Svenimento e convulsioni
Gentili signori,
sono un uomo di 44 anni senza patologie in atto o pregresse. Pratico molto sport, palestra, corsa, equitazione, mangio con moderazione, non bevo e fumo 2/3 sigarette al giorno. Non sentivo nessun disturbo, benchè durante l'estate avessi avuto leggeri, ma reiterati, giramenti di testa che imputavo all'afa e negli ultimi tempi avessi notato come un abbassamento della vista nelle ore notturne, quando tornavo particolarmente stanco dal lavoro. Inoltre 3 settimane fa sono caduto da cavallo, riportando solo qualche contusione e un bel mal dischiena.
10 giorni fa, dopo una breve pausa a lavoro , tornando in ufficio ho avvertito una crescente sensazione di malessere: vertigini, nausea, vampate di calore, tachicardia. Dopo assermi riseduto alla scrivania, ho perso i sensi scivolando a terra ed ho avuto una crisi convulsiva. I colleghi che mi hanno soccorso, mi hanno riferito che sbattevo violentemente arti e capo a terra, pur avendo la mascella morbida e manovrabile e gli occhi aperti. Ad un certo punto ho cominciato ad urlare molto forte, come di spavento, tentando di aggrapparmi alle mani e alle braccia delle persone che avevo intorno. Mi sono ripreso dopo pochi minuti e i miei primi ricordi, tornando cosciente, sono una forte sensazione di straniamento: sentivo i colleghi senza capirli, volevo parlare senza riuscirsi, ero molto spaventato e mi sembrava di vivere in un sogno ovattato. Un po' alla volta ho ripreso pienamente coscienza, sentendomi molto stanco e con una forte nausea. Ricoverato in ospedale, gli esami di routine non hanno rilevato nulla: esami del sangue ok, pressione ok, curva glicemica ok, ECG negativo, EEG negativo, holter per 24 ore tutto a posto, visita neurologica tutto a posto. Sono stato dimesso dopo 3 giorni con una diagnosi di Sincope Vasovagale causata da un periodo di stress.
A parte il grande imbarazzo di tornare al lavoro - molti colleghi mi raccontano di aver profondamente temuto per la mia vita tanto "clamorosa" è stata la crisi - provo una diffusa sensazione di ansia per non aver compreso bene di cosa si tratti, sono nervoso e piuttosto irritabile. La paura più grande è la sensazione di impotenza di fronte ad una diagnosi che a me - ovviamente incompetente - sembra vaga e oscura. Mi sentivo bene, in forma, solo relativamente stressato. Ne ho parlato con il neurologo, chiedendogli anche se poteva trattarsi di attacco di panico, ma lui mi ha liquidato con un "non si proccupi". Ogni giorno che passo devo confessare che mi sento un pochino meglio, ma sto facendo un grandissimo sforzo emotivo e mentale per riuscirci e per convincermi che andrà tutto bene. Ho una bimba di 10 anni e una moglie che purtroppo non gode di buona salute: non posso permettermi di stare male di nuovo!
Secondo voi dovrei richiedere una tac cerebrale, approfondire le indagini mediche, rivolgermi ad uno psichiatra o magari ad un neurologo più puntiglioso?
Vi ringrazio anticipatamente per l'aiuto che saprete darmi.
sono un uomo di 44 anni senza patologie in atto o pregresse. Pratico molto sport, palestra, corsa, equitazione, mangio con moderazione, non bevo e fumo 2/3 sigarette al giorno. Non sentivo nessun disturbo, benchè durante l'estate avessi avuto leggeri, ma reiterati, giramenti di testa che imputavo all'afa e negli ultimi tempi avessi notato come un abbassamento della vista nelle ore notturne, quando tornavo particolarmente stanco dal lavoro. Inoltre 3 settimane fa sono caduto da cavallo, riportando solo qualche contusione e un bel mal dischiena.
10 giorni fa, dopo una breve pausa a lavoro , tornando in ufficio ho avvertito una crescente sensazione di malessere: vertigini, nausea, vampate di calore, tachicardia. Dopo assermi riseduto alla scrivania, ho perso i sensi scivolando a terra ed ho avuto una crisi convulsiva. I colleghi che mi hanno soccorso, mi hanno riferito che sbattevo violentemente arti e capo a terra, pur avendo la mascella morbida e manovrabile e gli occhi aperti. Ad un certo punto ho cominciato ad urlare molto forte, come di spavento, tentando di aggrapparmi alle mani e alle braccia delle persone che avevo intorno. Mi sono ripreso dopo pochi minuti e i miei primi ricordi, tornando cosciente, sono una forte sensazione di straniamento: sentivo i colleghi senza capirli, volevo parlare senza riuscirsi, ero molto spaventato e mi sembrava di vivere in un sogno ovattato. Un po' alla volta ho ripreso pienamente coscienza, sentendomi molto stanco e con una forte nausea. Ricoverato in ospedale, gli esami di routine non hanno rilevato nulla: esami del sangue ok, pressione ok, curva glicemica ok, ECG negativo, EEG negativo, holter per 24 ore tutto a posto, visita neurologica tutto a posto. Sono stato dimesso dopo 3 giorni con una diagnosi di Sincope Vasovagale causata da un periodo di stress.
A parte il grande imbarazzo di tornare al lavoro - molti colleghi mi raccontano di aver profondamente temuto per la mia vita tanto "clamorosa" è stata la crisi - provo una diffusa sensazione di ansia per non aver compreso bene di cosa si tratti, sono nervoso e piuttosto irritabile. La paura più grande è la sensazione di impotenza di fronte ad una diagnosi che a me - ovviamente incompetente - sembra vaga e oscura. Mi sentivo bene, in forma, solo relativamente stressato. Ne ho parlato con il neurologo, chiedendogli anche se poteva trattarsi di attacco di panico, ma lui mi ha liquidato con un "non si proccupi". Ogni giorno che passo devo confessare che mi sento un pochino meglio, ma sto facendo un grandissimo sforzo emotivo e mentale per riuscirci e per convincermi che andrà tutto bene. Ho una bimba di 10 anni e una moglie che purtroppo non gode di buona salute: non posso permettermi di stare male di nuovo!
Secondo voi dovrei richiedere una tac cerebrale, approfondire le indagini mediche, rivolgermi ad uno psichiatra o magari ad un neurologo più puntiglioso?
Vi ringrazio anticipatamente per l'aiuto che saprete darmi.
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 7.3k visite dal 15/12/2009.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Approfondimento su Disfunzione erettile
La disfunzione erettile è la difficoltà a mantenere l'erezione. Definita anche impotenza, è dovuta a varie cause. Come fare la diagnosi? Quali sono le cure possibili?