Dolore alluce
Buonasera,
premetto che non so se il Nefrologo sia lo specialista di cui ho bisogno, ma dato che dal punto di vista ortopedico non ho risolto il problema ho pensato che forse servisse uno specialista differente.
Il mio problema riguarda l'alluce del piede destro che all'inizio dell'anno ha iniziato a farmi male.
Il dolore era concentrato alla base dell'alluce, la parte che poggia a terra per intenderci, e lo sentivo sopratutto quando camminavo parecchio o, ancora peggio, quando stavo in piedi a lungo anche senza camminare. Non è mai stato un dolore invalidante ma comunque molto fastidioso.
Col tempo poi è in parte sparito per ritornare a farsi sentire in queste ultime settimane.
Nella parte dolorante il dito è decisamente ingrossato rispetto all'altro e quando lo tocco sento come una "scossa" che mi risponde alla punta del dito, proprio sotto all'unghia. E infatti ultimamente quando cammino a lungo il dolore inizia partendo dall'alluce per poi passare all'unghia, quasi come se il dito bruciasse.
Le visite che ho fatto (a maggio) per questo problema sono state due.
Il primo ortopedico ha detto che l'alluce era rigido e che il motivo del dolore era questo.
Il secondo ortopedico ha detto che l'alluce era rigido perchè ho dei piedi disgraziati, molto piatti, e il mio peso notevole di certo non aiuta.
Mi ha fatto fare i raggi e le articolazioni sono tutte perfette.
Entrambi gli ortopedici hanno parlato della formazione di un callo. Ma il callo l'ho acnhe nell'altro dito e non mi ha mai fatto male. Comunque ho tolto il callo che era solamente superficiale, ma quella massa è rimasta e la pelle risulta liscia e morbida.
Mi rendo conto che i miei piedi piatti e il mio peso non aiutino ma lasciando da parte questi due aspetti di che cosa si potrebbe trattare?
Perchè il dolore parte dalla base dell'alluce per poi intensificarsi nella punta del dito e sotto all'unghia?
Un'ecografia potrebbe servire?
Mi scuso per avere scritto così tanto per un problema così piccolo, ma amo camminare e mi piacerebbe farlo senza ogni volta dover provare questo dolore.
Grazie
(ah, ho 28 anni, nel caso servisse e sono una donna!)
premetto che non so se il Nefrologo sia lo specialista di cui ho bisogno, ma dato che dal punto di vista ortopedico non ho risolto il problema ho pensato che forse servisse uno specialista differente.
Il mio problema riguarda l'alluce del piede destro che all'inizio dell'anno ha iniziato a farmi male.
Il dolore era concentrato alla base dell'alluce, la parte che poggia a terra per intenderci, e lo sentivo sopratutto quando camminavo parecchio o, ancora peggio, quando stavo in piedi a lungo anche senza camminare. Non è mai stato un dolore invalidante ma comunque molto fastidioso.
Col tempo poi è in parte sparito per ritornare a farsi sentire in queste ultime settimane.
Nella parte dolorante il dito è decisamente ingrossato rispetto all'altro e quando lo tocco sento come una "scossa" che mi risponde alla punta del dito, proprio sotto all'unghia. E infatti ultimamente quando cammino a lungo il dolore inizia partendo dall'alluce per poi passare all'unghia, quasi come se il dito bruciasse.
Le visite che ho fatto (a maggio) per questo problema sono state due.
Il primo ortopedico ha detto che l'alluce era rigido e che il motivo del dolore era questo.
Il secondo ortopedico ha detto che l'alluce era rigido perchè ho dei piedi disgraziati, molto piatti, e il mio peso notevole di certo non aiuta.
Mi ha fatto fare i raggi e le articolazioni sono tutte perfette.
Entrambi gli ortopedici hanno parlato della formazione di un callo. Ma il callo l'ho acnhe nell'altro dito e non mi ha mai fatto male. Comunque ho tolto il callo che era solamente superficiale, ma quella massa è rimasta e la pelle risulta liscia e morbida.
Mi rendo conto che i miei piedi piatti e il mio peso non aiutino ma lasciando da parte questi due aspetti di che cosa si potrebbe trattare?
Perchè il dolore parte dalla base dell'alluce per poi intensificarsi nella punta del dito e sotto all'unghia?
Un'ecografia potrebbe servire?
Mi scuso per avere scritto così tanto per un problema così piccolo, ma amo camminare e mi piacerebbe farlo senza ogni volta dover provare questo dolore.
Grazie
(ah, ho 28 anni, nel caso servisse e sono una donna!)
[#1]
Gentile signorina
fare diagnosi a distanza via internet e' proibito e non aiuta certo gli utenti di un servizio di informazione sulla Salute come MI. Gli errori via Internet sono frequentissimi e si rischia solo di peggiorare lo stato di incertezza di chi ci interroga, aumentandone la confusione.
Dopo di che posso darle solo alcune notizie a carattere generale, spero utili.
1) Se due colleghi ortopedici hanno posto diagnosi di alluce rigido in buona evidenza si deve assumere che il carattere clinico del suo problema sia verosimilmente quello da loro individuato in seguito alla visita.
2) Quando si parla di "alluce rigido" si descrive una condizione morbosa non attraverso la sua alterazione anatomo-patologica (lesione o malattia di tessuto/organo/apparato), bensi' mediante con un sintomo. Perche'?
Vediamo insieme se riusciamo a comprendere natura e significato del motivo per cui gli ortopedici usano questa modalita' particolare per definire una malattia.
Ad esempio, quando un'anca negli anni si usura e compaiono i due classici sintomi dell'artrosi, dolore e rigidita', in associazione ai caratteristici segni radiologici di questa malattia (scomparsa della rima articolare, deformazione dei capi articolari con allargamento dell'area di contatto articolare grazie alla formazione degli osteofiti, addensamento della lamina subcondrale, osteolisi subcondrale per la formazione di geodi) la diagnosi sara' "artrosi dell'anca" e non "anca rigida" o "anca dolorosa".
Il motivo e' che l'evidenza della clinica e delle immagini e' tale che la malattia viene correttamente identificata con la sua causa: l'artrosi, appunto, malattia degenerativa del tessuto cartilagineo.
Traduzione: causa nota, rapporto causa-effetto dimostrato, nome della CAUSA della malattia.
3) Altri esempi
A- In altre malattie, invece, i medici, in prima istanza, sono costretti a utilizzare una terminologia descrittiva generica perche' NON conoscono ( = non dispongono di informazioni sufficienti) la CAUSA di quella malattia.
Un esempio di comune esperienza e' quando un paziente viene dal medico dicendo che ha "la sciatica". Il medico puo' visitare il paziente e avere a disposizione anche esami Rx standard, ma, a quel punto del percorso spesso NON e' in grado di fare una diagnosi certa in quanto la causa CERTA di quella sindrome dolorosa e' ancora ignota = non e' dimostrabile con certezza dall'esame clinico e dagli esami radiologici. Un'origine si puo' solo ipotizzare , ma le cause di dolore lombare e irradiato (in breve) possono essere davvero molteplici: vanno dall'ernia del disco ai tumori, all'artrosi, alle fratture fino a cause di compressione extravertebrale.
Dunque servono altre indagini.
Lo stesso medico che a questo punto del percorso (visita + esami Rx) nel caso precedente dell'anca rigida poteva fare diagnosi di "artrosi", in questo caso di dolore lombare irradiato all'arto inferiore dovra' limitarsi alla NON diagnosi di "lombosciatalgia". Infatti il curante puo' solo utilizzare i sintomi "dolore lombare" e "dolore sciatico" per dare una qualche definizione della condizione di malattia del paziente.
Traduzione: causa NON nota, rapporto causa-effetto NON dimostrato, nome di un SINTOMO.
B- In altre circostanze la malattia e' definita non mediante la causa (= la lesione anatomo-patologica di base), ma con un sintomo perche' QUEL sintomo e' talmente rappresentativo da contenere in se' abbastanza informazioni per rappresentare gli altri sintomi meno evidenti o meno rappresentativi, ma soprattutto perche' contiene in se' anche la causa originale, per quanto inespressa nel termine utilizzato per la diagnosi.
Un esempio e' il diabete. Tutti sanno che il diabete e' una malattia caratterizzata da iperglicemia (aumento del glucosio = zucchero) dovuta ad un'alterata quantita' o funzione dell'insulina, ormone prodotta dalla ghiandola pancreas. Tra i segni clinici tipici di questa malattia quello piu' evidente e' l'emissione di grandi quantita' di urina.
Nell'antichita' i medici greci, colpiti da questo sintomo, caratterizzato dal fluire dal corpo di grandi quantita' di liquidi, le diedero il nome di "diabanein". In greco antico il verbo diabainein significa "attraversare" (dià: attraverso; baino: vado) alludendo dunque al fluire dell'acqua, come in un sifone, poiché il sintomo più appariscente è l'eccessiva produzione di urina. Da cui discende il termine "diabete".
Ancora una volta una malattia (per quanto oggi sinonimo di malattia del pancreas) viene descritta e assume nome internazionale da uno dei suoi sintomi.
Traduzione: causa nota, rapporto causa-effetto dimostrato, nome di un SINTOMO della malattia.
4) Torniamo alla condizione di "alluce rigido".
In questa malattia del primo dito del piede e' invalso l'uso di utilizzare nella definizione lo stigma clinico della rigidita', perche' questo sintomo e' talmente rappresentativo da rendere comprensibile a tutti la diagnosi di prima istanza.
In poche parole, un articolazione che deve essere dotata di grande mobilita' come quella tra il 1* metatarso e la 1^falange del primo dito del piede, se, per qualsiasi causa, diventa rigida, induce immediatamente una condizione tipica di dolore e impedimento/limitazione alla dembulazione con frequente zoppia.
Dopo di che, va studiata la causa che ha provocato la rigidita'. Nella grande maggioranza dei casi si tratta di un artrosi elettiva di quella articolazione che puo' essere primitiva (= idiopatica = da causa ignota) oppure secondaria ad altre condizioni come traumi, malformazioni, artriti settiche o asettiche, problemi neurologici, sovraccarico funzionale (obesita', stress da sport) ecc. ecc. Raramente puo' dipendere da altre patologie articolari meno frequenti.
5) Resta, a parte, da discutere del sintomo da lei descritto come dolore " a scossa", irradiato verso l'apice del dito. Come gia' detto, questo sintomo e' impossibile da decifrare a distanza; posso solo dirle che tale sintomo puo' essere segno della presenza di un "neuroma" (tumefazione di un nervo periferico su base infiammatoria = NON e' un tumore) detto "di Civinini-Morton" dai nomi dei medici che lo descrissero per primi.
In sintesi.
La tumefazione dell'articolazione (da lei descritta) puo' dunque essere segno della malattia articolare che si esprime come rigidita' e dunque dolore.
La sensazione di "scossa" potrebbe essere invece dovuta alla malattia di un 'altra struttura anatomica extrarticolare (nervo periferico), contigua all'articoazione e quindi coinvolta per riduzione del suo spazio anatomico, dunque compressa tanto da provocare "scosse" e "parestesie/ipoestesie" (= alterazioni della sensibilita') all'apice del dito. Altra ipotesi e' una condizione neurologica infiammatoria non correlata alla tumefazione dell'articolazione, ma alla geometria del piede e alle relative condizioni biomeccaniche in cui e' costretto ad operare.
Ovviamente tutte queste sono naturalmente solo informazioni di carattere generale relative alla condizione di "alluce rigido" e al "neuroma" : non possono ne' vogliono rappresentare in nessun modo una diagnosi di qualsiasi ordine o tipo relativa al suo caso particolare. Questa spetta, in tutta evidenza, ai suoi medici curanti.
Cordialita'
Dr. A.Valassina
Altre info su MI:
fare diagnosi a distanza via internet e' proibito e non aiuta certo gli utenti di un servizio di informazione sulla Salute come MI. Gli errori via Internet sono frequentissimi e si rischia solo di peggiorare lo stato di incertezza di chi ci interroga, aumentandone la confusione.
Dopo di che posso darle solo alcune notizie a carattere generale, spero utili.
1) Se due colleghi ortopedici hanno posto diagnosi di alluce rigido in buona evidenza si deve assumere che il carattere clinico del suo problema sia verosimilmente quello da loro individuato in seguito alla visita.
2) Quando si parla di "alluce rigido" si descrive una condizione morbosa non attraverso la sua alterazione anatomo-patologica (lesione o malattia di tessuto/organo/apparato), bensi' mediante con un sintomo. Perche'?
Vediamo insieme se riusciamo a comprendere natura e significato del motivo per cui gli ortopedici usano questa modalita' particolare per definire una malattia.
Ad esempio, quando un'anca negli anni si usura e compaiono i due classici sintomi dell'artrosi, dolore e rigidita', in associazione ai caratteristici segni radiologici di questa malattia (scomparsa della rima articolare, deformazione dei capi articolari con allargamento dell'area di contatto articolare grazie alla formazione degli osteofiti, addensamento della lamina subcondrale, osteolisi subcondrale per la formazione di geodi) la diagnosi sara' "artrosi dell'anca" e non "anca rigida" o "anca dolorosa".
Il motivo e' che l'evidenza della clinica e delle immagini e' tale che la malattia viene correttamente identificata con la sua causa: l'artrosi, appunto, malattia degenerativa del tessuto cartilagineo.
Traduzione: causa nota, rapporto causa-effetto dimostrato, nome della CAUSA della malattia.
3) Altri esempi
A- In altre malattie, invece, i medici, in prima istanza, sono costretti a utilizzare una terminologia descrittiva generica perche' NON conoscono ( = non dispongono di informazioni sufficienti) la CAUSA di quella malattia.
Un esempio di comune esperienza e' quando un paziente viene dal medico dicendo che ha "la sciatica". Il medico puo' visitare il paziente e avere a disposizione anche esami Rx standard, ma, a quel punto del percorso spesso NON e' in grado di fare una diagnosi certa in quanto la causa CERTA di quella sindrome dolorosa e' ancora ignota = non e' dimostrabile con certezza dall'esame clinico e dagli esami radiologici. Un'origine si puo' solo ipotizzare , ma le cause di dolore lombare e irradiato (in breve) possono essere davvero molteplici: vanno dall'ernia del disco ai tumori, all'artrosi, alle fratture fino a cause di compressione extravertebrale.
Dunque servono altre indagini.
Lo stesso medico che a questo punto del percorso (visita + esami Rx) nel caso precedente dell'anca rigida poteva fare diagnosi di "artrosi", in questo caso di dolore lombare irradiato all'arto inferiore dovra' limitarsi alla NON diagnosi di "lombosciatalgia". Infatti il curante puo' solo utilizzare i sintomi "dolore lombare" e "dolore sciatico" per dare una qualche definizione della condizione di malattia del paziente.
Traduzione: causa NON nota, rapporto causa-effetto NON dimostrato, nome di un SINTOMO.
B- In altre circostanze la malattia e' definita non mediante la causa (= la lesione anatomo-patologica di base), ma con un sintomo perche' QUEL sintomo e' talmente rappresentativo da contenere in se' abbastanza informazioni per rappresentare gli altri sintomi meno evidenti o meno rappresentativi, ma soprattutto perche' contiene in se' anche la causa originale, per quanto inespressa nel termine utilizzato per la diagnosi.
Un esempio e' il diabete. Tutti sanno che il diabete e' una malattia caratterizzata da iperglicemia (aumento del glucosio = zucchero) dovuta ad un'alterata quantita' o funzione dell'insulina, ormone prodotta dalla ghiandola pancreas. Tra i segni clinici tipici di questa malattia quello piu' evidente e' l'emissione di grandi quantita' di urina.
Nell'antichita' i medici greci, colpiti da questo sintomo, caratterizzato dal fluire dal corpo di grandi quantita' di liquidi, le diedero il nome di "diabanein". In greco antico il verbo diabainein significa "attraversare" (dià: attraverso; baino: vado) alludendo dunque al fluire dell'acqua, come in un sifone, poiché il sintomo più appariscente è l'eccessiva produzione di urina. Da cui discende il termine "diabete".
Ancora una volta una malattia (per quanto oggi sinonimo di malattia del pancreas) viene descritta e assume nome internazionale da uno dei suoi sintomi.
Traduzione: causa nota, rapporto causa-effetto dimostrato, nome di un SINTOMO della malattia.
4) Torniamo alla condizione di "alluce rigido".
In questa malattia del primo dito del piede e' invalso l'uso di utilizzare nella definizione lo stigma clinico della rigidita', perche' questo sintomo e' talmente rappresentativo da rendere comprensibile a tutti la diagnosi di prima istanza.
In poche parole, un articolazione che deve essere dotata di grande mobilita' come quella tra il 1* metatarso e la 1^falange del primo dito del piede, se, per qualsiasi causa, diventa rigida, induce immediatamente una condizione tipica di dolore e impedimento/limitazione alla dembulazione con frequente zoppia.
Dopo di che, va studiata la causa che ha provocato la rigidita'. Nella grande maggioranza dei casi si tratta di un artrosi elettiva di quella articolazione che puo' essere primitiva (= idiopatica = da causa ignota) oppure secondaria ad altre condizioni come traumi, malformazioni, artriti settiche o asettiche, problemi neurologici, sovraccarico funzionale (obesita', stress da sport) ecc. ecc. Raramente puo' dipendere da altre patologie articolari meno frequenti.
5) Resta, a parte, da discutere del sintomo da lei descritto come dolore " a scossa", irradiato verso l'apice del dito. Come gia' detto, questo sintomo e' impossibile da decifrare a distanza; posso solo dirle che tale sintomo puo' essere segno della presenza di un "neuroma" (tumefazione di un nervo periferico su base infiammatoria = NON e' un tumore) detto "di Civinini-Morton" dai nomi dei medici che lo descrissero per primi.
In sintesi.
La tumefazione dell'articolazione (da lei descritta) puo' dunque essere segno della malattia articolare che si esprime come rigidita' e dunque dolore.
La sensazione di "scossa" potrebbe essere invece dovuta alla malattia di un 'altra struttura anatomica extrarticolare (nervo periferico), contigua all'articoazione e quindi coinvolta per riduzione del suo spazio anatomico, dunque compressa tanto da provocare "scosse" e "parestesie/ipoestesie" (= alterazioni della sensibilita') all'apice del dito. Altra ipotesi e' una condizione neurologica infiammatoria non correlata alla tumefazione dell'articolazione, ma alla geometria del piede e alle relative condizioni biomeccaniche in cui e' costretto ad operare.
Ovviamente tutte queste sono naturalmente solo informazioni di carattere generale relative alla condizione di "alluce rigido" e al "neuroma" : non possono ne' vogliono rappresentare in nessun modo una diagnosi di qualsiasi ordine o tipo relativa al suo caso particolare. Questa spetta, in tutta evidenza, ai suoi medici curanti.
Cordialita'
Dr. A.Valassina
Altre info su MI:
Nota:informazione web richiesta dall'Utente senza visita clinica; non ha valore di diagnosi, trattamento o prognosi che si affidano al medico curante
[#3]
Ehm...veramente il neuroma di Morton e' si'una malattia del nervo periferico, ma come tutte le patologie compressive per cause meccaniche lo specialista che se ne occupa e' l'ortopedico.
Un altro esempio e' la sindrome del tunnel carpale da compressione del nervo mediano al polso. Anche in questo caso chi se ne occupa e' l'ortopedico. Forse e' il caso che lei ne riparli con gli ortopedici gia' consultati o, se preferisce, senta un terzo parere, ma mi sembra opportuno cercare una risposta in ambiente ortopedico.
Mi scuso per non essere risucito a comunicare con chiarezza questo aspetto importante relativo al medico competente.
Cordialita'
Dr. A. Valassina
Un altro esempio e' la sindrome del tunnel carpale da compressione del nervo mediano al polso. Anche in questo caso chi se ne occupa e' l'ortopedico. Forse e' il caso che lei ne riparli con gli ortopedici gia' consultati o, se preferisce, senta un terzo parere, ma mi sembra opportuno cercare una risposta in ambiente ortopedico.
Mi scuso per non essere risucito a comunicare con chiarezza questo aspetto importante relativo al medico competente.
Cordialita'
Dr. A. Valassina
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 86.3k visite dal 19/11/2011.
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