Cage intersomatica sperimentale e consenso informato
Salve a tutti e grazie in anticipo;
quesito: ci sono i presupposti per un risarcimento patrimoniale o non patrimoniale ? In sintesi il mio caso:
Maggio 2012 eseguito intervento di artrodesi L5 S1 con barre e viti + CAGE intersomatica (Luna interbody system); tale cage non è ancora in commercio (ho avuto contatti con il CTO responsabile e supervisore della fase sperimentale che mi ha confermato ciò) ma da Febbraio 2012 la casa produttrice Benvenue Medical ha avviato la fase Trial della LIFT (Lumbar Interbody Fusion Trial).. proprio la sigla che il neurochirurgo mi aveva scritto su un foglietto nella visita ambulatoriale prima dell’operazione. (Senza spiegarmi cosa volesse dire questa siglia LIFT)
Premessa: per me trattavasi del 5’ intervento su L5 S1 (i primi tre per un’ernia dx che ho risolto e i successivi due per un’ernia sulla sx complicata da una spondilolistesi di 1’ grado).
Inutile premettere che per me tale intervento doveva essere “definitivo”, la mia domanda è sul consenso informato:
NULLA mi è stato detto in merito alla fase sperimentale di tale Cage e mi è stato fatto firmare il classico consenso informato nel quale non c’era alcuna descrizione dell’impianto e che lo stesso rientrava nella fase Trial avviata dalla Benvenue Medical a Febbraio 2012 (ripeto: impianto ancora non in commercio ma disponibile in un solo centro in Italia ai fini della fase sperimentale e probabilmente il centro dove sono capitato io).
La mia situazione è peggiorata dopo l’intervento e ancora non c’è alcun segno di fusione tra L5 S1 (a detta di un neurochirurgo consultato ciò può dipendere anche dal tipo di cage e barre inserite che, essendo in Peek e non in titanio, permettono ancora un minimo movimento e quindi instabilità).
Ora mi/vi chiedo: pur non potendosi dimostrare che il mio malessere è attribuibile direttamente al tipo di impianto che mi è stato inserito, non sarebbe stato dovere del neurochirurgo informarmi che la Cage era in fase sperimentale e non ancora in commercio? Mi sembra ovvio che se mi avesse informato sicuramente avrei rifiutato di farmi installare una cage sperimentale trattandosi per me di un intervento , il 5’, che doveva essere il quanto più possibile definitivo (figuriamoci se al 5’ intervento avrei accettato di far parte di un gruppo trial).
Ci sono quindi i presupposti per ottenere un risarcimento almeno non patrimoniale?
E’ sufficiente il consenso informato classico in questo caso (fase trial di una cage)? Consenso di tipo generico nel quale non c’è nessun riferimento alla fase trial, al tipo di cage, -- a niente….
Grazie mille a chi vorra' rispondere.
quesito: ci sono i presupposti per un risarcimento patrimoniale o non patrimoniale ? In sintesi il mio caso:
Maggio 2012 eseguito intervento di artrodesi L5 S1 con barre e viti + CAGE intersomatica (Luna interbody system); tale cage non è ancora in commercio (ho avuto contatti con il CTO responsabile e supervisore della fase sperimentale che mi ha confermato ciò) ma da Febbraio 2012 la casa produttrice Benvenue Medical ha avviato la fase Trial della LIFT (Lumbar Interbody Fusion Trial).. proprio la sigla che il neurochirurgo mi aveva scritto su un foglietto nella visita ambulatoriale prima dell’operazione. (Senza spiegarmi cosa volesse dire questa siglia LIFT)
Premessa: per me trattavasi del 5’ intervento su L5 S1 (i primi tre per un’ernia dx che ho risolto e i successivi due per un’ernia sulla sx complicata da una spondilolistesi di 1’ grado).
Inutile premettere che per me tale intervento doveva essere “definitivo”, la mia domanda è sul consenso informato:
NULLA mi è stato detto in merito alla fase sperimentale di tale Cage e mi è stato fatto firmare il classico consenso informato nel quale non c’era alcuna descrizione dell’impianto e che lo stesso rientrava nella fase Trial avviata dalla Benvenue Medical a Febbraio 2012 (ripeto: impianto ancora non in commercio ma disponibile in un solo centro in Italia ai fini della fase sperimentale e probabilmente il centro dove sono capitato io).
La mia situazione è peggiorata dopo l’intervento e ancora non c’è alcun segno di fusione tra L5 S1 (a detta di un neurochirurgo consultato ciò può dipendere anche dal tipo di cage e barre inserite che, essendo in Peek e non in titanio, permettono ancora un minimo movimento e quindi instabilità).
Ora mi/vi chiedo: pur non potendosi dimostrare che il mio malessere è attribuibile direttamente al tipo di impianto che mi è stato inserito, non sarebbe stato dovere del neurochirurgo informarmi che la Cage era in fase sperimentale e non ancora in commercio? Mi sembra ovvio che se mi avesse informato sicuramente avrei rifiutato di farmi installare una cage sperimentale trattandosi per me di un intervento , il 5’, che doveva essere il quanto più possibile definitivo (figuriamoci se al 5’ intervento avrei accettato di far parte di un gruppo trial).
Ci sono quindi i presupposti per ottenere un risarcimento almeno non patrimoniale?
E’ sufficiente il consenso informato classico in questo caso (fase trial di una cage)? Consenso di tipo generico nel quale non c’è nessun riferimento alla fase trial, al tipo di cage, -- a niente….
Grazie mille a chi vorra' rispondere.
[#1]
Gentile Utente,
sicuramente il neurochirurgo aveva il dovere di informarla esaurientemente sul tipo di cage, soprattutto se si trattava di un cage non ancora autorizzato alla commercializzazione.
Detto questo, anche se vi fosse stata una carenza di consenso, è necessario dimostrare, però, che vi sia stato un danno per poter fare una richiesta di risarcimento.
La carenza di consenso di per sé non darebbe diritto ad un risarcimento, ma nel suo caso, si tratta di un consenso specifico relativo ad una sperimentazione, la cui carenza potrebbe configurare un illecito giuridico, anche se l'applicazione del cage non avesse prodotto alcun danno.
In assenza di danno, però, la materia non è di pertinenza medico-legale ma soltanto legale.
Cordiali saluti.
sicuramente il neurochirurgo aveva il dovere di informarla esaurientemente sul tipo di cage, soprattutto se si trattava di un cage non ancora autorizzato alla commercializzazione.
Detto questo, anche se vi fosse stata una carenza di consenso, è necessario dimostrare, però, che vi sia stato un danno per poter fare una richiesta di risarcimento.
La carenza di consenso di per sé non darebbe diritto ad un risarcimento, ma nel suo caso, si tratta di un consenso specifico relativo ad una sperimentazione, la cui carenza potrebbe configurare un illecito giuridico, anche se l'applicazione del cage non avesse prodotto alcun danno.
In assenza di danno, però, la materia non è di pertinenza medico-legale ma soltanto legale.
Cordiali saluti.
Mario Corcelli, MD
Milano - specialista Medicina Legale e Igiene-Tecnica Ospedaliera
http://www.medico-legale.it
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 2.5k visite dal 12/01/2013.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.