Di solito le forme diagnosticate dopo i 65-70 anni hanno una prognosi migliore "quoad valetudinem" rispetto alle forme giovanili ma ci sono parecchie eccezioni.
Cosa attenzionare? Eventuale rallentamento psicomotorio, iniziale rigidità degli arti, tremore anche nell'altra mano, disturbi del sonno, riduzione dell'olfatto, depressione dell'umore, ecc.
Cordiali saluti
Dr. Antonio Ferraloro
[#4]
Utente
Caro dottore,
mi permetto di tornare a disturbarla per segnalarle che mio padre ha effettuato oggi la visita neurologica: il medico ritiene la situazione immutata negli ultimi tre anni, e per questa ragione, e anche per il fatto che riscontra nella mano un tremore 'd'azione' e non a riposto, è abbastanza sicuro che non sia Parkinson. Ha aggiunto ancora, come le dicevo, che per avere la certezza andrebbe fatta la scintigrafia, che però lui stesso continua a sconsigliare finché mio padre riesce a reggere bene il dubbio a livello psicologico.
Grazie ancora e a presto
mi permetto di tornare a disturbarla per segnalarle che mio padre ha effettuato oggi la visita neurologica: il medico ritiene la situazione immutata negli ultimi tre anni, e per questa ragione, e anche per il fatto che riscontra nella mano un tremore 'd'azione' e non a riposto, è abbastanza sicuro che non sia Parkinson. Ha aggiunto ancora, come le dicevo, che per avere la certezza andrebbe fatta la scintigrafia, che però lui stesso continua a sconsigliare finché mio padre riesce a reggere bene il dubbio a livello psicologico.
Grazie ancora e a presto
[#5]
Gentile Utente,
se Suo padre non presenta tremore né altri sintomi parkinsoniani come rigidità e rallentamento dei movimenti (bradicinesia) non è possibile fare diagnosi di Parkinson. Ottima notizia la stazionarietà del quadro clinico dopo tre anni dall'esordio.
Condivido pertanto la decisione del collega di tenere il paziente sotto osservazione mediante controlli clinici periodici.
Cordialità
se Suo padre non presenta tremore né altri sintomi parkinsoniani come rigidità e rallentamento dei movimenti (bradicinesia) non è possibile fare diagnosi di Parkinson. Ottima notizia la stazionarietà del quadro clinico dopo tre anni dall'esordio.
Condivido pertanto la decisione del collega di tenere il paziente sotto osservazione mediante controlli clinici periodici.
Cordialità
[#6]
Utente
Salve dottore,
mi scusi se torno a "importunarla", ma ieri sono venuto a sapere (giuro che non spio la mail di mio padre, ma mi ha chiesto di inviargli un documento scansionato su tutt'altra cosa, ho visto che c'era uno scambio con il neurologo che lo ha in cura e non ho resistito...) che il medico gli ha prescritto 10 gocce di citalopram, che ho visto essere un antidepressivo. Si usa solo per depressione/ansia, o può in qualche modo collegarsi al sospetto parkinsonismo?
Come avrà intuito, lo domando a lei perché vengo tenuto all'oscuro di tutte queste cose.
Grazie ancora e a presto
mi scusi se torno a "importunarla", ma ieri sono venuto a sapere (giuro che non spio la mail di mio padre, ma mi ha chiesto di inviargli un documento scansionato su tutt'altra cosa, ho visto che c'era uno scambio con il neurologo che lo ha in cura e non ho resistito...) che il medico gli ha prescritto 10 gocce di citalopram, che ho visto essere un antidepressivo. Si usa solo per depressione/ansia, o può in qualche modo collegarsi al sospetto parkinsonismo?
Come avrà intuito, lo domando a lei perché vengo tenuto all'oscuro di tutte queste cose.
Grazie ancora e a presto
[#7]
Gentile Utente
il citalopram è un antidepressivo della classe SSRI, le indicazioni oltre la depressione sono gli stati d'ansia e gli attacchi di panico. Non è un farmaco che si utilizza per i parkinsonismi, consideri però che circa il 40% dei malati di Parkinson esordisce con un disturbo depressivo, questo non vuol dire però che Suo padre debba necessariamente sviluppare un Parkinson.
Cordiali saluti
il citalopram è un antidepressivo della classe SSRI, le indicazioni oltre la depressione sono gli stati d'ansia e gli attacchi di panico. Non è un farmaco che si utilizza per i parkinsonismi, consideri però che circa il 40% dei malati di Parkinson esordisce con un disturbo depressivo, questo non vuol dire però che Suo padre debba necessariamente sviluppare un Parkinson.
Cordiali saluti
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 3.5k visite dal 25/09/2017.
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Approfondimento su Parkinson
Il Morbo di Parkinson è una malattia neurodegenerativa che colpisce il sistema nervoso centrale. Scopri cause, sintomi, cura e terapia farmacologica.