Cervicobrachialgia bilaterale con proposta intervento C6-C7 con sistema D-Trax

Buongiorno,
sono affetto da spondilodiscoartrosi al passaggio C6-C7 con riduzione dello spazio discale, disco C6-C7 dididratato con erniazione posteriore in sede paramediana sinistra. Con compressione del sacco durale e impronta sul midollo spinale, modesti appuntimenti osteofitosici somato-marginali. Ridotta l'ampiezza dello speco vertebrale al passaggio C6-C7.
Ridotto il tono idrico dei rimanenti dischi intersomatici esaminati.
Soffro spesso di cervicalgie, dolori alla spalla destra con contrazioni dei muscoli, talvolta senso di intorpidimento del braccio o dolori alla spalla su movimenti di estensione. I dolori durante l'anno possono essere più intensi, per alternarsi a periodi di maggiore tranquillità. Diciamo che il periodo invernale generalmente è più critico. Il lavoro alla scrivania e l'utilizzo del mouse non mi aiutano...
Mi hanno proposto diverse cure con Lirica, Cortisone, antidepressivi ad azione centrale per gestire il dolore, attualmente, per scelta, prendo solo al bisogno Brufen e Novalgina per controllare i disturbi. I tendini della spalla non risultano danneggiati, l'ortopedico ha ipotizzato un dolore portato da contrazione causata dal parziale schiacciamento dei nervi.
Il neurochirurgo, unico interpellato fin ora, visto il protrarsi del problema da due o tre anni, mi ha proposto e fissato un intervento chirugico di stabilizzazione C6-C7 ad accesso posteriore con sistema mininvasivo D-Trax ed eventuale approccio anteriore.
Avevo in realtà chiesto se vi erano tecniche chirurgiche che non bloccassero le due vertebre e mi è stata proposta la tecnica sopra indicata.
Ad ulteriori approfondimenti personali mi sembra che il sistema proposto dal medico, mirato ad aumentare leggermente lo spazio discale per ridurre la compressione dei nervi, ha come consegunza il blocco della mobilità delle due vertebre interessate. In quanto due viti, poste agli estremi laterali, hanno il compito di dilatare lo spazio intervertebrale, bloccate poi in sede con resina. Ne consegue che le due vertebre interessate non possono più flettere tra loro o ruotare.
Potete darmi conferma della mia supposizione, se così fosse, il medico non ha evidentemente dato una soluzione corretta alla mia richiesta di mantenere integra la mobilità vertebrale.
Esiste una tecnica più adatta che permetta di mantenere la piena mobilità delle vertebre?
Mi consigliate a questo punto di reinviare l'operazione per richiedere ulteriori pareri e procedere ad ulteriori approfondimenti? Non ho chiesto parere a più professionisti.

Cordiali saluti.
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Dr. Giovanni Migliaccio Neurochirurgo 13.7k 398
Egr. signore,
in assenza di una valitazione oggettiva, ovvero un esame clinico e la visione delgli esami effettuati (RM,TC, RX funzionali), a distanza non posso esprime un giiudizio su quella procedura.

Detto questo, però, tenendo conto di quanto è riposrtato nel referto ipotizzo che quella metodica sia poco indicata, in quanto non rimuove l'ernia discale, né gli osteofiti che sarebbero i responsabili dei Suoi sintomi e della pericolosa compressione sul midollo cervicale.

Quella tecnica può avere corretta indicazione quando una radice nervosa è compressa per un forame ristretto attraverso cui essa transita (stenosi foraminale) evitando il più invasivo approccio posteriore al forame.

Nel Suo caso a mio parere è più indicata le rimozione dell'ernia, l'asportazione degli osteofiti, l'applicazione di una cage (gabbietta) per via anteriore, fermo restando che tale mia opinione andrebbe confermata solo dopo lo studio diretto del caso.

Cordialmente