Ernia voluminosa e stenosi dei neuroforami, intervento unica soluzione ?
Riporto l'esito della mia RM lombo sacrale svolta pochi giorni orsono:
ridotta la fisiologia lordosi lombare
non si notano cedimenti vertebrali
degenerazione con riduzione di spessore dei dischi esaminati
a livello L3-L4 si nota modesto bulging discale posteriore ad ampio raggio
a livello L4-L5 si nota protruisione discale a ampio raggio determinante impronta ventrale sull'astuccio durale ed impegno foraminale bilaterale con presenza SN
a livello L5-S1 dove il disco intersomatico è nettamente ridotto di spessore e coesistono segni di osteocondrosi a carico delle limitanti somatiche contrapposte, nel contesto di una protrusione discale ad ampio raggio con impegno foraminale bilaterale, si nota una voluminosa formazione erniosa in sede paramediana DX che impronta la radice nervosa in uscita L5 di DX.
Le alterazioni descritte in associazione a manifestazioni di artrosi interapofisaria, determinano nel tratto compresso tra L4 e S1 una stenosi dei neuroforami da entrambi i lati
non evidenti alterazioni del segnale di cono e cauda nei limiti imposti dal campo magnetico impiegato
detto questo, le mie condizioni sono le seguenti: l'ernia è venuta fuori circa 6 anni fà e al tempo feci una cura cortisonica e antidolorifica che mi portò a risolvere quasi del tutto il problema, al tempo non erano presenti alterazioni se non una modesta discopatia e un ernia molto ridotta.
da circa 6 mesi avverto dei dolori alla zona lombare con interessamento del nervo sciatico destro.
intoltre la notte avverto continue sensazioni di scossette alla gamba sinistra con crampi notturni.
ho provato sia terapia antinfiammatoria che cortisonica, risolvendo sempre il problema per pochi giorni, svolgo regolarmente esercizi di ginnastica posturale da circa 5 anni e di tanto in tanto vado in bicicletta quando il dolore lombare me lo permette.
ho fatto anche un ciclo di infiltrazioni ecoguidate con ozono e cortisone, sempre senza grossi risultati, da alcuni giorni prendo anche 50mg di Lyrica al giorno per limitare i crampi notturni.
In questo momento ho difficoltà ad avere un consulto Neurochirurgico, ho un appuntameno per dicembre, quello che chiedo è se mi potete anticipare dei consigli.
Pensavo che il mio problema fosse l'ernia, ma il mio fisioterapista mi ha anticipato che dovrei quasi sicuramente pensare a stabilizzare la colonna saldando le ultime 2 vertebre.
con un intervento del genere avrei delle limitazioni in futuro sulla mia vita privata e potrei comunque svolgere sport tipo bicicletta?
risolverei definitivamente il problema della stenosi?
saldando le ultime 2 vertebre L5-S1, non c'è poi rischio che la rigidità di quella zona possa poi accentuare il problema sulle vertebre superiori?
se continuassii una terapia conservativa (nei lmiti del possibile) c'è rischio di fare dei danni maggiori?
ridotta la fisiologia lordosi lombare
non si notano cedimenti vertebrali
degenerazione con riduzione di spessore dei dischi esaminati
a livello L3-L4 si nota modesto bulging discale posteriore ad ampio raggio
a livello L4-L5 si nota protruisione discale a ampio raggio determinante impronta ventrale sull'astuccio durale ed impegno foraminale bilaterale con presenza SN
a livello L5-S1 dove il disco intersomatico è nettamente ridotto di spessore e coesistono segni di osteocondrosi a carico delle limitanti somatiche contrapposte, nel contesto di una protrusione discale ad ampio raggio con impegno foraminale bilaterale, si nota una voluminosa formazione erniosa in sede paramediana DX che impronta la radice nervosa in uscita L5 di DX.
Le alterazioni descritte in associazione a manifestazioni di artrosi interapofisaria, determinano nel tratto compresso tra L4 e S1 una stenosi dei neuroforami da entrambi i lati
non evidenti alterazioni del segnale di cono e cauda nei limiti imposti dal campo magnetico impiegato
detto questo, le mie condizioni sono le seguenti: l'ernia è venuta fuori circa 6 anni fà e al tempo feci una cura cortisonica e antidolorifica che mi portò a risolvere quasi del tutto il problema, al tempo non erano presenti alterazioni se non una modesta discopatia e un ernia molto ridotta.
da circa 6 mesi avverto dei dolori alla zona lombare con interessamento del nervo sciatico destro.
intoltre la notte avverto continue sensazioni di scossette alla gamba sinistra con crampi notturni.
ho provato sia terapia antinfiammatoria che cortisonica, risolvendo sempre il problema per pochi giorni, svolgo regolarmente esercizi di ginnastica posturale da circa 5 anni e di tanto in tanto vado in bicicletta quando il dolore lombare me lo permette.
ho fatto anche un ciclo di infiltrazioni ecoguidate con ozono e cortisone, sempre senza grossi risultati, da alcuni giorni prendo anche 50mg di Lyrica al giorno per limitare i crampi notturni.
In questo momento ho difficoltà ad avere un consulto Neurochirurgico, ho un appuntameno per dicembre, quello che chiedo è se mi potete anticipare dei consigli.
Pensavo che il mio problema fosse l'ernia, ma il mio fisioterapista mi ha anticipato che dovrei quasi sicuramente pensare a stabilizzare la colonna saldando le ultime 2 vertebre.
con un intervento del genere avrei delle limitazioni in futuro sulla mia vita privata e potrei comunque svolgere sport tipo bicicletta?
risolverei definitivamente il problema della stenosi?
saldando le ultime 2 vertebre L5-S1, non c'è poi rischio che la rigidità di quella zona possa poi accentuare il problema sulle vertebre superiori?
se continuassii una terapia conservativa (nei lmiti del possibile) c'è rischio di fare dei danni maggiori?
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Bisogna visitarLa e vedere le immagini rmn per rispondere ai Suoi numerosi, anche se parziali, ma articolati quesiti.
Diamo per scontato che la compressione erniaria L5-S1 sia la responsabile dei disturbi da Lei descritti e che il "capitolo" infiltrazioni si sia completamente e definitivamente esaurito.
Un intervento sembra imporsi alla luce dei disturbi.
L'intervento stesso può aver luogo sia a cielo chiuso che a cilelo aperto. Un intervento a cielo aperto (quello classico con utilizzo del microscopio operatorio, e per questo detto microdiscectomia) non necessariamente deve essere seguito da una stabilizzazione con materiale metallico che, come paventa Lei, è (molto) spesso foriero di ulteriori disturbi anche, ma non solo, perchè lo/gli spazio/ superiori ne possono soffrire per alterazione della loro, al momento, integra struttura ffisiologica.
Nel Suo caso, non ho l'impressionne che sia necessaria la strumentazione meccanica della colonna.
Esiste anche un diverso modo di eseguire la decompressione del disco ed è quello con la tecnica a cielo chiuso; per cui non occorre neanche l'anestesia generale, che viceversa è necessaria nella tecnica a cielo aperto, in quanto (nel cielo chiuso) va bene l'anestesia locale con blanda sedazione che mantiene il paz. sveglio e, se necessario, collaborante per tutto l'intervento. Con tale tecnica, estremamente conservativa (detta anche mininvasiva) e molto meno rischiosa è possibile, volendo, anche stabilizzare il/i tratto/i di colonna prescelto senza utilizzare materiale metallico (questo mai riassorbibile), ma esclusivamente materiale riassorbibile nel giro di breve periodo.
Se ha piacere, riferisca pure come si sarà evoluta la Sua situazione.
Cordialmente.
Diamo per scontato che la compressione erniaria L5-S1 sia la responsabile dei disturbi da Lei descritti e che il "capitolo" infiltrazioni si sia completamente e definitivamente esaurito.
Un intervento sembra imporsi alla luce dei disturbi.
L'intervento stesso può aver luogo sia a cielo chiuso che a cilelo aperto. Un intervento a cielo aperto (quello classico con utilizzo del microscopio operatorio, e per questo detto microdiscectomia) non necessariamente deve essere seguito da una stabilizzazione con materiale metallico che, come paventa Lei, è (molto) spesso foriero di ulteriori disturbi anche, ma non solo, perchè lo/gli spazio/ superiori ne possono soffrire per alterazione della loro, al momento, integra struttura ffisiologica.
Nel Suo caso, non ho l'impressionne che sia necessaria la strumentazione meccanica della colonna.
Esiste anche un diverso modo di eseguire la decompressione del disco ed è quello con la tecnica a cielo chiuso; per cui non occorre neanche l'anestesia generale, che viceversa è necessaria nella tecnica a cielo aperto, in quanto (nel cielo chiuso) va bene l'anestesia locale con blanda sedazione che mantiene il paz. sveglio e, se necessario, collaborante per tutto l'intervento. Con tale tecnica, estremamente conservativa (detta anche mininvasiva) e molto meno rischiosa è possibile, volendo, anche stabilizzare il/i tratto/i di colonna prescelto senza utilizzare materiale metallico (questo mai riassorbibile), ma esclusivamente materiale riassorbibile nel giro di breve periodo.
Se ha piacere, riferisca pure come si sarà evoluta la Sua situazione.
Cordialmente.
Dr. Della Corte: vincenzodellacortemi@libero.it
Case di Cura: La Madonnina Milano-02/50030013
Le Betulle Appiano Gentile (Co) 031/973311
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.9k visite dal 26/10/2020.
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