Disintossicazione alcolica

Salve,
La mia famiglai sta affrontando un problema abbastanza difficile. Mio padre è stato colpito un mese fa circa da un ictus (trombosi) che gli ha paralizzato il lato sinistro...dicono i medici in maniera lieve, possibile da recuperare con la terapia, anche se non al 100%. Il problema è che mio padre è alcolizzato da almeno 40 anni (ne ha 62) e che da un mesetto gli stanno facendo la cura per disintossicarlo... ma a quanto pare senza esito positivo...lui è molto nervoso, molto agitato, molto violento (a parole e gesti)... e soffre di demenza (che da quello che mi ha detto il medico di base è una reazione normale nei casi avanzati di alcolismo in fase di disintossicazione, ma che i medici dell'ospedale considerano una cosa anormale perchè secondo loro questa violenza, questa demenza da assenza di alcol dovrebbe durare al massimo una settimana dall'inizio della terapia... Ora loro non vogliono piu occuparsene, e ci dicono che o lo riprendiamo a casa (non vedo come, lavoriamo tutti), o lo mandiamo un un altro ospedale (sempre se un altro ospedale sarà disposto ad accoglierlo). Premetto che mio padre risiede in Belgio, e che l'ospedale li, anche pubblico, è a pagamento! La mia domanda è: è normale questa sua violenza ad un mese dall inizio del trattamento? magari conviene cambiare terapia? cambiare ospedale? Ringrazio con anticipo.
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Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119
Gentile utente,
l'astinenza da alcool non ha i canoni nelle sue durata e intensità, e in particolare, la persona anziana ad ogni cambiamento (ed in particolare ad un vambiamento importante) si adatta più difficilmente. E' però da fare fede della valutazione dei medici dell'ospedale rispetto al superamento della fase acuta e dell'astinenza da alcool e della valutzione se gli attuali sintomi sono dovuti a questa, perché clinicamente lo si può valutare, e penso che sono perfettamente in grado di farlo.

L'aspetto importante però è che la disintossicazione da alcool (con il superamento della fase d'astinenza) non significa affatto essere liberi dal rischio delle ricadute. L'alcoolismo è una malattia che non si cura soltanto con un ricovero di disintossicazione, ma con un complesso delle cure riabilitative, di norma lunghe anni e ovviamente non in un ambiente ospedaliero (vedi in seguito).

Lei scrive "Demenza da assenza di alcool"... Bisogna però usare i termini in modo più corretto. Parlando delle alterazioni cognitive "ad esordio acuto", "in reazione", è opportuno parlare dell'ipotesi di uno "stato confusionale". mentre la "demenza" è una malattia cronica.

E' fondamentale e critico fare chiarezza nella diagnosi degli aspetti cognitivo-comportamentali, soprattutto se si tratta di uno "stato confusionale" (acuto), di "demenza" (condizione cronica soggetta a esacerbazioni e progressivi peggioramenti), o né di una né di altra situazione clinica (ad esempio, le alterazioni comportamentali da sole non giustificano la diagnosi né di una né di altra), ma di un disturbo di un altro tipo (vedi in seguito). Su questo punto è importante che i medici dell'ospedale si esprimano, con le rispettive indicazioni.

Fare chiarezza sulla diagnosi o almeno di esprimere una diagnosi in itinere con indicazioni ai rispettivi approfondimenti fa sicuramente parte dei compiti del ricovero e dei rispettivi medici, invece occuparsi della fase riabilitativa - non fa necessariamente parte dei loto compiti.

In una persona di 62 anni, sebbene oggi è un'età "giovane", con la storia di abuso di alcool e di malattie cardiovascolari va lalutata e non potrei escludere a priori la pressenza di una malattia demenziale (secondaria anche a tali fattori) e preesistente all'attuale ricovero, con l'attuale peggioramento. Da tenere anche conto che, se la persona risiede in Belgio, e voi in Italia, potevate avere notizie incomplete sul suo compenso negli ultimi anni. L'evento cerebrovascolare e l'interruzione dell'assunzione dell'alcool potevano essere anche i fattori precipitanti un peggioramento di una condizione preesistente, ma anche il protrarsi del ricovero, il trovarsi nell'ambiente ospedaliero possono essere spesso i fattori scatenanti alterazioni comportamentali o altri peggioramenti non solo nei dementi, ma anche nelle persone semplicemente anziani. Inoltre, non si può escludere la presenza di un malessere psichico cronico che prima per anni sia stato "compensato" dall'alcool e che ora si rende meno mascherato (e qui si torna al discorso della necessità delle cure riabilitative, di una valutazione più globale e non solo di una semplice disintossicazione, che comunque ha la propria importanza).

Potrebbe anche non trattarsi affatto di una Demenza, ma sarebbe una buona prassi valutarlo. Comunque, anche se l'anzianità non equivale ovviamente alla potenziale demenza, il confine fra le problematiche comportamentali, affettive e di autonomia di una persona demente e di una persona anziana è talvolta relativo.

In ogni modo, visto che la persona è anziana, che ha i fattori di rischio cardiovascolari, che la dipendenza da alcool è una malattia cronica per la quale ci vogliono le cure più lunghe e in un ambiente diverso, vista in generale il potenziale della cronicità del quadro,

mi sarei già adesso orientato sulla ricerca di una struttura riabilitativa non ospedaliera, dove il Suo padre possa fare una degenza per un periodo necessario e dove possa essere fatto un'osservazione e un approfondimento del quadro clinico. Inoltre, deve essere preso in carico da un medico specialista che possa seguirlo nell'evoluzione e di essere un punto di riferimento anche per voi.

In alternativa, o nel frattempo, se devono dimetterlo, e a casa tutti lavorano e non c'è nessuno per poter assisterlo, si assume una persona badante a domicilio. Se questo è necessario e che cosa sia ottimale, chiedete direttamente ai medici di reparto. Se lo scompenso psicopatologico permane o peggiora, il suo ed il vostro diritto è di riportarlo all'ospedale, ma per motivi e per il periodo dell'acizie: l'ospedale non può sostituirsi alla famiglia o ad una struttura riabilitativa.

Come ho scritto, è importante avere anche uno specialista di riferimento che segua il Suo padre anche a prescindere del contesto (ospedaliero, ambulatoriale) e che possa essere un punto di riferimento e di consulto anche nel rapporto con il padre e con le istituzioni di ricovero.

Se questi progetti costano soldi e quanti è già un'altra questione. Non conosco purtroppo il sistema sanitario in Belgio, come non conosco la reale situazione economica del Suo padre e della vostra famiglia. Potrebbe essere il caso di valutare l'acquisizione per il Suo padre della residenza anche in Italia, in modo che possa stare più vicino a voi (da valutare anche in funzione dei desideri di lui).

Dr. Alex Aleksey Gukov

[#2]
Attivo dal 2009 al 2012
Ex utente
Gentile Dottor Gukov,

ringrazio infinitamente per la sua risposta, molto interessante.

Mio padre essendo cittadino italiano potrebbe anche rientrare in Italia. Non ci sono problemi di soldi, per fortuna. La questione è solo che lui soffre di delirium tremens, conseguente alla disintossicazione brutale da alcol, in ospedale. E' violento, irrequieto, ha allucinazioni, etc... non accetta nessuna terapia riabilititava (per i danni causati dall'ictus). E' ormai piu di un mese che ha avuto l ictus e che sta in ospedale in cura di disintossicazione, e noi siamo preoccupati perchè questo delirium è pesante, sia per lui, probabilmente, che per lo staff medico e le infermiere che lo devono assistere. Vuole andare a casa (ma non cammina). Senza terapia riabilitativa ospedaliera non vedo come possa rientrare a casa. La badante non servirebbe a molto. Lui ha bisogno di riabilitazione e quindi di essere circondato da specialisti in materia, con macchinari vari. Ma lui nel suo delirium è contrario, minaccia tutti... è scontroso.. l'ospedale è stanco... Mi chiedo quanto può durare questo delirium? prima o poi finirà????

Grazie infinite.
[#3]
Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119
Il Delirium Tremens è una forma dello "stato confusionale acuto". Non va confuso con "astinenza da alcool" nel senso generico, che spesso ha un decorso spontaneamente migliorativo. Il Delirium Tremens è invece una condizione a rischio che non va lasciata al proprio decorso naturale. Se i medici del reparto hanno caratterizzato il quadro con tale diagnosi, va da sé che si sono già attivati per la cura di tale condizione. Non può essere una diagnosi di dimissione, semmai può essere una diagnosi di trasferimento in un altro reparto, più specializzato. Però sono le decisioni che spettano ai medici dell'ospedale, e, se è un reparto che si occupa delle disintossicazioni da alcool, deve essere in teoria già il posto giusto, sufficientemente preparato per affrontare tale problematica. Quanto a voi, bisogna tenersi in contatto coi medici di reparto.

Si tratta di un ospedale generale (con più reparti di diverse specializzazioni ?) Questo ospedale è pubblico o privato ? Un reparto in quale branca della medicina ? (medicina interna, neurologia, psichiatria, altro ?).

Chi ha fatto la diagnosi di Delirium Tremens ?
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