Neuropatia delle piccole fibre o intrappolamento del nervo nel tunnel tarsale?

Gentili medici,
nell'autunno del 2015 camminando per strada avvertii un dolore molto forte alla caviglia destra la parte anteriore, una forte contrattura come uno strappo seguita da crampi che dalla caviglia andarono fino alla pianta del piede e mi procurarono accavallamento delle dita.
Dopo qualche giorno di relativo benssere il crollo, non mi reggevo in piedi.
Andai dal mio ortopedico che mi diagnosticò dapprima una tendinite agli estensori, mi prescrisse versatis cerotto, deflan 1/4 cpr al giorno e dopo 15 gg mi disse che si era verificato un intrappolamento del nervo nel tunnel tarsale e che se non si risolveva spontaneamente con neurotrofici, sarei dovuta andare sotto i ferri e mi fece un'iniezione di acido ialuronico.
Alla fine dell'anno non avendo riscontrato alcun miglioramento, andai da un omeopata che mi diagnosticò una neuropatia delle piccole fibre e mi prescrisse arnica cpr, acido alfa lipoico, vitamina d3 forte dosaggio. Mi fece un test di conduzione nervosa e mi disse che la mia situazione era fortunatamente reversibile e che i nervi si sarebbero riparati.
A gennaio effettuai una ecografia dalla quale si evidenziarono tendini sani. E il mese successivo una emg che diede esito negativo, ma l'omeopata disse che ci sarebbe voluta una biopsia della cute.
Nei mesi seguenti sono progressivamente migliorata grazie a tutte queste cure, tanto da ritornare a condurre verso l'estate una vita quasi normale. Dall'inizio di febbraio è iniziato un lento, inspiegabile e progressivo peggioramento.
Contrattura parte anteriore della gamba e caviglia, sento sempre come se qualcosa dovesse accavallarsi, il tallone deve essere sempre sollevato, difatti porto un rialzo interno sotto di esso... Quando il dolore è molto forte mi si irradia anche nella parte laterale esterna della caviglia e a volte anche se raramente è capitato di sentire dolore anche dietro e formicolii alla pianta del piede sotto le dita...
Crampi soprattutto che fanno muovere l'alluce.
Negli ultimi giorni ho preso per un po' di giorni il diclofenac 100 mg ripartito in due somministrazioni e sono diminuiti di molto i dolori e i crampi all'alluce...
Ah i dolori ce li ho quando sto in piedi o cammino... da sdraiata o seduta con le gambe stese su una sedia è difficile che io abbia dolore, anche se a volte è capitato...
Piede cadente, a volte davvero un peso morto che mi trascino... devo sempre portare calzature aderenti e strette, perchè trascinare una pantofola un po' larga provoca in me dolori crampi e non riesco a camminare praticamente.
Io non so davvero che pensare? Di cosa si potrebbe trattare e perchè un peggioramento così grave dopo mesi?
Grazie a chi potrà rispondermi.
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Dr. Mauro Colangelo Neurologo, Neurochirurgo 6.6k 358
La descrizione dei suoi sintomi porta alla mente più di un problema che dovrebbe essere clinicamente escluso. Potrebbe trattarsi di una fascite plantare così come di un interessamento del nervo sciatico. Non mi sento di escludere anche un problema di natura vascolare. La valutazione clinica dovrebbe quindi passare attraverso il parere dell'Ortopedico, del Neurologo e dell'angiologo.
Cordialmente

Dott. Mauro Colangelo, Neurochirurgo/Neurologo
maurocolang@gmail.com
www.colangeloneurologo.it

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Utente
Utente
Grazie dottore, per la sua pronta risposta. Ho consultato un ortopedico che dopo una attenta visita mi ha diagnosticato una tenosinovite agli estensori del piede destro e mi ha prescritto magnetoterapia notturna, per otto ore a notte, antinfiammatorio aceclofenac, che però risulta acqua fresca e un integratore a base di Boswellia, rame, zinco e vitamina c.
A tutt'oggi dopo un mese di terapia, i benefici però sono piuttosto scarsi.
C'è qualche altra terapia che potrei effettuare in aggiunta alla magnetoterapia?
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Dr. Mauro Colangelo Neurologo, Neurochirurgo 6.6k 358
Se la valutazione effettuata dall'Ortopedico ed il rimedio suggerito non hanno conseguito effetti risolutivi, a parere mio dovrebbe andare avanti con le indagini, come le ho scritto in precedenza, per poter pervenire ad una migliore definizione diagnostica.