Continuo affanno e sensazione di non riempire i polmoni

Buongiorno! ho 29 anni, sono un ex sportivo semiprofessionista ed ho dovuto sospendere l'attività agonistica a seguito dell'insorgenza di extrasistoli ventricolari monomorfe.
Attualmente sono sotto controllo cardiologico e dai vari esami svolti ( ecg riposo, ecg sotto sforzo, ecocardio, rmn cardiaca, ecc) mi è stata appunto diagnosticata una aritmia cardiaca "benignia" dovuta allo stress.
In aggiunta ho un' ernia iatale da scivolamento da diversi anni con il consueto reflusso gastrico che curo con 1 compressa di pariet 20.
I cambiamenti dello stile di vita e l'improvviso "abbandono" dello sport mi hanno portato ad essere sempre più ansioso fino ad un periodo in cui ho avuto diversi attacchi di panico; mi sono rivolto ad un neurologo che mi ha prescritto un ciclo di xanax: 5+5 goccie al giorno per 15gg per poi sospenderle per 15gg e riprendere il ciclo... Per un periodo sono stato notevolmente meglio, ma da 20gg ho questa strana sensazione di affanno, come se mi mancasse il fiato e non riuscissi a riempire i polmoni.
L'unica cosa che ho fatto di "sbagliato" è stato diminuire le goccie di xanax a 3+3 al giorno...
Può trattarsi di un'ansia più forte?
Dalle prove spirometriche che eseguivo non ho mai ricevuto referti negativi, anzi ho sempre avuto molta capacità polmonare anche grazie al fatto che suono uno strumento musicale a fiato.
Diciamo che è un pò come il cane che si morde la coda, mi manca l'aria e mi cresce l'ansia di non respirare...che devo fare?
Grazie e buon lavoro
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Dr. Antonio Ferraloro Neurologo 76.9k 2.4k
Gentile Utente,

escluse cause organiche, si può indirizzare verso l'origine ansiosa del disturbo riferito.
Lo xanax è un ansiolitico per cui ha solo un effetto transitorio e limitato al periodo di assunzione essendo un farmaco sintomatico, inoltre il dosaggio di 3+3 gtt al giorno è ampiamente insufficiente.
A mio avviso la terapia dovrebbe essere diversa, con farmaci più incisivi, assunti per un lungo periodo e associati o meno alla psicoterapia.
Pertanto il consiglio che Le posso dare è di rivolgersi ad uno psichiatra per avere una valutazione diretta del problema.

Cordiali saluti

Dr. Antonio Ferraloro

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