Lombosciatalgia da ernie espulse

Salve, chiedo gentilmente un parere circa le mie condizioni e delle indicazioni di massima circa possibili terapie - consapevole dei limiti che la consultazione a distanza impone. Da anni affetta da lombosciatalgia, sono stato operata quattro anni fa, da ernia espulsa l5/s1. A gennaio ho avuto una fortissima crisi di lombosciatalgia che mi ha costretto alla completa immobilità per diverse settimane, le terapie farmacologiche davano scarso esito. Progressivamente ho ripreso a camminare, prima con stampelle, poi senza ma con zoppia, dovuta alla difficoltà di poggiare il tallone sinistro. Di seguito il referto della RMN effettuata un mese fa.
L3-L4 minima potrusione discale a prevalente estrinsecazione paramediana destra.
L4-L5 ernia discale ad ampio raggio, in parte espulsa e lievemente migrata caudalmente che determina impronta sul sacco durale, concomita ostriocondrosi delle limitanti somatiche contrapposte.
L5-S1 voluminosa ernia discale espulsa e migrata caudalmente a prevalente estrinsecazione mediana-paramediana sinistra che determina impegno intraforaminale ed impronta sul sacco durale; concomita verosimile edema intraspongioso a carico delle limitanti somatiche contrapposte.
Regolare la morfologia e l'intensità del segnale del cono midollare: Canale vertebrale nella norma per ampiezza.
Elettromigrafia eseguita alcune settimane fa. Lieve radicolopatia motoria cronica l5 sinistra senza segni di denervazione. In s1 radicolopatia sensitivo motoria di entità medio grave con presenza di denervazione in atto.
Ho avuto ancora, 3 giorni fa, una riacutizzazione che però risulta rispondente ai farmaci antinfiammatori.
La mia domanda è la seguente: la denervazione è un processo irreversibile? Se si, con quali conseguenze motorie sull'arto inferiore sinistro, considerato anche la presenza di un'altra radicolopatia (lieve, in questo caso) in l5.
In attesa di un parere, invio cordiali saluti.
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Dr. Giovanni Migliaccio Neurochirurgo 13.7k 398
Credo che debba recarsi al più presto da un neurochirurgo per le cure del caso, molto verosimilmente chirurgiche.
Vi sarebbero due ernie espulse con grave sofferenza delle radici nervose. Se è così, non sarebbe consigliabile tergiversare con terapie palliative.

Cordialmente
[#2]
Utente
Utente
La ringrazio per avere risposto velocemente. Purtroppo il neurochirurgo, che mi ha operato quattro anni fa, sostiene che non è opportuno intervenire chirurgicamente perché vistandomi, riteneva che la perdita di sensibilità sarebbe tornata e la forza negli arti non è del tutto assente. Il lasègue era negativo, a suo parere. Devo dire che quando mi sono recata in visita ero in terapia antinfiammatoria e antidolorifica, non so se questo abbia influito sull'assenza del riscontro clinico del lasègue. Il neurochirurgo non ha preso in considerazione il referto dell'elettromiografia. Ho deciso di rivolgermi a voi, perché nonostante siano trascorsi diversi mesi dal primo episodio acuto, io sto ancora male per via di un nuovo attacco anche se più lieve. La mia paura è quella di rimanere in questa condizione e di avere una lesione dei nervi che sia permanente con conseguenze motorie a lungo termine che ignoro.
Che cosa pensa di tutto ciò? È plausibile che nonostante i referti, i dolori e la condizione di inabilità nel quale mi trovo da diverso tempo, si possa decidere di non intervenire chirurgicamente?
In attesa di un suo riscontro la saluto cordialmente e la ringrazio nuovamente.
[#3]
Dr. Giovanni Migliaccio Neurochirurgo 13.7k 398
Gentile signora,
dovrei visitarLa per confermare il mio sospetto della necessità di intervento.
Non ho quindi elementi oggettivi per confutare quanto Le avrebbe consigliato il collega, ma, a mio parere, non bisogna certo attendere che compaiano deficit di forza per operare.
E' verosimile che, in corso di terapia antidolorifica, alcuni sintomi possano essere mascherati dai farmaci, ma appunto per questo è necessario tenerne conto.

Cordialmente
[#4]
Utente
Utente
La ringrazio.
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