Debolezza alle mani e fatica a parlare
Buonasera,
richiedo un consulto online per una persona a me cara, che ha appena compiuto 57 anni di età e da un anno, circa, riscontra debolezza alle mani (il tutto è cominciato dalle dita di una mano, per poi proseguire alla mano intera), stato che peggiora col freddo e si "stabilizza" col caldo. Da qualche mese ha manifestato anche qualche difficoltà a parlare.
La persona in questione, per oltre 20 anni, ha seguito una dieta iperproteica, arrivando ad avere la gotta, gonfiore alle mani che poi è stata curata con somministrazione di colchicina. Una volta guarito questo disturbo, ha poi continuato a seguire un'errata alimentazione, escludendo dalla sua dieta le proteine. Dopo 7 anni, sono comparsi questi sintomi.
Ha fatto una risonanza alla cervicale (che ha evidenziato un inspessimento osseo e una "brutta cervicale" da quello che ha detto il medico), alla testa, esami del sangue di diverso tipo, tra i quali anche quelli immunologici e i risultati non hanno evidenziato alcun tipo di malattia. Ha inoltre fatto diverse elettromiografie che hanno evidenziato una conduzione inferiore al normale in tutto l'organismo. Al momento il verdetto del neurologo che segue questa persona è stato una "diagnosi per esclusione" di sla, pur volendo fare più avanti una puntura lombare e una settimana di ricovero con somministrazione di immunoglobuline.
Una teoria "clinica" che ha sviluppato il nostro medico di famiglia, al quale mi associo, è che la persona in questione, a causa delle due diete squlibrate seguite (la prima iperproteica e la seconda a esclusione delle proteine) dell'eliminazione delle proteine dalla sua dieta, possa aver compromesso la membrana che avvolge i nervi, composta da proteine. Da qui la spiegazione dei "peggioramenti" con esposizione al freddo e dei conseguenti "assestamenti" col caldo.
Al momento questa persona sta pertanto facendo delle iniezioni di vitamina B12 e assumendo folina e complessi vitaminici e, a seguito di ciò, riscontriamo che la voce è leggermente migliorata, anche se questa terapia è in corso da poco più di un mese.
E' chiaro che la somministrazione di vitamine rappresenta un "ultimo appiglio" per escludere l'ipotesi peggiore "diagnosticata per esclusione" dal neurologo.
Siamo intenzionati a richiedere un secondo consulto da un altro neurologo e da un reumatologo, come ci è già stato suggerito.
Quello che domando è: è possibile che la carenza vitaminica possa aver portato a questi danni, esiste una possibilità?
Sperando e ringraziandovi in anticipo, formulo cordiali saluti.
richiedo un consulto online per una persona a me cara, che ha appena compiuto 57 anni di età e da un anno, circa, riscontra debolezza alle mani (il tutto è cominciato dalle dita di una mano, per poi proseguire alla mano intera), stato che peggiora col freddo e si "stabilizza" col caldo. Da qualche mese ha manifestato anche qualche difficoltà a parlare.
La persona in questione, per oltre 20 anni, ha seguito una dieta iperproteica, arrivando ad avere la gotta, gonfiore alle mani che poi è stata curata con somministrazione di colchicina. Una volta guarito questo disturbo, ha poi continuato a seguire un'errata alimentazione, escludendo dalla sua dieta le proteine. Dopo 7 anni, sono comparsi questi sintomi.
Ha fatto una risonanza alla cervicale (che ha evidenziato un inspessimento osseo e una "brutta cervicale" da quello che ha detto il medico), alla testa, esami del sangue di diverso tipo, tra i quali anche quelli immunologici e i risultati non hanno evidenziato alcun tipo di malattia. Ha inoltre fatto diverse elettromiografie che hanno evidenziato una conduzione inferiore al normale in tutto l'organismo. Al momento il verdetto del neurologo che segue questa persona è stato una "diagnosi per esclusione" di sla, pur volendo fare più avanti una puntura lombare e una settimana di ricovero con somministrazione di immunoglobuline.
Una teoria "clinica" che ha sviluppato il nostro medico di famiglia, al quale mi associo, è che la persona in questione, a causa delle due diete squlibrate seguite (la prima iperproteica e la seconda a esclusione delle proteine) dell'eliminazione delle proteine dalla sua dieta, possa aver compromesso la membrana che avvolge i nervi, composta da proteine. Da qui la spiegazione dei "peggioramenti" con esposizione al freddo e dei conseguenti "assestamenti" col caldo.
Al momento questa persona sta pertanto facendo delle iniezioni di vitamina B12 e assumendo folina e complessi vitaminici e, a seguito di ciò, riscontriamo che la voce è leggermente migliorata, anche se questa terapia è in corso da poco più di un mese.
E' chiaro che la somministrazione di vitamine rappresenta un "ultimo appiglio" per escludere l'ipotesi peggiore "diagnosticata per esclusione" dal neurologo.
Siamo intenzionati a richiedere un secondo consulto da un altro neurologo e da un reumatologo, come ci è già stato suggerito.
Quello che domando è: è possibile che la carenza vitaminica possa aver portato a questi danni, esiste una possibilità?
Sperando e ringraziandovi in anticipo, formulo cordiali saluti.
[#1]
Caro utente,
preliminarmente: la debolenzza alle mani e la difficoltà nel parlare, potrebbe starci in un corredo sintomatologico per una SLA. Naturalmente la diagnosi clinica si basa su una serie e sintomi neurologici (ad esempio atrofia e debolezza mani ed arti superiori ma con riflessi osteotendinei o ROT vivaci patologici, tanto per rammentarne uno, forse quello più "patognomonico", del quale lei non mi racconta nè pare raccontarci il neurologo che segue il paziente.
Passando oltre una diagnosi di SLA "per esclusione" (e spero che non sia stata questa nè la terminologia usata dal neurologo nè tantomeno il criterio) sarebbe degna del "bestiario medico".
Inoltre nel paziente affetto da SLA le elettromiografie sono patologiche (con caratteristiche neurofisiopatologiche che non approfondiremo in questa sede) e non normali.
Questo è tanto più vero in quanto gli unici 2 criteri diagnostici sono:
1)quello clinico,
2)e quello elettromiografico.
Pertanto, o ci sono cose che non ha detto o che non ha spiegato adeguatamente o il paziente non ha la SLA.
Il consiglio: si rivolga ad un "centro specialistico nelle malattie del motoneurone" e comunque chieda una "seconda opinione".
Vorrei, poi, sapere cosa significa che la RM ha evidenziato un "brutta cervicale" giacchè proprio il tratto cervicale potrebbe essere il responsabile delle debolezza progressiva alle mani.
Circa la terapia vitaminica ed il relativo miglioramento: i due fatti depongono contro una diagnosi di SLA. L'unico farmaco riconosciuto dalle linee guida internazionali che abbia una qualche seppur lieve efficacia è il Riluzolo.
Mi sembra che ci siano troppi ?????? e che non ci sia una linea guida, qualcuno che guidi il percorso...
Cordialmente.
preliminarmente: la debolenzza alle mani e la difficoltà nel parlare, potrebbe starci in un corredo sintomatologico per una SLA. Naturalmente la diagnosi clinica si basa su una serie e sintomi neurologici (ad esempio atrofia e debolezza mani ed arti superiori ma con riflessi osteotendinei o ROT vivaci patologici, tanto per rammentarne uno, forse quello più "patognomonico", del quale lei non mi racconta nè pare raccontarci il neurologo che segue il paziente.
Passando oltre una diagnosi di SLA "per esclusione" (e spero che non sia stata questa nè la terminologia usata dal neurologo nè tantomeno il criterio) sarebbe degna del "bestiario medico".
Inoltre nel paziente affetto da SLA le elettromiografie sono patologiche (con caratteristiche neurofisiopatologiche che non approfondiremo in questa sede) e non normali.
Questo è tanto più vero in quanto gli unici 2 criteri diagnostici sono:
1)quello clinico,
2)e quello elettromiografico.
Pertanto, o ci sono cose che non ha detto o che non ha spiegato adeguatamente o il paziente non ha la SLA.
Il consiglio: si rivolga ad un "centro specialistico nelle malattie del motoneurone" e comunque chieda una "seconda opinione".
Vorrei, poi, sapere cosa significa che la RM ha evidenziato un "brutta cervicale" giacchè proprio il tratto cervicale potrebbe essere il responsabile delle debolezza progressiva alle mani.
Circa la terapia vitaminica ed il relativo miglioramento: i due fatti depongono contro una diagnosi di SLA. L'unico farmaco riconosciuto dalle linee guida internazionali che abbia una qualche seppur lieve efficacia è il Riluzolo.
Mi sembra che ci siano troppi ?????? e che non ci sia una linea guida, qualcuno che guidi il percorso...
Cordialmente.
Dr. Otello Poli, MD
Neurologo-Algologo-Esperto in Medicina del Sonno
email: otellopoli@gmail.com
[#2]
Utente
Gent. mo Dr. Poli,
la ringrazio molto per la risposta così celere e per la gentilezza dimostratami.
Per la situazione delle mani di questa persona, le posso dire che in entrambe le mani risulta un calo della massa muscolare (non so dirle il termine tecnico, ma risulta tra l'attaccatura del pollice e l'indice a causa della ridotta mobilità dovuta alla perdita di forza e alla conseguente riduzione dell'uso, soprattutto, della mano più debole).
Entrambe le mani non hanno una struttura regolare e risultano un po' "deformate", ma parliamo di una persona iperattiva, dall'ossatura grossa, che ha sempre fatto lavori domestici a partire dalle prime ore del mattino e, dopo l'episodio di gotta alle mani, che ne aveva provocato gonfiore, quest'ultime ne erano rimaste in parte compromesse e ingrossate.
La "diagnosi" (pur volendo, il neurologo, dopo le festività, proseguire con una puntura lombare e con un ricovero di una settimana con somministrazione di immunoglobiline) è stata proprio definita "per esclusione", suscitando la mia perplessità, oltre al fatto di voler comunque proseguire con ulteriori esami (tentativi?)
Le elettromiografie, che sono state ripetute più di una volta, hanno evidenziato una conduzione inferiore al normale in tutto l'organismo.
La definizione di "brutta cervicale" è stata data dal medico che seguiva lo studio dov'è stata fatta la risonanza (e l'ecografia) alla cervicale, mentre il tecnico, prima che riportassimo l'esito al neurologo, aveva dato la speranza che con degli antiinfiammatori la cosa si sarebbe potuta risolvere; speranza che il neurologo ha totalmente escluso.
Ho sottomano l'esito della RM, glielo riporto:
"Diffuse note degenerative disco-somatiche prevalenti C4-C5/C5-C6/C6-C7 con protusione circonferenziale del disco e ipertrofia osteo-ligamentosa posteriore che determina riduzione in ampiezza dei canali neurali.
Non evidenti ernie o frammenti nucleari espulsi.
Nella norma l'ampiezza del canale spinale.
Non si rilevano processi espansivi intra o extrarachidei.
Non evidenti alterazioni osteostrutturali.
Midollo spinale nella norma.
Regolari le strutture sia osee che nervose del passaggio cranio-cervicale."
Sicuramente richiederemo un secondo parere.
Per il momento la persona in questione sta procedendo con questa terapia a base di proteine e complessi vitaminici (e ci auguriamo che i miglioramenti siano più evidenti nei prossimi mesi. Al momento è trascorso solo un mese da quando ha cominciato con le iniezioni di B12, folina e a seguire una dieta più variata e sicuramente proteica.)
Sull'influenza del clima esterno sulla debolezza/funzionalità delle mani non mi sa dire nulla?
Ringraziandola nuovamente per la sua risposta gentilissima, le formulo cordiali saluti.
la ringrazio molto per la risposta così celere e per la gentilezza dimostratami.
Per la situazione delle mani di questa persona, le posso dire che in entrambe le mani risulta un calo della massa muscolare (non so dirle il termine tecnico, ma risulta tra l'attaccatura del pollice e l'indice a causa della ridotta mobilità dovuta alla perdita di forza e alla conseguente riduzione dell'uso, soprattutto, della mano più debole).
Entrambe le mani non hanno una struttura regolare e risultano un po' "deformate", ma parliamo di una persona iperattiva, dall'ossatura grossa, che ha sempre fatto lavori domestici a partire dalle prime ore del mattino e, dopo l'episodio di gotta alle mani, che ne aveva provocato gonfiore, quest'ultime ne erano rimaste in parte compromesse e ingrossate.
La "diagnosi" (pur volendo, il neurologo, dopo le festività, proseguire con una puntura lombare e con un ricovero di una settimana con somministrazione di immunoglobiline) è stata proprio definita "per esclusione", suscitando la mia perplessità, oltre al fatto di voler comunque proseguire con ulteriori esami (tentativi?)
Le elettromiografie, che sono state ripetute più di una volta, hanno evidenziato una conduzione inferiore al normale in tutto l'organismo.
La definizione di "brutta cervicale" è stata data dal medico che seguiva lo studio dov'è stata fatta la risonanza (e l'ecografia) alla cervicale, mentre il tecnico, prima che riportassimo l'esito al neurologo, aveva dato la speranza che con degli antiinfiammatori la cosa si sarebbe potuta risolvere; speranza che il neurologo ha totalmente escluso.
Ho sottomano l'esito della RM, glielo riporto:
"Diffuse note degenerative disco-somatiche prevalenti C4-C5/C5-C6/C6-C7 con protusione circonferenziale del disco e ipertrofia osteo-ligamentosa posteriore che determina riduzione in ampiezza dei canali neurali.
Non evidenti ernie o frammenti nucleari espulsi.
Nella norma l'ampiezza del canale spinale.
Non si rilevano processi espansivi intra o extrarachidei.
Non evidenti alterazioni osteostrutturali.
Midollo spinale nella norma.
Regolari le strutture sia osee che nervose del passaggio cranio-cervicale."
Sicuramente richiederemo un secondo parere.
Per il momento la persona in questione sta procedendo con questa terapia a base di proteine e complessi vitaminici (e ci auguriamo che i miglioramenti siano più evidenti nei prossimi mesi. Al momento è trascorso solo un mese da quando ha cominciato con le iniezioni di B12, folina e a seguire una dieta più variata e sicuramente proteica.)
Sull'influenza del clima esterno sulla debolezza/funzionalità delle mani non mi sa dire nulla?
Ringraziandola nuovamente per la sua risposta gentilissima, le formulo cordiali saluti.
[#3]
Caro utente,
non sono assolutamente esprimermi per due volte su uno stesso caso clinico, ma nello specifico c'è qualcosa che continua a sfuggire.
Sinteticamente: la sequenza elettromiografie normali->diagnosi "per esclusione " di SLA da parte di uno specialista in neurologia->rachicentesi ovvero puntura lombare per lo studio del liquor e programmata cura con immunoglobuline (qualcuno non ha ben compreso qualcosa di importante, verosimilmente io che sto fornendo un consulto a distanza senza visitare nè paziente nè visionare gli esami eseguiti o poter programmare quelli da fare), ma a questo punto lo studio del liquor mediante puntura lombare e successivo trattamento con immunoglobuline fa pensare che il neurologo del paziente abbia formulato una diversa diagnosi.
In sostanza lo studio del liquor cerebrospinale ed il trattamento con immunoglobuline non ha nulla a che fare con SLA (sembrerebbe che si stesse parlando di una poliradicoloneuropatia tipo Guillain-Barrè oppure di una forma meno grave di tipo cronico/ricorrente: altrimenti le immunoglobuline andrebbero iniziate subito).
Ripeto credo ci sia un gran confusione nella comunicazione e, purtroppo pur non essendo mia abitudine criticare l'operato dei colleghi, la esorto a chiedere in tempi brevi un "secondo parere".
In fondo se c'è un difetto di comunicazione questo solitamente non dipende tanto dal paziente (che naturalmente ignora la materia medica) ma verosimilmente dipende dal professionista che non trova la maniera adatta di comunicare, di farsi capire.
Alfine, "repetita iuvant": nella SLA le elettromiografie sono patologiche e nè lo studio del liquor nè il trattamento con immunoglobuline hanno nulla a che fare con questa patologia. Stiamo parlando di qualcosa di diverso.
Buona fortuna.
non sono assolutamente esprimermi per due volte su uno stesso caso clinico, ma nello specifico c'è qualcosa che continua a sfuggire.
Sinteticamente: la sequenza elettromiografie normali->diagnosi "per esclusione " di SLA da parte di uno specialista in neurologia->rachicentesi ovvero puntura lombare per lo studio del liquor e programmata cura con immunoglobuline (qualcuno non ha ben compreso qualcosa di importante, verosimilmente io che sto fornendo un consulto a distanza senza visitare nè paziente nè visionare gli esami eseguiti o poter programmare quelli da fare), ma a questo punto lo studio del liquor mediante puntura lombare e successivo trattamento con immunoglobuline fa pensare che il neurologo del paziente abbia formulato una diversa diagnosi.
In sostanza lo studio del liquor cerebrospinale ed il trattamento con immunoglobuline non ha nulla a che fare con SLA (sembrerebbe che si stesse parlando di una poliradicoloneuropatia tipo Guillain-Barrè oppure di una forma meno grave di tipo cronico/ricorrente: altrimenti le immunoglobuline andrebbero iniziate subito).
Ripeto credo ci sia un gran confusione nella comunicazione e, purtroppo pur non essendo mia abitudine criticare l'operato dei colleghi, la esorto a chiedere in tempi brevi un "secondo parere".
In fondo se c'è un difetto di comunicazione questo solitamente non dipende tanto dal paziente (che naturalmente ignora la materia medica) ma verosimilmente dipende dal professionista che non trova la maniera adatta di comunicare, di farsi capire.
Alfine, "repetita iuvant": nella SLA le elettromiografie sono patologiche e nè lo studio del liquor nè il trattamento con immunoglobuline hanno nulla a che fare con questa patologia. Stiamo parlando di qualcosa di diverso.
Buona fortuna.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 5.2k visite dal 04/12/2012.
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