Vale la pena richiedere l'aggravamento dell'invalidità civile?

Gentilissimi dottori,

Dal 2012 mi è stata riconosciuta un'invalidità civile del 55%, ai sensi della legge 68/99.

I motivi di tale percentuale sono essenzialmente: 1) Sindrome di Turner
2) Ipoacusia neurosensoriale mista (otosclerosi bilaterale).
Sono protesizzata dal 2005 e ho subito 3 interventi chirurgici senza alcun beneficio.


Altre patologie: osteopenia, miopia molto elevata (non ricordo esattamente le diottrie mancanti ma con occhiali e lenti a contatto ho comunque un recupero di 10/10), distacco completo del vitreo dall'occhio sinistro, e microcitemia.


Rispetto a 12 anni fa l'unica cosa che è peggiorata sensibilmente è l'udito.
Però con le protesi acustiche ho ancora un discreto recupero.
Anche il distacco del vitreo è sopravvenuto circa un anno fa.

Per il resto la situazione è rimasta sostanzialmente uguale.


Detto ciò... l'unica cosa nuova che apporterei in commissione, qualora dovessi decidere di richiedere un aggravamento, sarebbe la relazione del sessuologo clinico che mi segue in questo momento.
Specifico che si tratta di un professionista specializzato in disturbi dello sviluppo sessuale; che opera in struttura pubblica, non nel privato.
Secondo lui, una relazione mirata potrebbe darmi chances di ottenere un parere più favorevole.
Specifico, però, che non ho disturbi psichici invalidanti, né prendo psicofarmaci.

Secondo il mio medico di base, invece, coi tempi che corrono rischio che mi tolgano qualcosa invece che avere benefici.


Specifico, infine, che le mie motivazioni non sono percepire un sostegno economico, ma piuttosto di ottenere un aiuto mirato e concreto per un inserimento lavorativo.

Sono iscritta alle liste di collocamento mirato da oltre 10 anni, ma la cosa non mi è di alcun aiuto a dirla francamente.
Anzi... conto decisamente più le volte che la mia invalidità civile è stata motivo di esclusione durante i colloqui, invece che di inclusione.
Al centro per l'impiego, più che dirmi "si guardi gli annunci di lavoro per il collocamento mirato, e se ne trova qualcuno adatto, si candidi" non fanno.


Spero che possiate darmi un parere.
È realisticamente possibile, nella mia situazione, ottenere ottenere qualcosa in più del 55% di invalidità?
Se sì, che benefici ne avrei?
Non sarebbe, invece, una cosa che mi si ritorcerebbe contro nella ricerca di lavoro?
(Invalido con percentuale alta=non lo assumo perché non sarà produttivo)?

Vi ringrazio della disponibilitá...
[#1]
Dr. Nicola Mascotti Medico legale, Cardiologo, Medico del lavoro, Medico igienista 3.8k 232 26
Spett.le Utente,

se ritiene che le sue condizioni cliniche siano peggiorate, può presentare istanza di aggravamento, e poi attendere la valutazione della Commissione. Può provare ad esibire la relazione del sessuologo, anche se è mio parere che, indipendentemente dai contenuti, abbia scarso peso ai fini della valutazione complessiva.
Se aspira ad ottenere un collocamento attraverso l'iscrizione alle cosiddette categorie protette, ha già una percentuale che glielo consente e, come ha avuto modo di verificare, non è stata inserita nei rari posti di lavoro disponibili. Con una percentuale maggiore non avrebbe possibilità maggiori.
All'ultimo quesito si è data da sola la risposta: si metta nei panni di un qualunque datore di lavoro e pensi quale motivazione può avere ad assumere un lavoratore con limitazioni.
Purtroppo nella realtà attuale non può far altro che, come le hanno suggerito al centro per l'impiego, controllare gli annunci per il collocamento mirato e sperare di aver fortuna e trovare l'occasione giusta. A proposito, è mia convinzione che i centri per l'impiego servano soltanto per dare un lavoro a quelli che lavorano nei centri stessi.
Distinti Saluti.

Nicola Mascotti,M.D.

[Si prega di non richiedere stime del grado percentuale di invalidità, che non possono essere fornite in questa sede]

[#2]
Utente
Utente
Gentilissimo dottor Mascotti,
La ringrazio della sua esaustiva risposta, anche se mi creda, è desolante.
Io non la penso così sui centri per l'impiego, la penso molto peggio. Ma non saremo certo né io né lei a cambiare la realtà dei fatti.
Le faccio solo un'ultima domanda...anzi 2.
1-Quale rischio concreto c'è che, richiedendo l'aggravamento, mi venga riconosciuta alla fine una percentuale minore di quella che già ho? (Che, sinceramente parlando, non mi sembra più di quello che mi spetterebbe, anzi...)
2- per quanto riguarda la legge 104... è una mia semplice curiosità. So di non averne diritto (per quel poco che ne posso capire, eh...) ma quali sono effettivamente i requisiti per ottenerla? Non l'ho mai capito, sinceramente.

Grazie mille e buona serata
[#3]
Dr. Nicola Mascotti Medico legale, Cardiologo, Medico del lavoro, Medico igienista 3.8k 232 26
Spett.le Utente,

1. il rischio di "retrocedere" è sempre presente, soprattutto quando le infermità già riconosciute e quelle nuove non sono tabellate fisse, per cui nella valutazione complessiva la Commissione adotta il criterio dell'analogia, che è indubbiamente discrezionale.

2.le copio, pari pari, la risposta fornita qualche giorno fa ad un quesito analogo:
per capire le tre fattispecie di valutazioni previste dalla Legge 104/92 è necessario considerare che alla base delle valutazioni stanno due parametri:
- l'aspetto sanitario (l'infermità con la menomazione)
- l'aspetto sociale (il contesto di vita della persona)

In termini molto semplificati, le condizioni che si possono verificare sono:
- NON Handicap (infermità con menomazione lieve, rete socio-assistenziale efficace): non esiste svantaggio fra la persona interessata ed un soggetto che non presenti l'infermità.

- Handicap (infermità con menomazione non grave, rete socio-assistenziale insufficiente): esiste svantaggio fra la persona interessata ed un soggetto che non presenti l'infermità = art.3, comma 1

-Handicap in condizioni di gravità (infermità con menomazione grave, rete socio-assistenziale assente): esiste svantaggio fra la persona interessata ed un soggetto che non presenti l'infermità, e lo svantaggio comporta la necessità di un intervento continuo e globale da parte della rete socio-assistenziale = art. 3, comma 3 ---> permessi lavorativi per sè o per familiare

Distinti Saluti.

Nicola Mascotti,M.D.

[Si prega di non richiedere stime del grado percentuale di invalidità, che non possono essere fornite in questa sede]