Ernia del disco espulsa
Salve dottori,
ho 29 anni e nei primi di ottobre ho cominciato a soffrire di una terribile sciatalgia alla gamba destra, evento che ha dato inizio al mi calvario. Curato su prescrizione dell'ortopedico del PS con cortisone per 5 giorni noto un miglioramento e riprendo la mia attività lavorativa (non pesante). Poco dopo i sintomi si ripresentano con impossibilità di stare seduto o in piedi per lungo tempo (dolore trafittivo, bruciore al piede e quasi totale addormentamento del piede). Prenoto visite specialistiche con fisiatri, ortopedici che mi prscrivono terapia con FANS fino ad arrivare ad un ulteriore episodio di riacutizzazione del dolore che mi porta ad eseguire una risonanza. Esito ernia espulsa L4-L5 migrata caudalmente. Mi reco dal neurochirurgo che alla visita riscontra un deficit sensitivo e di forza del piede con incapacità di camminare sul tallone e in punta di piede (sempre sulla gamba destra colpita). L'indicazione è l'intervento chirurgico.Nelle settimane successive i sintomi vanno lentamente migliorando ma se ne sommano sempre di nuovi e compaiono diversi fastidi all'altra gamba. In attesa dell'intervento però la situazione cambia, recupero gran parte della forza sul piede riprendendo a camminare sul tallone ed ad elevarmi in punta di piedi (mantenendo ancora qualche difficolta). A tre mesi dal primo evento mi trovo però ancora lontano dalla guarigione e preoccupato di non tornare mai più alla vita di sempre (ero uno sportivo, non mi fermavo mai). Ad oggi avverto ancora dolore soprattutto al risveglio e quando passo dalla posizione seduta a quella eretta, con un dolore localizzato alle anche e alla schiena (che peggiora sempre nel fine settimana); presento deficit sensoriali e termici sulla parte tibiale della gamba destra e del piede (anche se sembrano migliorare). Nell'ultimo mese ho cominciato a soffrire anche di problemi urologici (senso di gocciolamento o di goccia di urina sul glande) che sto curando come prostatite non batterica (probabiomente legata allo stress). Ho eseguito a distanza di tre mesi una seconda risonanza che non evidenzia nessun cambiamento. Arrivati a questo punto non so che fare, all'ultima visita il neurochirurgo non ha evidenziato significativi deficit di forza (mi ha fatto camminare sul talloni, sulle punte e mi ha fatto flettere alternativamente le gambe verso il tronco). Vorrei evitare l'intervento data la mia giovane età ma vorrei trovare una soluzione definitiva al mio problema. Data la mia situazione con o senza intervento posso sperare in una totale guarigione? Data il progressivo, seppur lento, miglioramento posso permettermi di aspettare ancora un po di tempo? Pensando al futuro è più pericoloso affrontare l'intervento o tenermi l'ernia? Devo pensare ad una vita condannato all'immobilità e abbandonare lìidea di alzare anche una confezione d'acqua? è possibile per me tornare in palestra (fitness e potenziamento muscolare)? Se si meglio farmi operare? Grazie in anticipo per la risposta.
ho 29 anni e nei primi di ottobre ho cominciato a soffrire di una terribile sciatalgia alla gamba destra, evento che ha dato inizio al mi calvario. Curato su prescrizione dell'ortopedico del PS con cortisone per 5 giorni noto un miglioramento e riprendo la mia attività lavorativa (non pesante). Poco dopo i sintomi si ripresentano con impossibilità di stare seduto o in piedi per lungo tempo (dolore trafittivo, bruciore al piede e quasi totale addormentamento del piede). Prenoto visite specialistiche con fisiatri, ortopedici che mi prscrivono terapia con FANS fino ad arrivare ad un ulteriore episodio di riacutizzazione del dolore che mi porta ad eseguire una risonanza. Esito ernia espulsa L4-L5 migrata caudalmente. Mi reco dal neurochirurgo che alla visita riscontra un deficit sensitivo e di forza del piede con incapacità di camminare sul tallone e in punta di piede (sempre sulla gamba destra colpita). L'indicazione è l'intervento chirurgico.Nelle settimane successive i sintomi vanno lentamente migliorando ma se ne sommano sempre di nuovi e compaiono diversi fastidi all'altra gamba. In attesa dell'intervento però la situazione cambia, recupero gran parte della forza sul piede riprendendo a camminare sul tallone ed ad elevarmi in punta di piedi (mantenendo ancora qualche difficolta). A tre mesi dal primo evento mi trovo però ancora lontano dalla guarigione e preoccupato di non tornare mai più alla vita di sempre (ero uno sportivo, non mi fermavo mai). Ad oggi avverto ancora dolore soprattutto al risveglio e quando passo dalla posizione seduta a quella eretta, con un dolore localizzato alle anche e alla schiena (che peggiora sempre nel fine settimana); presento deficit sensoriali e termici sulla parte tibiale della gamba destra e del piede (anche se sembrano migliorare). Nell'ultimo mese ho cominciato a soffrire anche di problemi urologici (senso di gocciolamento o di goccia di urina sul glande) che sto curando come prostatite non batterica (probabiomente legata allo stress). Ho eseguito a distanza di tre mesi una seconda risonanza che non evidenzia nessun cambiamento. Arrivati a questo punto non so che fare, all'ultima visita il neurochirurgo non ha evidenziato significativi deficit di forza (mi ha fatto camminare sul talloni, sulle punte e mi ha fatto flettere alternativamente le gambe verso il tronco). Vorrei evitare l'intervento data la mia giovane età ma vorrei trovare una soluzione definitiva al mio problema. Data la mia situazione con o senza intervento posso sperare in una totale guarigione? Data il progressivo, seppur lento, miglioramento posso permettermi di aspettare ancora un po di tempo? Pensando al futuro è più pericoloso affrontare l'intervento o tenermi l'ernia? Devo pensare ad una vita condannato all'immobilità e abbandonare lìidea di alzare anche una confezione d'acqua? è possibile per me tornare in palestra (fitness e potenziamento muscolare)? Se si meglio farmi operare? Grazie in anticipo per la risposta.
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Gentile ragazzo,
proprio per la Sua giovane età se, come sembra, i sintomi sono dovuti a quanto repertato alla RM è verosimilmente necessario (e con sollecitudine) l'intervento.
L'apparente miglioramento per l'assunzione di farmaci non deve confortare poiché l'assenza di dolore per la compressione dell'ernia può significare che la radice nervosa ha perso la funzione di trasmettere la sensazione dolore al cervello.
Vi sono anche importanti complicanze e rischi che è pericoloso correre per la paura di un intervento che comunque ha meno rischi rispetto all'evitarlo.
Le accludo il link di un articolo non per spaventarLa, ma per informarLa.
https://www.medicitalia.it/blog/neurochirurgia/7649-ernia-del-disco-lombosacrale-e-impotenza-sessuale.html
Un buona giornata
proprio per la Sua giovane età se, come sembra, i sintomi sono dovuti a quanto repertato alla RM è verosimilmente necessario (e con sollecitudine) l'intervento.
L'apparente miglioramento per l'assunzione di farmaci non deve confortare poiché l'assenza di dolore per la compressione dell'ernia può significare che la radice nervosa ha perso la funzione di trasmettere la sensazione dolore al cervello.
Vi sono anche importanti complicanze e rischi che è pericoloso correre per la paura di un intervento che comunque ha meno rischi rispetto all'evitarlo.
Le accludo il link di un articolo non per spaventarLa, ma per informarLa.
https://www.medicitalia.it/blog/neurochirurgia/7649-ernia-del-disco-lombosacrale-e-impotenza-sessuale.html
Un buona giornata
[#2]
Utente
Dottore grazie mille per la celere risposta. Conoscevo già il suo articolo e ringrazio tutti voi per il servizio. L'idea dell'intervento non mi alletta, sono sincero. Non temo tanto i rischi legati all'intervento quanto piuttosto l'idea di dover convivere con una schiena ancora più "fragile" di quella che mi ritrovo, di essere condannato ad un futuro di ripetuti interventi o non poter più ricorrere all'intervento in futuro in caso di recidive e situazioni più gravi. Soltanto per chiarezza volevo precisare che non seguo più terapia da un mese. Il dolore è si diminuito ma non è scomparso del tutto. I deficit sensitivi sono purtroppo quelli che sembrano migliorare molto più lentamente. Volevo chiederLe comunque se pensa ci siano per me le possibilità di una ripresa ottimale e se si quanto la mia vita risulterà limitata. La ringrazio anticipatamente.
[#3]
Se Lei continua a fare le stesse domande, evidentemente non ha letto con attenzione l'articolo.
Chi Le ha detto che la "schiena sarà più fragile" dopo l'intervento e chi "che sarà condannato a ripetuti interventi" ?
Invece questi "grandi esperti" non Le hanno detto che può rischiare di diventare impotente per tutta la vita?
Chi Le ha detto che la "schiena sarà più fragile" dopo l'intervento e chi "che sarà condannato a ripetuti interventi" ?
Invece questi "grandi esperti" non Le hanno detto che può rischiare di diventare impotente per tutta la vita?
[#4]
Utente
salve dottore, scusi se riapro la discussione dopo tanto tempo ma vorrei porle delle domande se possibile. A breve sarò operato di microdiscectomia e volevo sapere nel periodo di convalscenza quale sono gli accorgimenti migliori da utilizzare per una ripresa più rapida e completa. Dopo la convalescenza mi saranno preclusi attività particolari o sport specifici? Con l'intervento e l'asportazione dell'ernia è possbile ottenere una "cicatrizzazione" dell'anulus o devo sempre preoccuparmi che qualcosa possa fuoriuscire dal disco danneggiato? Vorrei infine chiederle se posso sperare in un miglioramento anche della lombalgia o devo preoccuparmi di un possibile peggioramento. Grazie anticipatamente.
[#5]
Gli interventi chirurgici si fanno perché il paziente migliori e/o per evitare aggravamenti.
Sono comunque domande che deve fare al chirurgo che opererà.
Nella discectomia (che significa togliere il disco malato) si rimuove appunto il tessuto discale.
Non fuoriuscirà nulla! A volte ci può essere la cosiddetta recidiva che, seppur rara, si tratta di piccoli residui di frammenti di disco che tecnicamente non è possibile rimuovere e, nel caso, non sempre è necessario un reintervento.
Una buona giornata
Sono comunque domande che deve fare al chirurgo che opererà.
Nella discectomia (che significa togliere il disco malato) si rimuove appunto il tessuto discale.
Non fuoriuscirà nulla! A volte ci può essere la cosiddetta recidiva che, seppur rara, si tratta di piccoli residui di frammenti di disco che tecnicamente non è possibile rimuovere e, nel caso, non sempre è necessario un reintervento.
Una buona giornata
[#6]
Utente
Salve dottore, mi scuso se riapro la discussione ma mi ritrovo a dover chiedere nuovamente delucidazioni. In data 20.02. 19 mi sono sottoposto ad intervento di microdiscectomia. L'operazione è andata bene, secondo quanto riportato dal chirurgo. Già l'indomani deambulavo e al secondo giorno sono stato dimesso. Il decorso è stato altalenante, i dolori lombari vanno attenuandosi ma molti fastidi alla gamba ed al piede persistono. Si tratta maggiormente di sintomi transitori come intorbidimento del piede, fitte dolorose al piede. Alcuni sintomi aumentano in ortoststismo o da seduto, come dolore al nervo e alla caviglia. Sensibilità e forza sembrano però migliorare. Oggi sono andato a rimuovere i punti di sutura e purtroppo mi hanno riscontrato una cicatrizzazione per seconda intenzione. Oggi inoltre i dolori sono notevolmente aumentati anche se al momento riesco a tollerare tutto senza analgesici. Detto questo, e mi scuso sempre per la lunghezza dei messaggi, vorrei porle delle domande per delle rassicurazioni. Innanzitutto i dolori da me riferiti, che devo ammettere sembrino lentamente peggiorare, possono rientrare in un post operatorio normale? La cicatrizzazione per seconda intenzione inoltre aumenta le possibilità che io possa sviluppare una fibrosi della cicatrice chirurgica con tutti i problemi annessi? Ho bisogno che questo incubo finisca. La ringrazio anticipatamente.
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 7.3k visite dal 13/01/2019.
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