Stato dissociativo e sintomi neurologici
Buonasera, sono una ragazza di 24 anni e mi ritrovo in una condizione che mi impedisce di vivere normalmente la mia vita, sarei grata di ricevere un vostro parere.
Vi faccio una breve introduzione prima di arrivare ad oggi:
Ho sofferto di attacchi di panico in passato, per poi scoprire circa 5 anni fa che soffro di un disturbo d'ansia somatizzata, ho fatto terapia cognitivo-comportamentale per anni a periodi alternanti, ed ho imparato più o meno a gestirli.
Nei periodi di terapia i sintomi si attenuano, ma appena sospendo riaffiorano sempre peggio.
Perciò comincio a pensare che la terapia non sia più il modo efficace di risolvere il mio problema.
Ad aprile scorso mi trovavo a lavoro e di punto in bianco ebbi un brutto attacco di panico, a distanza di anni che non li sperimentavo.
Iniziò con una sensazione di piedi che si sollevano da terra, stato di confusione mentale, tremolio e palpitazioni fortissime che non si sono calmate finché non sono tornata a casa.
Ho riposato, ed al mio risveglio mi sentivo come se un camion mi fosse passato addosso.
Mi reco così dal mio medico di base, il quale conoscendo tutta la mia storia clinica, mi ha prescritto la paroxetina.
Ho iniziato prima con metà compressa per 7 gg e poi una intera.
Il medico mi disse che nei primi tempi mi sarei sentita un po' "tra le nuvole" ed era normale.
Ed in effetti così fu, ma in compenso notai i sintomi dell'ansia si attenuavano.
Solo che dopo circa 10 giorni ho cominciato ad accusare un forte tremolio e mi sentivo confusa e stordita tutto il giorno, come se non fossi più lucida.
Tanto che informai il medico e mi diede di nuovo metà compressa.
Ma nemmeno così i sintomi sparivano, finché non decisi di sospendere definitivamente a seguito di questo episodio: una sera ebbi un emicrania talmente forte da non passarmi neanche con il brufen, tremavo e mi dava fastidio anche la luce.
Riuscì ad addormentarmi ma il giorno dopo mi sentivo ancora la testa indolenzita dal forte mal di testa del giorno prima, presi una tachipirina, ma mi sentivo ancora stordita.
Da quando ho interrotto la paroxetina (da circa 3 mesi) i sintomi sono tornati peggiori di prima.
Ebbi altri attacchi di panico.
Soffro di mal di testa, intorpidimenti al braccio sinistro e gambe, ho fastidi alla vista e non sopporto le lenti a contatto (mi causano mal di testa) mi succede spesso di non sentirmi lucida, concentrata e sono sempre stanca.
Ma il sintomo peggiore si verifica quando sono con qualcuno, in gruppo o al centro commerciale: Mi sento in una bolla, estraniata da quello che mi succede intorno, non riesco a concentrarmi mentre qualcuno mi parla, come se non fossi più nel mio corpo.
Questo mi desta preoccupazione.
Ormai mi succede ogni volta che sono con qualcuno, raramente da sola.
Comincio a pensare che la paroxetina mi abbia causato danni neurologici, siccome utilizzo il cerotto anticoncezionale Evra, ed il mio medico non lo sapeva quando me la prescrisse.
Vorrei tornare ad avere una vita normale.
Vi faccio una breve introduzione prima di arrivare ad oggi:
Ho sofferto di attacchi di panico in passato, per poi scoprire circa 5 anni fa che soffro di un disturbo d'ansia somatizzata, ho fatto terapia cognitivo-comportamentale per anni a periodi alternanti, ed ho imparato più o meno a gestirli.
Nei periodi di terapia i sintomi si attenuano, ma appena sospendo riaffiorano sempre peggio.
Perciò comincio a pensare che la terapia non sia più il modo efficace di risolvere il mio problema.
Ad aprile scorso mi trovavo a lavoro e di punto in bianco ebbi un brutto attacco di panico, a distanza di anni che non li sperimentavo.
Iniziò con una sensazione di piedi che si sollevano da terra, stato di confusione mentale, tremolio e palpitazioni fortissime che non si sono calmate finché non sono tornata a casa.
Ho riposato, ed al mio risveglio mi sentivo come se un camion mi fosse passato addosso.
Mi reco così dal mio medico di base, il quale conoscendo tutta la mia storia clinica, mi ha prescritto la paroxetina.
Ho iniziato prima con metà compressa per 7 gg e poi una intera.
Il medico mi disse che nei primi tempi mi sarei sentita un po' "tra le nuvole" ed era normale.
Ed in effetti così fu, ma in compenso notai i sintomi dell'ansia si attenuavano.
Solo che dopo circa 10 giorni ho cominciato ad accusare un forte tremolio e mi sentivo confusa e stordita tutto il giorno, come se non fossi più lucida.
Tanto che informai il medico e mi diede di nuovo metà compressa.
Ma nemmeno così i sintomi sparivano, finché non decisi di sospendere definitivamente a seguito di questo episodio: una sera ebbi un emicrania talmente forte da non passarmi neanche con il brufen, tremavo e mi dava fastidio anche la luce.
Riuscì ad addormentarmi ma il giorno dopo mi sentivo ancora la testa indolenzita dal forte mal di testa del giorno prima, presi una tachipirina, ma mi sentivo ancora stordita.
Da quando ho interrotto la paroxetina (da circa 3 mesi) i sintomi sono tornati peggiori di prima.
Ebbi altri attacchi di panico.
Soffro di mal di testa, intorpidimenti al braccio sinistro e gambe, ho fastidi alla vista e non sopporto le lenti a contatto (mi causano mal di testa) mi succede spesso di non sentirmi lucida, concentrata e sono sempre stanca.
Ma il sintomo peggiore si verifica quando sono con qualcuno, in gruppo o al centro commerciale: Mi sento in una bolla, estraniata da quello che mi succede intorno, non riesco a concentrarmi mentre qualcuno mi parla, come se non fossi più nel mio corpo.
Questo mi desta preoccupazione.
Ormai mi succede ogni volta che sono con qualcuno, raramente da sola.
Comincio a pensare che la paroxetina mi abbia causato danni neurologici, siccome utilizzo il cerotto anticoncezionale Evra, ed il mio medico non lo sapeva quando me la prescrisse.
Vorrei tornare ad avere una vita normale.
[#1]
Gentile Paziente,
la fenomenologia clinica da Lei così esaurientemente descritta da un lato inquadra in modo inequivocabile il disturbo da somatizzazione dell’ansia ma consente altresì di considerare che talune manifestazioni di ordine psichiatrico (calo del tono dell’umore, ansia) e neurologico (cefalea, senso di confusione) possano essere ascritte all’utilizzo del cerotto transdermico come metodo anticoncezionale. Sarebbe opportuno farsi rivalutare globalmente, sia in senso neurologico che ginecologico.
Cordialmente
la fenomenologia clinica da Lei così esaurientemente descritta da un lato inquadra in modo inequivocabile il disturbo da somatizzazione dell’ansia ma consente altresì di considerare che talune manifestazioni di ordine psichiatrico (calo del tono dell’umore, ansia) e neurologico (cefalea, senso di confusione) possano essere ascritte all’utilizzo del cerotto transdermico come metodo anticoncezionale. Sarebbe opportuno farsi rivalutare globalmente, sia in senso neurologico che ginecologico.
Cordialmente
Dott. Mauro Colangelo, Neurochirurgo/Neurologo
maurocolang@gmail.com
www.colangeloneurologo.it
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 250 visite dal 04/09/2024.
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