Ernia discale lombare estrusa

Salve,

sono una donna di 40 anni questa primavera ho avuto un episodio di lombosciatalgia curata con antidolorifici. Verso la fine di agosto ho iniziato ad avere nuovamente problemi di sciatica che interessavano la gamba destra dal gluteo fino al polpaccio.I dolori si presentavano la notte nel cambiare la posizione da un fianco ad un altro lungo tutto il nervo sciatico. I dolori passavano se camminavo un pò e non stavo troppo seduta. Ho preso per 6 gg brufen due volte al giorno ed ho eseguito RMN come da indicazione del medico curante ,questo l'esito: a livello L4-L5 discopatia degenerativa, riduzione dello spazio intersomatico, ernia discale lateralizzata a destra, parzialmente estrusa e minimamente migrata verso il basso. Modesta riduzione dello spazio intersomatico. Modeste alterazioni artrosiche dei massicci articolari allo stesso livello. Al momento sto prendendo cortisone e dopo di questo devo andare dal neurochirurgo. Dopo una settimana di cortisone i dolori alla notte persistono durante il giorno va meglio dopo aver assunto il cortisone ma alla sera ho di nuovo dolore. Vorrei sapere quale terapia è prevista per la mia situazione e se sono previsti dei trattamenti prima di un eventuale intervento. Grazie in anticipo

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Dr. Vincenzo Della Corte Neurochirurgo 7.1k 247
Sicuramente in sede di visita neurochirurgica si potrà dire molto di più di quanto si possa on-line (la valutazione clinica ambulatoriale è fondamentale e, molto spesso, dirimente).
La persistenza dei disturbi in sintonia con le immagini rmn darebbe indicazione ad un trattamento chirurgico, preferibilmente mininvasivo sempre possibile ormai, da eseguire al più presto, cioè prima che i danni divengano anche di tipo motorio ed irreversibili.
Cordialmente

Dr. Della Corte: vincenzodellacortemi@libero.it
Case di Cura: La Madonnina Milano-02/50030013
Le Betulle Appiano Gentile (Co) 031/973311

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Utente
Utente
Grazie mille per la risposta!
Nel frattempo sono andata dal neurochirurgo che dopo avermi visitato ha riferiro quanto segue. Lasegue positivo a 40 gradi a destra, crociato a 45 gradi. ROT presenti e simmetrici. Non deficit di forza, sensibilità o sfinterici. Proponendomi alla fine la soluzione chirurgica tramite discectomia. A sua avviso eventuali trattamenti fisioterapici sono controindicati così come manipolazioni o ozonoterapia in quanto trattasi di ernia sottolegamentosa e quindi di difficile assorbimento. Mi ha proposto in alternativa una terapia a base di pregabalin (antiepilettico) da prendere per almeno 40 gg. Vorrei sapere un vostro giudizio in merito all'intervento propostomi ed anche alla terapia medica. E sapere se non c'è davvero altra soluzione all'intervento.
Grazie in anticipo della risposta
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Dr. Vincenzo Della Corte Neurochirurgo 7.1k 247
Vedo che il Neurochirurgo che La ha visitata ha proposto, come mi sembra avessi intuito ( solo intuito,perchè non La ho mai vista), un intervento di decompressione della radice nervosa interessata.
Ritengo di condividere tale atteggiamento, E ciò in quanto, arrivati a questo punto,e non solo perchè i trattamenti alternativi/conservativi da Lei segnalati appaiono come i classici "pannicelli caldi" che non affrontano la causa ma solo gli effetti (senza poterli veramente risolvere), soprattutto, è più che possibile che la compressione diventi ancora più importante, anche improvvisamente e senza un motivo apparente, infliggendo un danno pluriradicolare con interessamento, oltre che dell'altro arto inf., ove per il Lasegue + si evince che già vi sia almeno un fatto irritativo, anche dei nervi "mediani" che controllano le funzioni sfinteriali vescicali...
Non concordo sul tipo di approccio chirurgico (microdiscectomia, cioè a cielo aperto, in luogo dell'approccio chirurgico mininvasivo, cioè a cielo chiuso, ed anestesia locale, che è più "lieve" per il paz. con migliore e più veloce ripresa e di gran lunga meno rischioso).
La invito a leggersi, o rileggersi, gli articoli che ho pubblicato, riguardo alla tecnica mininvasiva, sulla mia pagina blog.
Eventualmente, dia pure ulteriori notizie.
Cordialità
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Utente
Utente
Egr. Dr. Della Corte la ringrazio per la celere risposta!
Vorrei porle solo una domanda avendo fatto al momento solo la terapia farmacologica, vorrei sapere se prima di un probabile intervento non sarebbe anche il caso di provare con un trattamento fisioterapico ( es. ginnastica posturale osteopata ). Questo perchè la mia sintomatologia peggiora quando mi alzo da letto la mattina e quando sono stata seduta un pò ( tipo in macchina oppure in ufficio), faccio fatica a stare in posizione eretta e zoppico un pò, però se riesco a camminare il dolore passa. Ho letto spesse volte che il 90% delle ernie si 'asciuga' nell'arco di 3-6 mesi e molte volte non occorre più l'intervento chirurgico, è vero questa cosa? Il fatto che durante la visita si stato trovato un Lasegue positivo (che nel mio caso il dolore è stato molto più intenso quando è stata alzata la gamba opposta) significa che sono più a rischio per un eventuale danno radicolare? (questa è la cosa che mi spaventa di più).
Mi scuso preventivamente per aver formulato tutti questi quesiti che possono apparire banali ed inoltre il fatto che siano presenti diverse scuole di pensiero circa l'approccio chirurgico (discectomia oppure operazione mininvasiva) non aiuta pazienti che come me si trovano ad affrontare questa problematica.
Mi è parso di capire che non esiste una cura unica per tutti e che ognuno la risolve a modo proprio.
Grazie in anticipo della risposta
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Dr. Vincenzo Della Corte Neurochirurgo 7.1k 247
Mi pare di avere risposto alle Sue preoccupazioni/domande prima ancora che me le ponesse.
La stessa zoppia conferma quanto già esposto.
Dei "pannicelli caldi" (che cercano di incidere sugli effetti, e non certamente su tutti, piuttosto che sulle cause) abbiamo già parlato.
Che un'ernia tenda ad "asciugarsi" è possibile, ma, per assurdo, anche un pugnale di ghiaccio secco sublima dopo aver creato una qualche lesione più o meno permanente. Voglio dire che una eventuale regressione della causa del danno, non significa per nulla che la regressione del danno, ormai fatto, sia reversibile. Se un'arma si sbriciola DOPO aver creato una lesione, per la lesione il successivo sbriciolamento è irrilevante. E non stiamo parlando solo di fatti irritativi/algici ma anche di disturbo della marcia...

Se Lei ha due strade che può percorrere per raggiungere una meta, una più irta di problematiche e la seconda molto più liscia, quale strada cercherà di percorrere in prima battuta? E' vero che, se si percorre prima la via più irta, e dopo un risultato poco soddisfacente, ci si può ugualmente affidarsi alla via più liscia, ma proprio per questo va preferita, già in prima battuta, la metodica meno traumatica e meno invasiva.

Se ha piacere, dia pure notizie del successivo evolversi della situazione.
Cordialità
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Utente
Utente
Grazie per la risposta!
Le ho chiesto questo 'Ho letto spesse volte che il 90% delle ernie si 'asciuga' nell'arco di 3-6 mesi e molte volte non occorre più l'intervento chirurgico, è vero questa cosa?' in quanto il neurochirurgo che mi ha visitato mi ha fatto presente questo fatto per cui in caso di assenza di danni radicolari se l'ernia si asciugasse e quindi cessasse il dolore non sarebbe più necessario l'intervento!
Dalla visita da me effettuata non sono stati riscontrati al momento danni radicolari! Certo non è dato sapere a nessuno come potrà evolvere la situazione.
Cmq è mia premura chiedere un nuovo parere neurochirurgico per approfondire l'eventualità di una tecnica mininvasiva come da lei proposto.
La ringrazio per la disponibilità dimostrata e le farò sapere ulteriori sviluppi in merito.
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Dr. Vincenzo Della Corte Neurochirurgo 7.1k 247
Auguri cordiali ed alla prossima.
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Utente
Utente
Salve,

a distanza di 4 mesi del mio consulto ho avuto ancora altri due episodi acuti di sciatalgia , il penultimo verso la metà dicembre che si è protratto tra alti e bassi fino a circa due settimane fa. Nel frattempo ho continuato ad assumere antidolorifici al bisogno (brufen da 600 mg) e cortisone ( un ciclo da 15 gg a scalare di deltacortene) fino a due settimane fa quando dopo essere stata in piedi per diverse ore al mattino seguente non riuscivo ad appoggiare la gamba per terra e quindi a camminare correttamente. Anche da sdraiata e da seduta non trovavo molto sollievo. Il medico curante mi ha segnato 6 iniezioni di soldesam (3 da 8mg e 3 da 4 mg). Vista la situazione nella settimana in cui facevo le punture mi sono recata dal neurochirurgo per la visita che ha riscontrato laseguè positivo, punti di velleix altamente positivi e rot achilleo ridotto rispetto al controlaterale. Mi consigliava l'intervento chirurgico e cmq di finire le punture visto l'infiammazione del nervo. Adesso finito il ciclo delle iniezioni a distanza quasi di una settimana sono completamente senza alcune dolore, riesco a riposare correttamente. Questo significa che il nervo non è più infiammato e che non c'è più conflitto con la radice S1. Oppure potrei essere ancora sotto effetto del cortisone? Non avendo più dolore posso non fare più l'intervento? Grazie in anticipo per la risposta
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Dr. Vincenzo Della Corte Neurochirurgo 7.1k 247
Il dolore è un campanello d'allarme. Se si rompe il campanello, non vuol dire che l'allarme sia rientrato, anzi può significare che il "danno" (in senso lato) ha conquistato nuovi spazi.
Personalmente, penso che, nel Suo caso, sia stata la terapia cortisonica, o antireattiva in genere, che Le ha dato beneficio sugli effetti. Sicuramente non vi è stato effetto sulla causa che rimane invariata.
Ritengo che l'opzione chirurgica vada presa seriamente in considerazione, e con la tecnica che Le ho suggerito.
Se ha piacere, dia pure ulteriori notizie.
Cordialità.