Ritardo mentale

Salve, sono un ragazzo di 26 anni. E' da tempo che convivo con un problema per me enorme; si tratta di mia madre che soffre di un ritardo mentale di grado lieve congenito, diagnosticato 4-5 anni fa da una ASL, reparto malattie mentali. Non è in grado di effettuare una sua pulizia personale, soffre di amnesie (dimenticandosi molte volte di quello che deve fare), non è in grado di fare semplici somme algebriche, ecc. Purtroppo diverse persone si sono approfittate di questo suo stato e, tempo fa, gli sono stati rubati molti soldi tramite raggiro. In pratica è stata convinta a mettere una firma e ritirare i suoi risparmi postali. Di recente un'altra signora si è approfittata di mia madre, arrivando ad azzerrare anche i miei risparmi, accumulando fatture e bollette varie per diverse centinaia di euro, comprando mobili, ecc. L'unica nostra fonte di sostentamento è la pensione di mia nonna, che ahimè è allettata; ho dovuto cambiare anche la delega alla riscossione della pensione, dato che era intestata a questa signora che raggira mia madre (trattasi della badante di mia nonna, persona a cui ovviamente o disdetto il contratto). Mia madre è arrivata a farmi 4 denunce per presunti maltrattamenti e minacce; in pratica l'ho rimproverata più e più volte su quello che stava facendo, senza arrivare tuttavia a nessun risultato, dato che poi faceva come voleva lei. IO SINCERAMENTE NON SOPPORTO PIù QUESTA SITUAZIONE, CHIEDO AIUTO ALLO STATO, AL MONDO NON PROFIT, A CHI VORRA' AIUTARMI, PERHE' MI STO ESAURENDO ANCHE IO. GRAZIE.
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Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119
Gentile utente,
le soluzioni ci sono.

Con l'aiuto dell'assistente sociale e del medico specialista curante, mi rivolgerei all'Ufficio Tutele del Tribunale della vostra zona, più precisamente, al Giudice Tutelare, con la richiesta dell'assegnazione dell'Amministratore di Sostegno. L'Amministratore di Sostegno è una figura che si ooccuperebbe della gestione del patrimonio, degli affari economici della persona, essendo in tali contesti praticamente il suo rappresentante, facendolo sull'incarico del Giudice Tutelare, nei limiti delle competenze (più ampie o più ristrette) conferite da tale Giudice e con i resoconti periodici della propria attività di fronte al Giudice.
L'assegnazione dell'Amministratore di Sostegno richiede il consenso della persona assistita, è una forma di tutela volontaria, e successivamente l'assistito può esprimere anche la richiesta di sostituzione dell'Amministratore di Sostegno, se ne ha dei motivi.

Si tratta di una forma di rapppresentanza della persona sicuramente più tutelante rispetto alla "delega". Nel frattempo è una forma di tutela più mite e rispettosa della volontà della persona rispetto al provvedimento di "Interdizione", il quale ultimo è una forma di tutela più "sicura", perché non solo prevede la nomina di un Tutore in qualità del legale rappresentante, ma anche priva la persona di una serie di diritti civili che hanno valenza nella vita d'affari, e dunque la persona non potrebbe, anche volendo, formare da sola i contratti, redigere il testamento, contrarre un matrimonio, ecc., ecc. Ma è anche una forma di tutela più estrema ed ha un carattere formalmente imposto (anche perché in tali casi si valuta che la persona interessata non sia in grado di valutare la necessità della tutela), dunque viene decisa dal Giudice Tutelare a prescindere della volontà della persona nei casi nei quali ne sono presenti i motivi sostenuti dai pareri degli specialisti.

Quale forma di tutela sia più opportuna valuta il Giudice, su richiesta però degli professionisti in ambito (assistenti sociali, psichiatri che seguono la persona).

Tornando all'Amministrazione di Sostegno, la richiesta può essere presentata all'ufficio Tutela del Tribunale sia da parte della persona interessata (la Sua mamma), sia da parte di qualunque altra persona (compreso un familiare), ma è più opportuno farsi assistere dall'assistente sociale e dal medico specialista curante.

In qualità dell'Amministratore di Sostegno spesso viene nominata una persona con la quale la persona assistita ha già o può avere un naturale rapporto di fiducia, dunque spesso per prime vengono valutate le candidature dei familiari, e solo se i familiari si dichiarano non disponibili o se la persona lo rifiuta, si procede alla nomina di un amministratore di sostegno fra le persone esterne (spesso, ma non sempre, un avvocato).

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Ho esposto una breve panoramica sulle forme di tutela, senza descrivere molti particolari, che invece potrebbero essere importanti da sapere. A tale proposito può consultare l'assistente sociale del Distretto Sociale della vostra zona o, se la Sua madre è seguita al Centro di Salute Mentale, l'assistente sociale di tale Centro. L'assistente sociale in questo caso, oltre alla parte informativa e la parte burocratica formale,
saprà coinvolgere le altre figure necessarie (come il medico psichiatra) per avvanzare un'eventuale richiesta al Giudice.

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E' degno di nota però l''aspetto clinico, il quale potrebbe non essere ottimamente compreso. Quanti anni ha la Sua madre ? Il "ritardo mentale" è una problematica psicopatologica inerente allo sviluppo psicofisico, e, a rigore, dovrebbe essere presente già prima dell'età di 18 anni. Come si spiega il fatto che è stata diagnosticata solo 4-5 anni fa ? Possiamo ammettere che, essendo "lieve", non si è manifestato con una sufficiente evidenza. Però, in quel caso anche ora, se è "lieve", mi chiederei quanto è clinicamente significativo, e, se, in altre parole, le problematiche che Lei descrive sono da attribuirsi solo al Ritardo Mentale.

Secondo me, alcuni dei fatti da Lei riferiti non si spiegano con la diagnosi di Ritardo Mentale Lieve e, secondo me, non si spiegano con un Ritardo Mentale in generale. Questa è una mia impressione, che ha i propri limiti, perché conosco il caso molto parzialmente, solo viaa internet, senza avere visitato la persona.

Per cui, in ogni modo, la diagnosi va aggiornata e va fatta una valutazione più approfondita al Centro di Salute Mentale della vostra zona.

Dr. Alex Aleksey Gukov

[#2]
Utente
Utente
Innanzitutto grazie per il consulto.
Sono andato dall'assistente sociale della mia circoscrizione, ma mi ha detto cose che già lei mi ha descritto in modo corposo. Io procederò ad informare le autorità di questa situazione, in modo dettagliato, dato che il mio avvocato "dorme" ed è da febbraio che non mi fa sapere niente, nonostante gli abbia raccontato e portato tutti i documenti necessari per procedere. Il mio cruccio è: far fare una visita psichiatrica, neurologica o altro a mia madre, e soprattutto, riuscire a convincerla a farla. Non so più come comportarmi, la situazione è grave, poichè c'è anche mia nonna che è allettata e non è in grado di gestirla autonomamente. IO MI CHIEDO...MA LO STATO DOV'è IN QUESTE SITUAZIONI? spero solo di riuscire a farlgli fare la visita a mia madre e poter andare dal giudice tutelare per chiedere questa benedetta amministrazione di sostegno; anche se già so che ci vorrà molto tempo.
Saluti.
[#3]
Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119
<<..Il mio cruccio è: far fare una visita psichiatrica, neurologica o altro a mia madre, e soprattutto, riuscire a convincerla a farla..>>

Il Servizio di Salute Mentale della vostra zona, al quale Le consiglio di rivolgersi, ha le competenze per fare la visita specialistica eventualmente anche in regime di un "accertamento sanitario obbligatorio" in ambulatorio del Centro di Salute Mentale (CSM) o a domicilio della persona. A segnalare a questi servizi il caso può anche un familiare, ad esempio Lei, che intanto può già recarsi all'Ambulatorio del CSM e riferire la situazione dal proprio punto di vista.

<<..spero solo di riuscire a farlgli fare la visita a mia madre e poter andare dal giudice tutelare....>>

Per un miglior svolgimento della pratica (che alla fine potrà richiedere tutta quanta la documentazione, relazioni e pareri) si raccomanda di allegare alla domanda una relazione specialistica di rispettiva competenza, ma in realtà, per dar corso alla pratica, dovrebbe essere sufficiente anche una sola domanda iniziale dell'interessato o, in teoria, di chiunque altro che segnala la situazione. Questo anche perché l'Amministrazione di Sostegno non si dà solo nei casi psichiatrici o neurologici. E' logico che l'ufficio del Giudice Tutelare, una volta presentata la domanda, possa richiedere o sottolineare la necessità di un parere specialistico di rispettiva competenza.

Per cui, secondo me, Lei ha il diritto di rivolgersi già direttamente all'Ufficio del Giudice Tutelare presso il Tribunale della vostra città, fare a livello formale quello che si può fare già, spiegare la situazione, e, se, logicamente, loro vorranno i pareri specialistici e dell'assistente sociale, spiegare la difficoltà nel procedere negli accertamenti e chiedre se possono sollecitarli.

Fra l'altro, presso l'Ufficio del Giudice Tutelare Le possano spiegare tutta la procedura meglio di quanto possa fare chiunque altro.

<<..so che ci vorrà molto tempo..>>

Esiste anche la possibilità di richiedere l'iter in forma accelerata, se le circostanze lo richiedono.

<<..L'unica nostra fonte di sostentamento è la pensione di mia nonna, che ahimè è allettata..>>

La nonna potrebbe avere il diritto all'assegno di accompagnamento (forse c'è l'ha già?). La madre, in caso di conferma della problematica psichiatrica, potrebbe avere il diritto all'invalidità civile e alla rispettiva pensione. Queste pratiche possono richiedere qualche mese, ma, se non sono state fatte, conviene iniziarle (rivolgersi al medico di base).

Comunque, Lei stesso ha già 26 anni. Se lavora, allora non è giusto parlare della pensione della nonna come "l'unica nostra fonte di sostentamento", e se Lei non lavora, ma è in grado di lavorare, Lei è comunque una delle fonti potenziali di sostenimento.
[#4]
Utente
Utente
Gent. dottore,
dopo un lungo e travagliato periodo, in cui è stato venduto un immobile a prezzo irrisorio da parte di mia madre, sono finalmente riuscito ad ottenre l'amm. di sost. per lei ed a breve anche per mia nonna nominando un unico a.d.s. esterno. Qualche settimana fa ho rinvenuto nella casa dove mia madre risiedeva, un suo referto psichiatrico. Di seguito riporto quello che c'è scritto per avere qualche chiarimento maggiore:

RELAZIONE PSICODIAGNOSTICA
Data di nascita paziente: 23/12/1962 Sesso: F Scolarità: 8 anni
Informazioni anamnestiche: riferisce che da piccola non riusciva a camminare, ma non sa per quale motivo; che è stata curata per quella patologia ma che, soprattutto, è stata “miracolata”.

Valutazione clinica: evoca con precisione gli avvenimenti salienti della sua esistenza; il linguaggio spontaneo è fluente e nel comportamento nel comportamento, nella conversazione si manifestano scarse competenze relazionali e difficoltà di concettualizzazione.

Alla sig.ra è stato somministrato un protocollo neuropsicologico per verificare la presenza o meno di deficit cognitivi. I risultati delle singole prove già corrette per età e scolarità sono riportate di seguito. Ogni singola prova è confrontata con un valore di riferimento (cut-off) ricavato da un gruppo di controllo che rappresenta la popolazione normale con la stessa età e scolarità del soggetto. Il significato di ogni singola prestazione è riportato a fianco del punteggio corretto (nella norma, limite inferiore, deficitaria).

Funzione cognitiva Test Punt. Cut-off Interpret.
Valut. funzioni esecutive F.A.B. 7,9 p.eq.0 Deficitario

Valut. cognitiva generale MMSE 20,62 <24 Deficitario

Valut. capacità visuo-
prassiche e spaziali Test dell’orologio 2 <3 Deficitario

Valut.memoria focale TMT A 135 p.eq.0 Deficitario
e divisa TMT B Non somm.

Valut. capacità astrattiva C.P.M. di
Raven 5 p.eq.0 Deficitario

Valut. prassia costruttiva
e memoria visiva R.O.C.F. 28,73 p.eq.0 Deficitario

28,73 Richiamo 5,75 p.eq.0

Valut.memoria verbale 15 parole 43,2 p.eq.4 Nella norma
di Rey

Richiamo 11,2 p.eq.4 Nella norma

Valut.accesso al less. Fluenza fonem. 20,1 p.eq.1 Al limite

Fluenza seman. 14,1 p.eq.2 Sufficiente

Valut.autonomia person. A.D.L. 6 <5 Nella norma

Valut.autonomia strument. I.A.D.L. 6 <7 Deficitario


CONCLUSIONI
La sig.ra, dalla valutazione effettuata, presenta difficoltà intellettive globali (piuttosto che specifici deficit cognitivi), eventualmente imputabili a problematiche già presenti in età evolutiva. Ha acquisito e mantiene, secondo quanto riferisce, l’autonomia personale nel quotidiano, ma sicuramente non è in grado di provvedere autonomamente a programmare ed eseguire autonomamente azioni complesse.

Foggia, 03/08/2012

Spero sia tutto più chiaro.

Cordiali saluti.