Ernia e degenerazione discale, stenosi, esiti cicatriziali

Gentile redazione, da due anni sono interessato da sintomi che solo da poco tempo sembrano essere riconducibili alla mia situazione lombare. I sintomi sono sciatalgia sx e soprattutto deambulazione anomala, con passi corti e difficoltà a stare in posizione eretta, è come se il mio baricentro fosse spostato in avanti e tale sintomo aumenta con l'aumentare del mio tempo trascorso in posizione eretta o se sollevo anche un piccolo peso, oppure se mi piego con le gambe verso il pavimento. Contrariamente questo sintomo sparisce appena mi sdraio, o se vengo sostenuto dai fianchi o dalle ascelle, con una forza verso l'alto anche minima. Il tutto diventa molto invalidante, sia per la deambulazione precaria e sia per l'inabilita nel sollevare qualsiasi cosa e quindi eseguire le normali attività quotidiane. Ricopio qui di seguito un referto di RMN appena eseguita, sia in ortostatismo che in clinostatismo e chiedo quale approccio è possibile adottare.RM LOMBO-SACRALE (SENZA MDC IN ORTOSTATISMO - 82°)
RM LOMBO-SACRALE (SENZA MDC IN CLINOSTATISMO - 0º)
Indagine condotta con un tomografo RM a basso campo mediante acquisizioni sagittali e assiali diversamente pesate in T1,T2, TSE e 3D HYCE in clino e ortostatismo, estesa da L3 a S1.
I metameri indagati appaiono conservati per morfologia e struttura in assenza di lesioni ossee focali di natura evolutiva o traumatica; esiti di laminectomia e flavectomia sinistra a livello L4 L5, alterata intensità di segnale delle limitanti somatiche affrontate di L4-L5 su base degenerativa.
Lievemente ridotta la fisiologica lordosi lombare, con scarse modificazioni dinamiche.
Ridotta ampiezza dello speco osseo a livello L4-L5, dove in ortostasi si osserva minimo disallineamento dei muri metamerici posteriori.
Nei limiti intrinseci al tomografo a basso campo, normale rappresentazione del cono midollare e delle radici della cauda.
L3-L4; conservato spessore di idratazione del disco intersomatico in assenza di focalità erniarie. Presenza di versamento articolare in sede interapofisaria, modicamente più cospicuo a destra.
L4-L5; in esiti chirurgici, si osserva netta riduzione di spessore del disco intersomatico,ampiamente degenerato, con protrusione discosomatica posteriore paramediana intraforaminale sinistra che impronta le radici nervose omolaterali di L4 e L5.
Coesistono focalità erniaria posteriore mediana che impronta ulteriormente il sacco durale ed esiti cicatriziali che occupano il recesso laterale e il forame di coniugazione di sinistra.
Tali reperti sono più evidenti in ortostasi. A tale livello si segnala stenosi foraminale bilaterale. Non significativo versamento articolare in sede interapofisaria.
L5-S1; ridotto spessore del disco intersomatico, parzialmente disidratato in assenza di focalità erniarie. Modica ipertrofia degenerativa del massiccio articolare interapofisario di sinistra, responsabile di lieve impronta sulla parete adiacente del sacco durale, modicamente più evidente in ortostasi. Grazie
[#1]
Dr. Vincenzo Della Corte Neurochirurgo 7.1k 247
Il quadro da Lei descritto sembrerebbe poter essere messo in relazione agli esiti di un pregresso trattamento chirurgico.
Se ho ben compreso, lo studio neuroradiologico eseguito non è stato condotto con iniezione di mezzo di contrasto. Sarebbe pertanto indicata che si eseguisse una rmn senza e con gadolinio in quanto eventuali fatti fibrotici imponenti si impregenerebbero col contrasto e si potrebbe dire, confrontando le immagini di prima e dopo gadolinio, quanta e dove sia la cicatrice e sviscerare se le radici sono compresse e da cosa. Anzi, anche una mieloradicolografia (esistono programmi rmn senza puntura lombare) potrebbe riuscire utile per evidenziare l'eventuale affastellamento delle radici.
In conclusione rmn senza e con mdc ed, ev., rmn-radicolografia.
Cordialmente.

Dr. Della Corte: vincenzodellacortemi@libero.it
Case di Cura: La Madonnina Milano-02/50030013
Le Betulle Appiano Gentile (Co) 031/973311

[#2]
Utente
Utente
Grazie dr. Vincenzo Della Corte, anche per la celerità nella risposta.
Volevo precisare che gli interventi di laminectomia, sono stati effettuati prima nel 95, durante il quale ho avuto anche la formazione di un ematoma che mi è stato successivamente svuotato dopo due settimane, causando danni da compressione alle radici di S1 soprattutto. Poi sono stato rioperato nel 98 per via di una recidiva erniaria sempre ad L4-L5, pensando che l'origine dei mie dolori dipendessero da questa nuova ernia e non dal danno dell ematoma. Poi col tempo questi sintomi si sono un po' calmati e più che altro sono riuscito a tenerli a bada con farmaci tipo liryca, contramal e anche l'impianto di un neuro stimolatore midollare che ora, da quando sono subentrati questi nuovi sintomi ( fatica a stare in stazione eretta, impossibilità a sollevare un peso anche piccolo, sensazione che la mia colonna non risponda in modo contiguo all'altezza di un livello lombare che non so ben definire) ho dovuto espiantarlo per fare le RMN. L'esame di RMN con il contrasto mi è stato detto che non era necessario in quanto le due operazioni sono state effettuate molti anni fa, è giusta la motivazione? Questi nuovi sintomi sono nati pian piano mentre effettuavo trattamenti osteopatici e il mio modesto parere mi porta a dire che durante queste manovre, soprattutto quella in cui il busto viene messo in torsione rispetto al bacino con un colpo secco, non abbiano fatto bene, e siano andate ad accelerare quel processo di degenerazione discale che avevo in atto, impedendo così al resto del corpo di poter reagire di conseguenza coi giusti tempi. Spesso ho anche dolore occipitale e più di uno specialista pensa che possa derivare dal'irritazione delle meningi, per via di quelle fibre cicatriziali che stirano il sacco durale. In effetti, spesso quando ruoto la testa da destra a sinistra o dal basso all'alto, mi capita di sentire delle fitte. Ho fatto esami neurologici più volte, visite dall'otorino, dal ortopedico (ma più per il collo, visto che spesso è anche la testa che faccio fatica a tenere nella giusta posizione, elettromiografia cervicale e del cingolo della scapola, potenziali motori, sensitivi e somatosensoriali, ho cercato di svolgere delle fisioterapie specifiche, agopuntura, chiropratica esame del sangue per la miastenia ecc., si immagini che calvario....e tutto risultava negativo! Ora si ipotizzava di inserire un supporto interspinoso, ma anche questo sembra essere troppo lontano dai sintomi che accuso, anche se ora dopo la risonanza in ortostatismo, che ho fatto privatamente, si vede un minimo disallineamento, che prima, nella RMN classica non si vedeva e quindi rendeva perplesso il neurochirgo.
Per fare questo esame di mieloradicolografia posso andare dal mio medico curante per l'impegnativa o devo andare da uno specialista? Mi hanno suggerito anche trattamenti di radiofrequenza pulsata? Potrebbe essere corretto? Ma può ridurre le aderenze? Io sentirei il bisogno di un supporto vero e proprio intra discale, ma mi è stato detto che ad esempio tra L4eL5 non è più possibile inserire niente, in quanto i due corpi sono ormai attaccati. Ovviamente capisco che inserire viti cercando di prendere l'osso e non le cicatrici o la dura non sia facile. Ho letto che si può intervenire anche per via anteriore, non sarebbe meglio in un caso come il mio, in cui bisogna evitare sacco durale e cicatrici? Mi perdoni, ma sono esausto, ho girato gli ospedali e professionisti più quotati della provincia di Varese Como e Milano. Grazie ancora!
[#3]
Dr. Vincenzo Della Corte Neurochirurgo 7.1k 247
Ritengo che l'indicazione agli esami che Le ho consigliato sia corretta (anche se gli interventi datano da molti anni), quindi le due rmn con e senza mdc + radicolografia rmn lombare (il Medico di base può ben prescriverli).
Non mi parrebbe utile la cosiddetta radiofrequenza pulsata.
Il Suo problema non mi pare sia la fusione ("attaccameto") dei corpi vertebrali, ma la compressione delle radici dalla fibrosi. Penso che staccare i corpi non serva.
Quindi, le viti intrapeduncolari, o altro (ancor più rischioso l'intervento per via anteriore), non hanno i presupposti teorici per cercare di alleviare il Suo problema.
Sicuramente, dopo tanti anni si è di fronte anche ad un disturbo, comunemente detto psico-somatico, per cui Lei è particolarmente sensibile alle varie noxae e trattamenti anche di una certa importanza rischiano di agire scarsamente sul disturbo soggettivo ("il dolore è corticale", diceva un Vecchio Neurochirurgo).
Personalmente sono anche io perplesso sui trattamenti osteopatici che, nel Suo come in altri casi di dolore spinale, non mi appaiono indicati perchè privi anche dei presupposti teorici.
Cordialmente.
[#4]
Utente
Utente
Grazie Dott. Della Corte.
Riallacciandomi alla risposta precedente, volevo chiarirmi l'inevitabile domanda:
una volta che si avrà un'immagine più chiara della fibrosi, come si può intervenire?
Mi sembra di aver capito che chirurgicamente non sia possibile, se non con tecniche di laparoscopia o di peridurolisi (sempre che non siano la stessa cosa) e che la radiofrequenza, come dice Lei, non sia appropriata. I trattamenti con chimopapaina sembrerebbero invece desueti perché pericolosi per le eventuali conseguenze.
La ringrazio e colgo l'occasione per augurarLe un buon anno.
[#5]
Dr. Vincenzo Della Corte Neurochirurgo 7.1k 247
Una volta che si sia individuato il livello interessato e l'estensione della cicatrizzazione, si può agire con trattamento mininvasivo per cui La inviterei a leggere i miei articoli che ho pubblicato in MinForma sull'argomento.
Cordialmente.
[#6]
Dr. Giovanni Migliaccio Neurochirurgo 13.7k 398
Egr. signore,
mi permetto di aggiungere alcune considerazioni.
Innanzi tutto la via anteriore in sede lombare è molto più rischiosa e quasi mai necessaria, ancor meno nel Suo caso dove, eventualmente, sarebbe necessario agire sulle cicatrici (fibrosi) che ingloberebbero alcune radici. E le radici si aggrediscono chirurgicamente per via posteriore.
Non avendo a disposizione le immagini della RM, a mio parere, a distanza non è semplice capire che metodica chirurgica utilizzare.
Sempre secondo il mio personale modo di vedere, i Suoi sintomi potrebbero più realisticamente essere attribuibili all'ernia intraforaminale e alla probabile instabilità, stando a quanto descrive il referto della RM in ortostatismo, poichè il tessuto fibroso, esitato dagli interventi di oltre 15 anni fa circa, non credo ne sia responsabile.

Sempre per una corretta e completa informazione, mi permetto di aggiungere che la chimopapaina la si utilizzava introducendola nel disco.
Le complicanze erano dovute al fatto che il farmaco poteva erroneamente essere iniettato sulle radici dannegggiandole in modo molto grave.
Quindi la chimopapaina non è mai stata usata per rimuovere esiti cicatriziali.



Con cordialità
[#7]
Utente
Utente
Innanzitutto ringrazio sia il dott. Della Corte e il dott. Migliaccio per le informazioni fornitemi.
Ho letto gli articoli suggeritomi dal dott. Della Corte e mi sembra di aver capito che la tecnica mininvasiva, ben si dovrebbe prestare al mio caso, sia per la rimozione delle fibrosi che dell'ernia, trovandosi tutte e due sullo stesso livello metamerico.
Se però esiste anche un problema di instabilità, come si fa a sapere in quale percentuale incide? La mia personale opinione mi porterebbe a dire che una volta che eventualmente si arrivi alla conferma di un intervento minivasivo, per la lisi/separazione cicatriziale e rimozione dell'ernia, l'eventuale intervento di stabilizzazione si dovrà prendere in considerazione in un secondo tempo, una volta che si possano valutare gli effetti del primo intervento e sicuramente non il contrario, ossia prima la stabilizzazione e poi lisi cicatriziale.
Chiedo gentile conferma anche perché tra due giorni ho una visita da ortopedico ben noto soprattutto per queste pratiche di stabilizzazione, soprattutto attraverso supporti interdiscali e supporti interspinosi.
Per quanto riguarda il medico o la struttura a cui rivolgermi per prendere in reale considerazione l'approccio mininvasivo, non riesco a trovare informazioni e purtroppo per motivi economici, non posso rivolgermi a cliniche private, non avendo nemmeno una copertura assicurativa. Lo so che qui non si potrebbero fare nomi, ma Vi sarei grati se mi forniste le dritte per trovare queste informazioni. Grazie infinite sin da ora.
[#8]
Dr. Giovanni Migliaccio Neurochirurgo 13.7k 398
Egr. signore,
per la chirurgia dell'ernia discale,compresa la stabilizzazione, la tecnica è quella microchirurgica, ovvero quella tecnica che utilizza strumenti sottilii con l'ausilio del microscopio operatorio.
In tal caso si ottiene una ferita cutanea di 3-4 cm, si ha una visione completa delle strutture anatomiche,può essere utilizzata l'anestesia peridurale, il paziente viene dimesso il giorno successivo.
E' chiaro che possono esserci variazioni di questa tecnica nel caso si debbano utilizzare mezzi di sintesi a uno o più livelli.
In tal caso può essere utilizzata quella miniinvasiva percutanea (sistema Sextant).
Tali metodiche vengono attuate anche nelle Strutture pubbliche e convenzionate.
Per quanto riguarda i supporti interdiscali, essi non si utilizzano sempre e comunque e per gli interspinosi vale lo stesso discorso ovvero il loro uso ha ben precise indicazioni.

Con cordialità
[#9]
Dr. Vincenzo Della Corte Neurochirurgo 7.1k 247
Per quanto concerne la eventuale stabilizzazione, che potrebbe anche non essere necessaria nel Suo caso e, comunque, tenendo presente gli eventuali disturbi, specie soggettivi e consistenti in limitanti algie lombari, che possono insorgere successivamente ed a causa della strumentazione in sede, consiglio di eseguire una x-grafia della colonna lombare, proiezioni latero-laterale, sia in massima flessione che massima estensione. Qualora, come ben potrebbe essere nel Suo caso, non si rilevino vistosi spostamenti dei rapporti fra le due vertebre, sovra e sottostante, è da ritenere controindicata la stabilizzazione ( a causa della mancata indicazione) per gli effetti collaterali che spesso comporta e che, in parte , Le ho accennato.

Per quanto concerne la tecnica mininvasiva, Lei consideri, ad es., un intervento all'interno delle cavità cardiache. Se eseguito, in mininvasiva, non sarà necessario eseguire una sternotomia...ed appoggiare necessariamente il paz. in Terapia intensiva e seguirlo successivamente nel lungo periodo riabilitativo post-operatorio. La differenza, con il trattamento chirurgico mininvasivo, non si ridurrà ad una estetica cicatrice più piccola, magari a livello inguinale, rispetto ad una maggiore cicatrice al centro del torace, più la rottura dell'osso sternale. Quello che fa "sbancare" la tecnica mininvasiva, rispetto alla tecnica classica, anche qui, non può essere la lunghezza estetica di una cicatrice chirurgica, ma la diversa via di approccio, restando nel caso in esame del cardiochirurgo, per cui, percorrendo la "autostrada" delle arterie, dall'inguine (arteria femorale) fino alla cavità cardiaca, si evitano di fare demolizione chirurgica nella cassa toracica, quindi anche meno possibilità di avere complicanze o, più semplicemente effetti collaterali.
Per restare alla neurochirurgia, un intervento endocranico (ad es. per un aneurisma cerebrale che abbia sanguinato), se eseguito per via classica, comporta la craniotomia, l'apertura della dura madre per l'esposizione del cervello, con tutti i rischi che ciò può comportare, il doversi immergere in un tessuto cerebrale che è stato danneggiato dalla pregressa emorragia e, conseguentemente, col rischio di aggiungere un ulteriore danno iatrogeno, clippare la malformazione aneurismatica col rischio che ciò comporta.
Un trattamento, in alternativa, è la embolizzazione dello stesso aneurisma endocranico per via endovascolare. Minima incisione, anche qui all'inguine, e lungo la "autostrada" delle arterie, ed arrivare, senza eseguire tutto quello che Le prima descritto, all'interno dell'aneurisma per embilizzarlo. Il trattamento è molto meno rischioso, forse ancora più sicuro dell'intervento classico, e dà quanto meno le stesse possibilità di riuscita. La differenza, fra l'autostrada e il progredire attraverso le "macerie" create dalla pregressa emorragia, è enorme per il paz. e nessuno potrà tacciare il Chirurgo, che utilizza questa seconda strada, di essersi limitato ad una incisione di un centimetro rispetto ad un'incisione classica di più centimetri. La differenza, fra le tecniche chirurgiche classiche e le tecniche mininvasive (più specificatamente per via endovascolare, quelle che ho citato, ma potrei citarne altre, per la nostra e per altre specialità, anche non per via endovascolare) non può ridursi alla misurazione di cm di cute incisa, ma alla diversa via di approccio e la diversa tecnica, conseguentemente anche alla diversa possibilità di risultati e di azione.

Io non sono in grado, a distanza e senza averLa mai vista nè aver mai visto le immagini rmn, di dire se è indicata la tecnica mininvasiva, anche se la mia nettissima sensazione è per il sì, ma sicuramente posso confermarLe che vi è un abisso fra i due modi di procedere per i minori rischi e per i maggiori risultati della mininvasiva.

In ogni caso, prima ancora di parlare di eventuale stabilizzazione, che, detto per inciso, potrebbe anche essere eseguita per via mininvasiva, esegua le x-grafie cosiddette dinamiche della colonna lombare come Le ho consigliato all'inizio di questa replica, e se i rapporti, fra le due vertebre lombari, al mutare della flesso-estensione, sostanzialmente non muta, non vedo un'indicazione alla stabilizzazione, o comunque, strumentazione, della colonna.

Se ha piacere, dia ulteriori notizie circa l'evoluzione della situazione e degli eventuali consigli che Le darà il Chirurgo della Sua zona e che Lei avrà interpellato, anche alla luce di ciò che Le ho appena esposto.

Auguri cordiali.
[#10]
Dr. Giovanni Migliaccio Neurochirurgo 13.7k 398
A completamento di tali informazioni:
La via endovascolare per gli aneurismi cerebrali non ha sostituito l'intervento tradizionale, poichè per l'uno o per l'altro ci sono precise indicazioni.
Certo non è la cicatrice più o meno lunga a interferire sulla bontà dell'intervento,ma l' indicazione ad attuarlo e utilizando la tecnica più idonea valutando caso per caso, quindi condizione clinica e anatomopatologica (ossia ciò che si deve operare).
La tecnica miniinvasiva non ha assolutamente sostituito la tecnica microchirurgica.

Per ulteriore completezza di informazione egr. signore, mi sembra doveroso informarLa che anche interventi di stabilizzazione a due - tre livelli lombari con barre e viti, possono essere fatti senza alcuna incisione cutanea, ma semplicemente facendo minime incisioni (da 4 a 6 ) di 1/2 cm ciascuna ai lati della colonna vertebrale, cioè nei punti in cui si introducono le viti. Le barre verranno poi fatte passare con un apposito strumento tra una vite e l'altra al di sotto del piano cutaneo-muscolare.

Anche questo tecnica è in uso negli Ospedali pubblici e convenzionati.

Cordialmente
[#11]
Utente
Utente
Grazie ancora per gli interventi e le ulteriori informazioni.
Preciso che la radiografia dinamica è un'esame di cui sono in possesso e il referto è il seguente:
- ridotta la mineralizzazione trabecolare con segni di sfumata reazione infiammatoria sclerosante al passaggio di L4-L5
Lo spazio intersomatico corrispondente appare significativamente assottigliato con vacuum aereo
Rettilineizzazione della lordosi con lieve deviazione scoliotica destro-convessa verosimilmente antalgica.
Rigidità dell'allineamento metamerico nel controllo LL in flessione ed estensione. Non vi è slittamento metamerico. ( ricordo che con la RMN in ortostatismo si osserva "minimo disallineamento dei muri metamerici posteriori")

Il referto del ortopedico invece, dopo l'elenco delle mie vicende operatorie e dei miei sintomi, conclude con:
Obb. non deficit. Contrattura paravertebrale. Ariflessia achillea a sx. Ipotrofia addominale ed obliqua.
Si propone, in considerazione dei sintomi, intervento chirurgico di artrodesi anteriore L4-L5 con cage in tantalio ( decompressione indiretta dei forami e ricostruzione della lordosi locale) + stabilizzazione posteriore L4-L5 percutanea. Eventuale successivo tempo di neurolisi.

Ora quindi mi trovo davanti a tre pareri piuttosto diversi tra di loro, a partire dall'indicazione alla stabilizzazione, al suo approccio anteriore e alla lisi cicatriziale in un secondo momento!
Un'altra cosa che mi ha riferito un neurochirurgo in una visita di qualche mese fa, era che non sarebbe stato possibile allontanare le vertebre L4-L5 ( per l'inserimento del cage ) in quanto oramai lo spazio intervertebrale è ormai quasi assente. Quindi impossibile o possibile? Ora sono forse più confuso di prima!!! Grazie.
[#12]
Dr. Giovanni Migliaccio Neurochirurgo 13.7k 398
Egr. signore,
i colleghi che Le hanno proposto l'intervento con le varie metodiche e tecniche, hanno avuto modo di visitarLa, di vedere gli esami radiologici, di valutare insomma nel complesso l'indicazione chirurgica.
Noi a distanza non possiamo esprimerci indicando o non indicando una terapia (medica o chirurgica che sia), possiamo solo, pur intuendo la diagnosi, esprimere pareri del tutto generici.
Personalmente potrei dirLe che non sarebbe indicata la via anteriore soprattutto per i maggior rischi di complicanze a fronte di risultati pressochè sovrapponibili all'accesso per la sola via posteriore, ma questa è una mia opinione non suffragata da una valutazione oggettiva e tale è e tale rimane.

Personalmente potrei dire che se c'è già quasi una fusione tra le due vertebre non avrebbe senso inserire la cage e anche che non vedrei il motivo di sottoporla successivamente (e non nella stessa seduta operatoria) a una lisi delle aderenze, ammesso che sia necessaria.
Ma anche questa è una mia opinione non suffragata da una valutazione oggettiva.

Comprendo la sua "confusione", ma quel che Le posso dire è di fare una scelta in base a quel tanto di fiducia che qualcuno dei medici consultati Le ha potuto ispirare.

Con cordialità
[#13]
Utente
Utente
Grazie ancora per gli interventi e le ulteriori informazioni.
Preciso che la radiografia dinamica è un'esame di cui sono in possesso e il referto è il seguente:
- ridotta la mineralizzazione trabecolare con segni di sfumata reazione infiammatoria sclerosante al passaggio di L4-L5
Lo spazio intersomatico corrispondente appare significativamente assottigliato con vacuum aereo
Rettilineizzazione della lordosi con lieve deviazione scoliotica destro-convessa verosimilmente antalgica.
Rigidità dell'allineamento metamerico nel controllo LL in flessione ed estensione. Non vi è slittamento metamerico. ( ricordo che con la RMN in ortostatismo si osserva "minimo disallineamento dei muri metamerici posteriori")

Il referto del ortopedico invece, dopo l'elenco delle mie vicende operatorie e dei miei sintomi, conclude con:
Obb. non deficit. Contrattura paravertebrale. Ariflessia achillea a sx. Ipotrofia addominale ed obliqua.
Si propone, in considerazione dei sintomi, intervento chirurgico di artrodesi anteriore L4-L5 con cage in tantalio ( decompressione indiretta dei forami e ricostruzione della lordosi locale) + stabilizzazione posteriore L4-L5 percutanea. Eventuale successivo tempo di neurolisi.

Ora quindi mi trovo davanti a tre pareri piuttosto diversi tra di loro, a partire dall'indicazione alla stabilizzazione, al suo approccio anteriore e alla lisi cicatriziale in un secondo momento!
Un'altra cosa che mi ha riferito un neurochirurgo in una visita di qualche mese fa, era che non sarebbe stato possibile allontanare le vertebre L4-L5 ( per l'inserimento del cage ) in quanto oramai lo spazio intervertebrale è ormai quasi assente. Quindi impossibile o possibile? Ora sono forse più confuso di prima!!! Grazie.
[#14]
Dr. Giovanni Migliaccio Neurochirurgo 13.7k 398
Egr. signore,
i colleghi che Le hanno proposto l'intervento con le varie metodiche e tecniche, hanno avuto modo di visitarLa, di vedere gli esami radiologici, di valutare insomma nel complesso l'indicazione chirurgica.
Noi a distanza non possiamo esprimerci indicando o non indicando una terapia (medica o chirurgica che sia), possiamo solo, pur intuendo la diagnosi, esprimere pareri del tutto generici.
Personalmente potrei dirLe che non sarebbe indicata la via anteriore soprattutto per i maggior rischi di complicanze a fronte di risultati pressochè sovrapponibili all'accesso per la sola via posteriore, ma questa è una mia opinione non suffragata da una valutazione oggettiva e tale è e tale rimane.

Personalmente potrei dire che se c'è già quasi una fusione tra le due vertebre non avrebbe senso inserire la cage e anche che non vedrei il motivo di sottoporla successivamente (e non nella stessa seduta operatoria) a una lisi delle aderenze, ammesso che sia necessaria.
Ma anche questa è una mia opinione non suffragata da una valutazione oggettiva.

Comprendo la sua "confusione", ma quel che Le posso dire è di fare una scelta in base a quel tanto di fiducia che qualcuno dei medici consultati Le ha potuto ispirare.

Con cordialità
[#15]
Utente
Utente
Gentilissimi dottori Della Corte e Migliaccio, alla fine, estenuato dai dolori lancinanti alla gamba ma anche dalla tensione occipitale, ho deciso di fare l'intervento di stabilizzazione strumentale, ma senza l'inserimento di cage, in quanto un altro primario ortopedico vertebrale (appartenente alla stessa struttura dove mi si proponeva la cage!), mi disse che con tutte le aderenze presenti, andare a distrarre la L4 dalla L5, avrebbe causato all'80% delle probabilità, un danno neurologico! Per cui ho subito un intervento "normale" con viti intrapeduncolari e innesto osseo prelevato dall'ala iliaca.
A parte il dolore iniziale, dopo un mesetto il dolore alla gamba regrediva sempre più, fino alla sua totale scomparsa e così, costretto a camminare il meno possibile per anni, ho incominciato pian piano ad intraprendere passeggiate sempre più lunghe, anche più di un'ora, un tempo per me da sogno.
Purtroppo però dopo qualche altra settimana poco alla volta è ricominciato il dolore occipitale, un dolore sempre più forte e che come nel periodo pre operatorio svaniva non appena mi sdraiavo. È un dolore fortemente invalidante, che oramai mi impedisce quasi la deambulazione, soprattutto verso sera e ovviamente l'attività lavorativa o attività che implichino l'ortostatismo. Inoltre nessun farmaco ha qualche effetto antalgico.
L'ortopedico che mi ha operato dice che la sintomatologia da me accusata non può essere imputabile al livello operato e su questo quasi tutti i professionisti da me contattati, erano concordi, fino a quando un neurologo ha associato i miei sintomi ad una ipotensione liquorale, magari dovuta ad una microfessurazione della dura, dovuta alla sostituzione dell'elettrostimolatore midollare sostituito nel 2009. Avendo anch'egli impiantato alcuni di questi apparecchi, dice che capita che l'elettrocatetere generi delle aderenze e per cui quando viene sfilato le aderenze possano danneggiare la dura.
Ora dovrei essere ricoverato per eseguire una mielorisonanza ed eventualmente una cisternografia.
Il mio dubbio, supportato anche da un altro specialista, è che la stenosi vertebrale dovuta in gran parte alla cicatrice ipertrofica, impedisca o quasi, il regolare flusso dinamico liquorale, che si blocca a livello L4 L5 e quindi giustificare i sintomi da me accusati.
Inoltre l'aumento dei sintomi di questo ultimo mese, potrebbero essere dovuti all'accrescimento dell'innesto osseo a tale livello (ricordo di essere stato operato di laminectomia nel 95 e nel 98).
Mi chiedo se questa possa essere un'ipotesi valida ed eventualmente quale sia la procedura per porvi rimedio.
Se invece fosse confermata la perdita liquorale il neurologo dice che si interviene tramite il metodo del blood patch.
Inutile aggiungere che sono allo stremo.
Vi ringrazio e porgo distinti saluti.
[#16]
Dr. Giovanni Migliaccio Neurochirurgo 13.7k 398
Come Le è stato già detto, noi da qui non possiamo esserLe molto di aiuto, almeno concretamente.
Continui ad affidarsi alle cure di chi finora L'ha seguita.

Cordialità ed auguri
[#17]
Utente
Utente
Grazie per la risposta, ma gentile dottor Migliaccio, come ho già scritto precedentemente, per arrivare a dove sono arrivato, o meglio per avere una diagnosi plausibile, ho dovuto consultare numerosi professionisti, passando nelle mani di neurologi, fisiatri, ortopedici, ecc. e intraprendere di volta in volta una terapia diversa, derivante da una diagnosi non ben inquadrata, altrimenti non si spiega il perché improvvisamente facciano la comparsa nuovi esami diagnostici, compresa una scintigrafia cerebrale perfusionale DATSCAN per confermare o escludere una patologia del disordine dei movimenti.
Volevo o vorrei solo capire se una diagnosi che metta in relazione la circolazione del liquor possa esser la sola possibile, e se nella sua esperienza, studi, o deduzioni, le sia mai capitato di avere a che fare con una ostruzione liquorale a livello lombare o comunque intervertebrale.
Se arrivo a scrivere qui non è perché voglia mettere per forza in dubbio ciò che mi è stato detto, ma è per il fatto che devo arrivare il più vicino possibile ad una diagnosi e in tempi più umanamente ammissibili. Per farLe un esempio ho seguito per diversi mesi, una terapia a base di antidepressivi serotoninergici ma senza il benché minimo risultato, tempo che secondo me è stato sottratto a quegli esami che invece mi vengono proposti ora.
Avrei preferito un' indicazione più consona allo spirito del sito e non una risposta che mi riporta al nefasto percorso che sto già percorrendo.

Se qualche altro medico dello staff può darmi delle indicazioni più utili sarebbero molto gradite ovviamente.

Grazie
[#18]
Dr. Giovanni Migliaccio Neurochirurgo 13.7k 398
Spero che qualche altro collega Le risponda, ma ne dubito perchè nessuno di noi ha la sfera di cristallo.
Noi a distanza possiamo dare pareri orientativi, ma se si pretendono risposte concrete su ipotesi diagnostiche e possibilità terapeutiche, non possiamo esprimerci.

Buona serata
[#19]
Utente
Utente
Chiedevevo unicamente se esiste una relazione tra una ostruzione midollare a livello lombare e la cefalea occipitale, nessuna sfera di cristallo, solo un po' più di informazione a riguardo e lo chiedo a voi perché io non riesco a trovare una conferma o un caso analogo, mi va benissimo il parere orientativo, ma non mi è stato fornito.
Devo rivolgere la domanda nel settore di neurologia?
Grazie.
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