Rimozione ganglio di gasser
Salve, mi chiedo se la rimozione del ganglio di gasser non possa essere la soluzione definitiva per chi ha la nevralgia del trigemino. Ho letto qui https://pdfs.semanticscholar.org/c8da/de78fee75d892a112cb4faa45047bb81b5cc.pdf. Che a dieci anni di distanza dalla rimozione, il paziente non avverte dolore. Come mai non viene considerata questasoluzione chirurgica mentre invece soluzioni temporanee come la neurectomia solo periferica del trigemino vengono contemplate? C'è rischio di anestesia dolorosa? Non è la rimozione del ganglio di gasser un rimedio definitivo? Secondo voi qualche chirurgo potrebbe fare questo intervento? Grazie
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L'intervento sul gasser ha avuto il suo quarto d'ora di celebrità, almeno in Italia, fino agli anni 70-80.
Consisteva nella neurotomia retrogasseriana e rendeva il paz. anestetico nelle branche che erano interessate dall'intervento (purtroppo, non raramente avveniva l'interessamento anche della branca motoria per cui determinati muscoli, clinicamente rilevante essenzialmente il massetere, divenivano inattivi e la stessa masticazione era interessata). Ciò nonostante, il dolore tipico trigeminale non era assolutamente sicuro che scomparisse nè definitivamente, nè nell'immediato post-operatorio.
Credo che sia stato merito di Giannetta che intuì che la sindrome non fosse sine materia, come si era pensato fino ad allora, ma che dipendesse da un "pulsare" anomalo di una arteria cerebellare sul V^ nel punto dove questo usciva dal tronco cerebrale (il problema, cioè, non era nel ganglio, ma direttamente sul nervo cranico all'uscita). Spesso era stato notato, che il paz. soffrisse di ipertensione arteriosa e che il controllo della stessa fornisse una mitigazione del disturbo.
L'intervento che ideò il Giannetta (di origine italiana, ma americanizzato in toto) consisteva nella approccio nella fossa cranica posteriore, una volta che, ad es., una risonanza avesse confermato il conflitto vascolo-nervoso, al fine non di tagliare il nervo che non avrebbe eliminato la causa, ma di immettere, fra la struttura nervosa e quella vascolare, una sostanza "inerte" che avesse consentito al nervo di non subire più i colpi vascolari e, quindi, di non essere più usurato fino a divenire "scoperto".
Pur essendo passato molto tempo, dall'ideazione del Giannetta, il principio chirurgico è rimasto, pur con le varianti che ciascun Neurochirurgo, con la sua personalità, può aggiungere.
Come vede. il taglio cosiddetto definitivo non sempre è una definitiva soluzione.
Cordialità.
Consisteva nella neurotomia retrogasseriana e rendeva il paz. anestetico nelle branche che erano interessate dall'intervento (purtroppo, non raramente avveniva l'interessamento anche della branca motoria per cui determinati muscoli, clinicamente rilevante essenzialmente il massetere, divenivano inattivi e la stessa masticazione era interessata). Ciò nonostante, il dolore tipico trigeminale non era assolutamente sicuro che scomparisse nè definitivamente, nè nell'immediato post-operatorio.
Credo che sia stato merito di Giannetta che intuì che la sindrome non fosse sine materia, come si era pensato fino ad allora, ma che dipendesse da un "pulsare" anomalo di una arteria cerebellare sul V^ nel punto dove questo usciva dal tronco cerebrale (il problema, cioè, non era nel ganglio, ma direttamente sul nervo cranico all'uscita). Spesso era stato notato, che il paz. soffrisse di ipertensione arteriosa e che il controllo della stessa fornisse una mitigazione del disturbo.
L'intervento che ideò il Giannetta (di origine italiana, ma americanizzato in toto) consisteva nella approccio nella fossa cranica posteriore, una volta che, ad es., una risonanza avesse confermato il conflitto vascolo-nervoso, al fine non di tagliare il nervo che non avrebbe eliminato la causa, ma di immettere, fra la struttura nervosa e quella vascolare, una sostanza "inerte" che avesse consentito al nervo di non subire più i colpi vascolari e, quindi, di non essere più usurato fino a divenire "scoperto".
Pur essendo passato molto tempo, dall'ideazione del Giannetta, il principio chirurgico è rimasto, pur con le varianti che ciascun Neurochirurgo, con la sua personalità, può aggiungere.
Come vede. il taglio cosiddetto definitivo non sempre è una definitiva soluzione.
Cordialità.
Dr. Della Corte: vincenzodellacortemi@libero.it
Case di Cura: La Madonnina Milano-02/50030013
Le Betulle Appiano Gentile (Co) 031/973311
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 2k visite dal 10/10/2017.
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