Esiti cicatriziali a seguito di erniectomia con neuropatia
Gen.li Dottori,
Di seguito i dettaglio del mio caso.
Nell'Ottobre 2007 ho subito un intervento di erniectomia per la rimozione di una voluminosa ernia discale L5-S1 a sx con lombosciatalgia in fase paretica (iporiflessia achillea e medioplantare)in L5-S1.
Prima dell'intervento ho effettuato terapia conservativa (10g. di Bentelan da 4mg intramuscolare, e successivamente 10g. di Orudis endovena) protratta per 30 gg.
Dopo l'interveno permaneva la parestesia alle dita del piede sinistro con episodi saltuari (circa 3 episodi in 2 anni) di dolori anche intensi al polpaccio e al piede sinistro che comparivano prevalentemente da seduto e si attenuavano con il movimento; assenti se disteso a letto.
A fine Ottobre 2009 durante ciclo di massoterapia e rieducazione posturale vengo colpito da un attacco violento di sciatica che si è protratto per 2 mesi fino al 15 di Dicembre 2009. Per i primi 20 g. ero impossibilitato a sedermi per piu di qualche minuto. A seguito di terapia conservativa circa 15 g. di cortisone e successivi 7 di antiinfiammatori via intramuscolo pian piano la situazione è migliorata con ripresa dell'attività lavorativa il 20.12.2009.
Di seguito l'esito degli esami fatti durante la fase acuta della sciatica:
In data 10.11.2009 eseguita RMN con m.d.c. : "Il disco L5-S1 ha segnale ridotto su base degenerativa e presenta protusione mediana prevalente a sinistra che impronta il sacco durale; concomitano esiti fibrocicatriziali (subiscono sfumato potenziamento dopo gadolinio) da pregressa emilaminectomia sinistra che circondano il profilo laterale sn del sacco durale ed inglobano l'emergenza radicolare S1 di sinstra".
In data 20.11.2009 eseguita EMG arti inferiori : "Sono evidenti dei segni lievi di denervazione a carico del muscolo medio del gluteo di sinistra.
Sono evidenti segni di una denervazione, parziale, di grado lieve al muscolo medio gluteo, di grado medio e di aspetto cronico ai muscoli estensore lungo delle dita ed estensore proprio dell'alluce di sinistra, conseguente ad una sofferenza a livello della radice L5 di sinistra."
Da circa 1 settimana ho avuto una riacutizzazione della sciatica con dolori forti e brucianti al polpaccio, al collo del piede e parestesia alle dita del piede sx, dopo circa 20 min. da seduto.
Da circa 3g. sono in terapia con cortisone (Bentelan 4mg.) e Neuramide inoltre da 2 mesi assumo ALA600 1 compressa die.
Ho consultato tre specialisti, con il seguente esito:
Neurochirurgo: ha suggerito cortisone e antifinammatori; se non passa propone intervento.
Fisiatra: Nuoto, ginnastica posturale, correnti diadinamiche.
Ortopedico: intervento con blocco delle vertebre e cages discali in L5-S1
Sono molto depresso; e' possibile che nel 2010 non esista una soluzione alle crisi di sciatica dovute presumibilmente alla cicatrice? Non esiste una terapia seria? Ozono? Manipolazioni? etc..
Chiedo un Vostro parere medico e sopratutto un'indicazione su cosa fare?
Grazie di cuore.
Di seguito i dettaglio del mio caso.
Nell'Ottobre 2007 ho subito un intervento di erniectomia per la rimozione di una voluminosa ernia discale L5-S1 a sx con lombosciatalgia in fase paretica (iporiflessia achillea e medioplantare)in L5-S1.
Prima dell'intervento ho effettuato terapia conservativa (10g. di Bentelan da 4mg intramuscolare, e successivamente 10g. di Orudis endovena) protratta per 30 gg.
Dopo l'interveno permaneva la parestesia alle dita del piede sinistro con episodi saltuari (circa 3 episodi in 2 anni) di dolori anche intensi al polpaccio e al piede sinistro che comparivano prevalentemente da seduto e si attenuavano con il movimento; assenti se disteso a letto.
A fine Ottobre 2009 durante ciclo di massoterapia e rieducazione posturale vengo colpito da un attacco violento di sciatica che si è protratto per 2 mesi fino al 15 di Dicembre 2009. Per i primi 20 g. ero impossibilitato a sedermi per piu di qualche minuto. A seguito di terapia conservativa circa 15 g. di cortisone e successivi 7 di antiinfiammatori via intramuscolo pian piano la situazione è migliorata con ripresa dell'attività lavorativa il 20.12.2009.
Di seguito l'esito degli esami fatti durante la fase acuta della sciatica:
In data 10.11.2009 eseguita RMN con m.d.c. : "Il disco L5-S1 ha segnale ridotto su base degenerativa e presenta protusione mediana prevalente a sinistra che impronta il sacco durale; concomitano esiti fibrocicatriziali (subiscono sfumato potenziamento dopo gadolinio) da pregressa emilaminectomia sinistra che circondano il profilo laterale sn del sacco durale ed inglobano l'emergenza radicolare S1 di sinstra".
In data 20.11.2009 eseguita EMG arti inferiori : "Sono evidenti dei segni lievi di denervazione a carico del muscolo medio del gluteo di sinistra.
Sono evidenti segni di una denervazione, parziale, di grado lieve al muscolo medio gluteo, di grado medio e di aspetto cronico ai muscoli estensore lungo delle dita ed estensore proprio dell'alluce di sinistra, conseguente ad una sofferenza a livello della radice L5 di sinistra."
Da circa 1 settimana ho avuto una riacutizzazione della sciatica con dolori forti e brucianti al polpaccio, al collo del piede e parestesia alle dita del piede sx, dopo circa 20 min. da seduto.
Da circa 3g. sono in terapia con cortisone (Bentelan 4mg.) e Neuramide inoltre da 2 mesi assumo ALA600 1 compressa die.
Ho consultato tre specialisti, con il seguente esito:
Neurochirurgo: ha suggerito cortisone e antifinammatori; se non passa propone intervento.
Fisiatra: Nuoto, ginnastica posturale, correnti diadinamiche.
Ortopedico: intervento con blocco delle vertebre e cages discali in L5-S1
Sono molto depresso; e' possibile che nel 2010 non esista una soluzione alle crisi di sciatica dovute presumibilmente alla cicatrice? Non esiste una terapia seria? Ozono? Manipolazioni? etc..
Chiedo un Vostro parere medico e sopratutto un'indicazione su cosa fare?
Grazie di cuore.
[#1]
Gent.le Signore,
il Suo mi sembra il tipico caso di fallimento di un trattamento chirurgico, a cielo aperto, di protrusione discale.
Ritengo che se la terapia cortisonica non sortisse effetti positivi, veramente bisognerà ricorrere al trattamento chirurgico (lasci stare l'ozono, le manipolazioni, ginnastica e correnti diadinamiche, in questa fase).
E' evidente che le cicatrici formatesi successivamente all'intervento a cielo aperto rischiano di replicarsi con un
secondo intervento sempre a cielo aperto. In queste circostanze può essere utile un intervento in mininvasiva a cielo chiuso in anestesia locale per togliere le fibro-aderenze cicatriziali specie a livello intraforaminale.
A tal proposito La invito a leggere i miei articoli in Minforma sull'argomento. Bisogna essere il meno traumatizzante possibile in questa "pulizia decompressiva" della/delle radice/i spinali ed il risultato sarà buono come
in numerosi altri casi.
Mi faccia sapere e cordiali saluti.
il Suo mi sembra il tipico caso di fallimento di un trattamento chirurgico, a cielo aperto, di protrusione discale.
Ritengo che se la terapia cortisonica non sortisse effetti positivi, veramente bisognerà ricorrere al trattamento chirurgico (lasci stare l'ozono, le manipolazioni, ginnastica e correnti diadinamiche, in questa fase).
E' evidente che le cicatrici formatesi successivamente all'intervento a cielo aperto rischiano di replicarsi con un
secondo intervento sempre a cielo aperto. In queste circostanze può essere utile un intervento in mininvasiva a cielo chiuso in anestesia locale per togliere le fibro-aderenze cicatriziali specie a livello intraforaminale.
A tal proposito La invito a leggere i miei articoli in Minforma sull'argomento. Bisogna essere il meno traumatizzante possibile in questa "pulizia decompressiva" della/delle radice/i spinali ed il risultato sarà buono come
in numerosi altri casi.
Mi faccia sapere e cordiali saluti.
Dr. Della Corte: vincenzodellacortemi@libero.it
Case di Cura: "La Madonnina Milano-02/58395555
"Villa Mafalda" ROMA-06/86094294
[#2]
Ex utente
Gen.le Dr. Della Corte,
la rigrazio per la celerità e la schiettezza della sua risposta. Entrambi doti non comuni in medicina. Dopo avere letto gli articoli da lei suggeriti sulla chiururgia lombare miniinvasia. Volevo chiedere alcune informazioni aggiuntive rispetto all'uso della tecnica miniinvasia :
- per eliminare l'attuale cicatrice verrebbero effettuati dei piccoli tagli di massimo 5-8 mm è corretto? Non vi è quindi il rischio di formazione di una seconda cicatrice, è corretto?
- Una volta eseguito l'intervento con successo, con rimozione di parte della vecchia cicatrice, vi è un rischio di recidiva della cicatrice stessa? la vecchia cicatrice potrebbe riformarsi? In sostanza l'intervento è da ritenersi definitivo se va a buon fine?
- qual'e la percentuale di successo clinico nei casi come il mio? (rimozione di cicatrice)
La rigranzio ancora per la disponibilità dimostrata e mi scuso per le molte domande ma ho bisogno di avere tutte le informazinoi per scegliere correttamente e non commettere un secondo errore, nei limiti del possibile!
(p.s. l'intervento di erniectomia è stato eseguito da ortopedico dopo ricovero di 20 gg in reparto e quindi ho avuto poca possibilità di sentire altri pareri prima di intervenire)
La ringrazio anticipatamente per l'attenzione accordata.
Grazie di cuore.
la rigrazio per la celerità e la schiettezza della sua risposta. Entrambi doti non comuni in medicina. Dopo avere letto gli articoli da lei suggeriti sulla chiururgia lombare miniinvasia. Volevo chiedere alcune informazioni aggiuntive rispetto all'uso della tecnica miniinvasia :
- per eliminare l'attuale cicatrice verrebbero effettuati dei piccoli tagli di massimo 5-8 mm è corretto? Non vi è quindi il rischio di formazione di una seconda cicatrice, è corretto?
- Una volta eseguito l'intervento con successo, con rimozione di parte della vecchia cicatrice, vi è un rischio di recidiva della cicatrice stessa? la vecchia cicatrice potrebbe riformarsi? In sostanza l'intervento è da ritenersi definitivo se va a buon fine?
- qual'e la percentuale di successo clinico nei casi come il mio? (rimozione di cicatrice)
La rigranzio ancora per la disponibilità dimostrata e mi scuso per le molte domande ma ho bisogno di avere tutte le informazinoi per scegliere correttamente e non commettere un secondo errore, nei limiti del possibile!
(p.s. l'intervento di erniectomia è stato eseguito da ortopedico dopo ricovero di 20 gg in reparto e quindi ho avuto poca possibilità di sentire altri pareri prima di intervenire)
La ringrazio anticipatamente per l'attenzione accordata.
Grazie di cuore.
[#3]
Sì è la risposta alla 1^domanda.
Le probabilità che si formi altra cicatrice è molto bassa(e molto piccola è l'eventuale riformazione) perchè l'intervento è limitato al forame di coniugazione dove si trova la cicatrice ed all'asportazione della parte degenerata della parte anulare del disco che potrebbe essere causa,se non tolta, di ulteriore cicatrice).
Se l'intervento va bene (diciamo nel 98% dei casi) i problemi sono fra il risolto ed il grandemente migliorato.
Cordiali saluti
Le probabilità che si formi altra cicatrice è molto bassa(e molto piccola è l'eventuale riformazione) perchè l'intervento è limitato al forame di coniugazione dove si trova la cicatrice ed all'asportazione della parte degenerata della parte anulare del disco che potrebbe essere causa,se non tolta, di ulteriore cicatrice).
Se l'intervento va bene (diciamo nel 98% dei casi) i problemi sono fra il risolto ed il grandemente migliorato.
Cordiali saluti
[#4]
Ex utente
Gentile Dr. Della Corte, la ringrazio per le indicazioni fornite mi rimane solo un dubbio. Dalle sue indicazioni mi sembra di capire che bisogna intervenire anche sul disco, in questo modo non si va a compromettere un disco già malato? (nel mio caso specifico trattasi di black disc in L5S1).
La tecnica da lei proposta è epidurolisi o neurolisi endoscopica?
La ringrazio anticipatamente.
Cordiali saluti.
La tecnica da lei proposta è epidurolisi o neurolisi endoscopica?
La ringrazio anticipatamente.
Cordiali saluti.
[#6]
Ex utente
Gen.le Dott. Della Corte,
le scrivo in quanto a fronte delle sue precedenti indicazioni sulla chirurgia mininvasiva ho avuto modo di parlare con un neurochirurgo (neurochirurgia di padova) che mi diceva che gli interventi di con tecnica mininvasiva comportano un tasso di infezioni post-operatorie piu' elevato rispetto alla norma. In particolare mi parlava di disciti. Nella sua pratica medica conferma tali indicazioni?
Grazie, la saluto cordialmente.
le scrivo in quanto a fronte delle sue precedenti indicazioni sulla chirurgia mininvasiva ho avuto modo di parlare con un neurochirurgo (neurochirurgia di padova) che mi diceva che gli interventi di con tecnica mininvasiva comportano un tasso di infezioni post-operatorie piu' elevato rispetto alla norma. In particolare mi parlava di disciti. Nella sua pratica medica conferma tali indicazioni?
Grazie, la saluto cordialmente.
[#7]
Egregio Signore,
non so quanti interventi mininvasivi abbia portato a termine il Collega che Lei ha contattato e, conseguentemente, che esperienza diretta abbia (glielo può anche chiedere), ma posso dirLe che il rischio infezioni, come è intuitivo pensare, è presente sia nella tecnica a cielo aperto che nella chirurgia mininvasiva (al pari di qualsiasi altro intervento in qualsiasi branca della Medicina) e che tale rischio viene agevolmente dominato con la terapia antibiotica.
Più alte sono le probabilità a cielo aperto, per forza di cose, visto che maggiore è l'incisione e l'esposizione del campo operatorio oltre che maggiore è il tempo di durata dell'intervento e, quindi, di esposizione delle strutture interne).
In ogni caso stiamo parlando di percentuali molto basse
(diciamo a seconda delle casistiche, per il cielo aperto, variano intorno al due-tre per cento, mentre per la mininvasiva siamo a meno della metà ed in ogni caso sono meno importanti di quelle contratte a cielo aperto).
Va da sè che il minimo traumatismo con la mininvasiva e la possibilità di centrare l'obiettivo interessato tralascinado di "toccare"altre strutture che non sono interessate (muscoli paravertebrali, ligamenti spinali, lamine vertebrali, meningi e la stessa radice spinale oltre a dover lasciare una soluzione di continuo fra anello discale e la dura madre che contiene tutte le radici della cauda equina...)è, quanto meno impagabile, perchè toglie il rischio di ulteriori e non meno pericolose possibilità di effetti collaterali che, viceversa, a cielo aperto sono incombenti.
Diciamo che qualcuno ha ricordi datati, di alcuni decenni or sono, allorchè si usava eseguire routinariamente la discografia e, questa, poteve risultare irritante simulando, nell'immaginaro di chi Medico Curante non era, un'infezione che non c'era.
Personalmente non eseguo discografie da oltre dieci anni in quanto l'esperienza sempre più vasta ne può rendere superflua l'effettuazione (comunque anche in caso di effetti collaterali, questi si esaurivano, illo tempore, col riposo ulteriore di alcune settimane e basta).
Infine, Lei ha già sperimentato l'intervento a cielo aperto riscuotendo un successo offuscato da una complicanza tipica di quella tecnica per cui non mi sembra assulutamente utile ritornare, necessariamente, in argomento con la medesima precedente metodica.
Credo di avere risposto esaurientamente alla Sua richiesta di precisazioni.
Continui pure a tenermi informato ed abbia i miei più cordiali saluti.
non so quanti interventi mininvasivi abbia portato a termine il Collega che Lei ha contattato e, conseguentemente, che esperienza diretta abbia (glielo può anche chiedere), ma posso dirLe che il rischio infezioni, come è intuitivo pensare, è presente sia nella tecnica a cielo aperto che nella chirurgia mininvasiva (al pari di qualsiasi altro intervento in qualsiasi branca della Medicina) e che tale rischio viene agevolmente dominato con la terapia antibiotica.
Più alte sono le probabilità a cielo aperto, per forza di cose, visto che maggiore è l'incisione e l'esposizione del campo operatorio oltre che maggiore è il tempo di durata dell'intervento e, quindi, di esposizione delle strutture interne).
In ogni caso stiamo parlando di percentuali molto basse
(diciamo a seconda delle casistiche, per il cielo aperto, variano intorno al due-tre per cento, mentre per la mininvasiva siamo a meno della metà ed in ogni caso sono meno importanti di quelle contratte a cielo aperto).
Va da sè che il minimo traumatismo con la mininvasiva e la possibilità di centrare l'obiettivo interessato tralascinado di "toccare"altre strutture che non sono interessate (muscoli paravertebrali, ligamenti spinali, lamine vertebrali, meningi e la stessa radice spinale oltre a dover lasciare una soluzione di continuo fra anello discale e la dura madre che contiene tutte le radici della cauda equina...)è, quanto meno impagabile, perchè toglie il rischio di ulteriori e non meno pericolose possibilità di effetti collaterali che, viceversa, a cielo aperto sono incombenti.
Diciamo che qualcuno ha ricordi datati, di alcuni decenni or sono, allorchè si usava eseguire routinariamente la discografia e, questa, poteve risultare irritante simulando, nell'immaginaro di chi Medico Curante non era, un'infezione che non c'era.
Personalmente non eseguo discografie da oltre dieci anni in quanto l'esperienza sempre più vasta ne può rendere superflua l'effettuazione (comunque anche in caso di effetti collaterali, questi si esaurivano, illo tempore, col riposo ulteriore di alcune settimane e basta).
Infine, Lei ha già sperimentato l'intervento a cielo aperto riscuotendo un successo offuscato da una complicanza tipica di quella tecnica per cui non mi sembra assulutamente utile ritornare, necessariamente, in argomento con la medesima precedente metodica.
Credo di avere risposto esaurientamente alla Sua richiesta di precisazioni.
Continui pure a tenermi informato ed abbia i miei più cordiali saluti.
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 9.4k visite dal 23/01/2010.
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