Riabilitazione ictus paziente psichiatrico

salve,
mia madre 17 giorni fa, è stata sottoposta ad un intervento neurochirurgico
per l'asportazione di una cisti colloide dal terzo ventricolo.
qualche ora dopo ha avuto una complicazione, un ictus (edema e infarcimento emorragico di circa 4 cm, in zona frontale sinistra).
Le conseguenze sono state:
blocco del lato destro del corpo (emiplagia mi pare),
eminattenzione, un certo grado di disfagia (sondino per l'alimentazione), afasia e non sorregeva il busto.
test babinski negativo (nel senso che il riflesso non è invertito)
ipotonica non spastica.

due giorni fa è stata trasferita in riabilitazione, e ha dato lievi cenni di miglioramento:
piccoli movimenti del piede, tentativo autonomo di sorreggere il busto,
qualche boccone ingoiato, maggiore attenzione agli stimoli, meno sonnolenta.

Mia madre ha 67 anni e un disturbo psichiatrico, dovrebbe trattarsi di una psicosi ma in verità in tanti anni non è stato mai possibile ottenere una diagnosi precisa, quasi 40 anni fà ha avuto una sintomi importanti che però non è stato possibile ricostruire con precisione (era lontana da casa) appena rientrata è stata sottoposta a un pesante trattamento farmacologico che si è protratto per quasi 30 anni.
Poi ho ritenuto di far valutare la sua situazione da altri psichiatri che hanno cambiato e ridotto i farmaci (1 compressa di leponex da 25mg die), da allora le condizioni di mia madre sono molto migliorate, autonoma nelle mansioni quotidiane senza sintomi psicotici di alcun tipo.
La descrizione sarebbe potuta essere più tecnica e precisa ma spero di avervi fornito un quadro sufficiente per rispondere al quesito che voglio sottoporvi.

assodato che la risposta alla riabilitazione è un fatto altamente soggettivo e non ci possono essere sicurezze sulla qualità e quantità dell'eventuale recupero, mi trovo comunque a dover decidere su questo percorso riabilitativo
e in particolare il mio principale problema è quello di capire se
posso accontentarmi del centro di riabilitazione in cui è in questo momento
o cercare di portarla in un centro di "eccellenza".

senza nomi, dove ci troviamo adesso si "dice" sia un "buon" reparto di riabilitazione di una "ottimo" centro neurochirurgico convenzionato, dove vorrei portarla è un centro di "eccellenza" per la riabilitazione.

Ma esiste una differenza apprezzabile tra la riabilitazione fatta in un buon centro e una fatta in centro di eccellenza?
data per scontata la professionalità degli operatori di entrambe le strutture e considerato che le tecniche riabilitative sarebbero sostanzialmente le stesse (penso),
è come dire (passatemi la bassa similitudine) che se lo scopo è quello di fare più punti possibile in campionato è sicuramente meglio giocare nel milan anzicchè nel palermo perchè 9 volte su 10 la differenza di punti è considerevole, o alla fine 9 volte su 10 la differenza di punti a fine campionato, fra una squadra eccellente e una buona, non giustifica
gli sforzi maggiori da fare?
[#1]
Dr. Antonio Ferraloro Neurologo 76.6k 2.4k
Gentile Utente,

è una domanda a cui non si può dare una risposta precisa non conoscendo i centri riabilitativi in questione.
In linea di principio un centro di eccellenza è superiore ad un "buon" centro almeno dal punto di vista tecnologico.
Più di tanto non si può dire.

Cordiali saluti ed auguri alla mamma

Dr. Antonio Ferraloro

[#2]
Attivo dal 2007 al 2011
Ex utente
penso che visto che non se ne parla male si possano nominare, siamo all'istituto NEUROMED di Pozzilli(is)
e pensavo di portarla alla FONDAZIONE SANTA LUCIA di Roma.
[#3]
Dr. Antonio Ferraloro Neurologo 76.6k 2.4k
Gentile Utente,

non conosco il Neuromed di Pozzilli ma il S.Lucia di Roma è un centro di eccellenza.

Cordialmente
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