Febbricola persistente da due mesi e dolori ossei diffusi
Buonasera, sono una donna di 36 anni e dal 23 marzo al 3 aprile ho avuto un fortissimo raffreddore con mal di gola (tamponi rapidi negativi), dopo solo tre giorni di tregua in cui mi sentivo meglio, ho iniziato ad avere febbricola tutti i giorni (oscilla fino a 37, 5) e forti dolori ossei, testa, mandibola, colonna vertebrale, inguine, femori, ginocchia... Faccio fatica a stare in piedi, addirittura non metto più i tacchi.
Dalle analisi ho i globuli bianchi wbc a 3, 69 (il range minimo sarebbe 4, 4) e la PCR alta a 0, 942.
Vitamina D insufficiente 26, 4.
Fattore reumatoide negativo.
Nelle urine un po' di emazie ma credo fosse dovuto al fatto che prima di urinare mi hanno sottoposto al pap test (ho fatto eco addome completo a febbraio ed era tutto nella norma).
La dottoressa di base mi ha dato una terapia con diclofenac da 75 al GG per una settimana e 5 GC di dBASE, ma la terapia non ha sortito alcun miglioramento.
Ho sempre tanti dolori ossei e febbricola.
Anzi, oggi anche mal di gola (mia figlia piccola ha febbre e tosse, COVID negativa).
Oggi ho ripetuto le analisi e aggiunto quelle per mononucleosi e citomegalovirus, in più ho prenotato Rx torace (tutto suggerito dalla mia dottoressa).
C'è qualcos'altro che ci sta sfuggendo?
Tra dieci giorni ho prenotato una visita specialistica da un professore in medicina interna, ematologo ed esperto di febbri, vorrei arrivare con tutta la documentazione possibile per escludere varie opzioni.
Inoltre ho due bambini piccoli che frequentano il nido ed ogni tre per due ci portano una grande varietà di virus e batteri strani (un anno fa io e la piccola fummo ricoverate per un'Escherichia Coli enteropatogeno che ci ha distrutto 5 mesi di vita).
Ringrazio per la pazienza
Dalle analisi ho i globuli bianchi wbc a 3, 69 (il range minimo sarebbe 4, 4) e la PCR alta a 0, 942.
Vitamina D insufficiente 26, 4.
Fattore reumatoide negativo.
Nelle urine un po' di emazie ma credo fosse dovuto al fatto che prima di urinare mi hanno sottoposto al pap test (ho fatto eco addome completo a febbraio ed era tutto nella norma).
La dottoressa di base mi ha dato una terapia con diclofenac da 75 al GG per una settimana e 5 GC di dBASE, ma la terapia non ha sortito alcun miglioramento.
Ho sempre tanti dolori ossei e febbricola.
Anzi, oggi anche mal di gola (mia figlia piccola ha febbre e tosse, COVID negativa).
Oggi ho ripetuto le analisi e aggiunto quelle per mononucleosi e citomegalovirus, in più ho prenotato Rx torace (tutto suggerito dalla mia dottoressa).
C'è qualcos'altro che ci sta sfuggendo?
Tra dieci giorni ho prenotato una visita specialistica da un professore in medicina interna, ematologo ed esperto di febbri, vorrei arrivare con tutta la documentazione possibile per escludere varie opzioni.
Inoltre ho due bambini piccoli che frequentano il nido ed ogni tre per due ci portano una grande varietà di virus e batteri strani (un anno fa io e la piccola fummo ricoverate per un'Escherichia Coli enteropatogeno che ci ha distrutto 5 mesi di vita).
Ringrazio per la pazienza
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Gentile Signora, i sintomi ricordano la sindrome post-influenzale e il long COVID che, in forma attenuata, può manifestarsi anche nei vaccinati, anch’essi esposti all’infezione, seppure attenuata. Ricordano più in generale la convalescenza , che affligge o può affliggere tutte le infezioni. Purtroppo non esistono trattamenti di riconosciuta efficacia.
In mancanza di un’evidenza scientifica, io sospetto che, a parte i postumi specificamente legati ad ogni affezione, un fattore comune possa essere l’insufficienza surrenalica. Questa patogenesi è stata prospettata anni fa per i postumi della pertosse e trattata trattata portando i bambini a una quota, in volo o in montagna, che induce una scarica surrenalica. Col long COVID sono in corso sperimentazioni con cortisonici, ma io non sono d’accordo per il rischio dell’effetto pro-infettivo. In mancanza d’altro, meglio un soggiorno in montagna a una quota superiore ai 1000 m o, se non è possibile, come gita giornaliera. Sollecitano una risposta surrenalica che è diversa dalla somministrazione di un cortisonico.
Sono ricette antiche, ma non obsolete.
Auguri
In mancanza di un’evidenza scientifica, io sospetto che, a parte i postumi specificamente legati ad ogni affezione, un fattore comune possa essere l’insufficienza surrenalica. Questa patogenesi è stata prospettata anni fa per i postumi della pertosse e trattata trattata portando i bambini a una quota, in volo o in montagna, che induce una scarica surrenalica. Col long COVID sono in corso sperimentazioni con cortisonici, ma io non sono d’accordo per il rischio dell’effetto pro-infettivo. In mancanza d’altro, meglio un soggiorno in montagna a una quota superiore ai 1000 m o, se non è possibile, come gita giornaliera. Sollecitano una risposta surrenalica che è diversa dalla somministrazione di un cortisonico.
Sono ricette antiche, ma non obsolete.
Auguri
Medico, Prof. On. Farmacologia, Univ. Sapienza, Roma
Pres. RIPRO, Impresa del Farmaco Naturale
www.irimedidelprofessore.com/prodotto/riprosnello/
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 3.2k visite dal 07/05/2022.
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