Termocoagulazione e radiofrequenza per ernia l5s1
Egregi Dottori,
ho 26 anni e il 21 marzo 2013 mi sono sottoposta ad un intervento di epidurolisi, termocoagulazione discale e radiofrequenza gangliare per un'ernia L5S1. Da molti anni tramite RMN mi è stata riscontrata un’ernia L5S1 (peggiorata negli ultimi tempi) e una più piccola L4L5. Gli episodi di dolore sono sempre stati risolti con iniezioni i.m. di muscoril e voltaren. Ma da fine febbraio, periodo in cui sono rimasta nuovamente bloccata, questo tipo di trattamento non ha sortito alcun effetto. L'ortopedico mi ha consigliato terapia cortisonica orale per dieci giorni con scarsi risultati. Intanto il dolore e l'inabilità peggiorava, così il neurologo di fiducia mi ha consigliato il soldesam 4mg i.m. per una settimana, e via scalando. Anche così il dolore non è stato alleviato anzi, è peggiorato al punto di perdere l'uso delle gambe con dolori atroci annessi. Sulla sedia a rotelle mi sono recata in ospedale dove l'anestesista mi ha trattato per tre giorni con infusioni e.v. di potenti "cocktail" ( in cui presumo vi fosse anche cortisone). Anche così non avuto alcun beneficio e ho contattato un neuroradiologo per far eventualmente una chemiodiscolisi con ozono. Quest'ultimo appena mi ha visto mi consigliò invece di fare una elettromiografia e di contattare un neurochirurgo. L'elettromiografia è stata fatta (in quelle condizioni), potete immaginare l'atroce sofferenza, dalla quale è risultato un notevole danno motorio, soprattutto alla gamba dx, e anche danno sensitivo di minore rilevanza. Appena visitata dal neurochirurgo, questi mi ha sottoposto due giorni dopo all'intevento suddetto per cercare di ovviare a quello tradizionale. Dopo più di un mese dall''intervento e dopo cinque sedute di ozono terapia post operatoria (il ciclo ne prevede almeno otto) nei muscoli paravertebrali effettuate sempre nel suo studio, ho notato forti miglioramenti nell'uso delle gambe (riesco di nuovo a stare in piedi, anche se soprattutto all’inizio avevo la tipica camminata atassica) e riguardo il dolore alla schiena.
Vi scrivo per chiedere innanzitutto quanto posso considerare affidabile il referto di quell’ elettromiografia (considerate le condizioni in cui ero quando è stata fatta) ma soprattutto per chiedere spiegazioni sulla lentissima ripresa (subito dopo esser stata dimessa i dolori son tornati forti e ho iniziato il contramal 20gc 3volte al dì, ora preso invece solo la sera): da circa una settimana ho ricominciato a camminare meglio anche se no riesco ancora a piegare le ginocchia e a volte devo ancora prendere il contramal. Sto riscontrando anche difficoltà nel sovrapporre il piede dx sul ginocchio sx quando seduta, in quanto sento forti dolori alla gamba dx quando ci provo. Il dottore inoltre mi ha sconsigliato la fisioterapia riabilitativa fin quando non finisco il ciclo di ozono. Avete consigli e/o pareri da darmi al fine di accelerare la mia ripresa, anche lavorativa?
Fiduciosa nella Vs comprensione esprimo il mio sentito ringraziamento.
Cordialmente.
ho 26 anni e il 21 marzo 2013 mi sono sottoposta ad un intervento di epidurolisi, termocoagulazione discale e radiofrequenza gangliare per un'ernia L5S1. Da molti anni tramite RMN mi è stata riscontrata un’ernia L5S1 (peggiorata negli ultimi tempi) e una più piccola L4L5. Gli episodi di dolore sono sempre stati risolti con iniezioni i.m. di muscoril e voltaren. Ma da fine febbraio, periodo in cui sono rimasta nuovamente bloccata, questo tipo di trattamento non ha sortito alcun effetto. L'ortopedico mi ha consigliato terapia cortisonica orale per dieci giorni con scarsi risultati. Intanto il dolore e l'inabilità peggiorava, così il neurologo di fiducia mi ha consigliato il soldesam 4mg i.m. per una settimana, e via scalando. Anche così il dolore non è stato alleviato anzi, è peggiorato al punto di perdere l'uso delle gambe con dolori atroci annessi. Sulla sedia a rotelle mi sono recata in ospedale dove l'anestesista mi ha trattato per tre giorni con infusioni e.v. di potenti "cocktail" ( in cui presumo vi fosse anche cortisone). Anche così non avuto alcun beneficio e ho contattato un neuroradiologo per far eventualmente una chemiodiscolisi con ozono. Quest'ultimo appena mi ha visto mi consigliò invece di fare una elettromiografia e di contattare un neurochirurgo. L'elettromiografia è stata fatta (in quelle condizioni), potete immaginare l'atroce sofferenza, dalla quale è risultato un notevole danno motorio, soprattutto alla gamba dx, e anche danno sensitivo di minore rilevanza. Appena visitata dal neurochirurgo, questi mi ha sottoposto due giorni dopo all'intevento suddetto per cercare di ovviare a quello tradizionale. Dopo più di un mese dall''intervento e dopo cinque sedute di ozono terapia post operatoria (il ciclo ne prevede almeno otto) nei muscoli paravertebrali effettuate sempre nel suo studio, ho notato forti miglioramenti nell'uso delle gambe (riesco di nuovo a stare in piedi, anche se soprattutto all’inizio avevo la tipica camminata atassica) e riguardo il dolore alla schiena.
Vi scrivo per chiedere innanzitutto quanto posso considerare affidabile il referto di quell’ elettromiografia (considerate le condizioni in cui ero quando è stata fatta) ma soprattutto per chiedere spiegazioni sulla lentissima ripresa (subito dopo esser stata dimessa i dolori son tornati forti e ho iniziato il contramal 20gc 3volte al dì, ora preso invece solo la sera): da circa una settimana ho ricominciato a camminare meglio anche se no riesco ancora a piegare le ginocchia e a volte devo ancora prendere il contramal. Sto riscontrando anche difficoltà nel sovrapporre il piede dx sul ginocchio sx quando seduta, in quanto sento forti dolori alla gamba dx quando ci provo. Il dottore inoltre mi ha sconsigliato la fisioterapia riabilitativa fin quando non finisco il ciclo di ozono. Avete consigli e/o pareri da darmi al fine di accelerare la mia ripresa, anche lavorativa?
Fiduciosa nella Vs comprensione esprimo il mio sentito ringraziamento.
Cordialmente.
[#1]
Gentile signora,
a distanza non è facile inquadrare correttamente un caso clinico, ma da ciò che Lei descrive, ho l'impressione che le terapie a cui è sottoposta non risolveranno che parzialmente la Sua patologia.
Ben inteso, la mia è solo una ipotesi poichè Lei non riporta nemmeno il referto della RM, ma descrivendo i Suoi sintomi, credo di poter confermare, seppur in modo generico e intuitivo, la necessità di valutare la possibile necessità chirurgica.
Con cordialità
a distanza non è facile inquadrare correttamente un caso clinico, ma da ciò che Lei descrive, ho l'impressione che le terapie a cui è sottoposta non risolveranno che parzialmente la Sua patologia.
Ben inteso, la mia è solo una ipotesi poichè Lei non riporta nemmeno il referto della RM, ma descrivendo i Suoi sintomi, credo di poter confermare, seppur in modo generico e intuitivo, la necessità di valutare la possibile necessità chirurgica.
Con cordialità
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 8.6k visite dal 02/05/2013.
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