Fine cure per perizia risarcimento danni
Egregio Staff,
sono un ragazzo di 23 anni che in data 15 Novembre 2009 è stato in assenza di colpa sfortunatamente coinvolto in un sinistro stradale automobilistico nel quale ho riportato:
- Frattura scomposta meta epifisi pross. Tibia e 1/3 medio tibia dx
- Lesione LCA, LCP e menisco esterno
Ed in via secondaria
- Frattura testa metatarso 4° dito e lussazione metatarso-falangea 5° dito piede sx
- Lesione mio tendinea parziale muscolo gran pettorale;
Ho subito nei giorni immediatamente successivi al sinistro un intervento chirurgico di riduzione e sintesi con placca e viti (15 viti e 35cm di placca per l’esattezza) della tibia dx e meniscectomia del menisco esterno.
E’ da segnalare che sul ginocchio dx insisteva prima dell’incidente una ricostruzione del LCA con legamento rotuleo.
A 10 mesi di distanza, dopo aver seguito la terapia di riabilitazione, mi ritrovo in condizioni buone, con la frattura ben consolidata e riesco a camminare senza zoppicare, nonostante la presenza di placca e viti sia decisamente fastidiosa e mi impedisca attività come correre, saltare o anche camminare a passo svelto, rendendomi inoltre difficoltoso lo scendere dalle scale, il tutto segnalando ovviamente una lassità del ginocchio non indifferente e dei “raschiamenti” articolari qualora alla tibia venga applicata una forza contraria al senso di movimento (impossibile svolgere esercizi come il Leg Extension ad esempio, mentre Leg press e Leg curl sono abbordabili con cautela).
Il tono muscolare di quadricipite, adduttori ed abduttori nonostante gli sforzi negli allenamenti stentano a riprendere il tono e la massa precedenti.
Attualmente è in preventivo la programmazione di un intervento per rimuovere placca e viti e di un successivo ancora per ricostruire nuovamente il LCA con legamento semitendinoso (quindi dopo consolidazione articolare successiva alla rimozione dei mezzi di sintesi) .
Dal punto di vista del risarcimento sin da subito mi sono messo nelle mani di un legale specializzato in infortunistica stradale, ma, anche se spero di sbagliarmi, ho notato un suo atteggiamento forse leggermente superficiale; sento pertanto la necessità di un consulto diverso.
Ai fini del risarcimento mi è stato consigliato dal mio legale di attendere nel fare la perizia sino alla fine delle cure, il che si traduce con attendere la guarigione dopo l’intervento di rimozione della placca e viti e l’intervento per la ricostruzione del LCA;
In merito a questa considerazione non ne faccio una questione di tempo, ma mi domando se la valutazione dei punti di invalidità, che va poi a costituire “il grosso” del risarcimento, sia differente se la perizia venga eseguita su un ginocchio con problemi di lassità, senza legamenti crociati e su una tibia densa di placca e viti, piuttosto che su un ginocchio ormai consolidato, magari anche in modo eccellente ed una tibia solida.
In sostanza è conveniente, ai fini della quantificazione del risarcimento, sottopormi alla perizia ORA oppure attendere effettivamente la fine di ogni cura?
E’ da notare che in ogni caso seguirò l’iter per una quanto più corretta e perfetta guarigione; la domanda è solo posta per identificare al meglio il momento in cui eseguire la perizia per trarne il massimo vantaggio dal risarcimento danni che di diritto mi spetta.
Sentitamente ringrazio
sono un ragazzo di 23 anni che in data 15 Novembre 2009 è stato in assenza di colpa sfortunatamente coinvolto in un sinistro stradale automobilistico nel quale ho riportato:
- Frattura scomposta meta epifisi pross. Tibia e 1/3 medio tibia dx
- Lesione LCA, LCP e menisco esterno
Ed in via secondaria
- Frattura testa metatarso 4° dito e lussazione metatarso-falangea 5° dito piede sx
- Lesione mio tendinea parziale muscolo gran pettorale;
Ho subito nei giorni immediatamente successivi al sinistro un intervento chirurgico di riduzione e sintesi con placca e viti (15 viti e 35cm di placca per l’esattezza) della tibia dx e meniscectomia del menisco esterno.
E’ da segnalare che sul ginocchio dx insisteva prima dell’incidente una ricostruzione del LCA con legamento rotuleo.
A 10 mesi di distanza, dopo aver seguito la terapia di riabilitazione, mi ritrovo in condizioni buone, con la frattura ben consolidata e riesco a camminare senza zoppicare, nonostante la presenza di placca e viti sia decisamente fastidiosa e mi impedisca attività come correre, saltare o anche camminare a passo svelto, rendendomi inoltre difficoltoso lo scendere dalle scale, il tutto segnalando ovviamente una lassità del ginocchio non indifferente e dei “raschiamenti” articolari qualora alla tibia venga applicata una forza contraria al senso di movimento (impossibile svolgere esercizi come il Leg Extension ad esempio, mentre Leg press e Leg curl sono abbordabili con cautela).
Il tono muscolare di quadricipite, adduttori ed abduttori nonostante gli sforzi negli allenamenti stentano a riprendere il tono e la massa precedenti.
Attualmente è in preventivo la programmazione di un intervento per rimuovere placca e viti e di un successivo ancora per ricostruire nuovamente il LCA con legamento semitendinoso (quindi dopo consolidazione articolare successiva alla rimozione dei mezzi di sintesi) .
Dal punto di vista del risarcimento sin da subito mi sono messo nelle mani di un legale specializzato in infortunistica stradale, ma, anche se spero di sbagliarmi, ho notato un suo atteggiamento forse leggermente superficiale; sento pertanto la necessità di un consulto diverso.
Ai fini del risarcimento mi è stato consigliato dal mio legale di attendere nel fare la perizia sino alla fine delle cure, il che si traduce con attendere la guarigione dopo l’intervento di rimozione della placca e viti e l’intervento per la ricostruzione del LCA;
In merito a questa considerazione non ne faccio una questione di tempo, ma mi domando se la valutazione dei punti di invalidità, che va poi a costituire “il grosso” del risarcimento, sia differente se la perizia venga eseguita su un ginocchio con problemi di lassità, senza legamenti crociati e su una tibia densa di placca e viti, piuttosto che su un ginocchio ormai consolidato, magari anche in modo eccellente ed una tibia solida.
In sostanza è conveniente, ai fini della quantificazione del risarcimento, sottopormi alla perizia ORA oppure attendere effettivamente la fine di ogni cura?
E’ da notare che in ogni caso seguirò l’iter per una quanto più corretta e perfetta guarigione; la domanda è solo posta per identificare al meglio il momento in cui eseguire la perizia per trarne il massimo vantaggio dal risarcimento danni che di diritto mi spetta.
Sentitamente ringrazio
[#1]
Gentile Utente,
presa visione del suo più che giustificato quesito, va premesso che la valutazione medico-legale del danno biologico può essere correttamente effettuata quando sia conseguita la stabilizzazione clinica dei postumi delle lesioni riportate.
Nella valutazione si tiene ovviamente conto di quelle che saranno le possibilità di miglioramento delle menomazioni con successivi eventuali trattamenti, fermo restando che anche con questi difficilmente sarà possibile raggiungere il ripristino delle condizioni biologiche preesistenti, e che in ogni caso Lei non è obbligato a sottoporsi a tali trattamenti, se non lo ritiene necessario (le faccio l'esempio di una cicatrice al volto, che potrebbe beneficiare di trattamento chirurgico estetico a posteriori, ma che l'interessato potrebbe non consentire ad effettuare).
Quindi, fatta salva la possibilità di peggioramenti clinici, che va pure considerata, ritengo che già fin d'ora Lei possa essere sottoposto a valutazione peritale.
Sarà poi il perito ad evidenziare se possa essere necessaria, in futuro, una rivalutazione del caso.
presa visione del suo più che giustificato quesito, va premesso che la valutazione medico-legale del danno biologico può essere correttamente effettuata quando sia conseguita la stabilizzazione clinica dei postumi delle lesioni riportate.
Nella valutazione si tiene ovviamente conto di quelle che saranno le possibilità di miglioramento delle menomazioni con successivi eventuali trattamenti, fermo restando che anche con questi difficilmente sarà possibile raggiungere il ripristino delle condizioni biologiche preesistenti, e che in ogni caso Lei non è obbligato a sottoporsi a tali trattamenti, se non lo ritiene necessario (le faccio l'esempio di una cicatrice al volto, che potrebbe beneficiare di trattamento chirurgico estetico a posteriori, ma che l'interessato potrebbe non consentire ad effettuare).
Quindi, fatta salva la possibilità di peggioramenti clinici, che va pure considerata, ritengo che già fin d'ora Lei possa essere sottoposto a valutazione peritale.
Sarà poi il perito ad evidenziare se possa essere necessaria, in futuro, una rivalutazione del caso.
Nicola Mascotti,M.D.
[Si prega di non richiedere stime del grado percentuale di invalidità, che non possono essere fornite in questa sede]
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 4.8k visite dal 01/09/2010.
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