Ernia discale l5-s1 già operata e con grave ricaduta
Buongiorno e complimenti al sito per la chiarezza e l'utilità e ai vari Medici per la loro cortesia nei confronti di tutti coloro che necessitano di un "lume" in un paese dove attualmente c'è parecchio buio :-(
Detto ciò sono a chiedere "lumi" sul mio caso.
Nel dicembre 2003 ho subito un intervento in microdiscectomia per asportazione di ernia discale in L5-S1.
Tutto bene per qualche anno, poi, nel 2010 il problema si ripresenta e grazie a una serie di manipolazioni effettuate da un osteopata riesco a camminare. Preciso: riesco a camminare e a tornare al lavoro (impiegato) ma non certo a muovermi con agilità e a riprendere le mie attività sportive (corsa, arbitro di calcio, sci ecc.).
Nel settembre 2013 ulteriore ricaduta. Il 01.10.13, il 12.11.13 e il 21.01.14 sostengo tre cicli di "Terapia del dolore" (credo con ozono, cortisone e elettrostimolazione) che mi portano a stare benone per qualche mese.
Dal 03 luglio u.s. inizia una curva in negativo che mi porta oggi a essere incapace di camminare a causa dei dolori intensi che partono dalla zona lombare, attraversano la gamba dx (lato posteriore) fin sotto la caviglia, sotto il piede e fino alla base del mignolo.
Una RMN che ho fatto circa un mese fa rivela "Accenno a scoliosi dx concava lombare con rettificazione dello spazio intersomatico. Nei limiti i diametri canalari. Al passaggio L5-S1 disidratazione discale con riduzione dello spazio intersomatico, irregolarità strutturali dei piatti epifissari contrapposti ed iniziale alterazione di segnale alla spongiosa ossea subcondrale. Ernia discale paramediana destra impronta il sacco durale e comprime la radice emergente di destra di S1. Non altre immagini riferibili a franche ernie discali. Nei limiti il cono-cauda".
Partendo dal presupposto che sono diabetico di tipo 1 dal novembre 2009 e fermo restando che tutti mi dicono che attualmente non esiste una cura definitiva e certa al mio problema, vorrei sapere quanto meno se vale la pena di intervenire per togliere tutto il materiale ernioso e il "cuscinetto" rimanente in modo da far calcificare le vertebre eliminando ogni possibilità che in quel punto si possa riformare un'ernia consapevolmente al fatto che da ciò deriverebbe un sollecito alle altre vertebre (in questo caso, che possibilità ci sono che il problema si ripresenti in altre vertebre?), o se vale più la pena di insistere con l'ozono, o se, peggio ancora, mi devo rassegnare e mi devo tenere questo problema. Ringraziando per l'attenzione e per l'eventuale risposta che mi verrà data porgo i più cordiali saluti.
Detto ciò sono a chiedere "lumi" sul mio caso.
Nel dicembre 2003 ho subito un intervento in microdiscectomia per asportazione di ernia discale in L5-S1.
Tutto bene per qualche anno, poi, nel 2010 il problema si ripresenta e grazie a una serie di manipolazioni effettuate da un osteopata riesco a camminare. Preciso: riesco a camminare e a tornare al lavoro (impiegato) ma non certo a muovermi con agilità e a riprendere le mie attività sportive (corsa, arbitro di calcio, sci ecc.).
Nel settembre 2013 ulteriore ricaduta. Il 01.10.13, il 12.11.13 e il 21.01.14 sostengo tre cicli di "Terapia del dolore" (credo con ozono, cortisone e elettrostimolazione) che mi portano a stare benone per qualche mese.
Dal 03 luglio u.s. inizia una curva in negativo che mi porta oggi a essere incapace di camminare a causa dei dolori intensi che partono dalla zona lombare, attraversano la gamba dx (lato posteriore) fin sotto la caviglia, sotto il piede e fino alla base del mignolo.
Una RMN che ho fatto circa un mese fa rivela "Accenno a scoliosi dx concava lombare con rettificazione dello spazio intersomatico. Nei limiti i diametri canalari. Al passaggio L5-S1 disidratazione discale con riduzione dello spazio intersomatico, irregolarità strutturali dei piatti epifissari contrapposti ed iniziale alterazione di segnale alla spongiosa ossea subcondrale. Ernia discale paramediana destra impronta il sacco durale e comprime la radice emergente di destra di S1. Non altre immagini riferibili a franche ernie discali. Nei limiti il cono-cauda".
Partendo dal presupposto che sono diabetico di tipo 1 dal novembre 2009 e fermo restando che tutti mi dicono che attualmente non esiste una cura definitiva e certa al mio problema, vorrei sapere quanto meno se vale la pena di intervenire per togliere tutto il materiale ernioso e il "cuscinetto" rimanente in modo da far calcificare le vertebre eliminando ogni possibilità che in quel punto si possa riformare un'ernia consapevolmente al fatto che da ciò deriverebbe un sollecito alle altre vertebre (in questo caso, che possibilità ci sono che il problema si ripresenti in altre vertebre?), o se vale più la pena di insistere con l'ozono, o se, peggio ancora, mi devo rassegnare e mi devo tenere questo problema. Ringraziando per l'attenzione e per l'eventuale risposta che mi verrà data porgo i più cordiali saluti.
[#1]
La possibilità di una recidiva erniaria è ben conosciuta e vi si provvede con comportamenti tamponi, tipo cortisone, antireattivi, infiltrazioni, esercizi in piscina..., che, mi pare di capire, Lei ha già ampiamente sperimentato con successo temporaneo e parziale.
A questo punto, rimane indicato un secondo intervento di asportazione erniaria.
Si può pensare ad un secondo intervento di microdiscectomia o di asportazione della parte malacica del disco con tecnica mininvasiva.
Diciamo che la prima, cioè la microdiscectomia, può essere più indaginosa e può lasciare reliquati di ulteriore fibrosi (cicatrici) sul campo operatorio. La seconda non presenta questi rischi e viene praticata in alcuni Centri Neurochirurgici (credo anche nella Sua Regione).
L'ozono, o altri trattamenti simili "alternativi", non raggiungono i risultati sperati, molto spesso neanche come palliativi.
Non fare niente non mi pare il caso, considerato quanto limiti la Sua vita il disturbo in atto.
Cordialità
A questo punto, rimane indicato un secondo intervento di asportazione erniaria.
Si può pensare ad un secondo intervento di microdiscectomia o di asportazione della parte malacica del disco con tecnica mininvasiva.
Diciamo che la prima, cioè la microdiscectomia, può essere più indaginosa e può lasciare reliquati di ulteriore fibrosi (cicatrici) sul campo operatorio. La seconda non presenta questi rischi e viene praticata in alcuni Centri Neurochirurgici (credo anche nella Sua Regione).
L'ozono, o altri trattamenti simili "alternativi", non raggiungono i risultati sperati, molto spesso neanche come palliativi.
Non fare niente non mi pare il caso, considerato quanto limiti la Sua vita il disturbo in atto.
Cordialità
Dr. Della Corte: vincenzodellacortemi@libero.it
Case di Cura: La Madonnina Milano-02/50030013
Le Betulle Appiano Gentile (Co) 031/973311
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 2.1k visite dal 07/08/2014.
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