Ernia discale espulsa e migrata in basso con deficit radicolare l5 non completo. assenza di dolore.
Buonasera.
Mia moglie, portatrice di ernie discali lombari/sacrali, il 21 ed il 22.9.2016 ha sofferto due giorni di intensissimo dolore sciatico alla gamba sinistra che al terzo giorno è totalmente scomparso lasciando però la stessa gamba e specialmente il piede come addormentato e con difficoltà a muovere completamente le dita del piede ed il piede stesso verso l’alto. Il piede è cadente verso l'esterno ed è per questo che non riesce a sollevarlo verso l'alto come anche le quattro dita. Non ha resistenza e non regge a stare sul tallone. Di seguito il contenuto della visita elettromiografica e della risonanza magnetica fatta qualche giorno dopo.
Elettromiografia
Nella norma i parametri di conduzione nervosa del N. SPE; l’esame EMG mostra segni di sofferenza neurogena parzialmente in atto ma per lo più stabilizzata nei territori L4-L5-S1 del lato esaminato, prevalenti nel territorio di L5.
RM in colonna lombare
In L4-L5 è presente una grossa ernia discale paramediana sinistra, espulsa verso il basso che determina compressione sul sacco durale e sulla radice.
Si osserva inoltre ernia discale mediana in L5-S1.
I due dischi risultano ipointensi in T2 per disidratazione.
Segni di artrosi delle articolazioni interapofisarie fra gli ultimi metameri.
Contattato il neurochirurgo, questi ha escluso la possibilità di un intervento chirurgico perché l’ernia, già totalmente espulsa, aveva oramai fatto il suo danno ed in assenza di dolore l’intervento poteva essere superfluo. L’ernia espulsa, non più nutrita, sarebbe scomparsa da sola.
L’assenza di dolore dimostrava, infatti, che non vi era più compressione sul nervo e quindi l’intervento chirurgico sarebbe stato inutile perché in ogni caso non avrebbe accelerato la possibilità di recupero.
Ha dunque consigliato di proseguire con la fisioterapia riabilitativa e gli esercizi posturali, specificando che sarebbero stati necessari non meno di sei mesi per avere qualche cenno di miglioramento.
O meglio, trattandosi di un deficit non completo, non ha dato un tempo di recupero ed una percentuale di recupero certa, in quanto molto sarebbe dipeso dalle condizioni del nervo e dalla risposta della paziente alle terapie riabilitative.
Si tratta ora di capire quali siano le migliori terapie alle quali sottoporsi per recuperare totalmente la funzionalità del piede (obiettivo primario) che al momento non risponde a molti movimenti, anche ai più semplici e tra questi, ad esempio, quelli legati alla possibilità di guidare l’auto.
Vi ringrazio anticipatamente per la vostra disponibilità.
Mia moglie, portatrice di ernie discali lombari/sacrali, il 21 ed il 22.9.2016 ha sofferto due giorni di intensissimo dolore sciatico alla gamba sinistra che al terzo giorno è totalmente scomparso lasciando però la stessa gamba e specialmente il piede come addormentato e con difficoltà a muovere completamente le dita del piede ed il piede stesso verso l’alto. Il piede è cadente verso l'esterno ed è per questo che non riesce a sollevarlo verso l'alto come anche le quattro dita. Non ha resistenza e non regge a stare sul tallone. Di seguito il contenuto della visita elettromiografica e della risonanza magnetica fatta qualche giorno dopo.
Elettromiografia
Nella norma i parametri di conduzione nervosa del N. SPE; l’esame EMG mostra segni di sofferenza neurogena parzialmente in atto ma per lo più stabilizzata nei territori L4-L5-S1 del lato esaminato, prevalenti nel territorio di L5.
RM in colonna lombare
In L4-L5 è presente una grossa ernia discale paramediana sinistra, espulsa verso il basso che determina compressione sul sacco durale e sulla radice.
Si osserva inoltre ernia discale mediana in L5-S1.
I due dischi risultano ipointensi in T2 per disidratazione.
Segni di artrosi delle articolazioni interapofisarie fra gli ultimi metameri.
Contattato il neurochirurgo, questi ha escluso la possibilità di un intervento chirurgico perché l’ernia, già totalmente espulsa, aveva oramai fatto il suo danno ed in assenza di dolore l’intervento poteva essere superfluo. L’ernia espulsa, non più nutrita, sarebbe scomparsa da sola.
L’assenza di dolore dimostrava, infatti, che non vi era più compressione sul nervo e quindi l’intervento chirurgico sarebbe stato inutile perché in ogni caso non avrebbe accelerato la possibilità di recupero.
Ha dunque consigliato di proseguire con la fisioterapia riabilitativa e gli esercizi posturali, specificando che sarebbero stati necessari non meno di sei mesi per avere qualche cenno di miglioramento.
O meglio, trattandosi di un deficit non completo, non ha dato un tempo di recupero ed una percentuale di recupero certa, in quanto molto sarebbe dipeso dalle condizioni del nervo e dalla risposta della paziente alle terapie riabilitative.
Si tratta ora di capire quali siano le migliori terapie alle quali sottoporsi per recuperare totalmente la funzionalità del piede (obiettivo primario) che al momento non risponde a molti movimenti, anche ai più semplici e tra questi, ad esempio, quelli legati alla possibilità di guidare l’auto.
Vi ringrazio anticipatamente per la vostra disponibilità.
[#1]
Non sono completamente d'accordo su quanto da Lei riferito circa l'opinione del mio Collega Neurochirurgo.
Sentirei un altro Specialista.
Specie se il danno non è completo, considereri indicato un intervento di decompressione della radice interessata (dovrebbe essere la quinta lombare); con quale tecnica, a questo punto lo ritengo secondario, essendo più importante un trattamento di precoce"alleggerimento" della radice nervosa.
Se ha piacere, dia pure ulteriori notizie.
Cordialità
Sentirei un altro Specialista.
Specie se il danno non è completo, considereri indicato un intervento di decompressione della radice interessata (dovrebbe essere la quinta lombare); con quale tecnica, a questo punto lo ritengo secondario, essendo più importante un trattamento di precoce"alleggerimento" della radice nervosa.
Se ha piacere, dia pure ulteriori notizie.
Cordialità
Dr. Della Corte: vincenzodellacortemi@libero.it
Case di Cura: La Madonnina Milano-02/50030013
Le Betulle Appiano Gentile (Co) 031/973311
[#2]
Utente
La ringrazio Dr. Della Corte.
Il discorso del Neurochirurgo che abbiamo consultato è stato di una logica disarmante: L’ernia è ormai espulsa, il dolore è sparito, ergo è inutile l’intervento.
Se questo fosse è certamente un fatto positivo, anche perché l’intervento, come di dice e le chiedo conferma, non è certamente una passeggiata ma alquanto delicato e con postumi molto dolorosi.
Se poi, anche con l’intervento il problema al piede dovesse rimanere in ogni caso (oramai il danno, seppure non completo, è assodato), che senso avrebbe sottoporsi ad una inutile sofferenza (degenza ospedaliera, convalescenza, eventuali complicanze,etc.)?
Se anche l’ernia, oramai non più nutrita, dovesse riassorbirsi seppure nel tempo (quanto tempo?), questo eviterebbe la compressione sul nervo...
.... e tante altre considerazioni.
Ora, visti gli esiti della elettromiografia e della risonanza magnetica, ciò che preme sapere è:
Il piede riacquisterà la totale funzionalità con la fisioterapia e gli esercizi posturali (e in quanto tempo) o finché è presente l’ernia espulsa questa comprimerà sempre il nervo limitandone o ostacolandone la ripresa funzionale?
Oltre all’eventuale operazione chirurgica (stiamo già prendendo contatti con un altro Neurochirurgo per un nuovo consulto), esistono altre tecniche o forme di intervento alternative che possono portare alla risoluzione del problema?
La ringrazio anticipatamente.
Cordiali saluti.
Il discorso del Neurochirurgo che abbiamo consultato è stato di una logica disarmante: L’ernia è ormai espulsa, il dolore è sparito, ergo è inutile l’intervento.
Se questo fosse è certamente un fatto positivo, anche perché l’intervento, come di dice e le chiedo conferma, non è certamente una passeggiata ma alquanto delicato e con postumi molto dolorosi.
Se poi, anche con l’intervento il problema al piede dovesse rimanere in ogni caso (oramai il danno, seppure non completo, è assodato), che senso avrebbe sottoporsi ad una inutile sofferenza (degenza ospedaliera, convalescenza, eventuali complicanze,etc.)?
Se anche l’ernia, oramai non più nutrita, dovesse riassorbirsi seppure nel tempo (quanto tempo?), questo eviterebbe la compressione sul nervo...
.... e tante altre considerazioni.
Ora, visti gli esiti della elettromiografia e della risonanza magnetica, ciò che preme sapere è:
Il piede riacquisterà la totale funzionalità con la fisioterapia e gli esercizi posturali (e in quanto tempo) o finché è presente l’ernia espulsa questa comprimerà sempre il nervo limitandone o ostacolandone la ripresa funzionale?
Oltre all’eventuale operazione chirurgica (stiamo già prendendo contatti con un altro Neurochirurgo per un nuovo consulto), esistono altre tecniche o forme di intervento alternative che possono portare alla risoluzione del problema?
La ringrazio anticipatamente.
Cordiali saluti.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 5.8k visite dal 17/10/2016.
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