Psicoterapia da non medico

Leggendo il blog Lo psicologo non è un medico, e ricordandomi che la mia psicologa nella scheda paziente che mi ha fatto compilare mi chiedeva il numero del mio medico di fiducia, e se diverso quello del medico di famiglia, ma se mi avesse diagnosticato una psicopatologia, mi poteva seguire senza il medico?

In un forum tanto tempo fa avevo letto il post di un avvocato che raccontava di una persona (non ricordo se cliente o familiare) che era stata curata per una depressione per un paio di mesi (non ricordo se psicologo o medico), salvo poi morire pochi mesi dopo per un tumore al cervello. Quest'avvocato voleva sapere se c'era negligenza e se era obbligatoria la TAC.

Cioè, come fa lo psicoterapeuta non medico ad essere sicuro che i sintomi della mia ansia non sono causati da altro, e magari sono ansioso perchè non mi sento bene per altro?

Dalla legge 56/89 mi pare di capire che in caso di psicoterapia, e quindi di psicopatologia, lo psicologo psicoterapeuta è tenuto a stare in contatto con il medico del paziente, previo consenso del paziente.
Ma se il paziente nega, lo psicologo può continuare la psicoterapia o deve interromperla?
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Dr. Mario Corcelli Medico legale, Medico igienista 3.7k 99
Il comma 3 dell'articolo 3 della legge 56/89 di ordinamento della professione di psicologo si legge testualmente: "previo consenso del paziente, lo psicoterapeuta e il medico curante sono tenuti alla reciproca informazione".
Ciò non significa che lo psicoterapeuta, nel caso che il paziente neghi questo consenso, non possa continuare la psicoterapia; questo la legge non lo dice; perciò, a questo punto interviene la preparazione professionale e l'esperienza dello psicologo-psicoterapeuta nel sospettare se un dato sintomo lamentato dal paziente sia di natura organica e, quindi, suscettibile di intervento medico.

Nel caso di sottovalutazione di un sintomo di natura organica (lei ha citato il caso della depressione correlata ad un tumore cerebrale), la valutazione della responsabilità dello psicologo-psicoterapeuta va fatta caso per caso.
Si tratta, cioè, di valutare se in quello specifico caso, raccolte in modo esauriente sia la storia clinica che il quadro clinico del paziente, i disturbi lamentati potevano essere correlati ad un sospetto di malattia organica.
Gli errori nella valutazione dei sintomi possono sempre capitare; si tratta solo di valutare, a posteriori, in ambito medico-legale, se si trattava di errori evitabili; infatti, non tutti gli errori commessi da un professionista sono errori colpevoli, perché la psicologia, come la medicina, è una scienza imperfetta. Sono errori colpevoli quelli prodotti da imperizia, negligenza, imprudenza, inosservanza a leggi, regolamenti, protocolli, linee-guida, consensus conference, eccetera.

D'altra parte, errori di valutazione di un sintomo sono stati fatti anche in ambito medico.
Ricordo il caso di un paziente capitatomi anni fa alla mia valutazione medico-legale, che si era rivolto al pronto soccorso perché da un mese era esordito all'improvviso un cambiamento caratteriale, era diventato irascibile e insofferente con tutti e per ogni cosa; il medico di famiglia gli aveva somministrato frettolosamente dei tranquillanti; questi, essendo inefficaci, avevano poi portato il paziente, dopo un mese, al pronto soccorso; anche qui il quadro era stato configurato, frettolosamente come sintomo psicopatologico non organico (il paziente non aveva alcun segno neurologico); il paziente fu ricoverato in psichiatria. Dopo 3 giorni il paziente entrò in uno stato comatoso; solo allora si fece una TC cerebrale che evidenziò un ascesso cerebrale in sede frontale (e questo spiegò il repentino cambiamento caratteriale e l'assenza di segni neurologici). Purtroppo, nonostante la terapia antibiotica subito dopo intrapresa, il paziente morì.
In questo caso, doveva essere proprio l'improvviso cambiamento caratteriale, in un paziente che non aveva mai dato in precedenza problemi di sorta, a dovere fare sospettare, prima di una patologia psichica pura, una patologia organica. Ecco quindi l'importanza di un'accurata raccolta anamnestica, che era stata trascurata sia dal medico di famiglia che dai medici di pronto soccorso, psichiatri compresi.

Ecco quindi la risposta all'altra sua domanda "se il paziente nega, lo psicologo può continuare la psicoterapia o deve interromperla?":
uno psicologo-psicoterapeuta bravo e con sufficiente esperienza sa bene che, nel caso di fondati sospetti di patologie organiche, deve rinviare il paziente alla valutazione medica; solo in questo caso, se il paziente si rifiuta, è tenuto a non iniziare o ad interrompere la psicoterapia.

Cordiali saluti

Mario Corcelli, MD
Milano - specialista Medicina Legale e Igiene-Tecnica Ospedaliera
http://www.medico-legale.it

[#2]
Utente
Utente
Ma come faccio a sapere se lo psicologo-psicoterapeuta è bravo?
Cioè, messa così diventa un terno al lotto!
Io racconto le mie cose. E mettiamo che ci metto dei sintomi che un medico individuerebbe subito come una patologia. Ma siccome non ho un medico davanti, magari mi si da una spiegazione psicologica.
Io non sospetto nulla e lo psicologo neanche e si va avanti. Nel frattempo peggioro dal punto di vista medico e magari anche psicologico perchè starò male e lo psicologo mi dirà che è tutto nella mia testa e mi sto agitando.
Penso possa succedere.

Ma come si dimostra l'errore in psicologia?
Mentre un medico lascia traccia più o meno indelebile, uno psicologo che traccia lascia?

Grazie
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Dr. Mario Corcelli Medico legale, Medico igienista 3.7k 99
attenzione, bisogna distinguere i vari casi, del tutto differenti tra loro:
- l'insuccesso di una psicoterapia non sempre dipende dalla bravura dello psicoterapeuta, come l'insuccesso in medicina non sempre dipende dalla bravura del medico;
- un bravo psicologo-psicoterapeuta "dovrebbe" conoscere i suoi limiti;
- il riconoscimento di un errore in psicologia come colpa professionale è un procedimento complesso che spetta agli specialisti in una valutazione collegiale (psicologo, psichiatra, medico-legale).

Non è detto che uno psicologo non lasci "tracce", se ha una sua scheda clinica con la raccolta di anamnesi, sintomi, quadro clinico e tests psicologici.
Non avere una scheda clinica è un punto a sfavore del professionista.

Infine, si sta parlando di una eventualità in cui uno psicologo-psicoterapeuta affronti un caso senza restare in contatto col medico curante del paziente; nel caso che tale contatto non sia stato attivato, nell'ipotesi che al paziente nemmeno gli sia stato prospettato dallo psicologo-terapeuta, questo sarebbe un altro punto a sfavore del professionista.

Però, per favore, non perdiamoci in ipotesi teoriche, altrimenti ci si perde;
un consulto online deve vertere su un caso concreto; lei si sta riferendo ad un caso concreto che interessa la sua persona?
[#4]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Le osservazioni del Dr. Corcelli sono precise ed equilibrate dal punto di vista degli aspetti medico-legali relativi alla domanda che ha posto.

Tuttavia quando la domanda: "Metti caso che...??" sorge da uno stato ansioso, il problema non è quello da lei paventato, ma è risolvere lo stato d'ansia. A escludere patologie organiche possono bastare visite ed esami. Per eliminare l'ansia e la paura delle malattie può essere necessario qualcos'altro.

Non so se lei si definirebbe una persona ansiosa, ma il titolo del successivo consulto che ha inserito sabato in psicologia: "Come fare a sapere se è vera patologia?" lo fa sospettare: "vera patologia" può esserlo anche l'ansia, infatti.

Per quali motivi sta vedendo una psicologa?

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Utente
Utente
Ok, grazie dott. Corcelli.
In effetti fa riferimento ad una vicenda personale che è stata trattata come ansia, sia dai medici che da uno psicologo, poi il chirurgo ha ben pensato di togliere questa ansia... e risolto il problema chirurgico, puff! svanita l'ansia.

Dott. Santonocito, ma che male c'è ad avere stati ansiosi?
Che male c'è a provare emozioni? La paura è una delle emozioni che serve a farci stare allerta ed a prendere precauzioni.

Il titolo successivo nasce anche dal fatto che solo alcuni psicologi rilasciano qualcosa di scritto alla persona.
Mentre uno psichiatra nel momento in cui scrive una ricetta attiva un meccanismo per cui il quale si deve andare dal medico di famiglia, che può o meno essere d'accordo sulla diagnosi, e magari rinviare ad altra visita, se poi si assumono farmaci, anche qui c'è una traccia che coinvolge altre persone, spesso con lo psicologo si crea quel mondo chiuso fatto di psicologo e paziente laddove non sempre c'è verificabilità..
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Dr. Mario Corcelli Medico legale, Medico igienista 3.7k 99
Gentile Utente,

il suo caso mi incuriosisce, professionalmente s'intende

può dirci, solo se lo desidera, ovviamente,
- quale fosse la patologia organica che le produceva l'ansia
- e quali disturbii aveva riferito allo psicologo-psicoterapeuta?
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> Dott. Santonocito, ma che male c'è ad avere stati ansiosi?
>>>

Se ci sia male o meno, questo solo la persona può dirlo. Se uno è contento di stare in ansia, va benissimo.

Lo psicologo o lo psichiatra possono essere esperti del disturbo, ma in ultima analisi il paziente è sempre il massimo esperto della *percezione* del suo disturbo. Perciò, se qualcuno ha uno stato o un tratto ansioso, e lo ridefinisce come positivo, buon per lui. Stia pur certo che nessuno andrà a cercarlo per cambiarglielo contro la sua volontà.

>>> Che male c'è a provare emozioni? La paura è una delle emozioni che serve a farci stare allerta ed a prendere precauzioni.
>>>

Le *emozioni* sono una cosa, *l'ansia* un'altra cosa.

Ansia e paura sono definite in modo diverso, perché mentre la paura è un'emozione che si riferisce a un pericolo certo (ad es. è normale provare paura di fronte a una tigre famelica), l'ansia è paura per qualcosa d'incerto o poco probabile. Perciò, in psicologia clinica e in psichiatria, la paura è un'emozione normale, mentre l'ansia è uno stato patologico.

Ancora però non ci ha detto per quale motivo ha sentito il bisogno di rivolgersi a una psicologa.

Per il resto le rispondo nell'altro consulto.

[#8]
Utente
Utente
Ok Dott. Santonocito, torniamo nell'altro consulto che qui h generato uno sconfinamento di aree, e qui m'interessava il parere del medico legale.

Dott. Corcelli han confuso una diverticolite e successiva perforazione del diverticolo con ansia... disturbi psicosomatici e dolori allo stomaco.

Siccome ero troppo giovane per avere una diverticolite, non poteva essere.

Ho anche una coloncospia non riuscita "perchè non collaboravo"... e la successiva in sedazione totale neanche praticata del tutto perchè il colon faceva una strana ansa ed han preferito non rischiare la perforazione.

In realtà poi durante l'intervento è venuto fuori un doppio colon (colon omega?) con occlusione in uno dei canali e minimo passaggio dall'altro lato.
[#9]
Utente
Utente
Ecco, non avevo letto questo post della dott.ssa Sciubba, ma si avvicina a quello che era il mio dubbio di fondo.

https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2478-l-informazione-del-paziente-e-l-invio-allo-psicologo.html
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