Invalidità civile (psichiatrica) e limitazioni lavorative

Buongiorno,

mi è stato diagnosticato un disturbo dello spettro autistico di grado I (sindrome di Asperger secondo il DSM 4-TR). La psichiatra mi ha proposto di fare domanda di invalidità civile; vorrei sapere se, nel caso la commissione mi concedesse una quota d'invalidità > 50% (ho alcune condizioni fisiche pregresse, tra cui cheilognatoschisi, che probabilmente si aggiungerebbero a quella psichiatrica), ci sarebbero limitazioni in ambito lavorativo.
In particolare, dato che sto terminando gli studi in Medicina, non vorrei che la presenza di una invalidità certificata di carattere psichiatrico, per quanto peculiare come un disturbo pervasivo dello sviluppo, precludesse la possibilità di svolgere la professione. Preciso che né questa psichiatra né la precedente, che ha fatto la prima diagnosi, hanno ritenuto necessario alcun trattamento farmacologico, e che il mio disturbo non impedisce le relazioni con i colleghi (sebbene a tratti risultino un po' goffe) o i pazienti, come certificato dal buon esito dei tirocini.

Grazie dell'attenzione.
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Dr. Pietro Rinella Medico legale 249 21
fermo restando che con il nuovo DSM V non si parla più di sindrome di Asperger ma solo di spettro autistico, l'autismo per definizione limita l'interelazione con il prossimo: ciò le potrebbe essere di ostacolo per una eventuale assunzione in ambito pubblico anche se, come lei afferma, il suo disturbo non sembrerebbe in atto impedire le relazioni con i colleghi o i pazienti.

Dott. Pietro Rinella

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Utente
Utente
grazie della risposta. Si, sono cosciente delle nuove definizioni del DSM 5, infatti la vecchia diagnosi l’ho messa tra parentesi solo per chiarezza. Mi chiedevo se ci sono linee guida od orientamenti consolidati, che indirizzino le decisioni riguardo a casi come il mio. Dal colloquio con alcuni medici legali e del lavoro incontrati durante i tirocini è emersa una certa libertà decisionale che potrebbe portare a esiti della valutazione anche completamente diversi. Peraltro, dico una scorrettezza se affermo che per privacy non c’è obbligo di riferire la diagnosi anche nel caso ottenessi una percentuale consistente di invalidità (a causa di altre patologie arriverei sicuramente intorno al 75%)?
Grazie ancora dell’attrnzione.