Dimissione forzata di un paziente
Salve, spero la mia domanda sia pertinente alla sezione e possibilmente trovi risposta.
Il caso che vi presento è quello di una persona, a me molto vicina, affetta da anemia alplastica.
Ricoverata presso un ospedale del nord Italia in una cameretta sterile e sottoposta a trapianto di midollo sei mesi fa, sfortunatamente a causa della forte immunodepressione, ha contratto uno stafilococco ( coagulasi negativo per la precisione ).
A distanza di mesi e vari antibiotici, la situazione è andata peggiorando, portando una serie di complicazioni.
Da una settimana la clinica ha sospeso gli antibiotici specifici che comunque sebbene non migliorassero la situazione, evitavano che questa precipitasse sostituendoli con cure palliative in vista di una dimissione "forzata" (prevista nei prossimi giorni), queste cure hanno decretato un repentino peggioramento sia dal punto di vista dell'infezione, sia, ovviamente, da quello psicologico del paziente.
Arrivando adesso alla mia domanda, Le volevo chiedere se è possibile un atteggiamento così cinico dell'ospedale che una volta decretato il raggiungimento delle sue possibilità senza aver ottenuto i risultati sperati, può allontanare una persona che essendo immunodepressa e avendo spesso emorragie spontanee, non può assolutamente stare a casa?
Altra questione che Vi pongo è la seguente:
l'ospedale nel caso in cui sostenga di non avere più mezzi per la cura, non deve impegnarsi affinchè il paziente sia trasferito altrove, anche per sostenere eventuali cure sperimentali?
La ringrazio,
Cordiali saluti
S.G.
Il caso che vi presento è quello di una persona, a me molto vicina, affetta da anemia alplastica.
Ricoverata presso un ospedale del nord Italia in una cameretta sterile e sottoposta a trapianto di midollo sei mesi fa, sfortunatamente a causa della forte immunodepressione, ha contratto uno stafilococco ( coagulasi negativo per la precisione ).
A distanza di mesi e vari antibiotici, la situazione è andata peggiorando, portando una serie di complicazioni.
Da una settimana la clinica ha sospeso gli antibiotici specifici che comunque sebbene non migliorassero la situazione, evitavano che questa precipitasse sostituendoli con cure palliative in vista di una dimissione "forzata" (prevista nei prossimi giorni), queste cure hanno decretato un repentino peggioramento sia dal punto di vista dell'infezione, sia, ovviamente, da quello psicologico del paziente.
Arrivando adesso alla mia domanda, Le volevo chiedere se è possibile un atteggiamento così cinico dell'ospedale che una volta decretato il raggiungimento delle sue possibilità senza aver ottenuto i risultati sperati, può allontanare una persona che essendo immunodepressa e avendo spesso emorragie spontanee, non può assolutamente stare a casa?
Altra questione che Vi pongo è la seguente:
l'ospedale nel caso in cui sostenga di non avere più mezzi per la cura, non deve impegnarsi affinchè il paziente sia trasferito altrove, anche per sostenere eventuali cure sperimentali?
La ringrazio,
Cordiali saluti
S.G.
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Trattasi di un caso complesso, generalmente i pazienti vengono trasferiti in ospedali specializzati o in strutture di lungodegenza organizzate. Provi a rivolgersi al Movimento per i Diritti del Malato della sua città
Dr. Maurizio Golia Specialista Medicina Legale e Medicina Preventiva Lavoratori tel. 339/7303091
Brescia - Cremona - Bergamo - Verona
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 2.1k visite dal 15/04/2010.
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