Mielopatia spondilogena cervicale
Buon giorno, Egr.gi Dottori vorrei chiedere una Vs.opinione per quanto riguarda la mia situazione e la richiesta di malattia professionale che ho inoltrato.Nella mia vita, dopo aver svolto molti lavori di diverso genere, e di una durata limitata a circa un anno un anno e mezzo ciascuna; nel 1988 trovo lavoro come materassaia presso una ditta artigianale, dove però, fin da subito mi resi conto del lavoro massacrante ed eccessivamente pesante per il mio fisico tanto che, nonostante la mia tenacia, dopo circa tre anni e mezzo mi trovai di nuovo a dover cambiare lavoro per problemi di salute che nonostante le varie visite mediche effettuate non riusciì a risalire alla causa.Nel 2004 la sopracitata ditta, mi contatta e non vi esagero, ma in un momento di forte bisogno mi prega supplicando di riallacciare il rapporto di lavoro, accettai per un part-time di quattro ore al gg.Premetto che riprendendo tale attività tali problemi si aggravarono a tal punto da ostinarmi nel ricercarne le cause.Tramite RMN effettuata nel 01/09/2006 ne risulta:
C3-C4 protrusione ad ampio raggio con impronta sul sacco durale associata ad uncoartrosi.
C4-C5 ernia discale paramediana sin. con netta impronta sull'emiporzione omolaterale del sacco durale associata ad uncoartrosi
C5-C6 protrusione discale mediana al limite del significato erniario con netta impronta sul sacco durale assoc. ad uncoartrosi
C6-C7 protrusione ad ampio raggio con impronta sul sacco durale a cui si assoc.fenomeni uncoartrosici.
Ampiezza del canale rachideo significativamente ridotta tra i livelli C4e C6
Rettilineizzata la fisiologica lordosi cervicale.Nel giugno 2007 subisco intervento di decompressione, rimanendo invariata la situazione delle salienze discali.
Ma ciò nonostante il medico competente della ditta mi dichiara idonea alla mansione lavorativa anche dietro riconoscimento di invalidità civile in percentuale (60%). Il 09/04/2009 chiedo riconoscimento della malattia professionale,e dopo le diverse visite di verifica alla quale si viene sottoposti, il responso è negativo.Presentando subito ricorso, la risposta ricevuta è che dagli atti in possesso presso l'istituto INAIL e l'opposizione da me presentata, sotto il profilo sanitario non sono state presentate motivazioni tali da modificare il giudizio espresso in precedenza.Ora sulla base di ciò che vi ho scritto io Vi chiedo cortesemente un Vs.parere se in tale patologia non è prevista la malattia professionale, pur essendo io convinta che la mia situazione sia dovuta al tipo di lavoro svolto. Inoltre posso più fare nulla dopo esito negativo del ricorso?
C3-C4 protrusione ad ampio raggio con impronta sul sacco durale associata ad uncoartrosi.
C4-C5 ernia discale paramediana sin. con netta impronta sull'emiporzione omolaterale del sacco durale associata ad uncoartrosi
C5-C6 protrusione discale mediana al limite del significato erniario con netta impronta sul sacco durale assoc. ad uncoartrosi
C6-C7 protrusione ad ampio raggio con impronta sul sacco durale a cui si assoc.fenomeni uncoartrosici.
Ampiezza del canale rachideo significativamente ridotta tra i livelli C4e C6
Rettilineizzata la fisiologica lordosi cervicale.Nel giugno 2007 subisco intervento di decompressione, rimanendo invariata la situazione delle salienze discali.
Ma ciò nonostante il medico competente della ditta mi dichiara idonea alla mansione lavorativa anche dietro riconoscimento di invalidità civile in percentuale (60%). Il 09/04/2009 chiedo riconoscimento della malattia professionale,e dopo le diverse visite di verifica alla quale si viene sottoposti, il responso è negativo.Presentando subito ricorso, la risposta ricevuta è che dagli atti in possesso presso l'istituto INAIL e l'opposizione da me presentata, sotto il profilo sanitario non sono state presentate motivazioni tali da modificare il giudizio espresso in precedenza.Ora sulla base di ciò che vi ho scritto io Vi chiedo cortesemente un Vs.parere se in tale patologia non è prevista la malattia professionale, pur essendo io convinta che la mia situazione sia dovuta al tipo di lavoro svolto. Inoltre posso più fare nulla dopo esito negativo del ricorso?
[#1]
Gentile Signora,
lei è affetta da discopatie cervicali multiple su base artrosico-degenerativa; si tratta di una malattia "comune", non da causa lavorativa.
Le posture assunte durante il lavoro possono averne aggravato il quadro doloroso-disfunzionale, ma nulla di più.
Io lascerei perdere il ricorso.
Cordiali saluti.
lei è affetta da discopatie cervicali multiple su base artrosico-degenerativa; si tratta di una malattia "comune", non da causa lavorativa.
Le posture assunte durante il lavoro possono averne aggravato il quadro doloroso-disfunzionale, ma nulla di più.
Io lascerei perdere il ricorso.
Cordiali saluti.
Mario Corcelli, MD
Milano - specialista Medicina Legale e Igiene-Tecnica Ospedaliera
http://www.medico-legale.it
[#2]
Ex utente
Egr.issimo Dr. innanzi tutto voglio ringraziarla veramente di cuore per avermi risposto,e devo dire che non sono sorpresa di quanto lei mi ha detto perchè già sono al corrente del mio tipo di malattia. Non vorrei sembrare insistente sulle cause di tale patologia, ma dalle ricerche effettuate ho potuto verificare che, situazioni di questo genere si riscontrano in età molto più avanzate.Volendo prendere in considerazione la causa della predisposizione, c'è da dire che senza l'imput del lavoro svolto la patologia avrebbe tardato il suo avvio.Quando i dottori si sono trovati dinanzi a questa situazione la prima cosa che mi han chiesto che caspita di lavoro io svolgessi e,o, se avessi subito dei traumi. Forse potremmo parlare di microtraumi consecutivi subiti in ambito lavorativo con una continua sollecitazione di tutta la colonna vert. ma qui ci vuole conoscere il lavoro in questione e io credo che siamo in pochi senza offesa per lei DR.Con questo la ringrazio nuovamente e cordiali saluti.
[#3]
Gentile signora,
Penso che il collega e amico Dr.Corcelli (col quale a tal proposito mi consulterò di persona)sia stato un po' precipitoso nella risposta.
Infatti le patologie dell'apparato osteoarticolare e in particolare della colonna vertebrale possono essere riconosciute come <osteoartropatie da lavoro>.
La patologia discoartrosica sia cervicale che lombare va considerata una patologia da sovraccarico funzionale e quindi riconoscibile come malattia professionale.
Ovviamente (e qui il collega Corcelli avrebbe ragione) ogni caso va valutato singolarmente e suggestivamente comprovata la relazione tra attività lavorativa e la patologia emersa.
Cordiali saluti
Penso che il collega e amico Dr.Corcelli (col quale a tal proposito mi consulterò di persona)sia stato un po' precipitoso nella risposta.
Infatti le patologie dell'apparato osteoarticolare e in particolare della colonna vertebrale possono essere riconosciute come <osteoartropatie da lavoro>.
La patologia discoartrosica sia cervicale che lombare va considerata una patologia da sovraccarico funzionale e quindi riconoscibile come malattia professionale.
Ovviamente (e qui il collega Corcelli avrebbe ragione) ogni caso va valutato singolarmente e suggestivamente comprovata la relazione tra attività lavorativa e la patologia emersa.
Cordiali saluti
[#4]
Gentile Signora,
No, non sono sto precipitoso, ma mi attengo alla mia esperienza e a questo caso.
E' corretto quanto dice il collega Migliaccio sulle osteoartropatie che possono essere riconosciute come malattie professionali.
Ciò è stato reso possibile con la sentenza 179/88 della Corte Costituzionale, che ha abolito il precedente sistema "chiuso" (se la malattia non era prevista nelle tabelle, non poteva essere indennizzata), introducendo il sistema "aperto" (qualsiasi malattia, se ne viene dimostrata la dipendenza dal lavoro, può essere indennizzata).
Tuttavia, se la malattia non è tabellata, spetta al lavoratore provare la sua correlazione con il lavoro.
Per quanto riguarda le discoartrosi del rachide, va distinto il tratto cervicale da quello lombosacrale; quest'ultimo, infatti, è chiamato in causa più frequentemente nelle richieste di riconoscimento come malattia professionale, analizzando i seguenti rischi lavorativi:
- la movimentazione manuale dei carichi
- le vibrazioni (trasmesse dagli automezzi o da strumenti di lavoro)
- le posture ovvero le posizioni che si assumono nellosvolgimento di determinate mansioni lavorative
- i movimenti e le torsioni abnormi e ripetuti del tronco.
Tali rischi si riferiscono più facilmente al rachide lombosacrale che non al rachide cervicale, per ovvie ragioni anatomiche e di funzionalità: il rachide cervicale sopporta un peso assai minore di quello sopportato dal rachide lombosacrale.
Tant'è che nel DM del 9.4.08 sono state aggiunte alle tabelle nuove voci, come "ernia discale lombare e spondilodiscopatrie del tratto lombare" causate da "movimentazione manuale di carichi eseguita con continuità durante il turno lavorativo".
Il riconoscimento di spondilodiscopatie ed ernie discali del tratto cervicale come malattia professionale è assai più difficile da ottenere.
Nel suo caso, se deduco esattamente, lei ha lavorato per tre anni e mezzo come materassaia e ha ripreso nel 2004 con un rapporto part time di 4 ore al giorno; la RM del settembre 2006 evidenzia una situazione discoartrosica del tratto cervicale, per la quale le ho già espresso la mia opinione: secondo me si tratta di malattia comune, anche se le mansioni di materassaia possono sicuramente avere aggravato il quadro doloroso e disfunzionale.
Ad ogni buon conto, se l'INAIL le ha respinto il ricorso amministrativo, lei può adire alla via giudiziaria; può eventualmente rivolgersi ad un Patronato, che l'assisterà gratuitamente.
No, non sono sto precipitoso, ma mi attengo alla mia esperienza e a questo caso.
E' corretto quanto dice il collega Migliaccio sulle osteoartropatie che possono essere riconosciute come malattie professionali.
Ciò è stato reso possibile con la sentenza 179/88 della Corte Costituzionale, che ha abolito il precedente sistema "chiuso" (se la malattia non era prevista nelle tabelle, non poteva essere indennizzata), introducendo il sistema "aperto" (qualsiasi malattia, se ne viene dimostrata la dipendenza dal lavoro, può essere indennizzata).
Tuttavia, se la malattia non è tabellata, spetta al lavoratore provare la sua correlazione con il lavoro.
Per quanto riguarda le discoartrosi del rachide, va distinto il tratto cervicale da quello lombosacrale; quest'ultimo, infatti, è chiamato in causa più frequentemente nelle richieste di riconoscimento come malattia professionale, analizzando i seguenti rischi lavorativi:
- la movimentazione manuale dei carichi
- le vibrazioni (trasmesse dagli automezzi o da strumenti di lavoro)
- le posture ovvero le posizioni che si assumono nellosvolgimento di determinate mansioni lavorative
- i movimenti e le torsioni abnormi e ripetuti del tronco.
Tali rischi si riferiscono più facilmente al rachide lombosacrale che non al rachide cervicale, per ovvie ragioni anatomiche e di funzionalità: il rachide cervicale sopporta un peso assai minore di quello sopportato dal rachide lombosacrale.
Tant'è che nel DM del 9.4.08 sono state aggiunte alle tabelle nuove voci, come "ernia discale lombare e spondilodiscopatrie del tratto lombare" causate da "movimentazione manuale di carichi eseguita con continuità durante il turno lavorativo".
Il riconoscimento di spondilodiscopatie ed ernie discali del tratto cervicale come malattia professionale è assai più difficile da ottenere.
Nel suo caso, se deduco esattamente, lei ha lavorato per tre anni e mezzo come materassaia e ha ripreso nel 2004 con un rapporto part time di 4 ore al giorno; la RM del settembre 2006 evidenzia una situazione discoartrosica del tratto cervicale, per la quale le ho già espresso la mia opinione: secondo me si tratta di malattia comune, anche se le mansioni di materassaia possono sicuramente avere aggravato il quadro doloroso e disfunzionale.
Ad ogni buon conto, se l'INAIL le ha respinto il ricorso amministrativo, lei può adire alla via giudiziaria; può eventualmente rivolgersi ad un Patronato, che l'assisterà gratuitamente.
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Ex utente
egr.issimi Dottori grazie per avermi dato risposte così esaudienti e soprattutto celeri. Sono consapevole che sarà molto difficile dimostrare il nesso lavorativo con lo sviluppo della mia patologia, ma credo che andrò fino in fondo;Anche perchè non ho più nulla da perdere dal momento che, purtroppo il lavoro non l'ho più il mio ex datore di lavoro piuttosto che avere un operaia invalida ha pensato bene di fare una sospensione a tempo indeterminato sapendo perfettamente che tanto non avrei potuto fare assolutamente nulla se non dopo lunga attesa dare le dimissioni di mia spontanea volontà.
Vorrei aggiungere che il problema di tale patologia purtroppo riguarda anche il tratto lombosacrale non so se dire purtroppo o no, ma quì non ho storia clinica,ed in più possiamo aggiungere anche scoliosi toraco-lombare.Di nuovo GRAZIE per il Vs. servizio veramente molto utile GRAZIE
Vorrei aggiungere che il problema di tale patologia purtroppo riguarda anche il tratto lombosacrale non so se dire purtroppo o no, ma quì non ho storia clinica,ed in più possiamo aggiungere anche scoliosi toraco-lombare.Di nuovo GRAZIE per il Vs. servizio veramente molto utile GRAZIE
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Ex utente
Egr.Dottori sono nuovamente qui a chiedere un'altro consiglio riguardo al caso già espoto. Mi sono recata presso il patronato che aveva seguito la mia pratica di domanda per M.Prof. e mi suggeriscono prima di avviare la pratica giudiziaria di rivolgermi ad un valido MEDICO-LEGALE per fare un precontenzioso riesame tecnico. Ora io vorrei sapere la Vs. opinione in proposito. Ringrazio fin da ora per una cortese risposta
Questo consulto ha ricevuto 8 risposte e 24k visite dal 24/02/2010.
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