Anticoagulanti e IRC

Cortesi dottori,
mio padre ha quasi 79 anni, soffre di IRC su base vasculitica (positività ai p-anca, attualmente negativi da 1 anno e mezzo circa).

E' anche un soggetto iperteso ed ha avuto in passato sporadici episodi di FA.


A partire da Novembre 2019 ha avuto una progressione rapida del livello di creatinina e di altri valori associati alla funzione renale (la creatinina è passata da 2. 6 agli attuali 4. 7, l'azotemia è 149, la proteinuria 24h sotto i 2g).

La clearance è intorno a 15 dagli ultimi esami di Dicembre.


Dal 2018 assume anticoagulanti, dapprima il Lixiana poi dal 2019 è passato al Coumadin.

Pressione arteriosa sotto controllo (120-125/75 in media). La terapia seguita attualmente (oltre al Coumadin) include: Lasix da 25mg (3 al giorno), Cardicor 1, 25mg ogni 3gg, Rocaltrol 0, 5mg 3gg a sett, Zirolic 300mg 1/2cp, Adalt Crono 30mg, Torvast 10mg, Almarytm 100mg.

Ho letto diversi articoli scientifici in cui si dimostra che gli anticoagulanti, soprattutto il Warfarin, nel medio termine portano ad una considerevole riduzione della funzione renale dovuta alla calcificazione dei vasi.

E' possibile che questo rapido peggioramento del quadro clinico possa dipendere dall'uso del Warfarin?

Ritenete che l'occusione dell'auricola sinistra sia una buona soluzione nel caso di mio padre?
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Dr. Giorgio Leone Nefrologo 35
Buongiorno
il papà ha una progressione dell'insufficienza renale che merita opportuna attenzione. L'ipotesi che il Warfarin possa indurre un peggioramento della creatininemia a me non è nota ma considerando il quadro vasculitico capisco quanto sia importante per il papà l'assunzione dell'anticoagulante. A tal proposito probabilmente potrebbe essere di buon ausilio l'occlusione dell'auricola sinistra in quanto sede di frequente insorgenza di trombi. Suggerirei pertanto uno stretto follow up ambulatoriale nefrologico con monitoraggio della funzionalità renale e della proteinuria 24 ore . Si potrebbe anche valutare la possibilità di effettuare un eventuale studio parenchimale anatomo patologico tramite biopsia renale ecoguidata (previa sospensione dell'anticoagulante) che potrebbe fornire ulteriori specifiche notizie cliniche e prognostiche circa l'evoluzione della nefropatia stessa e/o poter avviare protocolli terapeutici, se indicato.
Cordialità

Dr. giorgio leone

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Utente
Utente
Cortese dottore,
grazie molte per la risposta. Si mio padre ha effettuato proprio ieri una nuova biopsia renale ed attendiamo esito nei prossimi giorni. Un ecografia piùttosto recente aveva mostrato che la struttura del rene è normale e non ci sono anomalie.
L'intervento all'auricola ci era già stato suggerito dal cardiologo e certamente lo valuteremo appena possibile (purtroppo la questione COVID ci sta anche condizionando).
Quanto al warfarin il suo pensiero è anche in linea con quello del nefrologo che attualmente segue mio padre. Senza alcuna presunzione e con il massimo rispetto per le opinioni ricevute, la mia osservazione nasce da alcuni articoli/studi pubblicati su siti scientifici di cardiologia e nefrologia in cui si dimostra (a quanto leggo) che l'uso degli anticoagulanti, sia NAO ma soprattutto il Warfarin, nel medio periodo porta ad una riduzione del filtrato glomerulare ed addirittura ad un raddoppio della creatininemia (nell'arco di 18-24 mesi) a causa della calcificazione dei vasi. E' molto probabile che non abbia interpretato bene tutti i dati e le caratteristiche della popolazione arruolata nello studio ma diciamo che il mio dubbio resta dopo che le analisi svolte in reparto martedì scorso 23 febbraio, dopo soli 4gg dall'interruzione dell'anticoagulante per permettere la biopsia, mostrano una riduzione della Creatinina a 4,6 (era 4,8 il 12 febbraio, in costante aumento da settimane) una riduzione della proteinuria 24h a 900 mg circa ed una stabilità dell'azotemia (anch'essa era in continuo aumento). SI tratta di un caso?
Cordiali saluti