Neurochirurgia del trigemino
ho appurato che l'origine dei dolori che mi perseguitano da anni non è dovuta a un dente ma alla oppressione del trigemino lato destro da parte di una arteria.
La diagnosi è stata fatta da un neurologo dopo una risonanza.
Ora mi viene prospettata la soluzione chirurgica ma a quanto ho capito esistono due tecniche di intervento, una da dietro il cranio ed una laterale.
Se questo è vero desidererei sapere quale delle due è più sperimentata, meno invasiva e con i risultati migliori e possibilmente sapere presso quali ospedali viene praticata. Chiedo troppo? Purtroppo devo dire che ho trovato una scarsissima informazione presso tutti i medici di base consultati.
Grazie, cordiali saluti
La diagnosi è stata fatta da un neurologo dopo una risonanza.
Ora mi viene prospettata la soluzione chirurgica ma a quanto ho capito esistono due tecniche di intervento, una da dietro il cranio ed una laterale.
Se questo è vero desidererei sapere quale delle due è più sperimentata, meno invasiva e con i risultati migliori e possibilmente sapere presso quali ospedali viene praticata. Chiedo troppo? Purtroppo devo dire che ho trovato una scarsissima informazione presso tutti i medici di base consultati.
Grazie, cordiali saluti
[#1]
Egregio signore,
se la diagnosi è quella del conflitto neurovascolare, l'intervento pressochè risolutivo è la separazione dell'arteria dal nervo, attraverso la parte posteriore.
Tale intervento è di un certo impegno tecnico,ed è praticato dai neurochirurghi di una certa esperienza, che in Italia non mancano.
Cordialmente
se la diagnosi è quella del conflitto neurovascolare, l'intervento pressochè risolutivo è la separazione dell'arteria dal nervo, attraverso la parte posteriore.
Tale intervento è di un certo impegno tecnico,ed è praticato dai neurochirurghi di una certa esperienza, che in Italia non mancano.
Cordialmente
[#4]
Gentile Signore,
concordo pienamente con il Dott. Migliaccio circa il fatto che l'intervento chirurgico deve essere esguito con tutte le tecniche di cui oggi disponiamo che possano, in qualche modo, limitare il rischio di danni neurologici Una di queste è, ad esmpio il monitoraggio neurofisiologico intraoperatorio, cioè lo stimolare e registrare continuamente durante l'intervento l'attività dei nervi cranici vicini al trigemino al fine di capire quando e se si stia dando "fastidio" ad un nervo cranico. Tale tecnica è adoperata in molte neurochirurgie italiane, ivi compresa quella del sottoscritto.
In realtà, quando andrà a visita da un neurochirurgo, questi le consiglierà anninzitutto, se confermato il sospetto diagnostico, di eseguire una idonea terapia medica suggerendo l'intervento in caso di scarsi risultati farmacologici.
Cordialmente.
concordo pienamente con il Dott. Migliaccio circa il fatto che l'intervento chirurgico deve essere esguito con tutte le tecniche di cui oggi disponiamo che possano, in qualche modo, limitare il rischio di danni neurologici Una di queste è, ad esmpio il monitoraggio neurofisiologico intraoperatorio, cioè lo stimolare e registrare continuamente durante l'intervento l'attività dei nervi cranici vicini al trigemino al fine di capire quando e se si stia dando "fastidio" ad un nervo cranico. Tale tecnica è adoperata in molte neurochirurgie italiane, ivi compresa quella del sottoscritto.
In realtà, quando andrà a visita da un neurochirurgo, questi le consiglierà anninzitutto, se confermato il sospetto diagnostico, di eseguire una idonea terapia medica suggerendo l'intervento in caso di scarsi risultati farmacologici.
Cordialmente.
Dr. Marco Mannino
Neurochirurgo
http://www.studiomannino.com
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 2.8k visite dal 18/11/2008.
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