Effetti post operazione ernia disco

Buon giorno.
In seguito ad intervento di ernia del disco, taluni pazienti continiano ad avvertire dolore anche molto tempo dopo essere stati sotto i ferri. Le risposte che più si sentono girare tendono a collegare questi dolori a :
- RECIDIVE DI ERNIE
- TESSUTI CICATRIZIALI
- ADERENZE
- INFIAMMAZIONI E INFEZIONI
Il mio caso specifico prevedeva una cura dell' ernia basata sull' utilizzo del discogel dopo aver decompresso il disco mediante sonda. Premetto che la mia ernia era di piccole dimensioni e non mi ha mai provocato deficit motori. Avvertivo però per anni forti dolori lombari sx e leggero formicolio sempre sotto il piede sx. A un mese dall' operazione le mie sintomatologie sono identiche tanto che la Risonanza post operazione eseguita un mese dopo ha evidenziato modesta ernia in L4 L5 . Colui che ha effettuato la risonanza non credeva nemmeno che mi fossi operato.
Domande:
- È possibile che tale dolore sia dovuto al fatto che l' ernia persiste ?
- può dipendere da tessuti cicatriziali oppure non possono verificarsi con la metodica adottata ( se si spariscono da soli)
- comè è possibile che il chirurgo mi dica che l' intervento è andato a buon fine quando la seconda RSM conferma il problema precedente ?
Pensavo di liberarmi da un incubo invece no.
Grazie
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Dr. Vincenzo Della Corte Neurochirurgo 7.1k 247
Il Suo è un quesito molto generico.
Bisognerebbe visionare le immagini rmn prima e dopo il trattamento con discogel. Inoltre bisognerebbe leggere il rapporto operatorio, per rendersi conto cosa sia stato effettivamente fatto.
Le recidive sono possibili (per prosecuzione della degenerazione del disco), come le fibrosi/aderenze, infiammazioni ed infezioni.

Ritengo che, col discogel, si ottenga un risultato parziale e che l'asportazione meccanica, per via transforaminale (sempre in mininvasiva) per minimizzare i rischi della fibrosi/aderenze e delle infiammazioni e/o infezioni, sia il metodo da preferire oggigiorno (il cosiddetto golden standard del trattamento), che può essere completato con l'artrodesi in situ con materiale riassorbibile (evitando l'utilizzo di materiale metallico, che può rappresentare il cosiddetto "domani doloroso" del paz:), al fine di ovviare alla microinstabilità intersomatica.
Cordialità.

Dr. Della Corte: vincenzodellacortemi@libero.it
Case di Cura: La Madonnina Milano-02/50030013
Le Betulle Appiano Gentile (Co) 031/973311

[#2]
Utente
Utente
Capisco, nonostante un linguaggio molto tecnico; è possibile quindi procedere con questa tecnica mini invasiva e più efficace anche avendo utilizzato precedentemente discogel ?
Cioè discogel compromette eventuali altre tecniche ? Nel mio caso il disco è stato prima decompresso credo mediante nucleoplastica e poi è stato introdotto il gel.
Grazie
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Dr. Vincenzo Della Corte Neurochirurgo 7.1k 247
Bisognerebbe valutarLa clinicamente, ma, in linea di principio, sì è possibile procedere con tecnica mininvasiva.
Cordialità.
[#4]
Utente
Utente
Capito.
Nella valutazione clinica si contempla la visura delle risonanze pre e post operatorio oppure è utile anche una mappatura mediante raggi in ortostasi per vedere come e dove si è posizionato il gel ? Grazie
[#5]
Dr. Vincenzo Della Corte Neurochirurgo 7.1k 247
Dovrebbe essere sufficiente la rmn post-intervento.
Saluti cordiali.
[#6]
Utente
Utente
Le eventuali cicatrici e le eventuali aderenze post operazione ( a seguito di interventi con tecniche mini invasive ), sono visibili mediante risonanza ?
Si riassorbono da sole o bisogna eliminarle tramite interventi ? Non esiste l' uso di qualche espediente in fase operatoria per prevenirle o per limitarle ( leggevo alcuni articoli in cui nominavano dei distanziatori riassorbibili)
GRAZIE
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Dr. Vincenzo Della Corte Neurochirurgo 7.1k 247
A volte sono visibili (più o meno larvatamente) con la rmn con mezzo di contrasto.

Con tecniche mininvasive le aderenze si formano molto più difficilmente (proprio per il minimo in assoluto, nel senso che meno di questo proprio non si può fare, trama chirurgico).

La tecnica mininvasiva è utilizzata sia perchè non si formino aderenze significative sia per separare e lidere quelle che eventualmente già ci sono (una protusione, anche semplice, può dare aderenze per la formazione di pregressi essudati infiammatori che successivamente si organizzano in tessuti connettivali continuando a dare "fastidio" alle radici nervose).

A volte sono così contenute, le aderenze, che non danno segno di sè, altre volte vanno eliminate, per i suesposti motivi; non con l'intervento a cielo aperto che, per la massività del trauma chirurgico, pone i presupposti di ulteriori cicatrici interne, ma con la mininvasiva.

I distanziatori, comunque, non incidono sulla reattività dell'organismo (leggi aderenze) che si possono formare per quanto già detto.
Cordialità.
[#8]
Utente
Utente
Grazie per l' ottima risposta.
Intanto la ringrazio.
A presto