Aneurismi cerebrali
Buongiorno, scrivo per conto di mia madre, 55 anni, cardiopatica (nel 2004 durante una coronarografia si verificava la dissezione iatrogena del tronco comune trattata con stent coronarico su IVA e CX e successivo graft venoso su IVA. A seguito di tale intervento, veniva rilevata un'insufficienza mitralica severa e quindi veniva sottoposta a valvuloplastica mitralica e CABG su MO. Attualmente la frazione di eiezione è pari a 40% c.a e l'insufficienza mitralica è moderata/rilevante), pressione abituale 110/70.
In data 06.02.2013 mia mamma a seguito di una fortissima cefalea, nausea e vomito eseguiva una tac cerebrale che riscontrava una lieve emorragia in atto. Pertanto veniva ricoverata presso un reparto di neurochirurgia per le cure del caso. Sottoposta ad Angio-TC veniva evidenziato a sinistra una dilatazione aneurismatica del sifone carotideo nel tratto oftalmico, piccola dilatazione intracavernosa, a destra un aneurisma della biforcazione A1-M1 e minuta ectasia intracavernosa. Successivamente l'Angiografia dei vasi intracranici confermava i reperti suddetti.
Pertanto il 04.03.2013 veniva stata sottoposta ad un intervento di embolizzazione di aneurisma della biforcazione A1-M1 destra e successiva evacuazione di ematoma sottodurale cronico emisferico destro.
L'intervento è riuscito ma durante la degenza post operatoria si è verificata l'insorgenza di un iniziale scompenso cardiaco, trattato tramite terapia diuretica e che oggi appare risolto.
Ora mia mamma è a casa, tuttavia poichè residuano formazioni aneurismatiche multiple al sifone carotideo sinistro i medici le consigliano un altro intervento endovascolare da programmare nei prossimi mesi.
Considerata la sua storia clinica, in particolare la patologia cardiaca, vorrei sapere se quest'ulteriore intervento sia così necessario, alla luce soprattutto di una valutazione ponderata dei rischi/benefici.
Ringraziando anticipatamente per la risposta porgo cordiali saluti.
In data 06.02.2013 mia mamma a seguito di una fortissima cefalea, nausea e vomito eseguiva una tac cerebrale che riscontrava una lieve emorragia in atto. Pertanto veniva ricoverata presso un reparto di neurochirurgia per le cure del caso. Sottoposta ad Angio-TC veniva evidenziato a sinistra una dilatazione aneurismatica del sifone carotideo nel tratto oftalmico, piccola dilatazione intracavernosa, a destra un aneurisma della biforcazione A1-M1 e minuta ectasia intracavernosa. Successivamente l'Angiografia dei vasi intracranici confermava i reperti suddetti.
Pertanto il 04.03.2013 veniva stata sottoposta ad un intervento di embolizzazione di aneurisma della biforcazione A1-M1 destra e successiva evacuazione di ematoma sottodurale cronico emisferico destro.
L'intervento è riuscito ma durante la degenza post operatoria si è verificata l'insorgenza di un iniziale scompenso cardiaco, trattato tramite terapia diuretica e che oggi appare risolto.
Ora mia mamma è a casa, tuttavia poichè residuano formazioni aneurismatiche multiple al sifone carotideo sinistro i medici le consigliano un altro intervento endovascolare da programmare nei prossimi mesi.
Considerata la sua storia clinica, in particolare la patologia cardiaca, vorrei sapere se quest'ulteriore intervento sia così necessario, alla luce soprattutto di una valutazione ponderata dei rischi/benefici.
Ringraziando anticipatamente per la risposta porgo cordiali saluti.
[#1]
Neurochirurgo
Gent.le Sig.re
certamente la condizione sistemica della paziente non aiuta nella decisione da prendere, e nonostante la complessità della situazione vascolare intracranica farei 2 considerazioni:
prima di tutto sarebbe corretto valutare se l'aneurisma del sifone (di quale segmento della carotide?) è stato causa di sanguinamento o meno
secondo: il trattamento endovascolare è indicato se le caratteristiche della malformazione sono tali da consigliare tale metodica
in conclusione, a mio parere se l'aneurisma è già stato causa certa di sanguinamento mi sembra assolutamente necessario chiudere la malformazione; la metodica di scelta dipenderà dalle valutazioni sopracitate; ma se la malformazione non ha causato alcun pregresso sanguinamento, diventa assai arduo decidere per un'ulteriore procedura in considerazione dell'anamnesi della paziente. cordialmente
certamente la condizione sistemica della paziente non aiuta nella decisione da prendere, e nonostante la complessità della situazione vascolare intracranica farei 2 considerazioni:
prima di tutto sarebbe corretto valutare se l'aneurisma del sifone (di quale segmento della carotide?) è stato causa di sanguinamento o meno
secondo: il trattamento endovascolare è indicato se le caratteristiche della malformazione sono tali da consigliare tale metodica
in conclusione, a mio parere se l'aneurisma è già stato causa certa di sanguinamento mi sembra assolutamente necessario chiudere la malformazione; la metodica di scelta dipenderà dalle valutazioni sopracitate; ma se la malformazione non ha causato alcun pregresso sanguinamento, diventa assai arduo decidere per un'ulteriore procedura in considerazione dell'anamnesi della paziente. cordialmente
[#2]
Utente
Egregio Dott. Neri Bistrot, La ringrazio innanzitutto per la tempestiva risposta. In effetti, gli aneurismi presenti nella carotide, evidenziati tramite esame angiografico, non hanno prodotto alcun sanguinamento. Non solo, i medici non hanno trovato alcun nesso di causalità tra la lieve emorragia accaduta e la presenza degli aneurismi. Di fatto hanno sempre parlato di emorragia spontanea, facilitata dall'assunzione della cardioaspirina o, in alternativa, causata da un possibile lieve trauma subito alla testa da mia madre, anche uno o due mesi prima (di questa seconda eventualità sia noi familiari che lei non ne abbiamo ricordo ma ci hanno detto che potrebbe essere stato talmente leggero che nessuno di noi ne abbia tenuto conto).
L'embolizzazione eseguita è stata ritenuta indispensabile solo ai fini della successiva evacuazione dell'ematoma, in quanto un'aneurisma si trovava in prossimità della zona del sanguinamento e pertanto durante la procedura di aspirazione rischiava di rompersi.
Alla luce di ciò, ed è proprio questo il punto, non sarebbe forse il caso di evitare di intervenire nuovamente su una paziente già particolarmente debilitata dalla sua storia clinica?
Ringraziandola nuovamente per la Sua attenzione Le auguro una buona Pasqua.
Distinti saluti.
L'embolizzazione eseguita è stata ritenuta indispensabile solo ai fini della successiva evacuazione dell'ematoma, in quanto un'aneurisma si trovava in prossimità della zona del sanguinamento e pertanto durante la procedura di aspirazione rischiava di rompersi.
Alla luce di ciò, ed è proprio questo il punto, non sarebbe forse il caso di evitare di intervenire nuovamente su una paziente già particolarmente debilitata dalla sua storia clinica?
Ringraziandola nuovamente per la Sua attenzione Le auguro una buona Pasqua.
Distinti saluti.
[#3]
Neurochirurgo
Gent.le Sig.re
se non esiste evidenza dalla rapporto di causalità fra aneurisma e sanguinamento è assai difficile decidere il da farsi; quasto è un argomento assai dibattuto in ambiente neurochirurgico. I fattori che possono aiutare nella decisione quando l'aneuirsma sia possibile considerarlo "reperto occasionale" sono vari fra cui senza dubbio età e condizioni generali della paziente. Ma soprattutto a mio avviso, potrebbe essere dirimente la localizzazione precisa dell'aneurisma nel tratto del sifone e se questo eè morfologicamente idoneo ad essere embolizzato. Tenga comunque conto che la procedura endovascolare è comunque una procedura assai poco traumatica per la paziente, soprattutto se confrontato con un vero e proprio intervento chirurgico.
se non esiste evidenza dalla rapporto di causalità fra aneurisma e sanguinamento è assai difficile decidere il da farsi; quasto è un argomento assai dibattuto in ambiente neurochirurgico. I fattori che possono aiutare nella decisione quando l'aneuirsma sia possibile considerarlo "reperto occasionale" sono vari fra cui senza dubbio età e condizioni generali della paziente. Ma soprattutto a mio avviso, potrebbe essere dirimente la localizzazione precisa dell'aneurisma nel tratto del sifone e se questo eè morfologicamente idoneo ad essere embolizzato. Tenga comunque conto che la procedura endovascolare è comunque una procedura assai poco traumatica per la paziente, soprattutto se confrontato con un vero e proprio intervento chirurgico.
[#4]
Utente
Egr. Dottore, per quanto concerne la possibilità di eseguire nuovamente la metodica dell'embolizzazione per trattare gli aneurismi presenti nel sifone carotideo, i neurochirurghi hanno già valutato che ciò sia possibile.
Tuttavia, poichè la precedente embolizzazione, sebbene sia stata subito dopo seguita da un'intervento di evacuazione di un'ematoma (con evidente allungamento dei tempi di anestesia e di ripresa generale della paziente), ha causato un inizio di scompenso cardiaco, le mie perplessità circa un nuovo intervento di questo tipo permangono, anche se, come lei, comprendo perfettamente che tale procedura sia sicuramente meno invasiva per la paziente rispetto ad una vera e propria operazione chirurgica.
La ringrazio comunque per gli spunti di riflessione che mi ha offerto e La saluto cordialmente.
Tuttavia, poichè la precedente embolizzazione, sebbene sia stata subito dopo seguita da un'intervento di evacuazione di un'ematoma (con evidente allungamento dei tempi di anestesia e di ripresa generale della paziente), ha causato un inizio di scompenso cardiaco, le mie perplessità circa un nuovo intervento di questo tipo permangono, anche se, come lei, comprendo perfettamente che tale procedura sia sicuramente meno invasiva per la paziente rispetto ad una vera e propria operazione chirurgica.
La ringrazio comunque per gli spunti di riflessione che mi ha offerto e La saluto cordialmente.
[#5]
Gentile Utente
le indicazioni al trattamento di un aneurisma cerebrale non rotto non sono facilmente standardizzabili ma vanno stabilite caso per caso. I due parametri più intuitivi sono l'età del paziente e le dimensioni dell'aneurisma. Naturalmente in una persona anziana il rischio dell'intervento, che sia endovascolare o neurochirurgico, spesso superano i benefici ma a 55 anni l'aspettativa di vita è ancora lunga quindi bisogna prendere in seria considerazione l'idea dell'intervento. Quanto alle dimensioni, le statistiche dicono che gli aneurismi più sono grandi e più facilmente si rompono, tuttavia la pratica clinica ci insegna che la maggior parte degli aneurismi che vediamo rotti sono piccoli...
Il piccolo scompenso cardiaco successivo all'altro intervento dubito sia imputabile alla sola embolizzazione in quanto tale, ma piuttosto alla concomitamza di cardiopatia, anestesia generale ematoma ecc. L'eventuale rischio di un nuovo intervento andrebbe valutato dall'anestesista previa rivalutazione cardiologica.
Per poter esprimere un giudizio più specifico sul caso di sua madre sarebbe opportuno vedere l'angiografia per capire sede, dimensioni, morfologia dell'aneurisma e definire quali tecniche endovascolari siano utilizzabili.
Dal suo profilo leggo che è di Padova, dove operano eccellenti neurochirurghi e neuroradiologi interventisti che sapranno consigliarla al meglio.
Cordiali saluti
le indicazioni al trattamento di un aneurisma cerebrale non rotto non sono facilmente standardizzabili ma vanno stabilite caso per caso. I due parametri più intuitivi sono l'età del paziente e le dimensioni dell'aneurisma. Naturalmente in una persona anziana il rischio dell'intervento, che sia endovascolare o neurochirurgico, spesso superano i benefici ma a 55 anni l'aspettativa di vita è ancora lunga quindi bisogna prendere in seria considerazione l'idea dell'intervento. Quanto alle dimensioni, le statistiche dicono che gli aneurismi più sono grandi e più facilmente si rompono, tuttavia la pratica clinica ci insegna che la maggior parte degli aneurismi che vediamo rotti sono piccoli...
Il piccolo scompenso cardiaco successivo all'altro intervento dubito sia imputabile alla sola embolizzazione in quanto tale, ma piuttosto alla concomitamza di cardiopatia, anestesia generale ematoma ecc. L'eventuale rischio di un nuovo intervento andrebbe valutato dall'anestesista previa rivalutazione cardiologica.
Per poter esprimere un giudizio più specifico sul caso di sua madre sarebbe opportuno vedere l'angiografia per capire sede, dimensioni, morfologia dell'aneurisma e definire quali tecniche endovascolari siano utilizzabili.
Dal suo profilo leggo che è di Padova, dove operano eccellenti neurochirurghi e neuroradiologi interventisti che sapranno consigliarla al meglio.
Cordiali saluti
Dr. Nicola Limbucci
SOD Interventistica Neurovascolare
AOU Careggi - Firenze
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 3.9k visite dal 30/03/2013.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.