Compatibilità tra lavoro e inabilità lavorativa
Gent.ssimo staff di Medicitalia,
richiedo gentilmente questo consulto in quanto invalido civile con totale e permanente inabilità lavorativa al 100%. L'invalidità mi è stata data nel 2004/2005 poichè operato per neoplasia maligna (osteosarcoma al piede) con successiva metastasi polmonare nel 2006 e relativo trattamento chemioterapico per 9 mesi. Il trattamento di chemioterapia mi ha dato degli effetti collaterali che permangono per cui il grado di invalidità mi è stato confermato per ulteriori due anni anche nel 2010. Fortunatamente la mia vita è tornata praticamente normale dopo i trattamenti e l'ultima operazione nel 2006 (a parte gli effetti collaterali), ho potuto terminare i miei studi e iniziare a lavorare, dopo regolare concorso e assunzione con contratto a tempo indeterminato in una amministrazione pubblica, senza usufruire delle categorie protette. Assolutamente non ho limitazioni nel lavoro poichè gli effetti collaterali della chemio non precludono la mia capacità lavorativa se non l'evitare un sovraccaricamento della piede operato (ma lavoro al terminale e in laboratorio come chimico per cui non faccio lavori pesanti). Nel frattempo ho partecipato ad un concorso in Comunità Europea e circa un mese fa, ho avuto la splendida notizia di aver passato la selezione e di un possibile lavoro per 3 anni in Commissione Europea a Bruxelles. Mi è stata richiesta tutta la documentazione tra cui anche quella medica con le certificazioni dello stato di salute. Il medico competente della Commissione Europea che ha valutato la pratica, una volta visto il certificato della Commissione di Prima Istanza attestante "invalido con totale e permanente inabilità lavorativa al 100%", mi ha subito contattato chiedendomi chiarimenti sulla "permanente inabilità lavorativa al 100%" e dicendomi che lui non sarebbe intenzionato a firmare il via libera alla mia nuova occupazione avendo in mano una certificazione del genere. Ho provato a spiegare che la dicitura "100% inabile al lavoro" è forviante e risalente alla legislazione nazionale del 1971 e che ciò non preclude il lavoro, tant'è che lavoro normalmente senza limitazioni di alcun tipo in una amministrazione pubblica. Ovviamente mi han chiesto documentazione aggiuntiva per DIMOSTRARE CHE POSSO LAVORARE NORMALMENTE E CHE LA DICITURA INABILE PERMANENTE AL LAVORO AL 100% NON SIGNIFICHI CHE NON SI PUO' LAVORARE".
Chiedo a voi, come posso procedere e a chi posso rivolgermi (studio legale, medico legale) per certificare ufficialmente che:
- sono in buono stato di salute e posso lavorare
- l'inabilità lavorativa permanente al 100% non preclude a priori qualsiasi tipo di lavoro e verrà rivalutata come la stessa certificazione di disabilità.
Cordialmente ringrazio per ogni eventuale chiarimento.
Roberto
richiedo gentilmente questo consulto in quanto invalido civile con totale e permanente inabilità lavorativa al 100%. L'invalidità mi è stata data nel 2004/2005 poichè operato per neoplasia maligna (osteosarcoma al piede) con successiva metastasi polmonare nel 2006 e relativo trattamento chemioterapico per 9 mesi. Il trattamento di chemioterapia mi ha dato degli effetti collaterali che permangono per cui il grado di invalidità mi è stato confermato per ulteriori due anni anche nel 2010. Fortunatamente la mia vita è tornata praticamente normale dopo i trattamenti e l'ultima operazione nel 2006 (a parte gli effetti collaterali), ho potuto terminare i miei studi e iniziare a lavorare, dopo regolare concorso e assunzione con contratto a tempo indeterminato in una amministrazione pubblica, senza usufruire delle categorie protette. Assolutamente non ho limitazioni nel lavoro poichè gli effetti collaterali della chemio non precludono la mia capacità lavorativa se non l'evitare un sovraccaricamento della piede operato (ma lavoro al terminale e in laboratorio come chimico per cui non faccio lavori pesanti). Nel frattempo ho partecipato ad un concorso in Comunità Europea e circa un mese fa, ho avuto la splendida notizia di aver passato la selezione e di un possibile lavoro per 3 anni in Commissione Europea a Bruxelles. Mi è stata richiesta tutta la documentazione tra cui anche quella medica con le certificazioni dello stato di salute. Il medico competente della Commissione Europea che ha valutato la pratica, una volta visto il certificato della Commissione di Prima Istanza attestante "invalido con totale e permanente inabilità lavorativa al 100%", mi ha subito contattato chiedendomi chiarimenti sulla "permanente inabilità lavorativa al 100%" e dicendomi che lui non sarebbe intenzionato a firmare il via libera alla mia nuova occupazione avendo in mano una certificazione del genere. Ho provato a spiegare che la dicitura "100% inabile al lavoro" è forviante e risalente alla legislazione nazionale del 1971 e che ciò non preclude il lavoro, tant'è che lavoro normalmente senza limitazioni di alcun tipo in una amministrazione pubblica. Ovviamente mi han chiesto documentazione aggiuntiva per DIMOSTRARE CHE POSSO LAVORARE NORMALMENTE E CHE LA DICITURA INABILE PERMANENTE AL LAVORO AL 100% NON SIGNIFICHI CHE NON SI PUO' LAVORARE".
Chiedo a voi, come posso procedere e a chi posso rivolgermi (studio legale, medico legale) per certificare ufficialmente che:
- sono in buono stato di salute e posso lavorare
- l'inabilità lavorativa permanente al 100% non preclude a priori qualsiasi tipo di lavoro e verrà rivalutata come la stessa certificazione di disabilità.
Cordialmente ringrazio per ogni eventuale chiarimento.
Roberto
[#1]
Spett.le Utente,
relativamente al quesito riguardante la compatibilità fra la condizione di "totale e permanente inabilità lavorativa al 100%" e lo svolgimento di eventuale attività lavorativa, esiste la Circolare del Ministero della Sanità dell'11 febbraio 1987 N° 3, che in merito precisa quanto segue:
<... I mutilati ed invalidi civili "totalmente inabili" di cui all'art. 1 della L. 11 febbraio 1980, n. 18, quindi, sono da individuare nei portatori delle più gravi minorazioni, ma non necessariamente in coloro cui è del tutto precluso lo svolgimento di una attività lavorativa.
I nuovi orientamenti espressi dalla L. 30 marzo 1971 n. 118 a favore degli invalidi civili, ripresi ed ampliati in norme successive, tendono all'affermazione di una pratica di riabilitazione socio-sanitaria che agevoli l'inserimento in ogni settore senza esclusioni predeterminate.
Lo stesso Ministero del Lavoro ha reso noto in una sua circolare (prot. n. 6/13966/A del 28 ottobre 1969) che: "anche i minorati ad altissima percentuale di invalidità (talora anche del 100%) possono (se oculatamente utilizzati) svolgere, sia pure eccezionalmente, determinate attività lavorative e quindi essere dichiarati collocabili".
In effetti, nell'ambito della progressiva espansione e diversificazione delle tipologie professionali, talune attività collegate alla prevalente esplicazione di capacità intellettuali consentono lo svolgimento di un lavoro.....>
Se il medico della Commissione Europea che ha esaminato i suoi documenti non è italiano, trovandosi di fronte ad un giudizio medico collegiale di "totale e permanente inabilità lavorativa 100%" è logico che abbia avuto perplessità nei riguardi della sua idoneità allo svolgimento delle specifiche mansioni.
Per quanto attiene alla documentazione aggiuntiva da produrre attestante il Suo attuale stato di salute, Le suggerisco di rivolgersi ad un "Medico Competente" (ex art.38 D.Lgs. 81/2008), che attualmente è la figura professionale cui è demandato il giudizio di idoneità lavorativa a mansioni specifiche.
In alternativa, ma sarebbe necessario più tempo, potrebbe richiedere una revisione del giudizio di invalidità civile alla Commissione di prima istanza che ha effettuato la più recente valutazione di invalidità civile nel 2010.
Distinti Saluti.
relativamente al quesito riguardante la compatibilità fra la condizione di "totale e permanente inabilità lavorativa al 100%" e lo svolgimento di eventuale attività lavorativa, esiste la Circolare del Ministero della Sanità dell'11 febbraio 1987 N° 3, che in merito precisa quanto segue:
<... I mutilati ed invalidi civili "totalmente inabili" di cui all'art. 1 della L. 11 febbraio 1980, n. 18, quindi, sono da individuare nei portatori delle più gravi minorazioni, ma non necessariamente in coloro cui è del tutto precluso lo svolgimento di una attività lavorativa.
I nuovi orientamenti espressi dalla L. 30 marzo 1971 n. 118 a favore degli invalidi civili, ripresi ed ampliati in norme successive, tendono all'affermazione di una pratica di riabilitazione socio-sanitaria che agevoli l'inserimento in ogni settore senza esclusioni predeterminate.
Lo stesso Ministero del Lavoro ha reso noto in una sua circolare (prot. n. 6/13966/A del 28 ottobre 1969) che: "anche i minorati ad altissima percentuale di invalidità (talora anche del 100%) possono (se oculatamente utilizzati) svolgere, sia pure eccezionalmente, determinate attività lavorative e quindi essere dichiarati collocabili".
In effetti, nell'ambito della progressiva espansione e diversificazione delle tipologie professionali, talune attività collegate alla prevalente esplicazione di capacità intellettuali consentono lo svolgimento di un lavoro.....>
Se il medico della Commissione Europea che ha esaminato i suoi documenti non è italiano, trovandosi di fronte ad un giudizio medico collegiale di "totale e permanente inabilità lavorativa 100%" è logico che abbia avuto perplessità nei riguardi della sua idoneità allo svolgimento delle specifiche mansioni.
Per quanto attiene alla documentazione aggiuntiva da produrre attestante il Suo attuale stato di salute, Le suggerisco di rivolgersi ad un "Medico Competente" (ex art.38 D.Lgs. 81/2008), che attualmente è la figura professionale cui è demandato il giudizio di idoneità lavorativa a mansioni specifiche.
In alternativa, ma sarebbe necessario più tempo, potrebbe richiedere una revisione del giudizio di invalidità civile alla Commissione di prima istanza che ha effettuato la più recente valutazione di invalidità civile nel 2010.
Distinti Saluti.
Nicola Mascotti,M.D.
[Si prega di non richiedere stime del grado percentuale di invalidità, che non possono essere fornite in questa sede]
[#2]
Utente
La ringrazio per la cordiale e tempestiva risposta dott. Mascotti.
In effetti il medico della Commissione Europea è francese e non si capacitava del fatto che con una inabilità lavorativa al 100% uno possa lavorare.
Le chiedo solamente se per avere un giudizio di idoneità lavorativa posso, con ovviamente tutta la mia documentazione a riguardo, rivolgermi ad uno qualsiasi dei medici competenti autorizzati oppure se devo rivolgermi in modo specifico al medico competente della amministrazione pubblica dove lavoro.
Inoltre, riguardo al consiglio alternativo, una revisione del giudizio di invalidità civile immagino significhi richiedere una diminuzione anticipata rispetto ai tempi previsti del grado di invalidità e quindi l"uscire" dalla condizione di inabile al 100%. Questo non comporta alcun problema al sottoscritto essendo la mia salute in evidente fase di miglioramento. Mi domando invece la credibilità e l'adeguatezza di rispedire ad una Commissione Europea una nuova certificazione dove con molta probabilità il giudizio cambi, magari anche in modo drastico, proprio in questo periodo di valutazione della pratica.
Cordialità.
Roberto
In effetti il medico della Commissione Europea è francese e non si capacitava del fatto che con una inabilità lavorativa al 100% uno possa lavorare.
Le chiedo solamente se per avere un giudizio di idoneità lavorativa posso, con ovviamente tutta la mia documentazione a riguardo, rivolgermi ad uno qualsiasi dei medici competenti autorizzati oppure se devo rivolgermi in modo specifico al medico competente della amministrazione pubblica dove lavoro.
Inoltre, riguardo al consiglio alternativo, una revisione del giudizio di invalidità civile immagino significhi richiedere una diminuzione anticipata rispetto ai tempi previsti del grado di invalidità e quindi l"uscire" dalla condizione di inabile al 100%. Questo non comporta alcun problema al sottoscritto essendo la mia salute in evidente fase di miglioramento. Mi domando invece la credibilità e l'adeguatezza di rispedire ad una Commissione Europea una nuova certificazione dove con molta probabilità il giudizio cambi, magari anche in modo drastico, proprio in questo periodo di valutazione della pratica.
Cordialità.
Roberto
[#3]
Spett.le Utente,
in Francia l'invalidità viene valutata con il "Barème indicatif d'evaluation des taux d'incapacitè en droit commun" di Louis Melennec, che in pratica esclude l'attività lavorativa per menomazioni maggiori del 70-80%: ciò spiega l'atteggiamento del collega francese.
Qualsiasi "medico competente ex D.Lgs 81/08" può rilasciarLe una valida relazione; peraltro, considerato che Lei è già lavoratore dipendente presso una P.A., sarebbe consigliabile che fosse il "medico competente" della Sua amministrazione.
Non è fuori di luogo che giudizi medico-legali possano essere riformati, o meglio revisionati, specie quando le patologie che li determinano non sono <in servizio permanente effettivo>, per così dire, ma sono soggette ad aggravamento o miglioramento.
Ancora Distinti Saluti.
in Francia l'invalidità viene valutata con il "Barème indicatif d'evaluation des taux d'incapacitè en droit commun" di Louis Melennec, che in pratica esclude l'attività lavorativa per menomazioni maggiori del 70-80%: ciò spiega l'atteggiamento del collega francese.
Qualsiasi "medico competente ex D.Lgs 81/08" può rilasciarLe una valida relazione; peraltro, considerato che Lei è già lavoratore dipendente presso una P.A., sarebbe consigliabile che fosse il "medico competente" della Sua amministrazione.
Non è fuori di luogo che giudizi medico-legali possano essere riformati, o meglio revisionati, specie quando le patologie che li determinano non sono <in servizio permanente effettivo>, per così dire, ma sono soggette ad aggravamento o miglioramento.
Ancora Distinti Saluti.
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 58.1k visite dal 09/08/2011.
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