Interpretazione chance di sopravvivenza a 5 anni
Chi vi scrive è parte attrice in una causa civile per malasanità (mio padre defunto) e si trova dinanzi secondo me, ma anche del mio legale, ad un uso non appropriato da parte dei ctu del termine chance di sopravvivenza a 5 anni , che potrebbe portare a minimizzare se non annullare il danno scaturito da una errata diagnosi, errata terapia, conseguente ritardata diagnosi presso un’altra struttura, ed infine evoluzione fatale della malattia.
In due CTU differenti, si è addivenuti che c’è stato un errore diagnostico (una lesione tumorale minimale al polmone dx, è stata scambiata come processo infiammatorio da BPCO in soggetto fumatore), con conseguente terapia errata (antibiotici e antinfiammatori), e quindi ritardata diagnosi che è stata fatta a distanza di 1 anno e 8 mesi (da maggio 2003 a dicembre 2004) presso un’altra struttura ospedaliera. Il tumore è stato inizialmente stadiato in T2N0M0, e dopo 1 anno e 8 mesi era diventato un T4N1M0 G2-G3 con interessamento del pericardio.
In questo lasso di tempo (2003 - 2004) ci sono state 4 visite specialistiche intramoenia presso un pneumologo che ha sempre confermato la diagnosi di sindrome ostruttiva da bronchite cronica, senza mai pensare ad una diagnosi differenziale.
Dal 2005 al 2009 fa cicli di radioterapia ( 30 cicli) e sedute di chemioterapia sospese nel novembre 2009 per le cattive condizioni di salute del paziente.
A gennaio 2010 avviene il decesso violenta emottisi della arteria polmonare.
Entrambe le ctu concludono dicendo testualmente:
perizia 1:
nonostante una lieve inadeguatezza diagnostica ad opera dei sanitari, queste inadeguatezze risultano assolutamente irrilevanti ai fini della sopravvivenza che si è spinta al di la di ogni ragionevole previsione.
Perizia 2:
nonostante un probabile ritardo diagnostico, una diagnosi di neoplasia polmonare (carcinoma squamoso) anticipata di 1 anno rispetto a quanto realizzatosi nel caso in esame non avrebbe consentito migliori chances di sopravvivenza del paziente.
Noi ci chiediamo .ma è possibile che una CTU (e quindi medici) arrivi a queste conclusioni?
Ma davvero dobbiamo credere che non sarebbe cambiato nulla se nel 2003 fosse stato operato con una resezione parziale del polmone dx? Come si fa a dire sostanzialmente che errore c’è stato, ritardo c’è stato ma tutto sommato è vissuto 5 anni quindi da quell’errore non è scaturito nessun danno sostanziale?
Ma che significato si da alle parole CHANCE DI SOPRAVVIVENZA A 5 ANNI IN AMBITO MEDICO LEGALE?
Io non voglio credere che esistano medici che di fronte a queste evidenze si comportino in questa maniera. Si rischia di buttare all’aria una causa per queste affermazioni assurde, quando lo sentiamo tutti i giorni da tutte le parti che nei tumori la tempestività nella diagnosi fa la differenza tra la probabile guarigione e la probabile morte. Mi potete dare delle spiegazioni?
Grazie.
In due CTU differenti, si è addivenuti che c’è stato un errore diagnostico (una lesione tumorale minimale al polmone dx, è stata scambiata come processo infiammatorio da BPCO in soggetto fumatore), con conseguente terapia errata (antibiotici e antinfiammatori), e quindi ritardata diagnosi che è stata fatta a distanza di 1 anno e 8 mesi (da maggio 2003 a dicembre 2004) presso un’altra struttura ospedaliera. Il tumore è stato inizialmente stadiato in T2N0M0, e dopo 1 anno e 8 mesi era diventato un T4N1M0 G2-G3 con interessamento del pericardio.
In questo lasso di tempo (2003 - 2004) ci sono state 4 visite specialistiche intramoenia presso un pneumologo che ha sempre confermato la diagnosi di sindrome ostruttiva da bronchite cronica, senza mai pensare ad una diagnosi differenziale.
Dal 2005 al 2009 fa cicli di radioterapia ( 30 cicli) e sedute di chemioterapia sospese nel novembre 2009 per le cattive condizioni di salute del paziente.
A gennaio 2010 avviene il decesso violenta emottisi della arteria polmonare.
Entrambe le ctu concludono dicendo testualmente:
perizia 1:
nonostante una lieve inadeguatezza diagnostica ad opera dei sanitari, queste inadeguatezze risultano assolutamente irrilevanti ai fini della sopravvivenza che si è spinta al di la di ogni ragionevole previsione.
Perizia 2:
nonostante un probabile ritardo diagnostico, una diagnosi di neoplasia polmonare (carcinoma squamoso) anticipata di 1 anno rispetto a quanto realizzatosi nel caso in esame non avrebbe consentito migliori chances di sopravvivenza del paziente.
Noi ci chiediamo .ma è possibile che una CTU (e quindi medici) arrivi a queste conclusioni?
Ma davvero dobbiamo credere che non sarebbe cambiato nulla se nel 2003 fosse stato operato con una resezione parziale del polmone dx? Come si fa a dire sostanzialmente che errore c’è stato, ritardo c’è stato ma tutto sommato è vissuto 5 anni quindi da quell’errore non è scaturito nessun danno sostanziale?
Ma che significato si da alle parole CHANCE DI SOPRAVVIVENZA A 5 ANNI IN AMBITO MEDICO LEGALE?
Io non voglio credere che esistano medici che di fronte a queste evidenze si comportino in questa maniera. Si rischia di buttare all’aria una causa per queste affermazioni assurde, quando lo sentiamo tutti i giorni da tutte le parti che nei tumori la tempestività nella diagnosi fa la differenza tra la probabile guarigione e la probabile morte. Mi potete dare delle spiegazioni?
Grazie.
[#1]
Spett.le Utente,
le spiegazioni che Lei chiede non possono esserLe fornite in questa sede, trattandosi di un caso giudiziario in corso, e per il quale il legale di parte ha pieno titolo a richiedere ai CTU i chiarimenti sulle consulenze tecniche che ritenesse opportuni.
Distinti Saluti.
le spiegazioni che Lei chiede non possono esserLe fornite in questa sede, trattandosi di un caso giudiziario in corso, e per il quale il legale di parte ha pieno titolo a richiedere ai CTU i chiarimenti sulle consulenze tecniche che ritenesse opportuni.
Distinti Saluti.
Nicola Mascotti,M.D.
[Si prega di non richiedere stime del grado percentuale di invalidità, che non possono essere fornite in questa sede]
[#2]
Utente
Capisco perfettamente, vista la apparente complessita del caso e il fatto che la causa sia ancora in corso, l'impossibilità di esprimersi sul caso, ma la mia domanda era rivolta semplicemente per sapere in ambito medico-legale cosa si intende quando si parla di PERCENTUALI DI CHANCES DI SOPRAVVIVENZA A 5 ANNI, e poi passati quei fatidici 5 anni cosa si intende? Il paziente si avvia alla morte comunque oppure superati i 5 anni dall'evento senza problemi si intende guarito e quindi passibile di ammalarsi nuovamente dello stesso male al pari di uno sano? Orbene quindi il 40% di chance di sopravvivenza a 5 anni significa che dato un determinato male, se si fa il corretto iter ed approccio terapeutico (intervento seguito o meno da chemio adiuvante) 4 persone su 10 dopo 5 anni sono ancora in vita, e senza recidive intervenute, la medicina lo considera guarito dal male, con una probabilità di contrarre nuovamente lo stesso male al pari di uno che non lo ha mai avuto. Non chiedo di valutare il mio caso, ma solo spiegarmi se questa mia (ed anche del mio avvocato) tesi e/o ragionamento è giusto o meno, ma che pare non essere condivisa da altri medici (ctu).......chissa perche si evidenziano gli errori ma poi si minimizzano o annulla il danno que questo errore ha causato.
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 2.1k visite dal 23/05/2019.
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