Ernia l5-s1 e mancanza di sensibilità al piede

Gentili medici di medicitalia,
chiedo a voi consulto.

Due anni fa ho avuto il primo episodio di lombosciatalgia poi da allora ne avuti altri 5, sempre più gravi, curati con antinfiammatori, riposo e trattamenti osteopatici.

A luglio scorso la risonanza magnetica ha evidenziato un ernia discale intraforaminale sinistra in parte espulsa in l5-s1 ed una voluminosa protusione in l4-l5 con netta impronta sul sacco durale.

Dopo d'allora ho avuto un ultimo episodio assai più preoccupante degli altri. Ad inizio ottobre, dopo qualche giorno di mal di schiena crescente (ed in particolare a seguito di uno starnuto), ho iniziato ad accusare forti dolori lombari e bruciore per tutta la gamba, dal gluteo alla pianta del piede che mi impedivano di stare in qualsiasi posizione se non sdraiato.

Dopo 5 giorni di riposo assoluto e 12 di terapia cortisonica la situazione è migliorata ma non del tutto.
Ora accuso dolori forti solo nella prima ora dopo il risveglio, non ho fastidi stando in piedi ma ho difficoltà a star seduto e soprattutto ho sempre la sensazione di crampo al polpaccio ed in alcune zone della gamba è come se la sensibilità tattile si sia molto ridotta; la pianta del piede, ad esempio, la sento molto poco o comunque ho sensazioni distorte ed il piede stesso mi fa leggermente male (non ho tuttavia mancanza di forza nella gamba e riesco a camminare sulle punte e sui talloni).

Lo specialista in ortopedia che mi ha visitato mi detto che, se la terapia cortisonica non avesse funzionato, era consigliabile l'intervento chirurgico
mentre il medico di base mi ha prescritto vitamine per la nevralgia, consigliato nuoto e trattamenti fisioterapici (ginnastica posturale/back school) e suggerito di usare bustino lombare quando sono seduto, sconsigliandomi l'intervento se non come ultimissima risorsa.


I quesiti che vi pongo sono:
In queste situazioni si rischiano danni permanenti al nervo?
Posso fare nuoto o fisioterapia anche se accuso ancora dolori?
Con l'intervento operatorio oppure con la terapia conservativa entro quando potrò riprendere a far sport che non siano il nuoto o quantomeno a star seduto ed alzare una valigia senza rischiare un riacutizzarsi della patologia e quando riacquisterò piena sensibilità nel piede?
Cosa mi consigliereste di fare?

Ringraziandovi anticipatamente
porgo a tutti cordiali saluti.
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Dr. Giovanni Migliaccio Neurochirurgo 13.7k 398
Gentile ragazzo,

un principio importante in Medicina è che non esistono terapie <da ultima spiaggia>, nel senso che ci sono patologie che hanno una indicazione alla terapia medica,riabilitativa e chirurgica.

Il termine ultima spiaggia spesso viene usato per gli interventi chirurgici come se essi fossero un "optional" che si può scegliere come il navigatore o i cerchi in lega per le auto.
Quindi se un caso clinico comporta come terapia quella chirurgica, essa si deve attuare.

Aspettare l' <ultima spiaggia> poi cosa significherebbe?

Detto questo, nel Suo caso particolare, seppur una vaga intuizione (sulla scorta della Sua descrizione) farebbe ritenere indicato l'intervento, non è possibile, nè sarebbe corretto, a distanza, confermarlo o meno.
E' quindi necessaria una valutazione specialistica che tenga conto della sintomatologia, della sua durata e frequenza, delle caratteristiche del dolore, delle alterazioni neurologiche (motilità, forza muscolare, sensibilità) nei distretti anatomici dipendenti dalla patologia, in questo caso discale, evidenziata alla RM.

L'uso di antidolorifici, antiinfiammatori va ponderato con accuratezza poichè, soprattutto se si assumono per lungo tempo, possono essere a rischio di effetti collaterali più gravi del rischio di complicanze di un intervento che, realisticamente, sono vicino allo zero.

In conclusione qualsiasi terapia (medica o chirurgica) ha le precise indicazioni che non sono fra di esse interscambiabili.

Disponibile per eventuali ulteriori chiarimenti, La saluto con cordialità